Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio

Celebre ritratto del Caravaggio eseguito da Ottavio Leoni verso il 1621

Michelangelo Merisi (1571-1610) è un celebre pittore italiano, meglio noto come il Caravaggio, dal luogo in provincia di Bergamo in cui per lungo tempo si ritenne fosse nato. Egli in realtà nacque a Milano dove i genitori, originari di Caravaggio, si trasferirono dopo il matrimonio.
Compì il suo apprendistato a Milano, dove all’età di 13 anni entrò nella bottega di Simone Peterzano, allievo della scuola di Tiziano a Venezia. Durante questi anni apprese la lezione dei maestri della scuola pittorica lombarda nel rappresentare in maniera diretta la realtà delle cose, e l’interesse per la luce dei maestri del Rinascimento veneto.

Intorno al 1591-92 il giovane pittore si recò a Roma, dove qualche anno dopo cominciò ad entrare nell’ambiente artistico romano. In un primo momento lavorò presso alcuni pittori locali, il più noto dei quali è il Cavalier d’Arpino e dipinse prevalentemente “nature morte”, soggetto che sarà fondamentale nella sua pittura.
Nel giro di pochi anni la sua fama crebbe moltissimo e Caravaggio cominciò a dedicarsi alla realizzazione di grandi tele e opere complesse con soggetto sacro, profano e di genere. Uno dei primi lavori di questo periodo è il Riposo durante la fuga in Egitto.
Determinante per la sua carriera fu l’incontro con il cardinale Francesco Maria del Monte, grazie al cui aiuto ottenne la prima commissione pubblica per tre grandi tele da collocare all’interno della cappella Contarelli nella chiesa di San Luigi dei Francesi, a Roma ispirati alla vita di San Matteo.

Caravaggio si rivela da subito un artista rivoluzionario che non si limita a osservare e copiare, ma prestando grande attenzione ai particolari plasma le figure, le anima, e crea con contrasti di luce e ombra particolari atmosfere in determinati ambienti e situazioni.
Il suo stile artistico, direttamente o indirettamente, avrà una profonda influenza su un’intera generazione di pittori, e grande importanza avrà per l’Arte europea dei due secoli successivi, specie per la pittura barocca.

Caravaggio geniale e profondo nella sua pittura, fu un uomo dall’animo estremamente inquieto, nella sua breve esistenza visse varie vicissitudini.
La più grave nel 1606 quando durante una rissa, probabilmente per un debito di gioco che non intendeva pagare, si rese responsabile di un omicidio. Condannato a morte, si dette alla fuga che durò quattro anni toccando diverse città, in ognuna delle quali lasciò almeno uno dei suoi capolavori.

Alcune sue opere che gli furono commissionate, si ritenne per lungo tempo fossero state rifiutate perchè giudicate poco adeguate al soggetto sacro che andavano a rappresentare.
Di certo lo fu il dipinto La Morte della Vergine (1605-1606) che Laerzio Cherubini, avvocato penalista che operava nell’amministrazione pontificia gli aveva commissionato per ornare la cappella di famiglia nella chiesa di Santa Maria della Scala a Roma. Il dipinto fu considerato indecoroso per l’immagine della Madonna.

Osservando da vicino il dipinto del Caravaggio vediamo una giovane donna adagiata su un tavolo di legno, con un braccio disteso e l’altro appoggiato sul ventre, come ad accennare una gravidanza.
Di fianco a lei alcuni uomini in vesti umili e piedi scalzi appaiono sconsolati, qualcuno piange, esprimono un dolore composto, silenzioso. Si può presumere che essi siano gli apostoli.
Dall’altro lato una ragazza siede china, appare affranta, e a terra davanti a lei un catino.
Sopra la scena un ampio drappo scarlatto adorna la stanza, quasi come fosse un sipario che si sta per chiudere.

Realizzato negli anni della maturità il dipinto si mantiene fedele allo stile del Caravaggio: l’evento è rappresentato in una dimensione reale, in un ambiente umile e la luce che sovrasta i presenti in ombra, la luce della grazia divina illumina la giovane donna il cui capo è circondato da un’aureola.
La ragazza china probabile le abbia lavato i piedi, è questo un gesto di estrema umiltà che Gesù stesso fece ai suoi discepoli nell’Ultima Cena.
È anche il gesto di una donna, come racconta il Vangelo di Luca, conosciuta come una peccatrice che raggiunto Gesù mentre era ospite nella casa di un fariseo di nome Simone,  silenziosa si mette ai suoi piedi e li bagna con le sue lacrime, li asciuga con i suoi capelli, poi li bacia, e li unge con un olio profumato. E Gesù compie l’impensabile: perdona i suoi peccati riconoscendo la sincerità del suo cuore, e perché ha amato molto.

È curioso il fatto che questa peccatrice e altre figure di donna nei Vangeli, come l’adultera condannata alla lapidazione e Maria di Betania sorella di Lazzaro, per lungo tempo siano state identificate con Maria Maddalena. Pare ciò sia stato frutto di una serie di equivoci, che sono stati ridiscussi e chiariti dalla Chiesa cattolica nel 1969, dopo il Concilio Vaticano II.

