La Pasqua

La celebrazione della Pasqua è la massima festività della liturgia cristiana, nella quale viene rappresentato il mistero della Resurrezione di Gesù Cristo.

LA SETTIMANA SANTA

Seduto su di un puledro d’asina, entrò a Gerusalemme, mentre la folla gli veniva incontro con rami di palma nelle mani presa da agitazione diceva: «Chi è costui?»
E la folla rispondeva: «Questi è il profeta Gesù, da Nàzaret di Galilea».
Gesù rimase raccolto e silenzioso.

Con la Domenica delle Palme ha inizio la Settimana Santa. Non termina tuttavia la Quaresima, che continua fino alla celebrazione dell’ora nona del Giovedì Santo.

I rami di palma e di ulivo benedetti vengono portati a casa e conservati in un luogo visibile della casa.
In alcune zone d’Italia è tradizione intrecciare le foglie di palma dando origine a decorazioni come i parmureli di Bordighera e Sanremo, che vengono regalate o scambiate in segno di pace.
Nelle zone d’Europa in cui non cresce l’ulivo, i rametti sono sostituiti da fiori e foglie intrecciate.

TRIDUO PASQUALE

I giorni del Triduo Pasquale sono i giorni più importanti nel calendario liturgico della Chiesa e sono i giorni più ricchi di significato per la fede cattolica.

Il Triduo Pasquale inizia il Giovedì Santo.
Il mattino con la messa Crismale, ogni Vescovo con i sacerdoti della diocesi consacra il sacro Crisma, olio usato per il Battesimo e per la Cresima e l’olio per i catecumeni e gli infermi.

Alla sera viene invece celebrata la messa in Coena Domini (che significa Cena del Signore). Durante questa celebrazione vengono ricordati due gesti molto importanti compiuti da Gesù durante l’Ultima Cena:

la lavanda dei piedi: Gesù con umiltà lava i piedi ai suoi amici, i discepoli. Insegna così che tutti dobbiamo servire il prossimo;

l’ultima cena: Gesù cena per l’ultima volta con i suoi amici consacrando il pane e il vino e dice agli apostoli: “Fate questo in memoria di me”.

Ultima cena (Cenacolo vinciano) di Leonardo da Vinci
Convento Santa Maria delle Grazie – Milano

Da questo momento fino alla Veglia Pasquale non viene più celebrata la messa.

Il Venerdì Santo si ripercorrono gli ultimi momenti della vita di Gesù, dall’Orto degli Ulivi e il suo arresto fino alla sua morte deposto nel sepolcro, attraverso la lettura della Passione secondo l’apostolo Giovanni e la Via Crucis.
Da quel momento in poi c’è silenzio, tutto tace. La chiesa è spoglia e gli altari “nudi”, senza tovaglia. Non c’è più la presenza di Gesù nel tabernacolo.
Viene posta una grande croce e davanti ad essa i fedeli possono sostare in preghiera e in meditazione personale.


Salita al Calvario di Giotto
Cappella degli Scrovegni – Padova

Il Sabato Santo viene tolta la croce, è un giorno dedicato alla preghiera e al perdono dei peccati.
La sera c’è la Veglia Pasquale, celebrazione ricca di simboli che ci porta all’annuncio della risurrezione di Gesù.

La Liturgia della Luce: la chiesa è al buio e all’esterno c’è un fuoco, a cui si accende il Cero Pasquale. Poi i fedeli con una candela accesa entrano in chiesa in processione. La chiesa si illumina della luce delle candele, si accendono le luci e si annuncia la risurrezione di Gesù.
Nel linguaggio universale la luce è simbolo spontaneo della vita, della verità e dell’amore.

La Liturgia della Parola: 7 letture tratte dall’Antico Testamento su eventi e promesse, dono e mèta da perseguire continuamente. A queste si aggiungono la lettera di S. Paolo ai Romani e il brano di Vangelo.

La benedizione dell’acqua: l’acqua è viva, è sorgente di vita. Si rinnovano le promesse battesimali e l’aspersione dei fedeli.

Gesù è risorto!

L’EVENTO

State pronti – vigilate –
perché il Figlio dell’uomo verrà
(Mt 24,44)

 

Il fascino dell’attesa anima il cuore,
risveglia il senso del tempo
che scorre verso la speranza
di un mondo ancora da costruire.

La nostra civiltà addormentata
non prepara il futuro: non possiede
il tempo e la storia, ma solo se stessa,
tutta intenta ad edificarsi il regno.

