Oltre all’Oman, sulla costa araba del Golfo Persico si affacciano gli Emirati Arabi Uniti.

EMIRATI ARABI UNITI

Si trovano nella parte sud-orientale della penisola arabica, si affacciano sul Golfo Persico e sullo Stretto di Hormuz e per un breve tratto anche sul Golfo di Oman.
Il territorio per la quasi totalità è occupato dal deserto, solo nell’estremità orientale è presente la Catena montuosa dell’Hajar ai confini con l’Oman, mentre nella parte più meridionale i confini si confondono nelle sabbie del Rub’ al-Khali dell’Arabia Saudita, uno dei più vasti deserti di sabbia del mondo ancora ampiamente inesplorato e praticamente disabitato.

In questi luoghi nel corso nel XVI secolo, giunsero i portoghesi durante la loro espansione nell’Oceano Indiano. La regione abitata da tribù prevalentemente nomadi con a capo uno sceicco, era povera e divisa dai conflitti tribali. Divenne nota come la “Costa dei Pirati” poichè l’area era infestata dai pirati che razziavano le navi nei pressi dello Stretto di Hormuz.

Numerose spedizioni britanniche furono inviate nel Golfo nei primi anni dell’Ottocento, per proteggere e difendere le navi e il loro equipaggio dai pirati. Fino a quando nel 1820 si raggiunse con gli sceicchi dei piccoli emirati arabi della costa,  una “tregua” per porre fine progressivamente alla pirateria, che si risolse con il trattato del 1853 stabilendo una tregua marittima permanente.
Gli emirati che vi aderirono presero il nome di Stati della Tregua, e nel 1892 furono formalmente posti sotto il protettorato del Regno Unito, lasciando inalterato il potere interno pressoché assoluto delle tradizionali dinastie regnanti.
Ciò consentì un periodo di calma in cui prosperò la raccolta delle perle su cui si basava la sussistenza della popolazione che si era insediata lungo la costa.

Quelli del Golfo Persico e del Mar Rosso sono i banchi perliferi più anticamente conosciuti. La modesta profondità dei fondali rende il Golfo Persico un bacino ideale per i tuffatori dediti alla raccolta delle ostriche autoctone, le cui acque salate, sane e pulite donano perle naturali di altissima qualità.

Tra fine Ottocento e inizio Novecento la raccolta e il commercio delle perle prosperò, fornendo sia reddito che occupazione alle popolazioni del Golfo Persico. Lo scoppio delle due Guerre mondiali e l’invenzione giapponese della coltura delle perle ebbero un forte impatto sul settore, che si arrestò all’inizio del secondo dopoguerra quando il governo indiano impose una pesante tassazione sulle perle importate dalle regioni del Golfo. Ciò provocò il declino della pesca delle perle e segnò l’arrivo di tempi duri per l’economia degli Stati della Tregua.

Ma a cambiare radicalmente la situazione verso gli anni Sessanta fu la scoperta del petrolio nel sottosuolo degli Emirati arabi e lo sfruttamento di tale risorsa dal 1962.

Nel 1968 il Regno Unito annunciò l’intenzione di porre fine al protettorato sugli Stati della Tregua, che cessarono di esistere nel 1971. Gli emirati arabi tentarono di formare un’unione una volta ottenuta l’indipendenza; ma solo sei riuscirono a creare un’unione politica denominata Emirati Arabi Uniti, alla quale si è associato un settimo emirato l’anno successivo. Il nuovo Stato fu immediatamente accolto quale membro dalle Nazioni Unite.

Quella degli Emirati Arabi Uniti è una federazione formata da sette emirati: Ajman, Fujaira, Ras al-Khaima, Sharja, Umm al-Qaywayni e i due più importanti, Abu Dhabi e Dubai.
L’autorità massima della federazione è il Consiglio supremo dei sovrani formato dai sette emiri.
Ogni emirato è governato da una monarchia ereditaria, in cui l’emiro è sovrano assoluto nel suo Stato, e mantiene una buona autonomia politica ed economica.

Convenzionalmente il presidente degli Emirati Arabi Uniti è l’emiro di Abu Dhabi,  mentre il primo ministro è l’emiro di Dubai.
C’è poi un Consiglio federale nazionale, una specie di Parlamento, composto da metà membri eletti direttamente dagli emiri e metà dai cittadini che hanno diritto di voto.
La capitale federale è Abu Dhabi, che sorge su un’isola del Golfo Persico. La religione ufficiale è l’Islam e la libertà di culto è limitata.