Ad osservare più da vicino La Morte della Vergine, sembra che ella stia dormendo.

Dalla tradizione cristiana orientale viene il termine “Dormizione”, che segna il transito, il passaggio di Maria Vergine dalla vita terrena a quella celeste; nell’arte bizantina la Vergine viene raffigurata sul letto di morte circondata dagli apostoli, Gesù che le è accanto ha in braccio un bambino in fasce e alcuni angeli vengono ad accoglierla. Ne è un esempio la Dormitio Virginis un dipinto di Giotto di Bondone.
La festa della Dormizione di Maria cade il 15 di agosto (data che può variare nel caso venga usato il calendario giuliano).

 


Dormitio Virginis dipinto a tempera e oro su tavola di Giotto (1312-1314 circa) conservato nella Gemäldegalerie di Berlino.

Lo stesso giorno nella tradizione cristiana occidentale si celebra la festa dell’Assunzione della Vergine Maria, un culto antico che vede nella morte di Maria la sua introduzione alla gloria celeste.

Sempre il 15 agosto ricorre un’altra festa antica, il Ferragosto il cui termine deriva dalle Feriae Augusti (vacanze di Augusto), una festività istituita dall’imperatore Augusto nel 18 a.C. in aggiunta ad altre festività in onore degli dei pagani che cadevano nello stesso mese, volendolo dedicare al riposo e ai festeggiamenti.
Originariamente la festa cadeva il 1° agosto, fu spostata dalla Chiesa latina per far coincidere la festa popolare con la festa religiosa dell’Assunzione di Maria.

All’umile fanciulla di Nazareth del Caravaggio, dunque, gli ecclesiastici preferirono un’immagine più tradizionale e il dipinto venne rimosso, ma piacque così tanto a Rubens, celebre pittore fiammingo che all’epoca si trovava in Italia, che ne consigliò l’acquisto a Vincenzo I duca di Mantova. Il dipinto La Morte della Vergine entrò così a far parte della ricchissima collezione dei Gonzaga. È ora conservato nel Musée du Louvre di Parigi.

Occorre precisare che in quel tempo è in atto la Controriforma, periodo storico in cui la Chiesa dopo il Concilio di Trento pone in atto un rinnovamento spirituale, teologico, liturgico riformando le proprie istituzioni come reazione alla Riforma protestante iniziata da Martin Lutero, e al fine di ritrovare una vita religiosa più sobria. Nel campo dell’Arte in particolare, agli ecclesiastici viene affidato il compito di verificare che le immagini sacre siano aderenti ai fatti della storia cristiana, ai vangeli canonici, spingendo a evidenziare il sacro e a eliminare gli elementi profani.

A realizzare il dipinto che andrà a sostituire quello di Caravaggio, intorno al 1606 viene chiamato il pittore Carlo Saraceni di nascita e formazione veneziana.

Ma anche per lui la prima versione della Morte della Vergine viene rifiutata. La Vergine appare seduta su una specie di sedia gestatoria, con gli occhi chiusi, il capo inclinato da un lato, le mani appoggiate sul petto.

Una seconda versione dello stesso Saraceni viene rapidamente eseguita e il dipinto il Transito della Vergine (1610 circa) è infine accettato, e lì è rimasto, nella chiesa di Santa Maria della Scala a Roma.

Decisamente più consueto alla tradizione, la Madonna vi appare nello stesso modo ma è in attesa, a mani giunte, circondata dagli apostoli, guarda in alto tra gli angeli, che preannunciano la sua assunzione al cielo. Non vi è traccia della sua morte.

Nel XVII secolo si era diffusa tra i cattolici la credenza che la Vergine fosse esente dalla morte e fosse passata direttamente dalla vita terrena alla gloria celeste. Credenza che guadagnò terreno nei secoli.
Nel 1950 durante il Giubileo papa Pio XII ricorrendo all’infallibilità papale proclamò il dogma sull’Assunzione di Maria, affermando che “l’Immacolata Vergine terminato il corso della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo”. Ciò non chiarì del tutto la questione, poichè in sostanza non si parla esplicitamente della morte di Maria, ma neppure la si esclude.

A chiarire la questione circa la conclusione della vita terrena di Maria è stato papa Giovanni Paolo II nel 1997: partendo dal presupposto che Cristo è morto, sarebbe difficile sostenere il contrario per la Madre. Si presume inoltre che la morte sia avvenuta in modo naturale, dato che nel Nuovo Testamento non vi è alcuna notizia a riguardo.
A sostegno di questa tesi vengono citati tre Padri della Chiesa che non ebbero timore di parlare della morte naturale della Vergine, dei dodici apostoli che si raccolsero per seppellirne il corpo, della dormizione come passaggio da questa all’altra vita, e del Cristo che “la risuscitò dal sepolcro” per assumerla con sé nella gloria dei cieli.

Un altro equivoco che papa Wojtyla ha potuto chiarire nel 1996 circa l’annuncio della venuta del Messia è il significato della parola ‘almah citata nella profezia di Isaia (Vecchio Testamento), che tradotta dall’ebraico significa “giovane donna”.
Nel Vangelo di Matteo (Nuovo Testamento) in cui si fa riferimento alla profezia di Isaia il vocabolo ebraico fu reso col termine parthenos che tradotto dal greco invece, significa “vergine”.

