Piaggio – Storia di un’azienda

La Piaggio viene fondata nel 1884 a Sestri Ponente nella periferia industriale di Genova da Rinaldo Piaggio, che appena ventenne si occupa inizialmente di arredamento navale, e diviene rapidamente un’azienda prestigiosa.

L’Italia sta vivendo una fase di decollo industriale, nel tentativo di recuperare il ritardo rispetto alle maggiori nazioni europee e si aprono nuove opportunità, che Rinaldo Piaggio è determinato a cogliere puntando su un settore innovativo e promettente come quello delle costruzioni ferroviarie.
Agli inizi del nuovo secolo vengono acquisite le Officine di Finale Ligure, ma ben presto a incombere sulla vecchia Europa è la Grande Guerra  che porta l’aprirsi un nuovo settore: quello dell’aeronautica.
Rinaldo Piaggio decide così di espandersi rilevando nel 1918 un’azienda aeronautica di Pisa: le “Officine Aeronautiche Francesco Oneto“, un armatore genovese prematuramente scomparso che nel 1913 aveva acquistato le officine dal fallimento della Società di Aviazione Antoni, dove si costruivano nuovi modelli di velivolo monoposto e biposto.

UGO ANTONI

Ugo Antoni è un inventore pisano che si distinse per le sue sperimentazioni aerodinamiche d’avanguardia e per aver ideato e costruito insieme al fratello Guido, un’ala a curvatura e profilo variabili dietro comando meccanico del pilota, che venne brevettata in tutte le principali nazioni, Stati Uniti compresi.
Insieme realizzarono un modello di velivolo che convinse la costituitasi Società di Aviazione Antoni, ad acquistare nel 1911 una propria officina per costruire questi velivoli e immetterli nel mercato, dotandosi di un campo di volo per il collaudo con relativa scuola di pilotaggio. Fu realizzato in una vasta area di prato in località San Giusto in Cannicci, a sud della città di Pisa, che diventerà l’attuale aeroporto di San Giusto conosciuto come Galileo Galilei, il principale scalo della Toscana.

Per approfondire: Centro culturale aeronautico “Ugo Antoni”

 

Rinaldo Piaggio vista l’opportunità di costruire motori aeronautici, nel 1924 acquista a Pontedera lo stabilimento Costruzione Meccaniche Nazionali (CMN), una dismessa casa automobilistica italiana fondata nel 1919 da un gruppo di finanziatori, che a loro volta avevano rilevato gli stabilimenti della casa automobilistica De Vecchi & C. in grave difficoltà economiche. Negli anni Venti su licenza americana Piaggio produce i primi motori Jupiter, e per un’azienda tedesca gli aeromobili Dornier Wall. Negli anni Trenta costruisce diversi aerei, sia caccia che bombardieri.
Nel 1934 Rinaldo Piaggio diventa senatore del Regno d’Italia e alla sua morte avvenuta nel 1938, subentrano i due figli Armando ed Enrico.

Durante il periodo del fascismo si incentiva lo sviluppo di beni di consumo considerati un fattore di piena occupazione e stabilità, tra cui la produzione di mezzi di trasporto che siano alla portata dei ceti meno abbienti. La propaganda fascista esalta il Motorismo (complesso di attività praticate con veicoli a motore quali: motociclismo, motonautica, motorismo, aviazione) che “tempra il carattere e diffonde il progresso tecnico: è uno sport di coraggio in cui spesso chi guida deve prendere una decisione di vita o di morte”.  La motocicletta diviene simbolo di velocità, di coraggio e di ardimento, ma a possederla è solo una piccola parte della società italiana, quella benestante.
Nella fase coloniale italiana, Mussolini espande i confini nazionali nelle colonie d’Africa dove si insediano alcune tra le maggiori imprese italiane, tra cui anche Piaggio che aggiunge insediamenti produttivi nelle colonie ad Addis Abeba e Gura, per le riparazioni e costruzioni aeronautiche nelle Officine Meccaniche Africa Orientale (OMAO).

