IL MEDIOEVO
Il Medioevo è una delle quattro grandi epoche (antica, medievale, moderna e contemporanea) in cui viene tradizionalmente suddivisa la Storia dell’Europa.
Ha inizio con la fine dell’Impero romano d’Occidente (476) che però non segnò la fine della civiltà romana, ma la fusione con altre popolazioni in conseguenza alle invasioni barbariche e a processi migratori, determinando il sorgere di una nuova civiltà latino-germanica. Ciò avvenne nello stesso periodo in cui gli Arabi erano alla conquista del Mediterraneo.
Comunemente si distinguono due periodi:
• Alto Medioevo (detto anche, impropriamente, “secoli bui”) che va dal V al X secolo, caratterizzato da da arretratezza, condizioni economiche disagiate e da continue invasioni da parte di Slavi, Arabi, Normanni e Magiari;
• Basso medioevo (o “tardo Medioevo”), dopo l’anno Mille in Europa vi è una rinascita che vede lo sviluppo di forme di governo basate su signorie e vassallaggio, con la costruzione di castelli e cattedrali. La Chiesa si orienta verso il recupero di valori spirituali, mentre un grande fermento nelle città porta alla rinascita di interessi commerciali e quindi un crescente potere reale, almeno fino al 1300 .
L’epoca medioevale termina con il periodo Rinascimentale e con la scoperta delle Americhe di Cristoforo Colombo.
Nell’Alto Medioevo la penisola italica si trovava suddivisa tra il Regno longobardo con capitale Pavia e l’Esarcato d’Italia con capitale Ravenna, facente parte dell’Impero bizantino di Costantinopoli.
Nato da una nuova organizzazione civile e militare creata dai Bizantini per meglio far fronte all’invasione longobarda, l’Esarcato comprendeva sette Ducati (il termine di ducato prese a sovrapporsi a quello di provincia), ognuno con a capo un duca (dux) con un suo esercito.
Un progressivo disimpegno dell’imperatore bizantino nei confronti del Ducato romano, pose Roma in condizione di essere esposta e indifesa di fronte alla minaccia longobarda. Il vescovo di Roma (il papa) si trovò dunque a dover supplire nell’amministrazione e nel mantenimento del Ducato romano, cominciando così a svolgere anche funzioni di governo, ruolo che era stato dell’Imperatore (pontifex maximus).
LA CHIESA ROMANA
Nei primi Concili ecumenici (assemblee universali della Chiesa) tenuti in Oriente compaiono come protagonisti soprattutto i vescovi delle Chiese orientali di Alessandria, di Antiochia, di Costantinopoli e di Gerusalemme.
La Chiesa romana cominciò ad affermarsi e la figura del papa a rafforzarsi, in particolar modo con Papa Gregorio I, detto papa Gregorio Magno ovvero il Grande, che iniziò il suo papato nel 590. Egli si dimostrò uomo di azione, pratico e intraprendente; uno dei primi doveri che si impose fu la moralizzazione ed epurazione della Curia romana dagli elementi che non avevano interessi prettamente spirituali e di carità, e molti incarichi furono attribuiti ai monaci che vennero inviati in Europa (Monachesimo) per fondare monasteri e convertire le tribù germaniche ancora pagane.
Gregorio Magno fu quindi il primo papa a esercitare oltre il potere spirituale (governo delle anime) anche il potere temporale (governo degli uomini, oggi definito “potere politico”).
Mentre il Patrimonium publicum era gestito dal duca, il vescovo di Roma gestiva il Patrimonium Sancti Petri (Patrimonio di San Pietro), così denominato perchè consisteva in immobili e terreni frutto delle donazioni dei fedeli indirizzate ai santi Pietro e Paolo, patrimonio che fu confiscato durante la persecuzione di cristiani e restituito alla Diocesi di Roma a partire dal IV secolo dopo l’Editto di Milano.
Papa Gregorio Magno fece fronte a una serie di problemi che continue alluvioni, carestie e pestilenze rendevano particolarmente gravi; ebbe cura degli acquedotti e favorì l’insediamento dei coloni. Si prodigò ripetutamente per stabilire una pace con i Longobardi seppur ostacolato dall’esarca Romano, e promosse l’evangelizzazione missionaria in Britannia, affidandola ad Agostino priore del convento di Sant’Andrea, poi consacrato vescovo di Canterbury.
