Il Golfo persico insieme ai paesi che su di esso si affacciano, costituisce un’area di fondamentale importanza economica e strategica, in particolare per le ingenti riserve petrolifere e per le vie marittime per il loro trasporto.
Per tali motivi, oltre che per ragioni etnico-religiose come la presenza di musulmani sciiti e sunniti e di popolazioni arabe e non arabe, l’area del Golfo Persico è stata teatro di guerre rilevanti come la guerra Iraq-Iran (1980-1988) la Prima guerra del golfo e l’invasione dell’Iraq del 2003.

IL GOLFO PERSICO

Il Golfo Persico si trova nell’Oceano Indiano e bagna le coste della Penisola arabica, dell’Iraq e dell’Iran.

Al termine della Prima guerra mondiale (1918) con il discioglimento dell’Impero ottomano la regione del Golfo Persico entrò sotto il controllo britannico, che oltre ai territori, ereditò anche tutte le tensioni tra Turchia e Persia. Nel primo dopoguerra fu scoperto il petrolio nei vari Paesi, Bahrain, Arabia Saudita, Kuwait. Dopo la Seconda guerra mondiale gli Sceiccati si avviarono progressivamente verso la piena indipendenza dal controllo britannico.

 

Nel film W. diretto da Oliver Stone e interpretato da Josh Brolin nel 2008, vengono ricostruite le dinamiche e il dibattito interno all’amministrazione statunitense, che hanno portato a decidere di realizzare la Seconda Guerra del Golfo con l’invasione dell’Iraq durante la Presidenza di George W. Bush junior.

Alternando episodi del passato, il film delinea un profilo del futuro presidente e il suo modo di approcciarsi nei confronti della vita, delle persone e in particolare del padre George H. W. Bush senior, che fu il presidente degli Stati Uniti durante la Prima Guerra del Golfo.

Inoltre si mette in rilievo il meccanismo psicologico con cui Bush junior arriva alle sue decisioni politiche e a fare i conti con le manipolazioni, verso cui il padre a suo tempo, lo aveva messo in guardia.

Ciò che emerge dal film è l’importanza riconosciuta all’Eurasia, termine con cui per convenzione si definisce, in linea generale, la zona geografica comprendente l’Europa e l’Asia, che in realtà sono una unica massa continentale. Non c’è una netta separazione geologica e geografica tra i due continenti: ancora oggi non esiste un confine tra Europa e Asia universalmente riconosciuto.

«L’80% delle riserve di energie mondiali si trovano in Eurasia, è lì che in sostanza è concentrato il tesoro del pianeta: petrolio, gas e acqua. Noi abbiamo basi in più di 120 paesi in tutto il mondo, aggiungendo l’Iraq che succede? Conquistiamo il luogo dove ha avuto origine la civiltà, il Tigri e l’Eufrate, la fertile mezzaluna.
Loro restano, ma gestiamo noi. Tra oleodotti e petroliere ne avremo da finanziare la ricostruzione».


LA SECONDA GUERRA DEL GOLFO
(2003-2011)


Il conflitto bellico iniziò con l’invasione dell’Iraq da parte di una coalizione multinazionale guidata dagli Stati Uniti. Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU il 22 maggio 2003 approvò la Risoluzione n. 1483 con la quale ha riconosciuto il Regno Unito e gli USA come potenze occupanti in Iraq, e sollecitava la Comunità Internazionale a contribuire alla stabilità e alla sicurezza del Paese iracheno.
La guerra durò ben 8 anni, e si concluse col passaggio definitivo di tutti i poteri alle autorità irachene da parte dell’esercito americano.
L’obiettivo principale era la deposizione di Saddam Hussein, sospettato di essere in possesso di armi di distruzione di massa e di appoggiare il terrorismo islamico (sospetti che si riveleranno infondati) e di opprimere i cittadini iracheni con una dittatura sanguinaria.
Dopo l’attentato alle torri gemelle dell’11 settembre 2001, Bush aveva dato il via alla cosiddetta guerra al terrorismo, enunciando poi la sua dottrina della guerra preventiva: gli USA non avrebbero atteso gli attacchi nemici, ma avrebbero usato la propria potenza militare per prevenirli.
Degli attentati fu poi accusato il gruppo terrorista Al-Qāʿida capeggiato dal saudita Osāma bin Lāden, la cui base era in Afghanistan dove venivano appoggiati dai Talebani, fazione che controllava gran parte del Paese.
Il conflitto si tramutò per l’Iraq sia in una guerra di liberazione dalle truppe straniere, considerate invasori da alcuni gruppi armati, sia in una guerra civile fra varie fazioni, quest’ultima sotto alcuni profili tuttora in corso.