L’industria petrolifera ha sostenuto livelli di crescita e benessere elevati, rendendo gli Emirati Arabi Uniti uno dei paesi più ricchi al mondo. Le esportazioni di petrolio e di gas naturale hanno un ruolo fondamentale per la loro economia, al fine di ridurre tale dipendenza già dalla fine degli anni Novanta sono stati avviati programmi di sviluppo e di diversificazione della produzione, con un crescente interesse verso il settore delle rinnovabili.
Il paese è cosmopolita e multietnico poichè forte è la richiesta di manodopera, che comporta una massiccia immigrazione di lavoratori provenienti da tutta l’area del mondo arabo e da vari paesi asiatici.

QATAR

Il Qatar si trova nella parte orientale della Penisola arabica, a sud confina con l’Arabia Saudita mentre il resto del territorio è proteso sul golfo Persico. Una posizione molto vantaggiosa dal punto di vista commerciale, specie per la pesca delle perle che dal 1300 ha rappresentato una delle principali fonti di reddito.
La capitale è Doha, un notevole porto del Golfo Persico, dove risiede la maggior parte della popolazione e ha sede Al Jazeera, l’emittente televisiva più seguita nei paesi arabi che trasmette dal 1996 ed è finanziata in parte dalla famiglia reale qatariota.

Il Qatar dopo aver subito il dominio di diversi imperi, nel 628 d.C. si convertì all’Islam e sul finire del 1700 fu sotto l’autorità delle tribù arabe del vicino Bahrain. Nel 1872 entrò a far parte dell’Impero ottomano fino alla Prima guerra mondiale.
Tuttavia nel 1878 lo sceicco Jassim bin Mohammed Al Thani, considerato il fondatore del moderno Stato del Qatar,  riuscì a unificare le tribù locali concedendo loro un certo grado di autonomia.
Nel 1916 il Qatar venne occupato dagli inglesi che nel 1934 firmarono un trattato di protezione riconoscendo e confermando come regnante la famiglia nobile Al Thani, che dominò l’emirato per più di 150 anni fino ai giorni nostri. Infine nel 1971 ottenne l’indipendenza come emirato e fu ammesso all’ONU.

Nel 1974 il governo fondò la Qatar General Petroleum Corporation, un’impresa pubblica deputata al controllo delle risorse petrolifere e del gas, precedentemente gestite da compagnie occidentali.

È uno degli Stati più ricchi al mondo, il Qatar, forte della sua industria petrolifera che dopo la scoperta dei primi giacimenti di petrolio negli anni quaranta e la commercializzazione del greggio iniziata dieci anni dopo, insieme ai grandi giacimenti di gas naturale, divenne la principale risorsa economica del paese.
Le tradizionali attività, come la pastorizia nomade e la raccolta delle perle, vennero abbandonate a favore di un forte sviluppo dell’industria petrolchimica, siderurgica e del cemento, rendendo necessario il ricorso alla manodopera straniera. Tuttavia, il previsto esaurimento dei pozzi petroliferi ha spinto lo Stato a diversificare la base produttiva.

Nel 2017 una coalizione formata da: Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Bahrain ed Egitto, ha imposto al Qatar una specie di embargo con l’accusa di sostenere i Fratelli Musulmani e di avere una posizione troppo amichevole nei confronti dell’Iran, paese sciita da anni in accesa rivalità con quello saudita (rivalità anche storica, quella tra persiani e arabi).
Una volta interrotte le relazioni, di fatto il Qatar si è trovato isolato ma ha utilizzato la propria ricchezza per riorientare e rendere indipendente la propria economia dai paesi del Golfo.

Nel 2019 il Qatar ha deciso di fuoriuscito dall’OPEC di cui era membro dal 1961.

Fratelli Musulmani

Nel 1928 a Ismaliya, città vicina al Canale di Suez, un giovane precettore di nome Hassan al Banna predicava a un ristretto gruppo di persone, auspicando un ritorno alla purezza dell’antico Islam rispetto alla decadenza dei costumi dell’allora società egiziana. L’Egitto in quel periodo era una monarchia semicoloniale sotto la protezione inglese e la popolazione era in povertà assoluta.
Venne così fondata la Fratellanza Musulmana, definita una “scuola di pensiero in movimento” che tende a ricondurre l’islam al centro della vita politica e sociale della comunità musulmana.