Con la fine della Seconda guerra mondiale per l’industria italiana si prospettano momenti difficili. Per la Piaggio, oltre ad aver perso quelli africani, gli stabilimenti italiani risultano gravemente danneggiati dai bombardamenti bellici e il ripristino della produzione, che da Pontedera è stata spostata nel biellese, è lenta. Ma la strategia di diversificazione della produzione adottata dalla Piaggio risulterà vincente spingendo Enrico Piaggio a trovare una produzione alternativa che dia respiro all’azienda. Viene affiancata così la produzione motociclistica a largo consumo, con l’obiettivo di dare agli italiani un mezzo di trasporto semplice ed economico.

Il secondo dopoguerra è per l’Italia, come per altri paesi europei, un momento assai importante di sviluppo con il parziale smantellamento dell’industria di guerra e il boom economico, che favoriranno la diffusione di massa di questo mezzo di locomozione.
La produzione motociclistica fino agli anni Sessanta sarà una prerogativa dell’industria europea, soprattutto tedesca, inglese e italiana, con qualche eccezione riguardante gli Stati Uniti. Negli ultimi decenni, invece, tale settore è diventato prerogativa maggiore delle industrie giapponesi.

Nel 1944 la Piaggio elabora un primo prototipo: l’MP5, denominato “Paperino” ma risulta di aspetto piuttosto goffo.
Enrico Piaggio allora decide di affidare il progetto all’Ingegnere aeronautico Corradino D’Ascanio inventore del primo prototipo di elicottero moderno, e già collaboratore della Piaggio dal 1931 per lo sviluppo dell’elica a passo variabile, un nuovo componente meccanico destinato a rivoluzionare la storia dell’aeronautica. La genialità e la conoscenza tecnica di D’Ascanio dà i suoi frutti, portandolo a ripensare in modo innovativo il concetto di motocicletta.

Si racconta che Enrico Piaggio parve soddisfatto alla vista del prototipo ed ebbe a esclamare: «Sembra una vespa!», per via del ronzio del motore e delle forme della carrozzeria.

È il 1946, e nasce la Vespa.

Il primo impatto sui clienti richiede un certo “rodaggio” riguardo ai gusti, la novità è notevole; ma l’offerta di una guida facile, di una protezione efficace dalle intemperie, che ovvia allo sporco causato dalla catena di trasmissione, di una ruota di scorta per le frequenti forature (la maggior parte delle strade all’epoca erano in sterrato), tutti questi fattori giocano a suo favore tanto da diventare in breve un veicolo di successo.
Il termine “Vespa” diventa così celebre e conosciuto in tutto il mondo tanto da venire percepito come un marchio in sè, separato dal resto dei marchi appartenenti al gruppo Piaggio.

Nel 1947 nasce l’Ape Piaggio, il successo si ripete e il veicolo a tre ruote entra ben presto nell’uso quotidiano. Pensato per rispondere alle esigenze di trasporto merci nell’Italia del dopoguerra trova varie applicazioni pratiche, anche per il trasporto di persone.

Negli anni Cinquanta comincia la produzione della Vespa anche fuori dall’Italia, le prime società concessionarie del marchio sono in Germania, in Inghilterra, in Spagna e in Francia. Il mondo delle motociclette di produzione va di pari passo con quello delle passioni sportive e delle competizioni, si organizzano e si partecipa a gare di velocità, rally, raduni di vespisti e vespiste.

Il periodo d’oro della produzione motociclistica e la sua diffusione come principale mezzo di trasporto, verso la metà degli anni Sessanta cede il passo alla produzione di massa dell’automobile, modello e basso costo la rendono accessibile a tutti. Così la motocicletta diventa un mezzo alternativo, ottimo per le gite fuori porta, al mare, in montagna, un vero e proprio culto per gli appassionati, compagna di viaggio on the road per giovani e meno giovani, da guidare con sentimento e ragione, e a cui si fa manutenzione con le proprie mani.

