La libertà per Sandro Pertini

Libertà e giustizia sociale costituiscono un binomio inscindibile. Non vi può essere vera libertà senza giustizia sociale. Come non vi può essere vera giustizia sociale senza libertà.
La libertà è un bene troppo prezioso, ce la dà madre natura, la libertà. L’uomo deve essere libero di esprimere i suoi pensieri, i suoi sentimenti e quindi la libertà deve essere unita alla giustizia sociale. La libertà senza giustizia sociale può essere anche una conquista vana.
Mi dica, in coscienza, lei può considerare libero un uomo che ha fame, che è alla miseria, che non ha lavoro, che è umiliato perchè non sa come mantenere i suoi figli ed educarli?
Questo non è un uomo libero!
Sarà libero di bestemmiare, di imprecare, ma questa non è la libertà che intendo io!

Sandro Pertini


SANDRO PERTINI
Una vita spesa per la patria

Con la più larga maggioranza mai registrata in una votazione (832 voti su 995) Sandro Pertini diviene presidente della Repubblica Italiana il 9 luglio 1978 e rimane capo dello stato fino al 23 giugno 1985.

Sandro Pertini è ricordato nella storia d’Italia non solo per l’alta carica ricoperta per un elevato numero di anni, ma anche per la sua salda fede nei principi di libertà, democrazia e rispetto delle persone che lo hanno portato in gioventù a essere strenuo oppositore del fascismo.
Tale opposizione sarà fonte per lui di diversi anni di prigionia nonché di numerosi pestaggi, e dell’esilio in Francia nel 1928. Sono degne di nota dunque in questo italiano “doc”, la caparbietà e la volontà di perseverare nelle sue convinzioni, se necessario fino alla morte.

Alessandro Pertini nasce a Stella, in provincia di Savona il 25 settembre 1896, la famiglia è benestante, poiché il padre è proprietario terriero, ha 4 fratelli: Luigi, Mario, Giuseppe e Eugenio, quest’ultimo scompare tragicamente il 25 aprile 1954 nel carcere di Flossenburg.
Dopo aver frequentato il collegio dei Salesiani a Varazze, frequenta il liceo “Chiabrera” di Savona, e diviene collaboratore di “Critica Sociale” di Filippo Turati, il che contribuisce sicuramente ad avvicinarlo all’ambiente e all’ideologia socialista. Consegue una prima laurea in giurisprudenza, all’università di Genova e una seconda in scienze politiche nel 1924 a Firenze, dove è ospite del fratello; anno in cui entra in contatto con gli ambienti legati a Gaetano Salvemini e dell’interventismo democratico e socialista. La sua militanza politica inizia però nel 1918 con l’iscrizione al PSI.

Tra i due titoli di studio acquisiti, Pertini vive la tragica esperienza del primo conflitto mondiale in seguito allo scoppio del quale, nel 1917, viene richiamato e inviato sul fronte dell’Isonzo e sulla Bainsizza; il suo ruolo è di sottotenente di complemento. Egli si distingue inoltre per un’azione particolarmente coraggiosa durante l’assalto al monte Jelenik e viene proposto per la medaglia d’argento al valore militare.

Nel 1922 entra al potere in Italia il fascismo con la marcia su Roma e il giovane avvocato Sandro Pertini diventa presto il bersaglio delle violenze squadriste, ma è l’assassinio di Matteotti che lo fa scendere in campo in modo definitivo, caparbio e determinato: saranno anni durissimi di condanne, pestaggi ed esilio.
Il 22 maggio 1925 viene arrestato, e il 3 giugno condannato a 8 mesi di detenzione (oltre che al pagamento di un’ammenda) per diversi reati tra i quali quello di stampa clandestina. Egli ha, infatti, distribuito il foglio clandestino “Sotto il barbaro dominio fascista” nel quale rivendica la paternità di alcuni scritti antifascisti e individua la responsabilità della monarchia nel perdurare del regime fascista.
La violenza più pesante da parte delle forze antifasciste è quella del 1926 a seguito della quale Pertini finisce ricoverato all’ospedale, ferito in modo grave. Nel dicembre dello stesso anno, viene condannato al confino per 5 anni, a seguito della proclamazione delle leggi eccezionali anti-fasciste.

Da questo momento in poi Pertini entra in contatto con altri personaggi che sono stati protagonisti della storia d’Italia di quegli anni: Filippo Turati e Antonio Gramsci, Giuseppe Saragat, nonché Leo Valiani e Luigi Longo (con questi ultimi due organizzerà nell’aprile del 1945, l’insurrezione di Milano).

