Nel XIX secolo Costantinopoli percorsa da fremiti di autonomia e di libertà, divenne il luogo prescelto da tanti profughi politici d’Europa. Come i tredici passeggeri francesi seguaci di Henri de Saint-Simon che nel 1833 vi andarono in esilio; imbarcati di notte e controllati dalla polizia si aggiunsero all’equipaggio tra cui vi era anche il ventiseienne Giuseppe Garibaldi, che rimase molto influenzato dalle idee sansimoniane esposte dal loro capo Emile Barrault professore di retorica, idee che lo convinsero che il mondo era percorso da un grande bisogno di libertà.

IL SANSIMONISMO

Il sansimonismo è stato un movimento socialista francese della prima metà del XIX secolo, prende il nome dal suo ideatore il conte Henri de Saint-Simon. Il centro di questo movimento fu l’École polytechnique, una delle più celebri scuole militari e università di ingegneria francesi, fondata nel 1794. il cui motto è: «Pour la Patrie, les sciences et la gloire» (Per la Patria, le scienze e la gloria).

Henri de Saint-Simon (1760-1825) fu un filosofo francese, il cui pensiero, partendo da un’esaltazione della società industriale produttiva, esprimeva la possibilità e le condizioni necessarie per creare un nuovo ordine sociale e un nuovo stato di benessere.
Egli in sostanza dichiara che non è tanto l’appartenenza a un ceto anzichè a un altro a fare la differenza, ma tra chi produce e chi ozia. Le classi sociali, ognuna delle quali a modo suo è produttiva (operai, contadini, artigiani, imprenditori, commercianti, banchieri..), anzichè lottare tra di loro devono allearsi nella lotta contro gli oziosi, cioè coloro che campano sulle spalle degli altri senza svolgere alcuna attività.

Secondo Saint-Simon l’industria, la tecnica e la scienza insieme saranno in grado di creare una ricchezza così grande, che senza parassiti la società non conoscerà più oppressione, nè sfruttamento e i suoi componenti saranno classificabili come collaboratori e soci, anzichè per ruolo, capacità e ricchezza.
Il ruolo di una politica di qualità sta proprio nel saper indicare la direzione di marcia verso cui la società in prima persona deve dirigersi e protagoniste devono essere le forze che sono realmente capaci di promuovere lo sviluppo. Queste sono le prerogative necessarie per aprire un’epoca nuova nella civiltà umana.

Ma c’è qualcosa che manca nella sua idea, se ne rende conto in età avanzata: industria, tecnica e scienza non sono sufficienti per generare la felicità sociale. Occorre anche una coscienza sociale, il prendersi cura gli uni degli altri, realizzare ovunque quel concetto di amore per il prossimo, senza condizioni, espresso nelle Sacre Scritture. Egli auspica a un nuovo Cristianesimo, per questo Saint-Simon nel 1825 si cimenta in un importante scritto Le Nouveau Christianisme.

Dopo la sua morte i suoi discepoli svilupparono e diffusero le idee del “Maestro”, in alcuni casi anche rielaborando alcuni temi, coinvolgendo molti intellettuali dell’epoca. Essi avevano fede che il progresso e la scienza avrebbero portato a un cambiamento, a una visione mistica del cammino dei popoli verso l’unità futura, il cosmopolitismo.

«Un uomo, che, facendosi cosmopolita, adotta l’umanità come patria e va ad offrire la spada ed il sangue a ogni popolo che lotta contro la tirannia, è più di un soldato: è un eroe»

di Emile Barrault, frase riportata da Garibaldi ad Alexandre Dumas in “Memorie di Giuseppe Garibaldi

Intorno al 1830 uno dei capi, Barthélemy Prosper Enfantin, promosse una scissione accentuando le dottrine mistico-religiose, ed essendo per le loro teorie mal visti dal governo francese vennero processati, condannati ed esiliati nell’Impero Ottomano.

Con un’idea riguardo il Canale di Suez, i sansimoniani tentarono di realizzare un progetto d’industrializzazione a Costantinopoli e in Egitto, ma l’impresa fallì e il movimento si disgregò (1832).

