In un periodo storico di forte transizione in cui le vecchie istituzioni medievali, la Chiesa e l’Impero vedevano declinare il loro potere politico, le monarchie feudali si stavano evolvendo in stati nazionali sempre più indipendenti dal potere temporale della Chiesa.

Nel 1294, dopo l’abdicazione di papa Celestino V, salì al soglio pontificio Bonifacio VIII che volle opporsi a tali mutamenti, risoluto a riaffermare la supremazia papale.
Sul finire del 1200 uno straordinario senso di aspettativa fece convergere a Roma insolite masse di pellegrini, un moto popolare spontaneo che indusse papa Bonifacio VIII a indire nel 1300 il primo Giubileo.

IL GIUBILEO

Giubileo – presso gli antichi Ebrei, anno dichiarato santo (detto anno del yōbēl, «del capro», perché la festività era annunciata dal suono di un corno di capro) che cadeva ogni 50 anni e nel quale la legge mosaica prescriveva che la terra, di cui Dio era l’unico padrone, non fosse coltivata e ritornasse all’antico proprietario e gli schiavi riavessero la libertà.
Per la Chiesa cattolica, indulgenza plenaria solenne elargita dal papa ai fedeli che si rechino a Roma e compiano particolari pratiche religiose. L’anno in cui si celebra il giubileo si dice Anno Santo. Le scadenze per la celebrazione del giubileo furono fissate da Bonifacio VIII ogni 100 anni.

da Enciclopedia Treccani

LA VIA FRANCIGENA


Bassorilievo con pellegrini in viaggio per Roma scolpito a fine XII secolo. Torre campanaria del Duomo di Fidenza (provincia di Parma)

È l’antica Via che nel medioevo univa Canterbury (sede di una delle prime abbazie inglesi fondata da sant’Agostino verso il 597 durante la sua evangelizzazione in Britannia) a Roma e ai porti della Puglia ove pellegrini e crociati si imbarcavano per la Terrasanta.
Una strada, la via Francigena, il cui tracciato si deve ai Longobardi, che attraversava l’intera Europa per giungere a Roma. Lungo questo cammino i pellegrini trovavano ricoveri per mangiare e passare la notte. Tale fenomeno a lungo andare contribuì allo sviluppo sociale ed economico del territorio europeo, con la costruzione lungo i percorsi più frequentati di nuove strade, santuari, fiere e mercati. Si radicò inoltre il culto dei santi attraverso il pellegrinaggio in quei luoghi dove vi erano i loro resti mortali (vedi Camino di Santiago de Compostela).
Le reliquie dei santi diventavano oggetto di culto e di preghiera, provocando spesso nei fedeli atteggiamenti superstiziosi.

La via Francigena, un percorso di 1800 km attraverso l’Inghilterra, la Francia, la Svizzera e l’Italia, sugli antichi passi dei pellegrini medievali che conduceva verso le grandi mete come Roma, Santiago di Compostela o Gerusalemme è stata riscoperta dai moderni viandanti, che si mettono in cammino lungo un percorso splendido e sorprendente. Dal 2001 l’Associazione Europea delle Vie Francigene coordina lo sviluppo e la valorizzazione di un itinerario che attraversando l’Italia e l’Europa ripercorre la storia del nostro continente.

 

La concezione ierocratica del papa, però, lo portò a inimicarsi le potenti famiglie feudatarie romane, in particolare i Colonna, ma anche i monarchi europei, soprattutto il re francese Filippo IV detto il Bello della dinastia dei Capetingi, terza dinastia dei re di Francia, dopo i Merovingi e Carolingi.

La Francia stremata da anni di guerra aveva bisogno di rimpinguare le casse, di conseguenza senza l’autorizzazione papale Filippo IV decise di tassare anche il clero. Ebbe origine così un aspro scontro tra il papa e il re di Francia, che degenerò quando nel 1302 Filippo IV convocò attorno a sè per la prima volta i rappresentanti di tutte le classi politiche francesi (feudalità, clero e borghesia cittadina) troncando ogni rapporto col papato.
Papa Bonifacio VIII rispose con la bolla Unam Sanctam decretando la supremazia della Chiesa sui regni della terra, a cui il re reagì ordinando la cattura del papa che, con l’aiuto dei Colonna, fu fatto prigioniero per qualche giorno ad Anagni (lo schiaffo di Anagni, 1303).

