La Penisola arabica dal punto di vista geologico è un subcontinente, distaccatosi dalla placca africana per effetto delle attività vulcaniche ancora presenti nell’area.
È una penisola dell’Asia sud-occidentale unita al continente africano, che confina a nord con le steppe mesopotamiche.
A est è bagnata dal Golfo Persico che sfocia nel Mar Arabico che fa parte dell’Oceano Indiano. A ovest è bagnata dal Mar Rosso che attraverso il canale di Suez comunica a nord con il Mar Mediterraneo, e a sud con l’Oceano indiano tramite lo stretto di Bab el-Mandeb.
Il Mar Rosso insieme al Golfo Persico assumono un ruolo di fondamentale importanza economica e strategica per il controllo delle riserve petrolifere, delle vie marittime per il trasporto del petrolio e per supplire alla grave carenza di risorse idriche della penisola, il cui territorio è per la maggior parte desertico. La qualità delle acque marine necessita di essere monitorata e tutelata vista la presenza in loco di alcuni dei più grandi impianti di desalinizzazione al mondo, il cui funzionamento è legato a doppio filo con lo stato delle acque costiere: dalla qualità dell’acqua che aspirano e dalla qualità di quella che rilasciano.
La Penisola arabica comprende sette Stati:
Sono tutti paesi membri della Lega Araba e, tranne lo Yemen, del Consiglio per la Cooperazione nel Golfo (CCG).
Il suo territorio è occupato all’80% dall’Arabia Saudita, paese la cui superficie totale non è esprimibile con esattezza poichè buona parte dei suoi confini verso gli Emirati Arabi Uniti, l’Oman e lo Yemen, riferiti alle zone desertiche più remote e disabitate della penisola, sono indefiniti.
Nel VI secolo gli abitanti della Penisola era prevalentemente tribù nomadi indipendenti con a capo uno sceicco perlopiù pagane e politeiste, tranne che nella parte meridionale dove si erano stanziati gli eredi dei grandi regni, tra cui quello dei sabei, culture sedentarie estremamente progredite e assai attive nel commercio.
La Penisola arabica, specialmente le regioni meridionali yemenite, è considerata una delle quindici aree del pianeta in cui si è organizzata la società umana ed è per questo motivo che la zona è definita “culla dell’umanità“.
L’Arabia Saudita è il luogo di nascita dell’Islam. All’inizio del VII secolo Maometto riuscì a unificare le tribù arabe, nel 650 con l’emergere della religione islamica e la conseguente crescita dell’importanza delle città di Medina e La Mecca situate nella regione nord-occidentale dell’Hegiaz, i governatori di questi luoghi ebbero un ruolo di primaria importanza nella vita politica e sociale della penisola.
LA MECCA
Sorta al centro di sette colli e importante centro di scambi commerciali, La Mecca è il luogo di nascita di Muhammad (Maometto), il profeta che ricevette da Dio la rivelazione di cui è testimonianza il Corano.
Per i musulmani è la città santa, prima ancora di Medina e Gerusalemme, vi si trova la più grande moschea del mondo: il Masjid al-Haram, uno dei due santuari più sacri dell’Islam.
MEDINA
Sorta in un’oasi, Medina fu a lungo abitata da tribù ebraiche e arabe, un’eterogeneità etnica e religiosa che portava a crescenti tensioni.
Muhammad insieme ai suoi seguaci vi migrò per sfuggire alle persecuzioni e vi trovò rifugio e protezione. A Medina costituì la prima comunità musulmana (Umma) coinvolgendo anche i membri delle tribù locali e gli israeliti.
Medina è la seconda città santa dell’Islam dove si trova la tomba del Profeta e l’ al-Masjid al-Nabawī (la Moschea del Profeta), l’altro santuario più sacro dell’Islam.
Prima che il Profeta morisse gran parte dell’Arabia era musulmana con un’organizzazione politica più avanzata rispetto a quella tribale, e già a un secolo dalla sua morte l’Islam si era diffuso in Spagna e in Estremo Oriente.
Riguardo alla successione nacquero dei contrasti su chi doveva essere alla guida della comunità musulmana, che portò a uno scisma tra sunniti e sciiti che si consolidò successivamente.
ARABIA SAUDITA
L’Arabia sotto il dominio dell’Impero ottomano fin dal 1517 fu teatro di confronti e scontri tra le varie dinastie beduine, i piccoli emirati e sultanati esistenti, sui quali si impose la crescente potenza della dinastia saudita che si trovò alternativamente a contendere il territorio e il potere sulla penisola araba all’Egitto, all’Impero ottomano e ad altre famiglie arabe.