LA PRIMA GUERRA DEL GOLFO
(1990-1991)


Il conflitto che oppose l’Iraq ad una coalizione composta da 35 Stati formatasi sotto l’egida dell’ONU e guidata dagli Stati Uniti, ebbe origine dall’invasione da parte del ra‘īs (presidente) iracheno Saddam Hussein del piccolo Emirato del Kuwait, una regione con grandissime riserve di petrolio.
Per il comune passato ottomano e un’identità etnica condivisa, Hussein rivendicava l’appartenenza del Kuwait alla comunità nazionale irachena, malgrado anche l’Iraq avesse riconosciuto l’indipendenza del piccolo Emirato del Golfo Persico quando entrò a far parte della Lega araba.
Nonostante le immediate sanzioni e l’ultimatum imposto dall’ONU che ordinava il ritiro delle truppe irachene, queste mantennero l’occupazione e le forze armate della coalizione intervennero con l’Operation Desert Storm. Tale decisione fu presa anche a salvaguardia dell’Arabia Saudita dalla potenziale minaccia irachena, a causa di diversi attriti già esistenti.
Questa guerra fu un evento mediatico che segnò uno spartiacque nella storia dei Media. Fu infatti definita La prima guerra del villaggio globale.


LA GUERRA IRAN-IRAQ
(1980-1988)


Fu un’altra guerra del Golfo antecedente alle altre due, tra l’Iran dell’ayatollah Khomeini e l’Iraq di Saddam Hussein, dovuta a vari fattori:
– a una contesa egemonia nella regione del Golfo Persico, che affonda le proprie radici nella millenaria rivalità tra le regioni della Mesopotamia e della Persia (Iran);
– a dispute sui confini, una lunga storia di attriti tra i regimi in causa, che proseguirono fino al termine della Prima guerra mondiale;
– a tensioni internazionali per l’ingerenza da parte delle superpotenze.

IRAQ

Al termine della Prima guerra mondiale l’Iraq, ex provincia ottomana, venne occupato dalle truppe britanniche. Cessata la tutela britannica alla fine della Seconda guerra mondiale e caduta la monarchia nel 1958, in Iraq venne istituita la Repubblica con capitale Baghdad. Dopo un susseguirsi di colpi di stato nel 1968 al potere vi è il partito Ba’th, di ispirazione socialista e panaraba, favorevole a un avvicinamento in politica estera all’Unione Sovietica.
Il governo iracheno puntò alla modernizzazione e alla secolarizzazione (emancipazione dal controllo religioso) del paese, grazie ai proventi ricavati dalla vendita del petrolio nazionalizzato, facendo affidamento più sugli arabi sunniti, soprattutto con Saddam Hussein che nel 1979 ne divenne il Presidente.

IRAN

L’Iran, conosciuto in Occidente come Persia fino al 1935 è patria di una delle più antiche civiltà del mondo. Benché formalmente neutrale, durante la Prima guerra mondiale la Persia con capitale Teheran, divenne terreno di scontro tra russi, britannici e turchi ottomani. Al termine del conflitto con il crollo degli imperi ottomano e zarista, la regione rimase sotto l’influenza britannica.
Nel 1925 iniziò per la Persia una nuova era, quando Reżā Shāh fu proclamato scià di Persia, il primo della dinastia Pahlavi, che introdusse importanti riforme economiche e sociali a carattere laico, favorito dai consistenti introiti derivanti dal petrolio scoperto nel 1908.
Durante la Seconda guerra mondiale lo scià abdicò nel 1941 a favore del figlio Mohammad Reza Pahlavi, e con l’entrata in guerra degli Stati Uniti il corridoio persiano funse da via di rifornimento di materiale bellico all’Unione Sovietica. Nella capitale iraniana nel 1943 si tenne la Conferenza di Teheran, il primo vertice interalleato tra Roosevelt, Churchill e Stalin. Gli americani gradualmente andranno a sostituirsi agli inglesi nel sostegno alla ricostruzione e gestione del Paese.

Negli anni Cinquanta fu possibile un esperimento democratico con Mohammed Mossadegh, nominato primo ministro nel 1951 che nazionalizzò l’industria iraniana degli idrocarburi che a quel tempo era sotto il controllo britannico. Ciò provocò una crisi che si concluse nel 1953 con un colpo di stato, a cui parteciparono anche i servizi segreti statunitensi e britannici e in seguito al quale venne restaurato il regime monarchico dello scià Reza Pahlavi, grande alleato degli Stati Uniti in Medioriente.
Il consorzio delle sette compagnie petrolifere straniere (le cosiddette Sette Sorelle) riuscirono a stabilire un’intesa nel 1954, mantenendo un controllo sui prezzi e sul commercio del petrolio.

Nonostante la veloce modernizzazione del paese e le riforme culturali, sociali ed economiche attuate negli anni 60-70, iI dissenso popolare verso il regime dello scià e le sue politiche autoritarie e corrotte aumentava. L’ayatollah Ruhollah Khomeini, che si trovava in esilio a Parigi, riuscì a far conoscere in Iran il suo pensiero registrando le prediche, considerate particolarmente eversive, in audiocassette che vennero diffuse nel paese.

