Birre e birrifici in Italia

 BIRRA DREHER

La fabbrica Dreher di Trieste fu costruita nel 1870 ad opera di Carl Anton Dreher, nipote del fondatore. Quando Trieste venne annessa al territorio italiano con Gorizia e Pola, come conclusione del processo risorgimentale di unificazione italiana e come conseguenza degli eventi bellici della Prima guerra mondiale che portarono alla firma del Trattato di Rapallo del 1920 tra l’Italia e il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni, la birra Dreher di Trieste si fece conoscere anche dal consumatore italiano.

La Dreher è una birra Lager a bassa fermentazione i cui aromi sono delicati e riconducibili al cereale, con un gusto moderatamente luppolato e leggere note di miele.

La famiglia Dreher era una dinastia di mastri birrai, nota in Boemia fin dal XVII secolo. Il giovane Franz Anton Dreher, grazie alle conoscenze tecniche apprese in famiglia e alla sua intraprendenza, nel 1773 fonda a Vienna una sua fabbrica dove inizia a produrre birra chiara tipica della tradizione boema.
Il figlio di Franz, Anton Dreher nato nel 1810 e considerato ancora oggi come uno degli innovatori nella lavorazione della birra, dal 1836 iniziò a gestire il birrificio di famiglia introducendo nel 1841 la “Lagerbier”, la prima birra al mondo di alta qualità a bassa fermentazione, risultando quindi più dissetante e digeribile. L’introduzione del luppolo, inoltre, permise la conservazione del prodotto per più mesi, senza perdere né gusto né caratteristiche.
Successivamente Anton si interessò al sistema produttivo del concorrente Peter Schmidt, un birraio di Pest, che conservava e fabbricava birra in una cantina dai muri in pietra, grazie ai quali si riusciva a mantenere la giusta temperatura per la produzione della bevanda.
Nel 1862 il birrificio di Schmidt venne acquisito da Dreher.

Dopo la morte del padre nel 1863, Carl Anton Dreher iniziò l’esportazione in Olanda e in seguito in Germania. Nel 1865 aprì una fabbrica a Trieste e poi altre fabbriche in Boemia ed in Ungheria, all’epoca tutte parti di una stessa nazione: l’Impero Austro-Ungarico.
La medaglia d’oro ricevuta in occasione dell’Esposizione Universale di Parigi del 1867 diede una forte spinta all’espansione del prodotto.
Dopo la morte dei Dreher, lo stabilimento austriaco fu trasformato in un consorzio, che passò ai Mautner-Markhof, già soci Dreher. Ma durante la seconda guerra mondiale il birrificio principale venne distrutto (1945) e per la prima volta dopo un secolo non venne più prodotta birra.
Vent’anni dopo, Dreher si unì al Birrificio Austriaco e al Birrificio Steirer per creare l’Unione Austriaca dei birrifici.

Nel 1928 la fabbrica di birra Dreher di Trieste e il marchio Birra Venezia nel 1929, vengono acquisiti dalla Birreria Pedavena, un’azienda in pieno sviluppo.

BIRRA VENEZIA

L’antica Fabbrica di Santa Chiara venne fondata nel 1835 come “Ditta Biliotti” a Venezia. Nel 1902 un nuovo e moderno stabilimento viene aperto nei pressi delle Fondamenta S. Biagio con la nuova denominazione di “Distilleria Veneziana”.
Nel 1908 viene costituita la “Società Birra San Marco”, che nel 1913 cambia la propria denominazione in “Fabbrica di Birra Venezia S.A.

Il marchio Birra Venezia dal 1929 viene acquisito dalla Birra Pedavena – Dreher. Birra Venezia quindi cessa la sua produzione e se ne perderà ogni traccia.

Dopo circa 80 anni con l’intento di recuperare un’antica tradizione, viene fondata nel 2007 la società Birra Venezia Srl che ritorna a produrre la sua birra, rilanciando sul mercato due marchi storici: Birra Venezia e Birra San Marco, l’antica birra della Giudecca.

BIRRIFICI TORINESI

Nel corso del tempo una serie di birrifici sorsero anche a Torino in Borgo San Donato, dove il “canale di Torino” risultava all’epoca avere un’acqua “purissima, leggera e dolce, poco soggetta agli sbalzi di temperatura nonostante l’alternarsi delle stagioni”, adatto anche a fornire energia a basso costo, con l’unico inconveniente però di essere periodicamente scarso d’acqua.