Nel corso della Prima guerra mondiale (1914-1918) lo sceriffo della Mecca al-Husayn ibn ʿAlī avviò la Rivolta Araba con la promessa da parte degli Alleati (Gran Bretagna, Francia e Impero russo) che se gli arabi si fossero ribellati e avessero combattuto contro l’Impero ottomano, li avrebbero sostenuti per una completa indipendenza dal giogo turco-ottomano.
Gli Ottomani a loro volta si allearono con gli Imperi Centrali (Germania, Austria-Ungheria e Regno di Bulgaria).
Serviva qualcuno che coordinasse la collaborazione con gli arabi, così il governo britannico incaricò il giovane ufficiale Thomas Edward Lawrence, noto come Lawrence d’Arabia. Egli fissò la sua base operativa nel Wadi Rum, una valle scavata nei millenni dallo scorrere di un fiume nel suolo sabbioso e di roccia granitica della Giordania meridionale. Dal 2011 il Wadi Rum è stato inserito tra i beni naturalistici protetti dall’UNESCO come Patrimonio dell’umanità.
Al giovane ufficiale è dedicato il film kolossal Lawrence d’Arabia del 1962 diretto da David Lean e interpretato da un trio indimenticabile: Peter O’Toole, Omar Sharif e Anthony Quinn.
Il giovane Lawrence è dotato di grandi qualità umane e di profonda interiorità, ottimo esperto di architettura rimane molto colpito dal fascino della cultura e della civiltà araba. Egli diventa ben presto una figura altamente carismatica, tanto da unire saldamente le tribù arabe superando gli attriti tribali, nel combattere tenacemente per la propria indipendenza.
Ma il giovane e coraggioso ufficiale sarà costretto a farsi da parte scoprendo che in realtà il governo britannico e quello francese hanno già stipulato un accordo per spartirsi l’impero ottomano una volta sconfitti i turchi, così l’Arabia Saudita diventerà un protettorato britannico.
Un film dall’altissima spettacolarità, a cui il fascino del deserto e gli scenari suggestivi danno un respiro epico alle immagini e alle vicende ha vinto ben sette Premi Oscar, tra i quali uno per la colonna sonora di Maurice Jarre eseguita con la London Philharmonic Orchestra.
Nel 1989 Steven Spielberg e Martin Scorsese collaborarono con il regista David Lean al restauro della pellicola.
Al termine del conflitto mondiale in effetti nonostante il successo dei combattenti arabi, la spartizione dei territori fu fatta nell’ambito degli accordi Sykes-Picot del 1916, con cui la Gran Bretagna e la Francia con l’assenso della Russia zarista, avevano segretamente concordato su quali sarebbero state le rispettive sfere d’influenza e di controllo in Medio Oriente, dopo il crollo ritenuto imminente dell’impero ottomano.
Ulteriori ambiguità e tensioni con il mondo arabo si vennero a creare con la Dichiarazione di Balfour del 1917, poiché gli arabi nell’immediato dopoguerra, sebbene liberi dal dominio ottomano, si trovarono sottoposti al sistema dei mandati decretato dalla Società delle Nazioni, istituita durante la Conferenza di Parigi del 1919.
L’egemonia dei sauditi, in quanto preferiti interlocutori negli affari mediorientali, si rafforzò e nel 1932 venne proclamato il Regno dell’Arabia Saudita dalla dinastia saudita Āl Saʿūd.
È ancora oggi una monarchia assoluta ed è governata dalle linee guida islamiche. Sin dalla sua nascita il Regno saudita adottò come ideologia il Wahhabismo che divenne l’orientamento giuridico dominante.
In Arabia Saudita la quasi totalità dei cittadini è musulmana poiché solo i musulmani possono ottenere la cittadinanza saudita. Accanto alla maggioranza sunnita, vi è una consistente minoranza sciita, concentrata nella parte orientale del Paese, sulla costa del Golfo Persico.
Il Regno dell’Arabia saudita con capitale Riad, sarà destinato a svolgere un ruolo sempre più importante e influente a livello internazionale e nei mercati finanziari.
Nel 1933 venne stretto un accordo di concessione con la Standard Oil of California (SOCAL, oggi Chevron), che con la Texas Oil Company (TEXACO, oggi Chevron) nel 1938 portò alla scoperta di giganteschi giacimenti di petrolio che frutteranno vertiginosi introiti (i cosiddetti petrodollari) derivanti dalle vendite di greggio all’estero.
Nel 1980 il governo Saudita prese il pieno controllo della compagnia che dal 1944 diventò Arabian American Oil Company (ARAMCO), la compagnia nazionale saudita di idrocarburi, una tra le più grandi compagnie petrolifere al mondo.