Chi sa trasformare la spada in vomero
e la lancia in falce e mietere
il grano della sudata speranza,
offrendo se stesso come pane?

Sorge un’alba nuova che dà respiro
all’anima appesantita da un vagare
senza mete e disabituata agli accadimenti
di verità, di giustizia e di pace.

Annuncia il destino eterno di ogni uomo,
illumina il volto, schiarisce la speranza,
risana le ferite del cuore che attende
un’alba nuova per amare ancora.

Tratta dalla poesia di padre Benedetto Tosolini (2013)

La Pasqua nelle varie culture

PASQUA CRISTIANO-ORTODOSSA

La data della Pasqua ortodossa non coincide con quella della Pasqua cattolica, dato che la chiesa ortodossa segue il calendario giuliano e non quello gregoriano, anche se a volte le due festività cadono nello stesso giorno.
La Pasqua ortodossa cade la domenica che segue la prima luna nuova dall’equinozio di primavera.
Per la chiesa ortodossa è la festa più importante, che si trascorre in famiglia e con gli amici, mentre durante l’intera Settimana santa si hanno celebrazioni speciali.


Foto di Νίκος Βασιλειάδης da Pixabay

In Grecia il Sabato Santo si tiene la processione, poi la messa di mezzanotte, durante la quale il sacerdote (pope) bussa tre volte alla porta maggiore della chiesa e annuncia la resurrezione di Cristo. Si canta un inno alla resurrezione e si lanciano foglie d’alloro. I fedeli tengono in mano delle candele che devono portare accese fino a casa.

La domenica di Pasqua si celebra con un pranzo in famiglia in uno spazio verde, in giardino o in un prato, si mangia l’agnello alla barbecue e si festeggia con canti e balli.

In Grecia è usanza mangiare le uova dipinte di rosso, dopo averle battute con l’uovo del vicino e aver pronunciato delle frasi rituali senza che l’uovo si rompa.

Negli ex paesi sovietici il venerdì santo si fa benedire in chiesa il dolce tipico di Pasqua, il Pashk, molto simile al nostro panettone, dal sapore di anice ma senza canditi e uvetta.

Anche in Romania, il Sabato Santo si tiene la processione, poi la messa di mezzanotte, con le stesse usanze, incluse le candele, che devono essere portate a casa, senza farle spegnere.

Poi, la Domenica di Pasqua si celebra con un pranzo in famiglia, ma non obbligatorio in uno spazio verde; il pranzo include le uova dipinte di rosso, ma anche di altri colori, come verde, blu, giallo, oppure dipinte, sempre artigianale, con diversi modelli; oltre le uova, il panettone fatto in casa (molto simile a quello italiano,con il cacao e noci), fa parte del pranzo di Pasqua, il vino rosso e l’agnello arrosto.
Esiste anche l’usanza di scontrare le uova, pronunciando le frasi rituali, senza che l’uovo si rompa.

La celebrazione della passione, morte e resurrezione di Gesù Cristo è dunque il nucleo della fede cristiana, poiché sancisce, in un certo senso, l’entrata di Dio nella storia.

Secondo i fedeli la Pasqua è anche di più.

Il fatto che il Signore decise di riportare in vita Gesù, ingiustamente ucciso, per i fedeli significa che Dio approvò le scelte di vita di Cristo. Ossia l’aiuto ai poveri, la solidarietà, la fraternità e l’amore per gli altri, tanto da sacrificare la propria vita per questi ideali.

PASQUA EBRAICA

Significato della parola Pesach

La parola “Pasqua” in ebraico Pesach deriva del verbo ebraico Pasoah che significa “passare oltre”, e si riferisce all’episodio della decima piaga d’Egitto in cui l’angelo della morte, durante la notte si fermò nelle case degli egiziani colpendone tutti i primogeniti, ma “passò oltre” le case degli ebrei che sugli stipiti in segno di riconoscimento avevano spruzzato del sangue dell’agnello sacrificale. (Antico Testamento)

La Pesach

Gli ebrei festeggiano la Pasqua per commemorare la liberazione del popolo ebraico dalla schiavitù in Egitto operato da Dio.
Dopo 430 anni di schiavitù il Faraone fu costretto, infine, a dare agli ebrei il permesso di lasciare l’Egitto.