Ponendosi vicina alle classi più disagiate, la Fratellanza crebbe velocemente in Egitto fino a diventare un soggetto politico molto popolare. Assunse un ruolo importante nel movimento nazionalista egiziano durante la lotta per l’indipendenza, fino al colpo di Stato del 1952 che rovesciò la monarchia.
Proclamata la Repubblica, il presidente Nasser mise in atto una violenta repressione nei confronti dei Fratelli Musulmani, i quali si rifugiarono nei Paesi arabi vicini dove si diffusero, fondando movimenti analoghi.

Sul finire degli anni Settanta venne costituita una rete finanziaria molto potente, e l’organizzazione acquisì via via un peso sempre più rilevante e una sempre maggiore influenza politica. Obiettivo del Movimento era far sì che la civiltà islamica potesse ritrovare un posto nel mondo come nel periodo d’oro dell’Islam.
La loro presenza radicata nello scenario mediorientale si delineò come anti-occidentale, invocando alla resistenza, anche armata, sostenendo gruppi paramilitari islamisti come la palestinese Hamas.

Durante gli anni Ottanta i Fratelli Musulmani rinunciarono alla lotta armata per ritornare gradualmente nella vita pubblica egiziana, candidandosi alle elezioni all’interno di altre formazioni (quelle politico-religiose erano vietate) riuscendo così a entrare in Parlamento.
Si propugna il ritorno al Corano secondo i principi del modernismo islamico, adottando leggi e consuetudini sociali mutevoli rimanendo fedeli ai principi immutabili.
Se vivere nel mondo attuale richiedeva dei mutamenti nel modo di organizzare la società, si doveva cercare di adottarli rimanendo fedeli a se stessi.

Fratelli Musulmani frequentemente è stato associato alle espressioni più radicali del fondamentalismo islamico.
Una parte del Movimento ritenuto colluso con gruppi radicali ed estremisti islamici ha intrapreso una deriva autoritaria, ciò ha portato alcuni Paesi a considerarla un’organizzazione terroristica e a dichiararla fuorilegge.

 

BAHREIN

Il Bahrein è un arcipelago del Golfo Persico  formato da cinque isole principali: Bahrain, al-Muḥarraq, Umm Nasan, Sitr, Hawar, e da altre minori.
È un piccolo Stato che si trova tra l’Arabia Saudita a ovest, con cui dal 1986 è collegata da un viadotto, e il Qatar a sud-est. La capitale è Manama che si trova a Bahrain, l’isola maggiore.

L’arcipelago indicato nei testi mesopotamici e assiri con il nome di Dilmun, divenne sin dal secondo millennio a.C. una tappa dei commerci fra la Mesopotamia e l’India.
Conquistato dai Portoghesi nel 1500 e successivamente dai persiani, il Bahrein fu liberato nel 1800 da una rivolta sostenuta dalla famiglia Āl Khalīfa, dinastia che è al potere ancora oggi.
Entrò quindi a far parte dell’Impero ottomano, che nel 1869 estese il suo dominio lungo la costa araba del Golfo Persico, fino al 1916 quando il Bahrein divenne un protettorato britannico. Nel 1971 ottenne definitivamente l’indipendenza e fece il suo ingresso all’ONU.

Dopo aver introdotto una serie di riforme politiche, l’emiro Hamad bin Isa Al Khalifa proclamatosi re nel 2002 ha fatto del Bahrein un Regno con una monarchia costituzionale (ma di fatto per molti è una monarchia assoluta avendo accentrato molti poteri su di sè), governata da una dinastia sunnita mentre la popolazione è in prevalenza di fede sciita. Ciò ha storicamente posto una serie di problemi di discriminazione, che sono stati alla base delle rivolte popolari della Primavera araba del 2011, sfociate nella richiesta di destituzione del re e di un processo di democratizzazione. Le rivolte sono state duramente represse, anche con il contributo dell’Arabia Saudita e degli Emirati Arabi Uniti sotto l’egida del Consiglio per la Cooperazione nel Golfo (CCG), temendo interferenze da parte dell’Iran atte a destabilizzare gli equilibri dell’area mediorientale, offrendo sostegno politico alle rivolte sciite.