Riguardo l’economia saudita è in atto una trasformazione radicale, una diversificazione negli investimenti in settori sinora offuscati da quello petrolifero, come ad esempio quelli infrastrutturali, quelli legati al turismo religioso nell’accoglienza ai pellegrini; il settore minerario vista la considerevole presenza di depositi sul territorio.
L’Arabia Saudita è uno dei paesi fondatori della Lega Araba e uno dei 51 Stati che hanno dato vita all’ONU nel 1945.
YEMEN
Lo Yemen è uno dei centri più antichi di civilizzazione del mondo. La sua ricchezza in alture e corsi d’acqua, e una vegetazione atta a ricavare preziosi aromi e spezie per profumi e unguenti, favorirono in passato la fioritura di diversi regni e dei loro commerci.
In particolar modo vi prosperò il Regno dei Sabei nel II millennio a.C. con la capitale Ma’rib, nelle cui vicinanze fu costruita un’imponente diga (dal 750 a.C.) che favorì l’irrigazione del territorio, ma che fu causa della rovina stessa della città quando crollò nel VI secolo dopo Cristo. Molti Sabei abbandonarono così la regione e migrarono nella parte settentrionale della penisola Arabica e nel Nord Africa.
Lo Yemen noto agli antichi romani come Arabia Felix per via dei suoi ricchi traffici commerciali, intorno al 520 fu annesso al regno etiope di Axum e nel 570 all’impero persiano dei Sasanidi. La serie di conflitti in cui si contrapposero i due imperi per assicurarsi il controllo e lo sfruttamento della regione (guerra etiopico-persiana), rovinarono gravemente la florida economia yemenita, distruggendo il vitale sistema di dighe e canali che garantiva la straordinaria fertilità della regione.
Dal VII secolo il Paese divenne un califfato con un governo monarchico islamico in un susseguirsi di dinastie locali.
Nel XVI secolo lo Yemen entrò a far parte dell’Impero ottomano, il quale dopo la conquista dell’Egitto e della Siria prese il controllo della Penisola arabica.
Con la disgregazione dell’impero ottomano, nel 1919 il Nord dello Yemen ottenne l’indipendenza e nel 1962 fu proclamata la Repubblica Araba dello Yemen (o Yemen del Nord) con capitale Sana’a e con un governo autoritario.
La città di Sana’a è situata al centro di un vasto altopiano. Cinta da mura, la città vecchia nel 1986 è stata dichiarata dall’UNESCO Patrimonio storico-culturale dell’intera umanità, accogliendo l’appello di Pier Paolo Pasolini affinchè tale bellezza venisse protetta e conservata. Appello formulato attraverso il breve documentario “Le mura di Sana’a”, realizzato dopo aver girato in loco alcune scene del film Il Decameron nel 1970 e del film Il fiore delle Mille e una notte nel 1974.
Nel Sud dello Yemen, invece, esercitava un’effettiva influenza il protettorato britannico dal quale ottenne l’indipendenza nel 1967 quando fu proclamata la Repubblica Democratica Popolare dello Yemen (o Yemen del Sud) governata da un regime marxista con capitale Aden.
La città di Aden sorta sul cratere di un vulcano spento, si affaccia sull’omonimo golfo, un tratto di mare tra il Corno d’Africa e la costa dello Yemen molto trafficato e spesso scenario di attacchi di pirati e terroristi. Il golfo di Aden si collega al mar Rosso tramite lo stretto di Bab el Mandeb, un’importante via strategica per il petrolio del Golfo Persico.
Dal breve documentario diretto da Pasolini e prodotto da Franco Rossellini nel 1971, emerge che lo Yemen fino a dieci anni prima era rimasto un paese medievale. La guerra civile aveva decimato la gioventù, e gli operai, i soldati erano solo dei bambini; con la rivoluzione entrò forte nel paese il desiderio di emancipazione, di modernità di fronte alla quale però la popolazione si trovava indifesa. I beni di consumo della società industriale giunsero a loro con le prime strade costruite dai cinesi.
Ma Sana’a rimase pur sempre una città povera e incontaminata, dal fascino unico. Dal documentario di Pier Paolo Pasolini:
«La sua bellezza è una forma di perfezione irreale, quasi eccessiva, ed esaltante. Benchè su un registro infinitamente più rustico e popolare, essa è bella come Venezia, o Urbino, o Praga, o Amsterdam. La classe dirigente yemenita se ne vergogna perchè è povera e sporca, e certo ha ormai tacitamente deciso la sua distruzione.