I figli di Israele, dopo aver consumato il sacrificio pasquale – un agnello col sangue del quale avevano segnato gli stipiti delle loro abitazioni per segnalarle all’angelo della morte che infatti “passò oltre” risparmiando i loro primogeniti – si affrettarono ad abbandonare l’Egitto così come era stato loro ordinato: “E mangiatelo in questa maniera: coi vostri fianchi cinti, coi vostri calzari ai piedi e col bastone in mano. Mangiatelo in fretta: è la Pasqua dell’Eterno” (Es 12,11)

Fu Mosè a guidare i figli d’Israele e attraverso l’apertura del Mar Rosso giunsero salvi alla riva opposta.
Egli quindi li condusse attraverso il deserto verso la terra di Palestina, la Terra Promessa, con un viaggio che durò 40 anni e fu pieno di difficoltà.

In ricordo di questo storico viaggio, la festa di Pasqua è celebrata dagli ebrei, in ogni nucleo familiare, con la consumazione di bevande e alimenti connotati da un forte valore simbolico.

Il consumo di pane azzimo (matzah) ad esempio, è da rintracciarsi nel fatto che gli ebrei uscirono così frettolosamente dall’Egitto che non ebbero il tempo per fare lievitare il pane.

La zampa d’agnello (pesach) in ricordo del sacrificio pasquale compiuto dal popolo che si accingeva a uscire dalla schiavitù.

L’erba amara (maror) in ricordo dell’amarezza patita dagli ebrei in schiavitù, a simboleggiare forse il passo più importante verso la conquista della libertà: dalle amarezze del passato, che lasciate fermentare, “lievitare” nell’animo e nel cuore, avrebbero potuto trasformare il popolo ebraico in un popolo crudele e vendicativo. È stato tratto, invece, un insegnamento basilare: è necessario affrontare la vita con una più consapevole e serena visione del rapporto fra gli uomini, è indispensabile volgere il cuore e l’animo con profondo affetto e comprensione verso i poveri, gli oppressi, i sofferenti.

Si consumano anche aceto, acqua salata o succo di limone; il charoseth ,un composto di frutta simile alla malta che gli ebrei schiavi dovevano preparare per le opera di muratura a cui lavoravano.

Infine un uovo sodo, considerato il simbolo dell’eternità della vita perché dotato fisicamente di superficie che non ha principio nè fine.


Foto di Ahava Dawn da Pixabay

Pesach – simbolo della libertà

La festa ha inizio al tramonto del 14 di Nissan, che corrisponde circa al mese di aprile.
Pesach, il momento in cui il popolo dei figli di Israele diviene il popolo libero, rappresenta per gli ebrei il simbolo della libertà.

Libertà: una parola difficile che si presta a molteplici interpretazioni e anche a più di un abuso.
Esiste anche un concetto assai individualistico di libertà, intesa come possibilità di fare tutto quel che si vuole senza regole né limiti, indipendentemente dai diritti e dalla libertà degli altri.
Esiste una libertà morale che coinvolge la nostra coscienza nel rispetto verso noi stessi e verso gli altri; e una libertà materiale, libertà dalla miseria e dal bisogno, che prevede il diritto a una vita decorosa e dignitosa quale patrimonio indispensabile perché ogni essere creato possa mantenere intatto il rispetto verso se stesso e, di conseguenza, verso il prossimo.

Questo l’insegnamento base della Torah la cui consegna segue immediatamente l’uscita del popolo ebraico dall’Egitto proprio perché l’improvvisa libertà non degeneri in abuso o sopruso.

La libertà del corpo – se si affida unicamente all’istinto non illuminato dalla ragione e dall’insegnamento è paragonabile alla libertà degli animali non illuminati dal “discernimento fra il bene e il male”, e che seguono quindi soltanto il proprio istinto e i loro appetiti.
Ma è purtroppo propria anche di tanti uomini che hanno fatto della forza bruta, dell’imposizione indiscriminata della propria volontà su quella degli altri, che non solo è abuso, ma che si perde facilmente non appare all’orizzonte un uomo più potente e più prepotente.

La libertà dello spirito – è la vera libertà, quella spirituale. L’uomo, o il popolo, che l’abbia fatta propria, che l’abbia resa parte integrante di se stesso, è libero in eterno e nessuno, mai, potrà più renderlo schiavo.

PASQUA E SCIENZA DELLO SPIRITO

Purificazione – Rigenerazione – Rinnovamento

Un’azione rientra in un cerimoniale quando ogni suo gesto è caricato di un significato, è compiuto con consapevolezza ed è rivolto verso un fine comune.
L’elemento primaverile del risveglio è l’Aria e le azioni che ci pongono in rapporto con essa sono la meditazione, l’emissione del suono ed i movimenti armonici.