BIRRIFICIO BOSIO & CARATSCH

Il Birrificio Bosio & Caratsch è tra i più antichi, venne fondato nel 1845 da Giacomo Bosio, cui succedettero il figlio Edoardo Bosio e il nipote Simeone Caratsch.
Il birrificio doveva la sua fama anche al metodo di fabbricazione, basato unicamente sull’uso di luppolo e orzo, senza aggiunte di alcol.
Il suo motto era “Bona cervisia laetificat cor hominum“, la buona birra allieta il cuore degli uomini.

L’aspetto dell’edificio, che richiamava quello che si riteneva essere lo stile tedesco di una tipica birreria bavarese, non subì variazioni con l’espansione della fabbrica che nel 1887 venne dotata anche di una caldaia a vapore, poiché l’acqua del canale non forniva più energia sufficiente per la produzione in crescita.
Nel primo decennio del Novecento un ulteriore ampliamento dell’edificio venne affidato all’architetto Pietro Fenoglio, considerato uno dei più importanti interpreti dello stile Liberty in Italia, riconducibile alla stagione artistica della Belle Époque tipica degli ultimi anni dell’Ottocento. Nel 1911 fu necessario adottare il primo apparecchio depuratore a causa dei primi problemi di inquinamento delle acque del canale.
Abbattuto quasi del tutto verso la fine degli anni Venti, lo stabilimento venne sostituito dalla nuova sede, un complesso dotato di moderni impianti alimentati a energia elettrica.

Dopo aver ottenuto premi e riconoscimenti, nel 1937 anche la società Bosio & Caratsch viene assorbita dalla Birra Pedavena – Dreher che ne detiene la proprietà fino al 1969 anno in cui, dichiarandolo improduttivo, decide la chiusura dello stabilimento di Torino.

A Torino in breve tempo al Birrificio Bosio & Caratsch si aggiunge il Birrificio Metzger. Entrambi gli edifici erano i più importanti e significativi del borgo. Già alla fine dell’Ottocento il loro livello di produzione era tale da essere premiati con la medaglia d’oro all’Esposizione dell’Industria Italiana, svoltasi a Torino nel 1898.
Una premiazione la ottenne anche la Boringhieri, una fabbrica di birra che sorse nel frattempo in quella che allora era la periferia della città.
All’Esposizione Internazionale di Torino del 1911 diversi sono i birrifici piemontesi che si contendono la medaglia d’oro, che infine viene assegnata alla Bosio & Caratsch.

BIRRIFICIO METZGER

Il Birrificio Metzger sorse nel 1862 per merito di Carlo Metzger che pubblicizzò il suo prodotto come “liquido amaro dissetantissimo e nutrichevole dal sapore speciale”. Famosissimo era lo slogan, adottato nel linguaggio comune: “Chi beve birra campa cent’anni!”.

Nel 1888 alla direzione della fabbrica succedette il figlio Francesco Giuseppe, che grazie ai suoi studi in Germania e al lungo tirocinio presso le fabbriche tedesche di birra apportò allo stabilimento di Torino importanti innovazioni, lanciando tra l’altro due nuovi tipi di birra che garantirono il successo dell’azienda: la bionda uso Pilsen e la bruna.

La Metzger ci ha lasciato uno degli esempi di architettura industriale firmato dal nome prestigioso di Pietro Fenoglio, edificio che si è conservato in quanto tutelato dal Comune di Torino.
Nel corso dei decenni la fabbrica fu continuativamente ampliata e modificata per mantenere le tecnologie di produzione al passo con i tempi; fu necessario anche qui introdurre una caldaia a vapore e un depuratore.

Nel dopoguerra l’azienda continuò la propria attività con il marchio originario fino al 1951, quando assunse la denominazione SPAM Metzger essendo stata acquisita dalla SPAM (Società per Azioni Mobiliare Industriale Cisalpina).
Il marchio Metzger scomparve dal mercato quando nel 1970 passò alla Dreher, a cui fece seguito nel 1975 la chiusura dello stabilimento di Torino.

Il marchio Metzger nel 2014 viene ceduto ad un imprenditore torinese per il rilancio del brand, e nel 2015 il birrificio artigianale Soralamà situato a Vaie, in Val di Susa (Torino), ha rimesso in commercio la birra Metzger, utilizzando marchio e ricetta originali.

DITTA BORINGHIERI & C.

