CIVITA – Bagnoregio, Viterbo

Civita di Bagnoregio è chiamata “la città che muore”, questo non solo perchè la progressiva erosione della collina rischia di far scomparire la frazione, ma anche perchè è isolata e si può raggiungere solo tramite un ponte pedonale. Attualmente i suoi abitanti sono meno di una decina.

Civita è una frazione del comune di Bagnoregio, in provincia di Viterbo, nel Lazio e fa parte dei borghi più belli d’Italia. Fondata 2500 anni fa dagli Etruschi, sorgeva su una delle più antiche vie d’Italia, che collegava la valle del Tevere ad est (allora grande via di navigazione dell’Italia Centrale) al Lago di Bolsena ad ovest, il lago di origine vulcanica più grande d’Europa.

 

GLI ESTRUSCHI

Gli Etruschi furono un popolo dell’Italia antica affermatosi in un’area denominata Etruria, corrispondente all’incirca alla Toscana, Umbria e Lazio settentrionale. Successivamente si espansero a nord nella zona padana (attuali Emilia-Romagna, parte della Lombardia e del Veneto) e a sud fino in Campania.

Si fusero in seguito con i Latini, i cui villaggi sorgevano sui colli lungo il basso corso del Tevere, andando così a formare un’unica città: Roma, che nei secoli seguenti estese il suo dominio dapprima sull’intera Italia, poi in tutto il bacino del Mediterraneo.

Dai primi villaggi, gli etruschi si organizzarono in città-stato che a differenza di altri insediamenti italici non erano disposte a caso, ma seguivano una logica economica o strategica ben precisa. Essi si riconoscevano in una federazione di 12 popoli, ogni città-stato era autonoma, cioè indipendente, ma erano accomunate tra loro dalla stessa lingua e religione.
Fu proprio la loro mancanza di unità la causa della loro decadenza: le città del Nord furono conquistate dai Celti, quelle del Sud furono conquistate dai coloni della Magna Grecia e dai Sanniti e quelle del centro caddero una dopo l’altra sotto il dominio di una nuova potenza che stava cominciando ad affermarsi nel Lazio: Roma.
La civiltà etrusca ebbe una profonda influenza sulla civiltà romana fondendosi con essa. Sotto la dinastia etrusca dei Tarquini (ultimi re di Roma) furono intraprese grandi opere pubbliche, tra cui acquedotti, mura cittadine, sistemi fognari e immensi templi, come quello dedicato a Giove, Giunone e Minerva sul Campidoglio.

 

LA STORIA

Anticamente è conosciuta con il nome di Bagnorea, probabilmente  in riferimento alla presenza di acque termali. La leggenda racconta che Desiderio, re dei Longobardi e Re d’italia dal 756 al 774  sarebbe guarito da una grave malattia  proprio grazie alle acque termali che scaturivano nei pressi della località. Con il crollo dell’Impero Romano, Bagnoregio cadde infatti sotto il dominio dei Visigoti, Goti, Bizantini, Longobardi e Franchi con Carlo Magno che la consegnò al potere temporale dei Papi. Dopo la conquista franca una serie di signorotti feudali si alternarono al potere: tra questi i Monaldeschi che divennero più tardi signori di Orvieto.

Nel XII secolo Bagnoregio diventa libero Comune e conosce un periodo di prosperità e vivacità culturale. Pur attratto nell’orbita della vicina e potente Orvieto, riesce ugualmente a mantenere una relativa autonomia.

Nel 1221 la città dà i natali a San Bonaventura, nome assunto da Giovanni Fidanza al momento del suo ingresso nell’Ordine francescano, del quale è considerato uno dei padri fondatori, e la cui predicazione si diffuse nel Duecento. Proclamato dottore della Chiesa, la sua visione filosofica partiva dal presupposto che ogni conoscenza derivi dai sensi: l’anima conosce Dio e se stessa senza l’aiuto dei sensi esterni.
La cittadina si trovò ad affrontare un’epidemia di peste nel 1348, (narrata da Boccaccio nel Decameron) che la ridusse ombra di se stessa: si racconta che in una sola giornata si contarono più di 500 morti.

Il tentativo dei Monaldeschi di ridurre nuovamente Bagnoregio a feudo portò la popolazione in rivolta, divenendo poi dipendente dallo Stato Pontificio. Nel 1494 i bagnoresi si opposero all’entrata in città di Carlo VIII diretto con il suo esercito verso il Regno di Napoli. Suo desiderio recondito era quello disporre di una base per una Crociata contro gli arabi per la riconquista  della Terra Santa.

 

GUERRE D’ITALIA

Carlo VIII, Re di Francia della dinastia dei Valois, rivendicava il diritto al trono di Napoli in quanto discendente di Maria d’Angiò (1404-1463), sua nonna paterna. Assicuratasi la neutralità delle maggiori potenze europee con una serie di concessioni territoriali e finanziarie e favorito per diverse ragioni dagli stessi Stati italiani, Carlo VIII conquistò Napoli, scatenando un vero e proprio terremoto politico in tutta la penisola.

Ciò diede inizio alle Guerre d’Italia (1494-1559) una serie di otto conflitti aventi come obiettivo finale la supremazia in Europa. Combattute inizialmente sul suolo italiano, le guerre locali divennero in breve tempo di scala europea, coinvolgendo oltre alla Francia, soprattutto la Spagna e il Sacro Romano Impero. Alla fine fu la Spagna ad affermarsi come la principale potenza continentale, ponendo gran parte della penisola italiana sotto la sua dominazione.