IL CANALE DI SUEZ

Il canale di Suez è un canale artificiale navigabile situato in Egitto, che collega il Golfo di Suez (Mar Rosso) con Porto Said (Mar Mediterraneo). Realizzato nel 1869 con i suoi 191 Km di lunghezza il canale permette la navigazione diretta dal Mediterraneo all’oceano Indiano, senza la necessità di circumnavigare l’Africa.

Una prima idea di tagliare l’istmo di Suez viene attribuita ai Veneziani del XVI secolo quando l’Egitto era parte dell’Impero ottomano. Due secoli più in là in seguito all’invasione francese, anche Napoleone Bonaparte si dimostra interessato al progetto. Ma sarà una società di studio, quella dei saint-simoniani, con un primo progetto a dimostrare la fattibilità dell’opera.

A presentare il progetto definitivo fu Luigi Negrelli, un ingegnere trentino (allora sotto il dominio austriaco); la concessione venne data a Ferdinando de Lesseps, diplomatico francese in Egitto dal 1830, con la condizione che il canale rimanesse all’Egitto e fosse aperto a tutte le nazioni.
Già attivo nel 1867 il canale venne inaugurato due anni dopo alla presenza dell’Imperatrice Maria Eugenia (ultima sovrana di Francia), consorte di Napoleone III.

In occasione dell’evento fu composta la Egyptischer-Marsch (Marcia egizia) da Johann Strauss jr, compositore e direttore d’orchestra austriaco noto per la sua musica da ballo e le sue operette: suo è il valzer più famoso di tutti i tempi, An der schönen blauen Donau (Sul bel Danubio blu).

Il canale, fin da subito, divenne fondamentale per i commerci mondiali poichè favoriva l’accesso verso l’Africa e il Vicino Oriente. Con la fine della Prima guerra mondiale, essendo l’Egitto divenuto un Protettorato britannico, a tenere il controllo e la difesa sul canale furono le truppe britanniche.

La crisi di Suez

La crisi cominciò a delinearsi nel 1948, in occasione della guerra arabo-israeliana, al termine della quale l’Egitto, sconfitto, impedì il passaggio delle navi di Israele.
Nel secondo dopoguerra l’Egitto divenne una repubblica (1952) e il canale di Suez acquisì ancor più importanza come via di traffico per l’industria petrolifera internazionale. Nel 1956 Nasser, presidente dell’Egitto, annunciò la nazionalizzazione del canale di Suez con lo scopo di finanziare la costruzione della diga di Aswān, sul fiume Nilo. Si aprì così la crisi di Suez culminata con l’intervento armato di Francia, Gran Bretagna e Israele contro l’Egitto.
Dopo il conflitto, l’accesso al canale fu posto sotto l’egida dell’ONU, ma fu di nuovo chiuso durante le successive guerre arabo-israeliane, nel 1967 e nel 1973. A partire dal 1974, lungo il canale furono dislocate forze dell’ONU, l’anno successivo il canale fu riaperto alla navigazione internazionale, ma solo nel 1979 in seguito al trattato di pace tra Egitto e Israele fu consentito il passaggio anche alle navi israeliane.

L’allora ministro degli esteri canadese Lester Pearson si fece promotore per la creazione di una Forza di emergenza delle Nazioni Unite (UNEF) da inviare a Suez per favorire la risoluzione della crisi.
Premiato con il Nobel per la pace nel 1957 Lester Pearson è considerato il padre del moderno concetto di peacekeeping, un modo per aiutare paesi tormentati da conflitti a creare condizioni di pace sostenibile.

Peace-keeping

Letteralmente, ‘mantenimento della pace’. È l’insieme delle operazioni, anche di carattere non strettamente militare, condotte da forze armate multinazionali costituite da contingenti messi a disposizione dagli Stati membri di un’organizzazione internazionale, a carattere universale, come l’Organizzazione delle Nazioni Unite, o regionale, quali l’Organizzazione degli Stati americani, l’Unione Africana, l’Unione Europea, ecc., allo scopo di mantenere la pace in aree di crisi. (Enciclopedia Treccani)