La Quaresima

La Quaresima è il periodo che precede la celebrazione della Pasqua ed è il momento più importante per la Chiesa cattolica e per altre chiese cristiane. Nasce dalla celebrazione dei quaranta giorni che Gesù passò nel deserto, digiunando e pregando, resistendo alle tentazioni. È un periodo di riflessione e di rinnovamento.

Originariamente per tutti i riti, e ancora oggi per quello ambrosiano, la Quaresima era considerata come un periodo di penitenza ma non di stretto digiuno, in preparazione al Triduo Pasquale e iniziava di domenica: partendo dal giovedì Santo e contando a ritroso 40 giorni si arriva alla prima domenica di Quaresima.
Nel Medioevo, i quaranta giorni di penitenza per il rito romano divennero quaranta giorni effettivi di digiuno in preparazione alla domenica di Pasqua. Partendo quindi dal sabato Santo e contando quaranta giorni a ritroso, ad esclusione delle domeniche in cui non si digiuna, si giunge esattamente al mercoledì precedente la prima domenica di Quaresima, che divenne il “Mercoledì delle ceneri”.
Per questo motivo il Carnevale ambrosiano della città di Milano dura più a lungo.

In tempo di Quaresima sono previsti:
il digiuno, il mercoledì delle Ceneri e il Venerdì Santo;
l’astinenza dalla carne per tutti i venerdì del periodo quaresimale;
la preghiera, impegnarsi a pregare più intensamente, astenersi dagli svaghi e altre distrazioni;
la carità, come amore fraterno, aiutando i più poveri.

Nel periodo quaresimale era vietato celebrare nozze e altre distrazioni che distogliessero i fedeli dall’ascolto della parola di Dio. Era riconosciuto come un momento ascetico-illuminativo che predisponeva l’animo a una più autentica partecipazione.

SANT’AMBROGIO

Sant’Ambrogio, vescovo, scrittore e santo romano, è una delle personalità più importanti nella Chiesa del IV secolo. È venerato come santo da tutte le Chiese cristiane che prevedono il culto dei santi; in particolare, la Chiesa cattolica lo annovera tra i quattro massimi dottori della Chiesa d’Occidente, insieme a san Girolamo, sant’Agostino e san Gregorio I papa.
Assieme a san Carlo Borromeo e san Galdino è patrono della città di Milano, della quale fu vescovo dal 374 fino alla morte e nella quale è presente la basilica a lui dedicata che ne conserva le spoglie.

Nato nel 339-340 a Treviri (Gallia) da un’importante famiglia senatoria romana, cristiana da alcune generazioni, era destinato alla carriera amministrativa sulle orme del padre, che operava come prefetto del pretorio delle Gallie.
Ambrogio fu molto apprezzato per la sua abilità di funzionario nel dirimere pacificamente i forti contrasti allora esistenti tra ariani e cattolici, tanto che il popolo di Milano lo volle come vescovo. Ma a quel tempo sentendosi impreparato, non volle accettare l’incarico: oltre a non aver compiuto studi di teologia egli, come era in uso presso alcune famiglie cristiane all’epoca, non aveva ancora ricevuto il battesimo, sacramento che designa l’ingresso nella comunità cristiana. Oppose persino resistenza, ma il popolo appellandosi all’autorità dell’imperatore, che possedeva una certa autorità all’interno della Chiesa, ottenne la sua nomina a vescovo. Ambrogio si fece battezzare e una volta vescovo prese molto sul serio il suo incarico e si dedicò ad approfonditi studi biblici e teologici.
Adottò uno stile di vita ascetico, elargendo i suoi beni ai poveri e donando i suoi possedimenti terrieri.  Ambrogio fu uomo di grande carità, tenne la sua porta sempre aperta, prodigandosi senza tregua per il bene dei cittadini affidati alle sue cure.

Tra le leggende a lui ascritte ve n’è una che racconta quando infante Ambrogio dormiva nella sua culla posta temporaneamente nell’atrio del Pretorio, improvvisamente uno sciame di api si posò sulla sua bocca, dalla quale e nella quale esse entravano ed uscivano liberamente. Dopo di che lo sciame si levò in volo salendo in alto e perdendosi alla vista degli astanti. Il padre, impressionato da tutto ciò, avrebbe esclamato: «Se questo mio figlio vivrà, diverrà sicuramente un grand’uomo!».
Sant’Ambrogio è raffigurato con un alveare, il cui miele è simbolo del suo stile dolce e misurato delle sue omelie e della sua prosa, tale da venir definito «dolce come il miele».

Il suo operato lasciò un segno profondo, egli introdusse nella chiesa occidentale latina molti elementi tratti dalle liturgie orientali, in particolare canti e inni non derivanti dai salmi (gli unici fino ad allora cantati durante le messe).
Fu definito il più musicale dei Padri, in quanto personalmente compose testi e musiche dei suoi inni, innovando anche lo stile e consentendo  una maggiore partecipazione al rito a tutta la massa di fedeli, grazie ad un canto collettivo eseguito da un’ala maschile e da un’altra ala composta da donne e bambini.

Il rito ambrosiano ebbe una diffusione molto vasta su tutto il nord Italia, le riforme introdotte furono mantenute nella diocesi di Milano anche dai successori e sopravvissero alla costituzione dell’unico rito romano voluta da papa Gregorio I e dal Concilio di Trento che ebbe inizio nel 1545 e durò ben 18 anni (1563) sotto il pontificato di tre papi, durante il quale vennero aboliti molti riti locali e particolari, con l’eccezione del rito ambrosiano per l’arcidiocesi di Milano e di pochi altri riti.

 

Commento al testo della canzone “Fango” di Lorenzo Jovanotti Cherubini (2008), letto attraverso le tipiche tematiche esistenziali della Quaresima: il deserto, la scoperta di sè, la conversione verso una vita più umana e più vera.

 

LA QUARESIMA

TEMPO DI RISCOPERTA DELLA PROPRIA VERA ESSENZA

“TRA GRAZIA E CADUTA”

Una bellissima canzone che inizia con alcune parole che chiaramente possono rimandare a molteplici significati, se riferiti a Dio:

“Io lo so che non sono solo anche quando sono solo”

La canzone mostra che la vita dell’uomo è piena di segni, gesti, parole e avvenimenti che la rendono grande e meravigliosa, ma nello stesso tempo il cuore dell’uomo può anche morire in se stesso quando si diventa insensibile a tutto e a tutti.

…ma l’unico pericolo che sento veramente
è quello di non riuscire più a sentire niente…

Non è forse il rischio della nostra società contemporanea che anestetizza le emozioni proponendo surrogati di vita nelle esistenze da “Grande fratello”?
La vita dell’uomo è una commistione tra il cielo e il fango, tra tutto ciò che sa di eterno e di divino e le cadute, gli errori e le fragilità.

…e rido e piango e mi fondo con il cielo e con il fango

Come non ritrovare rimandi al simbolo austero delle Ceneri, che posto sul capo all’inizio della Quaresima dice tutta la fragilità dell’uomo e la grandezza di Dio che brucia ogni peccato nel Fuoco del suo Amore?
Il testo infine invoca la capacità di vivere la vita in questo mondo in un modo diverso: saper perdonare, saper guardare all’altro con occhi diversi, smettere di giudicare l’altro ma riuscire portare i suoi stessi pesi…

ci si sente soli dalla parte del bersaglio
e diventi un appestato quando fai uno sbaglio...

La canzone ci presenta uno sguardo “misericordioso” e positivo sul mondo, pieno di realismo, ma anche di ciò che il cristiano chiama Speranza”.

di don Francesco (2008)  – qumran net

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