Nel 752, quando in Italia cessò il dominio bizantino, i territori italiani si trovarono separati dall’Impero romano d’Oriente, e Roma sotto la continua minaccia dei Longobardi si trovò abbandonata a se stessa. Papa Stefano II non potendo più contare sull’aiuto dei bizantini decise di recarsi in Gallia per formare un’alleanza con Pipino il Breve. Questi, una volta proclamato re dei Franchi, ponendo così fine alla dinastia dei Merovingi e dando inizio a quella dei Carolingi, inviò i suoi eserciti sul suolo italiano sgominando i longobardi.
I territori conquistati, anzichè ai Bizantini furono consegnati al papa sancendo così la nascita dello Stato Pontificio (752) di cui Roma divenne capitale, sotto la protezione dei Franchi.
CARLO MAGNO
Salito al trono dei Franchi Carlo Magno, erede primogenito di Pipino il Breve, nel 774 decise di scendere nuovamente in Italia conquistando Pavia e sconfiggendo definitivamente Desiderio, l’ultimo re longobardo. Egli unì i due regni e divenne Re dei Franchi e Re dei Longobardi, popolazione che andava assimilandosi alle genti romane, riorganizzando quindi il regno sul modello franco con i conti al posto dei duchi.
«In ogni atlante storico del Medioevo c’è una cartina in cui, colorate di solito in viola, sono segnate le conquiste di Carlomagno re dei Franchi . Una grande nube violetta s’allarga sull’Europa, dilaga fin oltre l’Elba e il Danubio, ma a occidente s’arresta al confine della Spagna ancora saracena. Solo l’orlo più basso della nuvola scavalca i Pirenei e arriva a coprire la Catalogna: è la Marca Ispanica, tutto quel che Carlomagno riuscì a strappare, negli ultimi anni della sua vita, all’Emiro di Cordova.
SACRO ROMANO IMPERO
Impero carolingio
Per la sua attività come difensore della cristianità e propagatore della fede e della cultura (che conobbe una vera rinascita), Carlo Magno ebbe la piena consacrazione ufficiale nel Natale dell’anno 800, quando venne incoronato a Roma da papa Leone III come imperatore dei Romani fondando quello che fu definito Sacro Romano Impero/Impero carolingio.
In età carolingia (800-887) l’Impero comprendeva la Francia, l’Italia tranne il Mezzogiorno, la Germania, la Spagna settentrionale (o marca di Spagna) e la zona mistilingue tra Francia e Germania.
Fu stabilita Aquisgrana come capitale, mentre Roma funse da centro religioso del nuovo stato teocratico comprensivo anche dei territori dell’antico Esarcato bizantino di Ravenna.
Il centro della cristianità da Costantinopoli, capitale dell’Impero Romano d’Oriente, si sposterà gradualmente verso Occidente.
TEOCRAZIA
Il termine deriva dal greco theós (dio) e kràtos (potere), indica una forma di governo in cui la gestione delle attività umane e delle modalità governative è esercitato da persone (in genere una casta sacerdotale) che devono essere conformi alle presunte volontà di una o più entità divine.
Tuttavia la teocrazia non è sempre una ierocrazia (letteralmente potere dei sacri) termine che nell’accezione cristiana indica una forma di governo che si basa sulla sacralità stessa del potere, che si realizza attraverso la ricerca della santità e della sapienza operate da una casta sacerdotale.
Il governante civile può infatti coincidere con un capo religioso, e quindi le politiche governative coincidere con quelle religiose, oppure essere fortemente influenzate dai principi della religione (solitamente quella più diffusa) e in cui il governo tipicamente si dichiara di comandare per volere di Dio o di un altro potere superiore, come specificato dalla religione locale.
La teocrazia è concepita in antitesi alla democrazia, che fonda la legittimità del potere politico e la fonte del diritto nella volontà del popolo, e non nel volere di Dio.