Ormai del resto la distruzione del mondo antico, ossia del mondo reale è in atto dappertutto. L’irrealtà dilaga attraverso la speculazione edilizia del neocapitalismo».
Quello che sembra non voler proprio cambiare è l’aspetto patriarcale della società yemenita, che alimenta il conflitto e aumenta il rischio di sfruttamento e abuso. Gravi sono le violazioni dei diritti dei bambini, degli adolescenti e delle donne, spesso rapiti, resi schiavi ed esposti alla violenza, considerati merce da vendere o da sfruttare.
I due Stati yemeniti nel 1990 vennero riuniti in uno solo, con la nascita dell’attuale Repubblica dello Yemen con capitale San’a. È una repubblica presidenziale, il Presidente nominato fu Ali Abdullah Saleh che già governava lo Yemen del Nord dal 1978 e poi, dopo la riunificazione, tutto il paese.
Lo Yemen è uno stato meridionale della penisola arabica, confina con l’Arabia Saudita e con l’Oman. La popolazione nella quasi totalità pratica l’Islam che è la religione di stato. È uno dei paesi fondatori della Lega araba, ed è membro dell’ONU dal 1947.
Nel Paese è tuttora in corso un conflitto le cui origini si fanno risalire alla Primavera araba del 2011, quando una rivolta costrinse alle dimissioni il Presidente di lunga data Ali Abdullah Saleh, a cui subentrò il vicepresidente Abdrabbuh Mansour Hadi, che venne eletto Presidente alle elezioni del 2012.
Ciò avrebbe dovuto portare stabilità nel Paese, invece segnò l’inizio nel 2014 di un’intricata e sanguinosa guerra civile tra le fazioni militari fedeli a Saleh e le forze governative yemenite. Inoltre i ribelli Houthi, una milizia sciita proveniente dalle montagne nel nord, presero il controllo della capitale Sana’a e di gran parte del nord del paese instaurando un nuovo governo.
Il Presidente sunnita Hadi fu costretto prima alle dimissioni e poi a trasferirsi verso sud, ad Aden che divenne la capitale provvisoria, e quindi a ritirarsi in esilio in Arabia Saudita. Nel sud si svilupparono a fasi alterne diversi movimenti indipendentisti e di guerriglia.
Nel 2015 una coalizione guidata dall’Arabia Saudita intervenne con pesanti e ripetuti bombardamenti per fermare l’avanzata dei ribelli Houthi sostenuti dall’Iran sciita, potendo quindi ristabilire il governo sunnita di Hadi e salvaguardare la propria sfera di influenza sulla penisola arabica.
Alla fin fine l’instabilità della situazione nello Yemen ha compromesso l’attuazione di progetti di sviluppo e di diversificazione dell’economia. Il paese si trova tutt’oggi a dover affrontare grandi sfide, come la carenza di acqua, la povertà, la disoccupazione, la quasi totale dipendenza dagli aiuti esterni, nonostante possieda notevoli risorse di petrolio e gas e una notevole quantità di terra agricola produttiva. Questa dipendenza lo rende molto vulnerabile alle fluttuazioni dei prezzi internazionali del petrolio.
Ulteriore ostacolo al suo sviluppo è la presenza nella regione della divisione yemenita di al Qaida.
Al Qaida
Al Qaida è un’organizzazione terroristica internazionale fondata sul finire del 1980 dal miliardario saudita Osama bin Laden per combattere l’occupazione sovietica dell’Afghanistan.
Negli anni Novanta si avvicinò al regime dei taliban in Afghanistan, fornì loro combattenti arabi afghani ricevendo protezione e appoggi, e sviluppò un’avversione verso l’Occidente e verso le interferenze degli Stati Uniti.
Al Qaida portò avanti una lotta armata contro i vicini paesi arabi e musulmani ritenuti irrispettosi della legge islamica.
Sul finire degli anni Novanta con il terrorista egiziano Ayman al Zawahiri, braccio destro di bin Laden, il fronte della lotta si ampliò e si focalizzò sulla destabilizzazione di un certo numero di paesi chiave, mettendo in crisi i sistemi di sicurezza dei Paesi colpiti. Al Qaida si rese responsabile di molteplici attentati terroristici, tra cui l’attacco alle Torri gemelle del World Trade Center a New York e del Pentagono a Washington nel 2001.
Mentre i gruppi terroristici in genere hanno una struttura gerarchica, Al Qaida si è sviluppata come una rete di cellule indipendenti, con pochi elementi e slegate tra di loro, ma con un programma e un obiettivo comune. Ciò la rende più “spontanea”, imprevedibile, invulnerabile.