La ditta Boringhieri & C. fondata da Andrea Boringhieri nel 1876 sorse in fondo a corso Vittorio Emanuele II, una zona di Torino destinata ad ospitare servizi come il foro boario, il macello e le carceri.
L’azienda in continua espansione, verso la fine degli anni Venti si dotò di un reparto Malteria all’interno dello stabilimento finalizzato alla produzione del malto d’orzo, componente essenziale insieme all’acqua per ottenere un’ottima birra. Si volle così ovviare all’importazione di malto estero, scelta in piena linea con la politica autarchica e la propaganda promossa dal fascismo di una “birra prettamente italiana”.
Uscito indenne dai bombardamenti e dalle razzie durante i due conflitti mondiali, lo stabilimento restò in funzione fino alla metà degli anni Cinquanta, quando l’azienda chiuse i battenti e l’edificio venne abbattuto per ripristinare la continuità del corso e la visuale sulle Alpi, tanto amata dai torinesi.

Alla fine degli anni Sessanta diversi marchi di birra sono stati incorporati alla Pedavena-Dreher. Nel suo affermarsi alcuni stabilimenti sono stati chiusi, altri aperti come quello pugliese di Massafra in provincia di Taranto realizzato nel 1965 allo scopo di decentrare la produzione al sud. Ora il gruppo punta ad avere un unico marchio e opta per Birra Dreher.

Nel 1974 il Gruppo Dreher viene acquisito insieme al marchio, dal Gruppo internazionale olandese Heineken. La produzione della birra Dreher rimane in Italia, sotto il controllo di Heineken Italia S.p.A. con sede amministrativa a Milano.

 

HEINEKEN

È un’azienda olandese produttrice di birra, fondata ad Amsterdam nel 1863 dove Gerard Adriaan Heineken acquistò la piccola birreria De Hooiberg, che produceva birra fin dal 1592. Grazie all’intraprendenza e alla determinazione, la famiglia Heineken nel tempo è riuscita a trasformare l’azienda nel maggiore produttore di birra in Europa.
Al gruppo Heineken ad oggi appartengono più di 130 stabilimenti in più di 65 paesi, 170 marchi di birre speciali, locali, regionali e premium internazionali.

 

BIRRA CERVISIA

La Cervisia è una birra storica italiana nata nel 1906 a Genova nella Fabbrica di Rivarolo Ligure.
“Cervisia” era il termine utilizzato dai Romani per indicare la bevanda, e fa riferimento a Cerere, divinità pagana delle messi e della fertilità e agli ingredienti utilizzati: frumento e orzo. L’eredità latina si è mantenuta fino ad oggi solo in Spagna, dove per birra si usa il termine cervesa.

La Birra Cervisia dunque, nata più di un secolo fa affonda le sue radici nella tradizione genovese. L’azienda artigianale nel 1932 cambiò ragione sociale e diventa Birra Cervisia Società Anonima.
Nel 1952, insieme alla birreria Metzger di Torino venne rilevata dalla SPAM.
Nel 1974 il marchio Birra Cervisia venne acquisito dalla Dreher S.p.A che continuò la produzione fino al 1985, anno in cui lo stabilimento chiuse definitivamente.

Il marchio Cervisia nel 2014 è stato ripreso dalla Dibevit – Import Beer Specialist del gruppo Heineken, da vent’anni leader nazionale nell’importazione e distribuzione di birre speciali provenienti da tutto il mondo.
Oggi la birra Cervisia viene proposta in tre differenti tipi dal gusto inconfondibile, una Lager e due Ale, il cui nome prende ispirazione dalla vita marinara genovese.

Ale – Termine con cui i britannici definiscono la birra tradizionale. Identifica birre ad alta fermentazione (per quelle a bassa fermentazione si usa il termine Lager), sono di moderato contenuto alcolico e di poca schiuma, da bere a temperatura di cantina.
Dal sapore dolce e dal corpo pieno e fruttato, per la maggior parte contengono erbe o spezie, solitamente luppolo o balsamita (pianta erbacea con uno spiccato profumo simile alla menta) al fine di conferire un aroma amarognolo che bilanci la dolcezza del malto.
Le Ale sono tradizionalmente molto comuni anche in Irlanda e Belgio, in maniera minore anche in Germania, negli Stati Uniti e nelle province orientali del Canada.

Pale ale – è uno stile di birra originario della Gran Bretagna prodotta con un lievito ad alta fermentazione e prevalentemente con malto chiaro, che dona un colore più chiaro alla birra. È uno dei principali stili di birra del mondo.
Il termine Pale ale è stato utilizzato a partire dal 1703 per le birre a base di malti tostati a carbone, metodo che ha prodotto un colore più chiaro rispetto alle altre birre popolari in quel periodo.
Alla famiglia Pale Ale appartengono diversi tipi di birra con una vasta gamma di gusti e di gradazioni alcoliche che variano in base alle tecniche di produzione e a differenti livelli di luppolo.