Fondamentali per l’economia dell’emirato in passato furono le immersioni dei pescatori di perle divenendo un importante centro per la raccolta.
Nel 1928 fu il primo stato della Penisola a rilasciare una concessione per l’esplorazione e lo sfruttamento delle risorse petrolifere, che portò alla scoperta nel 1932 dei primi giacimenti di petrolio con una controllata della Standard Oil of California (SOCAL, oggi Chevron). Il piccolo Regno guadagnò così maggiore importanza e ricchezza, incentivando lo sviluppo di attività finanziarie e di quelle legate al petrolio.
Nel 1978 il settore petrolifero fu nazionalizzato e la BAPCO (Bahrain Petroleum Company) assunse il pieno controllo del settore energetico nazionale.
Petrolio e gas naturali sono ancora le principali risorse economiche, sebbene sia in atto nel Paese un’efficace diversificazione degli investimenti.

L’attività legata allo storico commercio delle perle, nel Bahrein è fortemente sentita come parte dell’identità nazionale ed è ancora sostenuta dai programmi governativi.
Il sito del patrimonio culturale “Raccolta delle perle, testimonianza dell’economia di un’isola”, conosciuto anche come il “Sentiero delle perle”, dal 2012 è entrato a far parte della lista del Patrimonio dell’umanità dell’UNESCO.

KUWAIT

Il Kuwait si trova nella parte nord-orientale della Penisola arabica, e si affaccia nella parte più interna del Golfo Persico. A nord confina con l’Iraq e a sud con l’Arabia Saudita.
L’emirato è una zona principalmente desertica e particolarmente ricca di petrolio.

Fino all’inizio del XVI secolo il territorio era un arido deserto scarsamente popolato facente parte della Mesopotamia, ed era esposto alle incursioni delle tribù nomadi dell’interno.
La regione chiamata Qurayn era soggetta agli ottomani, quando nei primi anni del 1700 vi si stanziarono le tribù provenienti dall’Arabia centrale in fuga dalla siccità e dalla carestia.
Il paese prese il nome di Kuwait, e cominciò a prosperare con il commercio di perle e spezie tra l’India e l’Europa.
Nel 1756 un membro della famiglia Al Ṣabaḥ assunse il titolo di sceicco e ottenne una parziale autonomia dall’Impero ottomano. Ebbe così origine la dinastia tuttora regnante, che attuò un piano di avvicinamento all’Impero britannico divenendo un protettorato.
Nel 1961 al Kuwait venne riconosciuta la piena indipendenza dall’Impero britannico, e lo sceicco assunse il titolo di emiro. Nel 1963 è entrato a far parte dell’ONU.

L’Emirato con capitale Al Kuwait, è una monarchia costituzionale con un sistema di governo parlamentare, il più antico del Golfo.
È un paese multietnico, l’industria petrolifera ha infatti attratto molti immigrati nel paese. La religione ufficiale è l’Islam praticato da tre quarti della popolazione, in maggioranza sunnita. Tra le altre religioni, c’è una vasta minoranza cristiana costituita da immigrati.

Il Kuwait rappresenta uno degli stati più ricchi al mondo. Nel 1934 rilasciò le concessioni alla Kuwait Oil Company (KOC), creata da un accordo tra l’inglese Anglo-Persian Oil Company (oggi BP) e la statunitense Gulf Oil Corporation (oggi Chevron). Scoperto il petrolio nel 1938 fu commercializzato solo nel 1946 e la KOC operò come una concessione petrolifera rilasciata dall’emiro fino al 1975, anno in cui l’azienda venne definitivamente nazionalizzata.
Nel 1980 venne fondata la Kuwait Petroleum Corporation (KPC) la compagnia petrolifera nazionale che raccolse tutte le imprese legate al settore degli idrocarburi in Kuwait.

Forte dei suoi giacimenti di petrolio, l’Emirato beneficiò di una rapida crescita economica con un incremento della popolazione e delle infrastrutture. Ma essendo sostenuta quasi completamente dalle risorse petrolifere, la sua economia è scarsamente diversificata. L’estrazione dell’oro nero avviene in un migliaio di pozzi, che tramite oleodotti sono collegati ai terminali costieri e agli impianti di raffinazione.

È anche uno Stato estremamente scarso di acque superficiali, tanto che fin dal 1953 ricorre largamente alla desalinizzazione dell’acqua marina, resa difficoltosa dal crescente inquinamento dovuto alle attività legate al petrolio, ma anche alle gravi conseguenze delle azioni belliche degli anni 1990-91.

Chi potrà mai dimenticare il fumo nero e le centinaia di pozzi petroliferi incendiati nel 1991 per ordine ricevuto, dalla truppe irachene durante il loro ritiro dall’invasione del Kuwait? Bruciarono per mesi, occorse quasi un anno per spegnerli tutti. Un disastro!