Esistono differenti forme di teocrazia:
– come forma di governo basata sull’interazione tra autorità civile e religiosa in cui il potere è condiviso tra un governante secolare (un imperatore) ed un capo religioso (un papa o arcivescovo), un sistema teorizzato da Giovanni Calvino che con Lutero, fu il massimo riformatore religioso del Cristianesimo europeo degli anni venti e trenta del Cinquecento;
– oppure, può anche essere esercitata direttamente dal clero o indirettamente, come avviene nel caso del diritto divino di un re.
Il concetto di teocrazia fu coniato dallo storico Giuseppe Flavio nel I secolo, che definì come teocrazia il governo tipico degli Ebrei. In Israele l’interazione fra legge civile e legge religiosa ebraica è significativa.
Nell’antico Egitto vi era il “governo di un re-dio”, che aveva poteri assoluti e sotto cui vivevano i sudditi, i quali, di qualunque condizione sociale fossero, erano comunque considerati proprietà del sovrano. Concezione che fu attuata anche dall’Impero Persiano.
Nell’Impero Romano, l’imperatore era considerato come una figura sacerdotale (in quanto, come gli antichi re di Roma, era anche Pontifex maximus). Così nell’Impero Bizantino, in cui il basileus o basilissa era una figura sacrale, un tramite tra Dio e il suo popolo, come era avvenuto anche per il Regno d’Israele.
Anche il Sacro Romano Impero aveva alcuni aspetti teocratici nel suo governo.
Le teocrazie in Europa andarono scomparendo tra il 1700 e il 1870, l’anno della caduta dello Stato Pontificio.
Tra la Prima e la Seconda guerra mondiale ci furono diversi paesi europei governati da movimenti fascisti legati a religioni specifiche (clericofascismo) ad esempio la Spagna franchista e il Portogallo.
Il Giappone è stato una teocrazia di stampo shintoista sino alla Dichiarazione della natura umana dell’imperatore del 1946.
Gran parte dei paesi islamici hanno avuto in passato forme di teocrazia (il califfato); così come in ambito cristiano, nello Stato Pontificio e nella Repubblica di Ginevra nel periodo del governo calvinista.
Recentemente, dal 1996 al 2001, il governo dei Talebani in Afghanistan può essere considerato una teocrazia.
Con l’Impero carolingio retto da Carlo Magno (IX secolo) in Europa occidentale venne ad affermarsi il Feudalesimo, un sistema politico e sociale, la cui successiva frammentazione porterà alla nascita dei primi Stati nazionali nel XIX secolo.
Dopo Carlo il Grosso, ultimo imperatore nella linea di discendenza legittima della dinastia carolingia, l’impero di Carlomagno finì per essere definitivamente disgregato. Si aprì quindi un periodo di lotte tra l’Aristocrazia nel contendersi i titoli di Re dei Franchi e Re d’Italia, che determinò l’indebolirsi dell’autorità del potere pubblico. Così come tra le potenti famiglie romane si accesero forti contrasti per conquistare la supremazia su Roma, alternandosi nel titolo di patricius o signore di Roma, annullando pressoché il potere del pontefice.
Approfittando delle divisioni e delle continue lotte tra i Ducati, i Saraceni intrapresero la conquista della Sicilia (827) cacciando progressivamente i Bizantini che dominavano sull’Italia meridionale, giungendo fino a Roma (846).
Papa Leone IV quando salì al soglio pontificio (847) si ritrovò vescovo di una città in rovina a causa dei saccheggi compiuti dai Saraceni. Fece costruire le mura leonine per la difesa del borgo che è l’odierna Città del Vaticano, presidiato dalla fortezza di Castel Sant’Angelo eretta sulla tomba dell’imperatore Adriano. Era, come adesso, il centro della cristianità, nella Basilica di San Pietro si svolgevano gli atti più importanti del mondo cristiano e in particolare l’incoronazione imperiale, pur risiedendo i papi e la curia nel Laterano. Solennemente inaugurata nell’852, papa Leone IV la rese città separata da Roma, con propri magistrati e proprio clero.