 

BIRRERIA ZIMMERMANN

Nel 1837 Anton Zimmermann fondò ad Aosta la Brasserie Zimmermann producendo una birra con il sistema bavarese e utilizzando principalmente l’orzo coltivato nella vicina valle del Gran San Bernardo; la birreria conobbe un immediato successo tra gli abitanti e i turisti della zona.
Alla morte di Zimmermann, nel 1873 la società passò al nipote Antonio Thedy, il quale ampliando ed ammodernando gli impianti diversificò la produzione con una birra bionda tipo Pilsener e una scura tipo Monaco.

Allo scoppio del primo conflitto mondiale la brasserie cambiò ragione sociale, assumendo il nome di Birra Aosta di Matilde Vincent & C.
Nel 1924 potè usufruire di una piccola centrale idroelettrica posta sul torrente Buthier e l’anno successivo Antonio Thedy lasciò la direzione dell’azienda al cognato Corrado Vincent, che si trovò costretto nello stesso anno a dover ricostruire una parte della fabbrica distrutta da un incendio, innovandola anche dal punto di vista tecnologico e della distribuzione espandendo ancor più l’azienda.
Nel 1935 viene acquisita la Fonte Vittoria a Dolonne, una frazione di Courmayeur, e uno stabile per l’imbottigliamento dell’acqua, mentre ad Aosta viene avviata la produzione del ghiaccio.

Birra Aosta nel 1936 venne affidata al figlio Roberto Vincent. Durante i difficili anni del secondo conflitto mondiale l’azienda lanciò un nuovo prodotto: il Caffè Malto Zimmermann, un surrogato del caffè che riscontrò un buon successo.
Dopo la morte di Roberto, gli eredi nel 1965 decisero di cedere la Birra Aosta S.a.S al Gruppo siciliano dei Faranda con la garanzia di mantenere in loco la produzione.

Nel 1966 viene costituita la SIB S.p.A (Società Internazionale Birraia) di Aosta, con lo scopo di ampliare la produzione costruendo un nuovo stabilimento a Pollein vicino ad Aosta che viene inaugurato nel 1973.
Fa seguito un’intesa commerciale con la Henninger Bräu di Francoforte di cui la SIB S.p.A. è licenziataria, lo stabilimento continua ad espandersi e la produzione della birra ad aumentare.

Nel 1989 il birrificio di Pollein, che rappresenta l’apice di una lunga storia di famiglie di grandi mastri birrai, entra a far parte del Gruppo Heineken.

BIRRA MESSINA

È uno dei marchi storici della produzione di birra in Sicilia. La fabbrica di birra venne fondata a Messina nel 1923 dalla famiglia Lo Presti-Faranda.

L’idea venne a Francesco Faranda, un imprenditore messinese, ampliando un piccolo impianto fondato da uno zio negli anni successivi al terremoto del 1908 che rase al suolo Messina decimando la popolazione e azzerando le attività produttive.
Inizialmente nata come Birra Trinacria (dal Regno di Trinacria nato nel 1282 in seguito ai Vespri siciliani, moti di ribellione contro gli Angioini, dominatori francesi dell’isola), successivamente assunse il nome di Messina, birra di Sicilia che conquistò il mercato siciliano, imponendosi poi anche in quello calabro.
Nel 1952 venne costituita la NBM S.p.A. (Nuova Birra Messina) che nel 1965 rileva la SIB S.p.A di Aosta. Alla famiglia Faranda fa capo anche la SIBAM, una piccola impresa siciliana di acque minerali con il marchio Fontalba, una fonte situata nei monti Nebrodi, in Sicilia.

Sul finire del Novecento, in Europa sono in corso ristrutturazioni, acquisizioni, alleanze nel settore alimentare.
Nel 1989 avviene una fusione tra la NBM + SIB della famiglia Faranda con la Dreher gestita da Heineken Italia S.p.A. di Milano, acquisendo stabilimento e marchio della Birra Messina, che rimane sul mercato.
Gradualmente la produzione viene spostata in altri impianti del Gruppo, trasferendola nel 1999 a Massafra in Puglia, mentre a Messina rimane l’impianto di imbottigliamento per il mercato siciliano.
Nel 2007 viene annunciata la definitiva chiusura dello stabilimento messinese e il trasferimento delle unità lavorative presso altre sedi sparse nel territorio nazionale.