Il suono, che rappresenta il verbo creatore, attiva l’aspetto creativo del pensiero e ne potenzia la sua diffusione. Attraverso di esso tutte le facoltà della mente si espandono.

L’aria dell’inverno, corrispondeva alla memoria, al pensiero intenso esercitato dai saggi che approfondisce tutto ciò che osserva e ascolta, senza disperdere nulla. E’ come la brace silenziosa contenente la Potenza e la Luce.
Su questa brace noi poniamo un grano di incenso che, sciogliendosi con il calore, si dissolve nell’aria disperdendosi con il suo profumo. Così facendo percorriamo quel ponte simbolico:

l’Equinozio che rappresenta il passaggio dalle energie dell’inverno a quelle primaverili.

La Pasqua significa “transito”, “passaggio” e oggi più che mai ci rammenta il passaggio verso la nuova Era, che comporta la trasformazione da una vibrazione energetica ad un’altra e dello stato di coscienza allineato per ottenere Giusti Rapporti e Qualità della Vita.

Il Grano d’Incenso che poniamo sulle braci è simbolo di Calore associato alla Luce e rappresenta:

l’intensità del nostro pensiero,
la percezione della nostra coscienza,
la capacità di trasformazione,
il sacrificio come servizio,
la facoltà di innalzare la preghiera verso il Cielo,
il veicolo per la diffusione del nostro “profumo interiore”.

Testi a cura dell’Associazione Dhyana

Tutta la rievocazione pasquale, in verità, è carica di elementi condivisi da altre feste e da varie religioni.
L’espressione ‘fare le pulizie pasquali’, ancora utilizzata, indica la consuetudine di ripulire la casa dalla  fuliggine e dallo sporco accumulato nei mesi invernali, prima della benedizione. Per questa tradizione, lo storico delle religioni Angelo Brelich rinveniva radici e paralleli già nella Roma repubblicana, dove le Vestali spazzavano il tempio della loro dea, gettando le immondizie nel Tevere e spolverando tutto con cura religiosa. 

di Claudio Barchesi – Sergio Ribichini, Istituto di studi sul mediterraneo antico

CRISTIANI, MUSULMANI, INDÙ

Festeggiano la Pasqua

“Il significato principale della Pasqua è quello di dare vita alla morte, qualcosa al nulla, luce alle tenebre“.

Un incontro tra leader religiosi musulmani, indù e cristiani promosso dalla Commissione Nazionale per il Dialogo e l’Ecumenismo Inter-religioso (NCIDE), si è svolto a Lahore (Pakistan), il 10 aprile 2004, in occasione della Pasqua.
Il messaggio di pace è stato apprezzato anche dagli esponenti delle altre religioni.

Il Cristo “Principe della pace, è per tutti noi un modello da seguire se vogliamo diffondere il messaggio di pace tra tutti gli esseri umani”
padre Francis Nadeem, francescano

“Crediamo che Gesù sia un profeta mandato da Dio. Vogliamo, e siamo pronti a portare a tutti il messaggio di pace e armonia predicato da Issa (Gesù)”
Maulana Abdul Khaber Azad, Imam della moschea Badshahi

“Natale e Pasqua ci forniscono l’occasione per incontrarci e condividere le nostre idee e quanto abbiamo fatto fino ad oggi nel continuare lo sforzo comune per l’armonia sociale nel Paese e il benessere dell’intera umanità”
Maulana Waqar-ul-Husnanin Naqvi, segretario della All Pakistan Shi’a Community

“Pasqua ci invita ad amarci gli uni e gli altri come Cristo ha amato l’intera umanità”
dottor Manwar Chand, leader indù

“Mi farebbe piacere poter riunire in Francia i diversi leader religiosi per sedersi insieme e parlare di tematiche comuni”
Un ospite francese, Hector Gabriel

Erano presenti all’incontro 40 personalità di diversa religione provenienti dal mondo giovanile, operaio e da settori religiosi della società. (I.B.)

19 aprile 2004
tratto da asianews

La Pace

Scritte nella pagina del tempo
ci sono 2 parole:
odio… amore.

La prima semina la guerra,
la seconda fa germogliare,
nei prati d’ogni cuore,
distese di bandiere della pace.

La prima rende l’uomo schiavo d’ogni male,
nero cavaliere senza luce,
la seconda lo trasforma in voce,
che porta ad ogni gente
il seme più grande della pace:

la carità
dono, vero,
d’ogni umanità.

di Vincenzo Riccio

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