L’anno successivo il papa ebbe da affrontare prima un violento terremoto che, tra l’altro, fece crollare una parte del Colosseo, e poi un grave incendio che distrusse la zona di Borgo, giungendo a minacciare il porticato della basilica di San Pietro. Papa Leone IV impartì la solenne benedizione e miracolosamente il fuoco si estinse, salvando così la chiesa e il popolo.
LA LEGA CAMPANA
Nell’849 in nome della sua autorità spirituale, papa Leone IV riuscì a convincere i sovrani dei Ducati di Amalfi, Gaeta, Napoli e Sorrento che avevano una potente flotta navale coalizzatasi nella Lega campana, a difendere anche Roma, oltre alle isole e le coste dei tre golfi, liberandoli dalle incursioni dei predoni per garantire sicurezza ai traffici commerciali.
Quello stesso anno una flotta di navi saracene dirette a Ostia con l’intento di invadere Roma venne fermata dalla Lega campana.
Entrambi gli eventi, L’incendio di Borgo e La battaglia di Ostia verranno immortalati in due affreschi di Raffaello Sanzio coadiuvato da altri artisti, che si trovano nella “La Stanza dell’Incendio di Borgo”, una delle quattro Stanze di Raffaello, quattro sale in sequenza che si trovano all’interno dei Musei Vaticani.
Battaglia di Ostia, 1514 -1515
Incendio di Borgo, 1514
Alla morte di papa Leone IV (855), secondo una leggenda medievale, sarebbe stata eletta la papessa Giovanna, l’unica figura di papa donna che avrebbe regnato sulla Chiesa. La Leggenda narra che una ragazza inglese di nome Giovanna con sembianze e identità maschili, sia diventata un monaco benedettino con il nome di Johannes Anglicus, successivamente eletta papa prendendo il nome di Giovanni VIII. Fu un”epoca, quella dell’Alto medioevo, in cui cultura e istruzione erano pressochè preclusi alle donne (La vita delle donne nel Medioevo) e le fonti scritte in quasi totale monopolio del clero, perciò pare che questo fatto, considerato dagli studiosi poco attendibile, sia stato cancellato dalla storia.
Su questa leggenda si basa il film La papessa (Die Päpstin) del 2009 diretto da Sönke Wortmann, tratto dall’omonimo romanzo di Donna Woolfolk Cross, in cui Giovanna è interpretata da Johanna Wokalek. Un ragazza decisa a voler uscire dalla condizione a lei predestinata in quanto donna e a potersi dedicare agli studi.
Dopo la disgregazione dell’Impero Romano, i territori dell’Europa occidentale sotto il dominio dei popoli cosiddetti germanici (Longobardi, Franchi, Goti) ebbero una decadenza dell’economia, dell’organizzazione, della difesa del territorio che gli stessi sovrani germanici delegarono alla nobiltà concedendo in usufrutto un feudo: ovvero, una parte del territorio sotto la sovranità del signore, con il quale il nobile poteva finanziarsi e qualificare l’attività che era tenuto a svolgere per conto del sovrano.
Successivamente al periodo di stabilità e prosperità che coincise con Carlo Magno, l’Europa ripiombò in una situazione di insicurezza e difficoltà sociali, aggravate dalle nuove incursioni di Normanni, Saraceni e Ungari, alle quali l’impero carolingio, in disfacimento, non era più in grado di far fronte.
I CASTELLI
I feudatari così si trovarono costretti a fortificare i propri insediamenti con cinte murarie e a organizzare una difesa indipendente assicurandosi un seguito di cavalieri, ai quali come ricompensa per i loro servizi e per assicurarsi la loro fedeltà veniva concesso un feudo, che in genere era un bene di natura fondiaria (o anche una carica o altro) in grado di fornire una rendita.
Si diffusero così i castelli gestiti da signori, di solito nobili, sia laici che ecclesiastici.
Il Feudalesimo assunse un sistema gerarchico, in cui l’inferiore ad ogni livello assumeva obblighi ed impegni solamente verso il suo immediato superiore, cui doveva un beneficio.
Al sovrano faceva riferimento il signore feudatario, a cui facevano riferimento a loro volta i vassalli, di solito nobili che giuravano fedeltà e sostegno politico e militare al proprio signore; ai vassalli facevano riferimento i valvassori, cavalieri o prelati minori e gente di medio-piccolo rango.