Nel 1979 il governo filo-occidentale dello scià Reza Pahlavi venne rovesciato da una rivoluzione sostenuta da migliaia di persone deluse nelle loro aspettative di migliori condizioni sociali ed economiche. Lo scià aveva già lasciato il paese quando l’Ayatollah Khomeyni rientrò in Iran, in breve tempo divenne il leader carismatico. Trasformò l’Iran in una Repubblica Islamica divenendone il capo spirituale e politico dando vita a un governo di stampo religioso islamico sciita, con approccio fondamentalista.

Gli Stati uniti una volta perso il loro principale alleato in Medioriente, vide un deteriorarsi dei rapporti con l’Iran, in particolare con la cosiddetta crisi degli ostaggi’. Nel novembre del 1979 alcune centinaia di studenti iraniani islamici occuparono l’Ambasciata degli Stati Uniti a Teheran come reazione all’asilo che il governo americano aveva concesso, nel frattempo, allo scià per essere curato da un grave linfoma. Furono tenuti sotto sequestro 52 ostaggi per 444 giorni, liberati dopo lunghi e complicati negoziati nel gennaio 1981. L’evento fu considerato anche uno dei motivi della sconfitta elettorale del presidente Jimmy Carter.

Il fatto è raccontato nel film Argo diretto e interpretato da Ben Affleck nel 2012 basandosi sul libro autobiografico “The Master of Disguise” scritto dall’ex membro della CIA Tony Mendez.

Mendez, esperto di operazioni sotto copertura,  viene incaricato dal governo statunitense ad elaborare un piano per liberare sei funzionari americani riusciti a fuggire durante l’occupazione, trovando rifugio presso la residenza dell’Ambasciatore del Canada Ken Taylor. Egli mette in atto l’operazione segreta “Canadian Caper” in collaborazione con le autorità canadesi. L’idea gli viene ispirata dal figlio mentre sta guardando il film Anno 2670 – Ultimo atto, Mendez si appresta sotto mentite spoglie a girare in Iran Argo, una finta produzione cinematografica di fantascienza palesemente ispirato a Guerre stellari. Si vedrà come un pugno di uomini determinati renderà possibile l’impossibile.

Per Saddam Hussein la situazione era diventata delicata e pericolosa, egli temeva che l’Iran governato dal clero sciita potesse rappresentare un “richiamo” per gli sciiti iracheni, destabilizzando il delicato equilibrio tra la maggioranza sciita e la minoranza sunnita che Saddam Hussein rappresentava.

Temendo di essere invaso dall’Iran, nel 1980 l’esercito iracheno per primo invase a sorpresa il sud dell’Iran, senza una formale dichiarazione di guerra e con l’intento di ottenere una rapida vittoria. Hussein intendeva annettere territori ricchi di petrolio facendo riemergere la disputa sui confini in riferimento al vecchio confine ottomano rimasto in vigore fino al 1920.

Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite richiamò all’ordine più volte entrambi i governi, inutilmente. Il conflitto durò ben otto anni e costò un prezzo altissimo in termini di vite umane, anche di civili.
Se da una parte l’esercito iraniano, sotto il comando del clero sciita, era più numeroso e potente, dall’altro gli iracheni ricevevano aiuti – sempre più consistenti mano a mano che la guerra procedeva – da molti paesi arabi, europei e dagli Stati Uniti. L’Iraq inoltre fabbricò e fece uso di armi chimiche: gas nervini e gas vescicanti (in grado di produrre ustioni chimiche al contatto con la pelle), impiegate contro le truppe e i civili iraniani e per la repressione dei Curdi.
Anche l’Iran ricevette per via indiretta aiuti internazionali, e arruolò decine di migliaia di bambini-soldato, i quali troppo piccoli e deboli per combattere, venivano impiegati, secondo i racconti dei giornalisti, per ripulire i campi minati.
Fu una lunga guerra sanguinosa e inutile, senza vincitori, che terminò con la risoluzione 598 dell’ONU. Con la pace l’Iraq ottenne alcuni piccolissimi incrementi territoriali nel sud dell’Iran, a cui rinunciò per assicurarsi la neutralità dell’Iran in previsione dell’invasione del Kuwait, che tre anni dopo avrebbe portato alla Prima guerra del Golfo.

In Iran dopo la morte nel 1989 di Khomeini, Guida suprema della Repubblica Islamica è l’ayatollah Ali Khamenei che nel giro di pochi mesi introdusse nuove disposizioni, quali la repressione delle minoranze religiose ed etniche che aspirano all’autonomia, furono attaccate le sedi delle organizzazioni di sinistra, fu limitata la libertà di espressione e la musica fu messa fuori legge.
Molti di questi divieti sono in vigore ancora oggi.