Nel 1964 le due divisioni, aeronautica e motociclistica, diventano a tutti gli effetti due aziende distinte:

• quella aeronautica, la Piaggio Aero Industries allora con sede e stabilimenti liguri (Sestri Ponente e Finale Ligure), viene affidata ad Armando Piaggio.
Dal 2014 è diventata Piaggio Aerospace dopo essere stata acquisita dalla Mubadala Development Company, una società di investimento e sviluppo di proprietà del governo di Abu Dhabi, la grande e avanzata metropoli, capitale degli Emirati Arabi Uniti;

• quella motociclistica con gli stabilimenti toscani (Pontedera e Pisa) viene invece affidata ad Enrico Piaggio.
Dopo la sua morte avvenuta nel 1965 l’azienda motociclistica passa sotto il controllo della famiglia Agnelli poichè Antonella Bechi Piaggio, figlia adottiva di Enrico, nel 1959 ha sposato l’industriale Umberto Agnelli.

Nel novembre 1966 il fiume Era straripa provocando l’allagamento di tutta Pontedera, compreso lo stabilimento Piaggio. Molti operai, dirigenti e abitanti di Pontedera si mobilitano per limitare il più possibile i danni. Questa grande solidarietà consente in pochi giorni la ripresa dell’attività produttiva pur avendo subito danni che ammontavano a circa 2 miliardi dell’epoca.

È il 1969 quando Piaggio acquisisce il marchio Gilera.

Gilera è uno dei marchi italiani più antichi di moto. Viene fondato da Giuseppe Gellera nel 1909 aprendo prima una piccola officina a Milano, e successivamente una fabbrica ad Arcore, cittadina della provincia di Monza e della Brianza. La prima moto a portare questo nome è la VT 317.

Nel periodo tra le due Guerre, Gilera produce moto da 500 cm³ di cilindrata e inizia a partecipare e a vincere nelle più prestigiose competizioni internazionali, conquistando l’alloro nel Campionato Europeo del 1939.
Dopo un momento di crisi, del resto vissuto da tutti i costruttori di moto al termine della Seconda guerra mondiale, la Gilera si riprende e produce nuovi modelli. Ma nel 1957 i costi crescenti e le prime avvisaglie della nuova crisi, che di lì a pochi anni investirà il comparto motociclistico, portano la Gilera a decidere di ritirarsi dalle competizioni.

 

Con Piaggio sotto la guida di Umberto Agnelli, il marchio Gilera viene rilanciato con importanti investimenti su tutta la gamma soprattutto incentrata sul settore fuoristrada, con modelli Enduro e Trial allora dominato da marchi come Fantic Motor, Aspes, Benelli, Milani ed altri.

Con gli anni Settanta la produzione motociclistica riprende vigore con i ciclomotori leggeri, mezzi adatti non solo per gli adulti privi di patente, ma anche per le nuove generazioni: il cinquantino diventa il sogno di ogni adolescente, simbolo di una possibile autonomia.
Alla Piaggio viene ampliata la gamma dei motorini e scooter, sono gli anni dei ciclomotori leggeri come il Ciao, il Bravo, il Boxer, il Si, il Grillo. Ma anche l’anno della mitica 50 Special, prodotta dal 1969 fino al 1983 in tre serie, è praticamente indistruttibile e molto migliorata rispetto ai modelli precedenti.
Diventa presto uno dei simboli degli anni Settanta e ottiene un grandissimo successo di vendite, record paragonabile a quello della sorella 125 Primavera ET3 dichiarata fuori produzione nel 1982.

È il 1980 quando Piaggio acquisisce la F.I.V. Edoardo Bianchi.

F.I.V. Edoardo Bianchi

È il marchio di biciclette più antico del mondo usato dai grandi campioni del ciclismo del passato come Gerbi detto il “diavolo rosso”, Girardengo, Coppi, Gimondi e Pantani, e rimarrà per molti anni all’interno del gruppo Piaggio.