All’esterno del castello vivevano i contadini liberi che, pagando un fitto in denaro coltivavano le terre del feudatario ed erano padroni del loro raccolto, e i servi della gleba a cui, secondo consuetudini antiche, era imposto di coltivare un determinato terreno, mestiere che obbligatoriamente veniva trasmesso alle generazioni successive.
Il signore per assicurarsi la fedeltà e il servizio, concedeva ai vassalli un feudo. Tale rapporto privato era formalizzato con una cerimonia di investitura in cui avveniva il giuramento. Il feudo non era trasmissibile agli eredi per cui, deceduto il vassallo, ritornava in possesso del signore. Questa precarietà ben presto fu superata e il ceto feudale pretese fosse concessa la proprietà.
Con l’ereditarietà nacque così la Signoria feudale. Protetti dall’immunità, ossia il privilegio di non subire alcun controllo da parte dell’autorità pubblica entro i confini del feudo, i grandi feudatari cominciarono a esercitare sul loro territorio sempre più funzioni appartenenti all’Impero: amministrazione della giustizia, riscossione di dazi e gabelle, arruolamento di uomini per le campagne di guerra private. I piccoli proprietari terrieri trovandosi in gravi difficoltà economiche, accadeva spesso affidassero la propria terra a un feudatario dichiarandosi loro vassalli.
L’ordine sociale era concepito come ordine naturale e la persona non si sentiva sola nè isolata perchè la sua vita aveva un significato preciso poichè si identificava col suo ruolo nella società. Ciò infondeva un sentimento di sicurezza e di appartenenza. L’individuo non esisteva ancora, la coscienza della propria personalità individuale, degli altri e del mondo come entità separate non si era ancora pienamente sviluppata. Pertanto la mancanza di libertà non era nemmeno percepita, l’universo era limitato e di facile comprensione e l’uomo era ancora legato al mondo da vincoli primari.
SACRO ROMANO IMPERO
Impero germanico
A restaurare il Sacro Romano Impero e il potere imperiale in territorio europeo fu Ottone I di Sassonia. Incoronato re di Germania nel 936, ebbe subito da fare a ridimensionare i poteri dei grandi signori tedeschi abituatisi a una sempre maggiore libertà.
Per rafforzare la propria egemonia egli scelse i suoi feudatari tra i vescovi tedeschi, anzichè tra i membri delle famiglie aristocratiche del regno come era stato fino ad allora. Terre, contee, palazzi e privilegi furono concessi in dono alla Chiesa tedesca e ai vescovi, che acquistarono un ruolo politico molto importante.
La sua politica fu diretta a contenere la minaccia degli Ungari, che una volta sconfitti (955) si ritirarono a est stanziandosi sulle rive del basso Danubio, si convertirono al Cristianesimo e fondarono lo Stato magiaro. Ebbe così fine il lungo periodo delle invasioni barbariche iniziato nel 4°-5° secolo d.C.
Ottone si spinse quindi alla conquista dei territori verso est, colonizzando le terre slave del Nord-Est dell’Europa (Polacchi, Slovacchi, Cechi), contribuendo alla cristianizzazione delle popolazioni slave ancora pagane.
Esercitò quindi la sua supremazia sul Regno italico e sul papato, dalla nobiltà romana il potere ritornò all’imperatore.
Nel 962 Ottone I, re di Germania, fu incoronato imperatore a Roma da papa Giovanni XII, configurandosi come successore di Carlo Magno. Il destino dell’Italia si univa per secoli a quello della Germania.
Ottone I proclamò il Privilegium Othonis, con cui imponeva l’approvazione dell’imperatore sull’elezione del Papa e nel 965 depose Giovanni XII eleggendo Papa Leone VIII, rovesciando così la dipendenza tra i poteri del Papa e dell’Imperatore.
L’imperatore tentò quindi di espandersi verso il Mediterraneo conquistando l’Italia meridionale longobarda, ma fu bloccato dai Bizantini in Puglia.