Dopo lunghe trattative, lo stabilimento messinese con gli operai viene rilevato dalla società Triscele s.r.l. della famiglia Faranda, che nel 2008 ritorna alla guida dell’azienda con un piano industriale sostenuto dai dipendenti, che accettano di trasferire il TFR (Trattamento di Fine Rapporto) dalle casse di Heineken a quelle della società subentrante. La Triscele non potendo produrre con il marchio Birra Messina in mano alla Heineken, immette sul mercato due nuove etichette: la “Patruni e sutta” e la “Birra del sole”, nomi che trovano riferimento nella storia della fondazione del 1923.

Nel 2010 la Confconsumatori di Messina presenta un ricorso all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato contro la Heineken per “messaggi considerati ingannevoli”: per una birra prodotta in Puglia l’uso del Triscele, simbolo antico dell’isola (nell’immagine a sinistra), delle diciture ‘antica ricetta’ e ‘dal 1923’ in etichetta, ormai non hanno più nulla a che fare con il prodotto originario siciliano e vengono successivamente rimossi.

La società Triscele s.r.l. incontra una serie di difficoltà e impedimenti e nel 2011 annuncia la chiusura degli stabilimenti. A nulla valgono gli sforzi e la disponibilità dei lavoratori per salvare l’azienda, tra l’altro una grossa speculazione edilizia è in atto sull’area in cui sorge il birrificio, per la quale è stato avviato un cambio d’uso per trasformarla in zona residenziale e un parco.

Un gruppo di ex operai della Triscele, forti della propria professionalità in campo birraio, non si arrendono e con coraggio si rimboccano le maniche e si lanciano in un progetto ambizioso. Costituiscono la Cooperativa Birrificio Messina e spostano la produzione nella zona artigianale di Larderia riavviando la produzione della birra a Messina. Realizzano così il loro sogno, che culmina con l’inaugurazione del birrificio nel mese di luglio 2016 presentando due nuovi prodotti: la Birra dello Stretto e la DOC 15.
La speranza di molti sarebbe quello di riportare lo storico marchio Birra Messina in Sicilia, ma ciò è subordinato alle decisioni della Heineken, che ne detiene tuttora la proprietà.

BIRRIFICI SARDI

A Macomer (Nuoro) agli inizi degli anni Sessanta del secolo scorso venne avviata una fabbrica di birra da un gruppo di imprenditori macomeresi, con la produzione su licenza danese della birra Thor.
Nei primi anni Settanta essi cedettero lo stabilimento al gruppo Dreher, che poi passò sotto alla multinazionale olandese Heineken.
A Macomer la disponibilità d’acqua era scarsa, specie nei mesi caldi, un problema a cui a quel tempo non si trovò soluzione.
Nel frattempo Heineken intenzionata ad espandersi decise di acquisire nel 1986 una seconda fabbrica di birra: la Ichnusa.

BIRRA ICHNUSA

La Ichnusa (nome in greco antico della Sardegna) fu fondata a Cagliari nel 1912 da Amsicora Capra.  La produzione della birra venne sospesa durante la Seconda Guerra Mondiale, per poi riprendere alla grande, tanto che nel 1967 l’azienda fu potenziata con un nuovo stabilimento, il primo in Italia ad avere serbatoi di fermentazione verticali cilindrico/conici, con sede ad Assemini alle porte di Cagliari, una zona particolarmente ricca di falde acquifere.

Una volta acquisita dalla Heineken, tutta la produzione della birra venne trasferita a Assemini, mentre l’imbottigliamento continuò a Macomer, dove si sarebbe concentrato il polo delle bibite.
Nel 1990 a Macomer venne avviata la produzione dell’acqua minerale Funte Fria, ma alla Heineken subentrò la Sarbe srl, nata per iniziativa di alcuni imprenditori del nord Italia, produzione che nel 2011 cessò e lo stabilimento venne chiuso.

La birra Ichnusa è una birra lager tra i cui ingredienti è presente il mais. Il marchio è proprietà della Heineken e viene prodotta ancora oggi a Cagliari per quanto riguarda le bottiglie, e a Pollein in Valle d’Aosta per le lattine.
Una versione Speciale, leggermente più alcolica della versione tradizionale, ha tra gli ingredienti una selezione di diversi luppoli; più di recente produzione è la Ichnusa Cruda, birra lager non pastorizzata.

Birre e birrifici – parte 2

 

 

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