La F.T.V. (Fabbrica Italiana Velocipedi) di Edoardo Bianchi viene fondata a Milano nel 1885 come piccola officina per la costruzione e riparazione di velocipedi.
L’attività dell’azienda quindi si espande e diventa un’importante casa motociclistica italiana che partecipa alle gare negli anni 20 con Tazio Nuvolari come pilota, e una casa automobilistica dando vita all’Autobianchi che negli anni 50 produce la Bianchina.

Dal 1997 la F.I.V. Edoardo Bianchi è entrata a far parte del gruppo svedese Cycleurope AB, la più importante azienda mondiale del settore ciclistico. La produzione di massa non avviene più in Italia, dove è rimasta solo la progettazione e parte della produzione finale dell’alta gamma di telai professionali.

 

Nel 1993 un contenimento dei costi porta alla chiusura dello stabilimento di Arcore e tutta la produzione del marchio Gilera viene trasferita presso la casa madre a Pontedera. Viene introdotta una gamma di scooter in stile sportivo secondo la tradizione del marchio Gilera, il cui successo però determina l’uscita definitiva della Gilera dalle motociclette.

Nel 1996 lo Stato italiano emette un francobollo postale che celebra il 50° anniversario della produzione della Vespa.

Nel 1997 la prematura scomparsa di Giovanni Alberto Agnelli noto come Giovannino, figlio di Umberto, che ebbe il merito di aver dato un forte impulso alla Piaggio e, tra le altre cose, di aver voluto fortemente l’allestimento di un museo aziendale all’interno degli ex stabilimenti, determina per il gruppo un mutamento del proprio assetto proprietario: nel 1999 il controllo passa al gruppo finanziario Morgan Grenfell Private Equity.

È il 2001 quando viene acquisito il controllo sulla Derbi.

Derbi è una casa motociclistica spagnola, le cui origini risalgono al 1922 quando Simeon Rabasa trasforma in fabbrica il proprio negozio di biciclette.

Sin dagli anni della guerra civile spagnola Simeon Rabasa si occupa della costruzione di piccoli ciclomotori, registrando accordi con altre fabbriche per procurarsi i componenti.
Nel 1944 insieme al fratello Josep e a un gruppo di finanziatori costituisce la Bicicletas Rabasa, con cui produce il SRS, un ciclomotore di piccola cilindrata.

Nel 1950, con la nascita della Nacional Motor Rebasa S.A., viene prodotta per l’occasione la motocicletta DERBI (DERivato di BIcicletta), moto che vanta novità tecniche assolute per quel tempo: la leva del cambio a pedale (posta a destra) e carter motore sagomati, non più lisci, nonché la spia recante il numero della marcia inserita. Questa moto rimane in produzione per oltre un decennio.
Gli anni Cinquanta sono fondamentali per la Derbi la cui produzione aumenta notevolmente. Ad altri modelli e cilindrate di motociclette e ciclomotori, sempre all’avanguardia dal punto di vista tecnico, si aggiunge il Girocarro o Transca, un veicolo con trazione e guida mobili, anteriori o posteriori a seconda delle esigenze temporanee dell’utente, e la Canoa D-6, un’imbarcazione equipaggiata da un motore con 6 cilindri a V.

Nel 1961, in seguito al lancio in Spagna della SEAT 600 (su licenza FIAT), si registra un calo della vendita delle moto di cilindrata medio alta, così la Derbi punta sul motociclo sportivo e negli anni Settanta si avventura nel campo delle Enduro, pur mantenendo alto il livello nel settore stradale.
Nel campo degli scooter, nel 1977 lancia il Variant con l’innovativo Spacetronic, un dispositivo per la messa in moto attraverso un bottone rosso posto sul quadro strumenti e che rappresenta da molti anni la norma per tutti gli scooter e la quasi totalità delle moto.
Negli anni Ottanta si aggiungono la nuova Diablo 80 CXS ed il Variant Caballero, che gode dell’ottima pubblicità data dal giro del mondo (18835 km percorsi su due ruote) operato da Marco Gardoqui in 76 giorni nel corso del 1980.