Sull’Apostolo Matteo, Papa Benedetto XVI ci riferisce le parole del Vescovo Papia: “Matteo raccolse le parole (del Signore) in lingua ebraica, e ciascuna le interpretò come poteva”. Ancora ci dice che non abbiamo più il Vangelo scritto da Matteo in ebraico o in aramaico, fino a noi quindi è giunto solo quello in greco, dove la parola tradotta non risulta aderente a quella in ebraico.

Del resto la parola vergine può essere intesa in diversi modi: dal punto di vista anatomico significa che non si sono mai avuti rapporti sessuali completi; in senso più generico vuol dire giovinetta/o, fanciulla/o; in senso figurativo si riferisce all’innocenza, alla purezza e al candore verginale a cui si fa riferimento spesso anche nelle leggende mitologiche; ancora indica lo stato naturale, inviolato, che non ha subìto modificazioni per opera dell’uomo, come le foreste ad esempio; in Astronomia è il nome di una costellazione zodiacale che per gli antichi Greci era Demetra dea delle messi e della fecondità, comunemente rappresentata come una donna che tiene in mano una spiga; infine in Astrologia è un segno dello zodiaco.

Ciò che conta in fondo è che il Vangelo di Matteo circa la profezia di Isaia sulla venuta del Messia, ne proclama l’adempimento attraverso il concepimento di Gesù nel grembo di una vergine fanciulla di Nazareth di nome Maria, rivelatosi poi nel parto stesso. Un disegno divino, un evento pieno di speranza per l’umanità e che pone in evidenza il ruolo della donna.

Per Maria la giornata era cominciata esattamente come tutti gli altri giorni. Viveva nel piccolo villaggio di Nazareth, in Galilea, e si preparava con ansia a sposare Giuseppe, un uomo onesto, rispettoso, forte e, nel medesimo tempo, gentile. Lo amava molto. Maria era seduta e sognava a occhi aperti, quando improvvisamente alzando lo sguardo, trasalì nel vedere in piedi vicino a lei un angelo, Gabriele, che diceva: «Salve, piena di grazia, il Signore è con te». Maria, turbata si domandava che cosa potessero significare quelle parole.
L’angelo rispose: «Non temere, Maria, perchè hai trovato grazia presso Dio. Ecco, tu concepirai nel grembo e darai alla luce un figlio e lo chiamerai Gesù. Egli sarà grande e sarà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide, suo padre, e il suo regno non avrà mai fine». Maria cercò di restare calma e di capire. «Come avverrà questo, poichè non conosco uomo?» chiese.

Quando Giuseppe si accorse che Maria era incinta prima di diventare sua moglie, fu sconcertato e addolorato. Ma Dio gli mandò in sogno un angelo a dirgli: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria tua sposa; ciò che in lei è stato concepito è opera dello spirito Santo. Darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù; egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».

Tratto da: La Bibbia illustrata per ragazzi. Testo di Marjorie Newman, disegni di Michael Cood – San Paolo Edizioni,  1989

Maria ha avuto fede in Dio che si è rivelato attraverso l’angelo. Maria ha rischiato di essere ripudiata e lapidata secondo gli usi del tempo. Giuseppe ha compreso, ha avuto fede e l’ha accolta.
Maria ha amato molto, ha amato in modo incondizionato, ha accompagnato amorevolmente Gesù, senza egoismi, e ha lasciato che il suo destino si compisse.

Maria di Nazareth rimase un punto di riferimento molto importante anche per gli apostoli e per la comunità dei primi cristiani spesso messi alla prova dagli eventi. Ella assurge al ruolo di Madre di tutti gli uomini, sia dei giusti che dei peccatori, che sotto il suo ampio manto accoglie, regina della Misericordia.

Venerata dai cattolici e dagli ortodossi, la sua santità è riconosciuta anche dagli anglicani e dai protestanti. L’Islam venera Maria come la donna più eccellente mai esistita, madre del profeta Gesù e discendente di Re Davide.

Madonna di Monte Berico – Vicenza

In Italia viene comunemente chiamata anche Madonna (dal latino mea domina, “mia signora”).

Lungo i secoli molti sono i titoli che le sono stati attribuiti: alcuni fanno riferimento alle definizioni dogmatiche, altri a luoghi, a eventi, a condizioni di particolare devozione.
Molte sono anche le feste e le memorie che ricordano Maria: alcune celebrazioni sono universali, altre locali, altre collegate alle tradizioni, a particolari luoghi e santuari.
Anche la sua immagine viene rappresentata in innumerevoli versioni.
Tutto ciò può indurre a credere che ci siano diverse Madonne che appaiono in diversi luoghi dove raccogliersi a pregare in comune.
Ma Maria, la madre di Gesù è una sola, e la preghiera se ispirata dal cuore è efficace in ogni luogo ci si trovi, anche nella propria stanza in solitudine e in silenzio.

 

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