Nella penisola arabica al Qaida è nata nel gennaio del 2009 dalla fusione di due gruppi di guerriglieri di ritorno dall’Afghanistan affiliati ad al Qaida: quello yemenita e quello saudita.
Nel 2011 con l’uccisione di Bin Laden e l’ascesa dell’ISIS, al Qaida perde di rilevanza ma rimane attiva in Medio Oriente e in Africa, rappresentando sempre una minaccia per gli Stati Uniti.
Lo Yemen da un fiorente regno del passato, a un paese in rovina di oggi: gran parte della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà, continuamente esposta alle epidemie di colera, alle mine, alla fame, un paese ridotto allo stremo, sull’orlo della carestia e del collasso economico.
OMAN
L’Oman era un’antica regione che nella lingua dei Sumeri era chiamata Magan, nota per l’esportazione del rame. Nel VI secolo entrò a far parte dell’Impero persiano e varie tribù nomadi vi giunsero diventando stanziali.
Nel VIII secolo divenne sede di un imamato ibadita (una corrente moderata dell’Islam che rifiuta ogni forma di fanatismo e predica la pratica rigorosa dell’Islam originario) che conferì potere all’Imam guadagnando la fedeltà degli sceicchi tribali.
Per molti secoli l’Oman fu un’importante centro commerciale ambito da diverse potenze coloniali che volevano prenderne il controllo. Durante l’epoca delle esplorazioni marittime vi giunse il navigatore portoghese Vasco da Gama diretto verso l’India. Nel corso del 1500 i Portoghesi vi si insediarono e fecero di Mascate la capitale, potenziandone il porto e costruendo numerosi forti, ancor oggi visibili.
Verso la metà del 1600 l’imamato sconfisse i portoghesi, e acquisendo le ex colonie nell’Africa orientale, tra cui Zanzibar, divenne esso stesso un impero coloniale e il fulcro di una fiorente tratta degli schiavi nel Golfo. Seguirono lotte e ribellioni sia fra diverse tribù che fra diversi gruppi di potere, primo fra tutti quello fra gli imam e i sultani.
Nel 1744 al governo del paese salì l’attuale dinastia Āl Bū Sa‛īd i cui successori al titolo di imam preferirono quello di sultano. Seguì un periodo di relativa stabilità e prosperità, stringendo alleanze con i paesi del Golfo e con l’India, stabilendo trattati di amicizia con l’Inghilterra sui quali si basò un regime di semiprotettorato.
Nel corso del 1800 il sultanato raggiunse il massimo splendore, divenne un impero marittimo in competizione con il Regno Unito e il Portogallo per il dominio sul Golfo Persico e sui territori costieri, sui quali estese la sua influenza politico-economica che arrivò fino in Iran, Pakistan e, a sud a Zanzibar.
Nel 1840 la capitale del sultanato di Oman venne trasferita a Zanzibar, che divenne un affermato mercato di armi e di schiavi, crescendo fino a diventare il più grande centro della tratta in Oriente.
Ma quando l’Inghilterra proibì la schiavitù il sultanato subì un forte declino, l’economia crollò e molti abitanti emigrarono, perse anche il controllo sulla maggior parte dei possedimenti d’oltremare a seguito dell’espansione dell’Impero britannico.
L’Oman divenne quindi un protettorato britannico fino al 1971, anno in cui il sultanato raggiunse l’indipendenza avviando la modernizzazione, agevolata dalla scoperta e dall’estrazione del petrolio. Lo stesso anno avvenne il suo ingresso all’ONU.
Lo stato dell’Oman si trova a sud della penisola arabica e confina con l’Arabia Saudita, lo Yemen e gli Emirati Arabi Uniti. È una monarchia assoluta governata da un sultanato, considerato uno dei più sviluppati e stabili tra i Paesi arabi, con a capo dal 1970 Qaboos bin Said al-Said, la cui eredità è aver trasformato uno stato arretrato, isolato e sottosviluppato, in una nazione moderna con uno stato funzionale.
La religione maggiormente professata è l’Islam, i musulmani sono per lo più ibaditi; la capitale Mascate che domina l’entrata nel Golfo Persico e ha una posizione importante rispetto all’India, è una delle città più antiche del Medio Oriente.
Fa parte del Sultanato anche l’estremità della Penisola di Musandam che si protende sullo Stretto di Hormuz, dove si incontrano il Golfo Persico con il Golfo di Oman. È una posizione geografica di grande importanza strategica che porta l’Oman assieme all’Iran, che si trova sull’altra sponda del Golfo Persico, a controllare lo stretto che è di primaria importanza per le rotte commerciali da e verso i paesi che si affacciano sul Golfo e, soprattutto, per le loro esportazioni di idrocarburi.
(continua)