Il Risorgimento e le Guerre d’Indipendenza italiane

In Europa, con un processo che fu definito di Restaurazione si ristabilì l’Ancien Régime (Antico Regime) riportando il potere nelle mani dei sovrani assoluti europei precedenti al periodo napoleonico. Essi convocato nel 1814 il Congresso di Vienna, ridisegnarono i confini europei (gli Imperi di Austria e Russia e i Regni di Prussia e Gran Bretagna) e tentarono di soffocare le idee nate durante la Rivoluzione francese.
Ciò favorì l’insorgere di forti ideali patriottici nella frammentata penisola italica  e un desiderio di unità che portarono alla nascita della Carboneria.

Fu un periodo che coincise con il Romanticismo da un punto di vista letterario, e dell’idealismo da un punto di vista filosofico, e portò a una nuova concezione della storia, non più basata sulla ragione come per gli illuministi, i cui alti e nobili fini s’infransero dinanzi alla realtà storica. Si mirava invece alla realizzazione di un’Europa al di sopra delle singole nazioni, e ciò determinò la ribellione dei singoli popoli proprio in nome del loro sentimento di nazionalità.

Sulla spinta degli ideali romantici, nazionalisti e patriottici per una rinascita italiana, prese corpo il Risorgimento: un movimento culturale, politico e sociale che mirava al raggiungimento di un’identità unitaria, la quale pur affondando le sue radici antiche nel periodo romano, aveva subito un brusco arresto in seguito dell’invasione longobarda.

Episodi cardine del Risorgimento sono stati tre conflitti, che ebbero come esito l’unificazione dell’Italia, obiettivo della politica del Regno di Sardegna, guidato dal primo ministro Camillo Benso conte di Cavour e dei vari movimenti e gruppi,fra cui quelli ispirati da Giuseppe Mazzini.


LE GUERRE D’INDIPENDENZA ITALIANE


Giuseppe Mazzini – fin dalla sua giovinezza si distinse per il carattere ribelle nei confronti dei regolamenti di stampo religioso, la sua passione per la letteratura, insieme a quella per la musica lo accompagnarono per tutta la vita. Fu nel 1921 con i moti insurrezionali in Piemonte, che miravano ad ottenere una Costituzione e l’indipendenza dal dominio austriaco, che si profilò l’idea che si poteva e si doveva lottare per la libertà della Patria. Entrò così a far parte della Carboneria.

Le teorie di Giuseppe Mazzini furono di grande importanza per l’affermazione della democrazia attraverso la forma repubblicana dello Stato.
Egli nel 1831 fondò, seguendo i principi di libertà, indipendenza e unità, un nuovo movimento politico chiamato Giovine Italia, che si disgregò in seguito a una forte repressione. Mazzini espulso dalla Francia fondò quindi la Giovine Europa (1834) un’associazione politica internazionale finalizzata a promuovere l’indipendenza e l’emancipazione dei popoli dalla sudditanza ai regimi assoluti, con una visione di un’Europa libera ed unita. Fu sciolta nel 1848 dallo stesso Mazzini.
Nel 1853 fonda il Partito d’Azione che va a nutrire le radici politiche, culturali ed ideali del Risorgimento; tra i suoi obiettivi politici: le elezioni a suffragio universale, la libertà di stampa e di pensiero, la responsabilizzazione dei governi davanti al popolo. Sciolto nel 1867, da esso prendono origine i nuclei del Partito Radicale Storico e del Partito Repubblicano Italiano.


Prima guerra d’Indipendenza (1848-1849)


Ebbe origine nel 1848 da una serie di moti rivoluzionari che cominciarono a gennaio con la rivoluzione siciliana contro il potere borbonico. Le rivolte divamparono anche nell’Impero austriaco dove Milano (durante le Cinque giornate) e Venezia (che proclamò la Repubblica di San Marco), si ribellarono al potere degli Asburgo.

Il re di Sardegna Carlo Alberto di Savoia dichiarò quindi guerra all’Austria ponendosi a capo di una coalizione  a cui aderirono Pio IX con lo Stato Pontificio, Ferdinando II re delle Due Sicilie e Leopoldo II granduca di Toscana. Nonostante due sconfitte, una a Pastrengo e l’altra a Goito, gli austriaci riuscirono a riorganizzarsi e a lanciare una pesante controffensiva che sconfisse i sardo-piemontesi a Custoza, vicino Verona.
Un anno dopo Carlo Alberto riprese la guerra ma subì una tremenda sconfitta a Novara, la sera stessa abdicò in favore del figlio Vittorio Emanuele II.


Camillo Benso, conte di Cavour – fu un sostenitore delle idee liberali, del progresso civile ed economico, dell’anticlericalismo, dei movimenti nazionali e dell’espansionismo del Regno di Sardegna a discapito dell’Austria e degli stati italiani preunitari.
In economia promosse il libero scambio, i grandi investimenti industriali (soprattutto in campo ferroviario) e la cooperazione fra pubblico e privato.
In politica sostenne la promulgazione e la difesa dello Statuto albertino emanato da Carlo Alberto di Savoia il 4 marzo 1848 quale «legge fondamentale, perpetua ed irrevocabile della Monarchia», la Costituzione adottata dal Regno sardo-piemontese che diventò nel 1861 la carta fondamentale della nuova Italia unita.