LA SANTA SEDE DA ROMA AD AVIGNONE (1309-1377)

Morto Bonifacio VIII, papa Benedetto XI ereditò una difficile situazione, ma il suo fu solo un breve pontificato e dopo 11 mesi di conclave nel 1305 venne eletto Clemente V, un papa più conciliante e prudente, che si impegnò a fissare la residenza della Curia in territorio francese. Per questo scelse di spostare la sede pontificia ad Avignone, una proprietà che era dei d’Angiò, sovrani guelfi di Napoli, e creò numerosi cardinali francesi restando così in stretto contatto col sovrano francese.
Subendo le pressioni del re di Francia, papa Clemente V acconsentì alla soppressione dell’Ordine dei Templari e all’istituzione di un processo postumo al suo predecessore Bonifacio VIII (mai portato a termine).

Una lontananza dall’antica sede romana che andava contro la missione universale della Chiesa e che portò al diminuire del prestigio morale del papa.

Nel frattempo a Roma era una città senza un governo stabile per le lotte intestine tra le grandi famiglie nobili, e immiserita dalla perdita di tutta l’economia che gravitava intorno alla Curia. Ebbero luogo così delle sommosse popolari, da cui emerse la figura di Nicola di Lorenzo detto Cola di Rienzo.
Era un uomo di umili origini avviato alla professione di notaio che aveva un grande interesse per i monumenti e la storia dell’antica Roma. Divenuto popolare, nel 1347 venne eletto assumendo il titolo di tribuno della libertà, della pace e della giustizia, e liberatore dello stato romano. Obbligò quindi le potenti famiglie a sottomettersi e cercò di legare a sé i comuni e i Signori italiani, specialmente quelli umbri e toscani. Richiamandosi all’antica Roma, la sua idea era di ristabilire una libera Repubblica romana estesa a tutta la penisola e Roma come capitale del mondo.
La cosa insospettì il pontefice, la cui diffidenza unita alla rivolta dei nobili e all’ostilità di alcuni comuni italiani costrinsero Cola a fuggire dalla città. Arrestato per sospetto d’eresia, fu liberato per intercessione del re e di Francesco Petrarca suo ammiratore, e inviato a Roma dal nuovo papa Innocenzo VI affinchè con la sua influenza appoggiasse la restaurazione dello Stato Pontificio, ma venne ucciso durante una sommossa (1354).

SACRO ROMANO IMPERO

Nel corso del 1300 effimeri furono i tentativi di restaurazione imperiale da parte prima di Enrico VII di Lussemburgo incoronato imperatore nel 1312, e poi di Ludovico il Bavaro la cui corona imperiale gli fu conferita dai rappresentanti del popolo romano (1328), per poi tornare, dopo la morte di questi, alla casa di Lussemburgo con Carlo IV re di Germania e re di Boemia che venne incoronato imperatore nel 1355. Si prefigura così una dislocazione dell’Impero più a est del territorio europeo che diverrà stabile sotto la casa degli Asburgo.

Nel 1356 Carlo IV emanò la Bolla d’oro, un editto con cui cambiò la procedura per l’elezione dell’imperatore.
Fino ad allora per diventare imperatore del Sacro Romano Impero, istituzione che mirava a far rivivere i fasti della Roma imperiale, prerequisito irrinunciabile era quello di diventare prima Re d’Italia. Così per molto tempo fu consuetudine che il Re di Germania scendesse in Italia per essere incoronato sovrano italiano con la Corona Ferrea a Monza o anche a Pavia (normalmente per mano dell’Arcivescovo di Milano); viaggiava quindi alla volta di Roma per essere consacrato imperatore dal papa, titolo che assumeva una connotazione religiosa. L’imperatore manteneva in sè i tre titoli: due di re e uno di imperatore, ognuno con precise funzioni.
Con la Bolla d’oro l’imperatore veniva scelto non più dal papa, ma da sette grandi elettori, di cui tre ecclesiastici e quattro laici, modalità che venne mantenuta fino al 1806, anno in cui si estinse il Sacro Romano Impero.

Per tutto il Medioevo papato e Impero continuarono a contrapporsi con maggiore o minore intensità, reclamando superiorità l’uno sull’altro in qualità di sovrani e tutori della cristianità. Nessuno prevalse e sulla scena europea il potere laico non si identificò mai pienamente con quello religioso. Impero e Chiesa, insomma, viaggiavano in parallelo, pur convivendo litigiosamente.