 

All’atto eroico non corrispose tuttavia alcuna riconoscenza da parte del Papa Alessandro VI Borgia, che due anni dopo assesta un duro colpo al fiero sentimento di libertà comunale istituendo il regime dei cardinali-governatori, che sarebbe durato fino al 1612, anno in cui Bagnoregio passa sotto il controllo della Delegazione Apostolica di Viterbo.

 

Nel 1695 un primo terremoto recò ingenti danni all’abitato di Civita, già messo a dura prova dall’opera distruttiva dell’erosione, un fenomeno importante fin dall’epoca degli Etruschi, i quali dovettero far fronte ai problemi di sismicità e di instabilità dell’area, che nel 280 a.C. si concretarono in scosse telluriche e smottamenti. Con l’arrivo dei romani nel 265 a.C., furono riprese le imponenti opere di canalizzazione delle acque piovane e di contenimento dei torrenti avviate dagli etruschi, ma dopo di loro queste furono trascurate ed il territorio ebbe un rapido degrado che portò, infine, all’abbandono della Civita.

Un secondo terremoto nel 1794 fa crollare lo stretto ponte naturale che collega Civita alla borgata esterna della Rota. A quel punto la maggior parte degli abitanti abbandona il colle e si stabilisce alla Rota, la contrada sorta nel XIII sec. e che oggi costituisce il centro storico di Bagnoregio.

Nel 1867 avviene il primo violento scontro tra le milizie pontificie e i volontari garibaldini passato alla storia come “la battaglia di Bagnorea”. Nel 1870 Bagnoregio entra a far parte del Regno d’Italia.

All’antico abitato di Civita si accedeva mediante cinque porte, mentre oggi la porta detta di Santa Maria o della Cava, costituisce l’unico accesso al paese. La struttura urbanistica dell’intero abitato è di origine etrusca, costituita da cardi (vie che corrono in direzione nord-sud) e decumani (vie che corrono in direzione est-ovest) secondo l’uso etrusco e poi romano, mentre l’intero rivestimento architettonico risulta medioevale e rinascimentale.

Numerose sono le testimonianze della fase etrusca di Civita, specialmente nella zona detta di San Francesco vecchio, nella cui rupe sottostante il belvedere, è stata ritrovata una piccola necropoli etrusca. Anche la grotta di San Bonaventura, nella quale si dice che San Francesco risanò il piccolo Giovanni Fidanza, che divenne poi San Bonaventura, è in realtà una tomba a camera etrusca.
Di particolare suggestione è il cosiddetto “Bucaione“, un profondo tunnel che incide la parte più bassa dell’abitato, e che permette l’accesso, direttamente dal paese, alla Valle dei Calanchi.
Gli etruschi fecero di Civita una fiorente città, favorita dalla posizione strategica per il commercio, grazie alla vicinanza con le più importanti vie di comunicazione del tempo.


Grotta di San Bonaventura

In passato erano inoltre visibili molte tombe a camera, scavate alla base della rupe di Civita e delle altre pareti di tufo limitrofe che purtroppo furono in gran parte fagocitate, nei secoli, dalle innumerevoli frane.
All’interno del borgo rimangono varie case medievali, la chiesa di San Donato, che si affaccia sulla piazza principale e dove al suo interno è custodito il S.S. Crocefisso ligneo, il Palazzo Vescovile, un mulino del XVI secolo, la casa natale di San Bonaventura e la porta di Santa Maria, con due leoni che tengono tra le zampe una testa umana, a ricordo di una rivolta popolare degli abitanti di Civita contro la famiglia orvietana dei Monaldeschi.

Molte leggende ed eventi sono legati a questi luoghi. Nel periodo natalizio vi si tiene un presepe vivente,  le vicende di Maria e Giuseppe vengono rappresentate lungo le vie medioevali.

Il secolare Palio della Tonna (“tonda” nel dialetto locale) anima il borgo di Civita durante la prima domenica di giugno, festa patronale di Maria SS. Liberatrice e la seconda domenica di settembre, festa patronale del SS. Crocifisso. Nella piazza principale si sfidano i componenti delle varie contrade di Civita  a dorso di un asino, sostenuti dal tifo degli abitanti.

L’ultima settimana di luglio e la prima di agosto si tiene il Tuscia in Jazz Festival con concerti, seminari e jam session. I migliori nomi del Jazz mondiale si ritrovano insieme a centinaia di studenti provenienti da tutto il mondo nella splendida cornice di Civita di Bagnoregio ogni primo sabato di agosto per la Notte in Jazz, unica notte in bianco dedicata al jazz in Italia.

La leggenda del crocifisso di legno

Mentre una terribile epidemia di peste colpiva nell’anno 1449 tutto il territorio di Bagnoregio, una pia donna soleva recarsi a pregare ogni giorno al cospetto della venerata immagine affinchè l’epidemia potesse aver fine.  Un giorno, mentre la donna pregava “il Cristo”, udì una voce che la rassicurava e la avvertiva che il Signore avrebbe esaudito le sue preghiere e  la pestilenza presto avrebbe avuto fine. Ciò che era stato rivelato avvenne qualche giorno dopo, in concomitanza con la morte della pia donna.
Ogni anno durante il Venerdì Santo nella Chiesa di San Donato  avviene una commovente cerimonia durante la quale  il S.S. Crocifisso  viene portato in processione da Civita a Bagnoregio.


Ricerca eseguita in collaborazione con Victoria

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