Capo della cosiddetta Destra storica, siglò un accordo (Connubio) con la Sinistra di Urbano Rattazzi, con la quale realizzò riforme senza l’appoggio delle ali estreme del Parlamento. Contrastò apertamente le idee repubblicane di Giuseppe Mazzini e spesso si trovò in urto con Giuseppe Garibaldi, della cui azione temeva il potenziale rivoluzionario. Benché non avesse un disegno preordinato di unità nazionale, riuscì con successo a gestire gli eventi che portarono alla formazione del Regno d’Italia.


Seconda guerra d’Indipendenza (1859)


Dopo aver firmato un accordo di mutua assistenza in caso di guerra con Napoleone III (Patti di Plombières, 1858), Camillo Benso mise in atto una serie di stratagemmi che indussero l’Austria a dichiarare guerra al Regno di Sardegna. Gli eserciti franco-sardo-piemontesi guidati da Napoleone III sconfissero gli Austriaci nelle battaglie di Magenta, di Solferino e San Martino che si conclusero nel 1859 con l’armistizio di Villafranca.
Secondo gli accordi presi, la Francia potè acquisire la Savoia e Nizza, mentre al Regno di Sardegna furono annessi la Lombardia, l’Emilia, e il Granducato di Toscana, ma Venezia rimase sotto il dominio austriaco.

Ciò segnò l’inizio del declino del sistema di ingerenze politiche dell’Austria in Italia stabilito con il Congresso di Vienna, durante il quale le grandi potenze e i piccoli stati europei si riunirono con lo scopo di rimettere ordine in Europa dopo 25 anni di guerre causate prima dalla rivoluzione francese e poi da Napoleone Bonaparte.
Il Regno di Sardegna però ambiva ad annettere anche i territori del meridione, così Giuseppe Garibaldi nel 1860 con i Cacciatori delle Alpi, la brigata di volontari al suo comando già confluita nell’esercito piemontese, e le Camicie rosse salparono da Quarto, vicino a Genova.

Ebbe così inizio la Spedizione dei Mille che portò nel 1861 alla nascita dello Stato italiano con Torino capitale, il parlamento nazionale proclamò così Vittorio Emanuele II Re d’Italia.


Giuseppe Garibaldi – noto come Eroe dei due mondi per le sue imprese militari compiute sia in Europa, sia in America Meridionale, è uno dei personaggi storici italiani più celebri al mondo. È considerato il principale eroe nazionale italiano.

Garibaldi nacque a Nizza, città italiana fin dal Medioevo, fu conquistata dall’esercito rivoluzionario francese e quindi annessa insieme ad altre province liguri all’Impero nel periodo Napoleonico. Per questo alla sua nascita (1807) fu registrato come cittadino francese.
Con il Congresso di Vienna, Nizza fu restituita al Regno di Sardegna, per ritornare alla Francia in seguito agli Accordi di Plombières.

Fin dalla giovinezza Garibaldi dimostra, e s’impone, la sua vocazione marinara ed è nel girovagare che avviene la sua formazione.
È a Costantinopoli, luogo di esilio per tanti politici dall’Europa e percorso esso stesso da fremiti di autonomia e di libertà, che Garibaldi incontra un patriota mazziniano che lo sensibilizzerà alla causa dell’unità d’Italia. Le tesi di Giuseppe Mazzini sembrarono a Garibaldi la diretta conseguenza delle idee di Barrault e del Sansimonismo, ed egli vide nella lotta per l’Unità d’Italia il momento iniziale della redenzione di tutti i popoli oppressi. Quel viaggio cambiò la sua vita.

Garibaldi appartenne alla Massoneria 33º grado del Grande Oriente d’Italia (ricoprì anche brevemente la carica di Gran Maestro) era anticlericale, e fu autore di numerosi scritti e pubblicazioni, prevalentemente di memorialistica e politica, ma anche romanzi e poesie.


Terza guerra d’Indipendenza (1866)


Due questioni rimanevano irrisolte sul piano dell’unificazione nazionale:
– il Veneto ancora sotto il dominio austriaco, e
– Roma con tutto il Lazio sotto il potere temporale della Chiesa.

Per quanto riguarda la Questione romana nel 1864 Napoleone III, in quanto protettore dello Stato Pontificio e al contempo, il principale alleato e protettore del giovane Regno d’Italia, s’impegnò a sgombrare Roma dalle sue truppe in cambio dell’impegno degli italiani a rispettare l’integrità territoriale dello Stato Pontificio e a desistere dall’idea di trasferire la capitale del Regno a Roma, che da Torino fu invece spostata a Firenze.

Per quanto riguarda il Veneto nel 1866 l’Italia si alleò con la Prussia, stato che faceva parte dell’Impero tedesco, contro l’Austria nel tentativo comune di eliminare la supremazia austriaca sulle rispettive nazioni.
L’esercito italiano fu sconfitto, ma grazie alla vittoria di quello prussiano e all’intervento diplomatico francese, il Veneto fu ceduto alla Francia che lo avrebbe consegnato a Vittorio Emanuele, previo il consenso delle popolazioni debitamente consultate con un plebiscito, che confermò l’annessione del Veneto al Regno d’Italia.

 

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