Lo sviluppo e la crescita demografica che si era avuta nei secoli precedenti si fermò a causa della peste, antico flagello che nel 1348 tornò a colpire l’Europa, così come le carestie.
Un malessere diffuso segnò le rivolte popolari che scoppiarono in campagna, come la Jacquerie del 1358 nell’Alta Francia quando il paese era in piena crisi per la Guerra dei Cent’anni. Altre rivolte esplosero nelle città, come a Firenze il tumulto dei Ciompi, così erano detti i salariati delle diverse Arti, soprattutto quelli dell’Arte della lana che non godevano di alcuna considerazione nel sistema delle Corporazioni delle arti e mestieri.
Ma tutto ciò condusse anche a una serie di cambiamenti e di trasformazioni che determinarono una ristrutturazione della società medioevale.

LA GUERRA DEI CENT’ANNI

Fu una serie di conflitti intervallati a periodi di pace tra il Regno di Francia e il Regno d’Inghilterra che a partire dal XII secolo si protrasse per cento anni sconvolgendo il continente europeo.

Il conflitto ebbe origine con la fine della dinastia capetingia in seguito alla morte del Re di Francia Carlo IV, figlio di Filippo IV il Bello (1328). Il trono francese si trovò così ad essere conteso tra due pretendenti, entrambi nipoti di Filippo IV: Filippo di Valois ed Edoardo III il re d’Inghilterra.

Grazie al sostegno dei grandi feudatari di Francia, Filippo poté cingere la corona e inaugurare la dinastia dei Valois.
Ma Edoardo III non si arrese e diede inizio alle ostilità nel 1337 quando sbarcò in Francia con l’intenzione di impossessarsi del territorio delle Fiandre (regione storica del Belgio anticamente abitata dai Celti), un feudo francese col quale l’Inghilterra aveva importanti rapporti economici, e che nel 1340 si alleò con l’Inghilterra.

Gli inglesi conseguirono due importanti vittorie prima a Crécy (1346) , poi a Poitiers (1356) battaglia in cui il Principe Nero, figlio di Edoardo III, devastò il suolo francese e fece prigioniero il re di Francia Giovanni II il Buono. La supremazia militare inglese decimò la cavalleria francese e la presa di Calais garantì all’Inghilterra il controllo della Manica.
Le gravi sconfitte militari e la peste nera del 1348 avevano prostrato la nazione francese, si concluse così la prima fase della guerra.

La seconda fase si aprì a causa di vicende interne della Francia. Vi furono gravi disordini politici che a partire dal 1407, culminarono nella guerra civile fra le due fazioni nobiliari degli Armagnacchi (sostenitori della casata di Orléans) e dei Borgognoni  che si allearono con gli inglesi.

Enrico V salito al trono d’Inghilterra nel 1413 invase la Francia e conseguì una brillante vittoria sui francesi ad Azincourt; sostenne quindi l’azione diplomatica di Sigismondo di Lussemburgo per porre fine allo Scisma d’Occidente, e nel  1420 assunse il controllo di entrambe le corone.
Gli Inglesi occupata Parigi, si spinsero fino alla Loira e assediarono Orléans. Fu allora che la popolazione francese reagì incitata da Giovanna d’Arco che condusse i francesi a liberare Orléans e a segnare numerose altre vittorie, portando al trono di Francia Carlo VII come legittimo sovrano (1429). Giovanna d’Arco venne catturata, processata e arsa come eretica dagli inglesi.

La guerra si concluse intorno al 1453 Carlo VII estese il proprio potere su quasi tutta la Francia tranne Calais che rimarrà agli inglesi e verrà restituita nel 1558.

Dagli scontri cavallereschi di nobili dei secoli precedenti, le cui gesta eroiche vennero raccontate in numerosi poemi, vi fu il passaggio allo schieramento tattico di fanti ben addestrati, fase che indusse nel territorio europeo un clima più duro e violento.

Alle vicende di Enrico V, sovrano saggio e coraggioso, si è ispirato William Shakespeare per il dramma storico “Enrico V” in cinque atti, in prosa e in versi, che venne rappresentato nel 1599.

 

L’ “Enrico V” è l’opera conclusiva della Enrieide, tetralogia shakespeariana sulla storia monarchica inglese che comprende “Riccardo II” “Enrico IV” (parte Prima e parte Seconda).

A sua volta all’opera teatrale di Shakespeare si è ispirato Laurence Olivier regista e interprete del film Enrico V del 1944. Fu il primo adattamento cinematografico shakespeariano di Olivier, a cui seguiranno Amleto (1948) e Riccardo III (1955).
Enrico V  è anche un film del 1989 scritto, diretto e interpretato da Kenneth Branagh con dovizia di particolari e scegliendo grandi nomi del cinema e teatro britannico.

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