Il prestigio del Papato, che più volte ebbe a subire l’iniziativa dell’Impero, andò via via deteriorandosi.
Ebbe così origine una disputa sui rispettivi limiti e interferenze, la cosiddetta “lotta per le investiture”, che oppose il Papato e l’Impero per la preminenza nel conferimento (l’investitura) delle dignità ecclesiastiche.
LA LOTTA PER LE INVESTITURE
I re e gli imperatori della Casa di Sassonia (936-1024) con la pratica dell’investitura (da investire «mettere in possesso d’una dignità») concessero ai vescovi e agli abati ampi benefici e spesso il ruolo di funzionari dell’impero, e ciò alimentò la corruzione del clero.
I vescovi erano così investiti di un potere feudale che spesso prevaricava il proprio ruolo religioso, diventando veri e propri despoti.
Così come racconta il celebre film fantasy del 1985 Ladyhawke diretto da Richard Donner.
Il Vescovo di Aguillon si è macchiato di un grave peccato lanciando una maledizione contro due giovani che si amano: i due pur restando insieme sono costretti a non incontrarsi mai. L’incantevole Isabeau D’Anjou (Michelle Pfeiffer) di cui il vescovo è segretamente innamorato, infatti, di giorno si trasforma in un falco, mentre il valoroso Etienne Navarre (Rutger Hauer) di notte diventa un lupo.
Solo “Una notte senza il giorno e un giorno senza la notte” potrà mettere fine alla maledizione.
Il film è stato girato quasi interamente nei boschi e nei borghi medievali italiani. La colonna sonora molto suggestiva è opera di Andrew Powell con la Philharmonia Orchestra, compositore e orchestratore ben conosciuto per il suo lavoro con i membri del gruppo Alan Parsons Project.
L’ingerenza dei laici nelle cose ecclesiastiche venne presto considerata inammissibile da alcuni riformatori, soprattutto da papa Gregorio VII la cui riforma intendeva spezzare le catene d’una gerarchia feudale-ecclesiastica, affermando la libertà della Chiesa e volendo eliminare la corruzione nel clero.
Nel 1075 papa Gregorio VII vietò ai laici, quindi a re e imperatori, di conferire le investiture, ma l’imperatore Enrico IV continuò a concedere investiture in Germania entrando in conflitto con il papa che emise il Dictatus Papae, un documento con cui si affermava il potere assoluto del pontefice romano, la sua supremazia sulle gerarchie della Chiesa e il diritto di deporre gli imperatori e di sciogliere i sudditi dal giuramento di fedeltà.
Papa Gregorio VII scomunicò l’imperatore Enrico IV che, costretto a riconciliarsi, nel 1077 si recò a Canossa per chiedere perdono al papa. Ma ostinato nel difendere il prestigio della sua corona, la sua lotta con il papato e con i principi tedeschi si concluse quando fu vinto e deposto dal figlio, Enrico V (1104).
Alla lotta per le investiture si pose termine nel 1122 con il Concordato di Worms (in Germania) convenuto tra l’imperatore Enrico V e papa Callisto II, con cui l’imperatore rinunciava a ogni investitura dei vescovi con l’anello e con il pastorale, riservandosi tuttavia il diritto di essere presente (egli stesso o un suo legato) all’elezione medesima. Le disposizioni del concordato, apparentemente di compromesso, segnarono in realtà il riconoscimento dell’autonomia del papato.
A partire dall’anno Mille si conclude una fase del Medioevo, quello dell’epoca barbarica più arretrato e povero, e inizia il grande Medioevo che nei secoli successivi segnerà un’epoca di grande civiltà, quella dei Comuni in forte espansione demografica ed anche economica che necessiterà di un nuovo modo di governarli.
Nei secoli XII e XIII la massiccia traduzione in latino di testi antichi originali greci e da versioni arabe, rese nuovamente disponibile un ricchissimo bagaglio di conoscenze aritmetiche, chimiche, fisiche e astronomiche; a partire dal Duecento si avrà la formazione delle Università di Parigi, Oxford e Bologna che saranno destinate a modellare la vita intellettuale dell’intera cristianità.
L’ITALIA DEI COMUNI
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