Altri modelli vanno ad arricchire la produzione di Simeon Rebasa che muore nel 1988. L’anno precedente aveva raggiunto un accordo con la Kawasaki, della quale la Derbi diventa importatore spagnolo. L’azienda giapponese divenuta famosa negli anni Settanta esportando uno dei primi modelli di motocicletta con prestazioni molto elevate per l’epoca in termini di accelerazione e velocità, aveva dato una scossa notevole al mercato europeo fino ad allora dominato dalle classiche due ruote italiane ed inglesi.

In vista del nuovo millennio si ha un rinnovamento della gamma e il 2003 è l’anno della svolta, con l’introduzione di un nuovo marchio e prodotti che si distinguono per le linee molto giovani e per soluzioni tecnologiche innovative e raffinate.

La presentazione nel 2006 della Mulhacen 659, sotto la guida Piaggio, porta la nuova Derbi nel settore delle cilindrate medio-alte.

 

La società Piaggio nel 2003 passa sotto il controllo della holding industriale Immsi S.p.A. di Roberto Colaninno.

È il 2006 quando viene acquisita l’azienda veneta Aprilia alla quale tra l’altro facevano capo altri marchi storici come Moto Laverda e Moto Guzzi. Nello stesso anno la società Piaggio & C. viene quotata in Borsa.

Tra le novità sul finire del primo decennio del 2000 è lo scooter MP3, è particolare a tre ruote, due anteriori e una posteriore; nel 2007 viene presentato alla stampa un prototipo di scooter ibrido, dotato di motore termico e motore elettrico, la cui messa in produzione era stata indicata per l’anno successivo.

Il Gruppo Piaggio allarga la sua produzione anche all’estero.
Con l’ausilio dei reparti corse Gilera partecipa ad alcune edizioni della Parigi Dakar e, insieme a Derbi e Aprilia supporta vari team in varie categorie partecipando sia al Motomondiale che al Campionato mondiale Superbike.

Nel marzo 2011 la Piaggio decide di chiudere lo stabilimento della Derbi di Martorelles in Catalogna, e trasferire la produzione a Noale.

PROGETTO CULTURALE PIAGGIO

La Piaggio ha promosso un Progetto culturale che si pone come scopo la ricostruzione e la valorizzazione della storia di una delle più antiche imprese italiane, che comprende:

  • il Museo “Giovanni Alberto Agnelli che ha aperto i battenti nel 2000, tre anni dopo la sua morte, realizzato nell’ex officina attrezzeria, uno dei corpi di fabbrica più antichi e affascinanti del complesso industriale di Pontedera, dove l’azienda insediò la propria produzione a partire dai primi anni Venti del ‘900.
  • la Fondazione Piaggio onlus, nata nel 1994 dalla volontà condivisa di tre soci: Piaggio, Comune di Pontedera e Provincia di Pisa, ha come scopo l’organizzazione e la promozione di iniziative culturali e progetti scientifici sviluppando importanti sinergie con il territorio. Si occupa di organizzare un programma di dibattiti, convegni, seminari, di promuovere mostre ed esposizioni, della gestione e della programmazione delle attività del Museo e dell’Archivio Storico.
  • L’Archivio storico “Antonella Biechi Piaggio”, costituito da 13 fondi, grazie al paziente lavoro di ricerca avviato da Tommaso Fanfani alla metà degli anni Novanta, conserva la documentazione cartacea dell’azienda dalle origini ad oggi, in tutte le sue attività e in tutti i suoi settori. Presenta inoltre una ricca raccolta di fotografie, campagne pubblicitarie e filmati.

LA VESPA

Un mito per molte generazioni

 

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