Datosi alla macchia e alla clandestinità, si dedica ad organizzare la fuga di Filippo Turati, leader del socialismo riformista. Accompagnerà quest’ultimo in Corsica, mentre gli altri protagonisti dell’impresa Ferruccio Parri e Carlo Rosselli, vengono intercettati sulla strada del ritorno in Italia, catturati e processati a Savona il 14 settembre 1927, infine condannati a 10 mesi di reclusione. Anche Turati e Pertini sono condannati, però in contumacia.

Tra le azioni importanti di Sandro Pertini in esilio ricordiamo nel 1928 la costituzione di una trasmittente radio a Eze (vicino a Nizza), con la quale riesce a svolgere la sua azione di propaganda contro il fascismo. Insofferente della vita dell’esule egli organizza ben presto il rientro in Italia che gli riesce con un passaporto falso: viene però catturato il 14 aprile 1929, dopo solo 20 giorni di libertà in patria. Condannato a 10 anni e 9 mesi di reclusione il 30 novembre dello stesso anno, inizia il duro carcere dove si ammala.

Nel 1930 viene trasferito nella casa di malati cronici di Turi dove incontra un altro leader dell’antifascismo: Antonio Gramsci. Due anni dopo viene trasferito nel sanatorio giudiziario di Pianosa e le sue gravi condizioni di salute inducono la madre a chiedere la grazia per lui. Ma egli la respinge e risponde in toni durissimi alla madre con la quale si verifica una frattura.
Pertini riacquista la libertà solo nell’agosto del 1943 (dopo 14 anni), dopo aver vissuto nei confini di Ponza (1935), delle Tremiti (1939) prima e a Ventotene poi. Gli anni del secondo conflitto mondiale lo vedono sempre attivo sulla scena politica, data la sua partecipazione alla costituzione del partito socialista, nel quale opera fino all’ottobre del 1943 (Sandro diventerà responsabile dell’organizzazione militare), momento in cui viene arrestato dai nazi-fascisti insieme a Giuseppe Saragat.
Qui rischia la vita poiché viene condannato a morte ma viene liberato grazie a un’azione dei partigiani il 24 gennaio 1944; è tra i partigiani che incontra la sua futura moglie Carla Voltolina (con lui nella foto), che allora operava come staffetta partigiana. Gli anni successivi saranno dedicati all’organizzazione del partito in particolare nel nord Italia e dal ritorno a Roma nel luglio 1944, dopo la liberazione della capitale da parte degli alleati.

Esponente di spicco del partito socialista, ne diviene segretario nel 1945, viene eletto alla Costituente e poi deputato, sarà direttore dell'”Avanti!” negli anni 1945-1946. Nel 1968 viene eletto presidente della Camera dei Deputati e diviene presidente della Repubblica nel 1978.

Uomo autorevole e intransigente, nessun capo di Stato o uomo politico italiano ha conosciuto all’estero una popolarità paragonabile a quella da lui acquisita, grazie ad atteggiamenti di apertura ed eccezionale schiettezza nei suoi incontri diplomatici.

Una delle sue immagini più note e ricordate è quella di quando, sorridente ed esultante, dalla tribuna gioisce per la vittoria della nazionale di calcio italiana ai Mondiali di Spagna del 1982.
Sandro Pertini riesce nei lunghi anni in cui è presidente della Repubblica, a riaccendere negli italiani la fiducia nelle istituzioni e a mettere in atto un’aperta denuncia del terrorismo e della criminalità organizzata, definirà l’attività della Mafia come “la nefasta attività contro l’umanità”.
Sandro Pertini si spegne il 24 febbraio del 1990 all’età di 94 anni.

Tratto da biografieonline


Sandro Pertini – L’idea di socialismo

Sandro Pertini: Democrazia e Fascismo

Commento: Sandro Pertini è stato ed è tutt’ora un grande personaggio, un vero politico, il cui credo se l’è costruito vivendolo in prima persona e al di là delle sfumature, aveva come fondamento la libertà ed il rispetto di essa.

Quando parlava… comunicava, esprimeva delle verità e per questo ha riacceso la speranza e la fiducia nella gente, perchè si sentiva che credeva in quello che diceva. Mi è piaciuto molto questo uomo e anche se per il suo rigore sembrava un uomo rude e quasi “militare”, trasmetteva dei valori veri e forti. Niente giri di parole, quando lo ascoltavi parlava come noi, gente comune, con parole semplici: il discorso aveva un inizio, un contenuto e un finale, non si perdeva tra mille considerazioni per arrivare alla fine, e trovarci a dire: “Ma che sta dicendo?” come capita così spesso oggi.
Mi accade spesso infatti: ascolto un politico parlare e  alla fine mi domando che cosa abbia voluto dire, perchè tra demagogia e capriole semantiche alla fine rimango perplessa perchè mi rendo conto che in sostanza non ha detto proprio niente!
In un epoca in cui conta più l’apparenza della sostanza un uomo come Pertini è una perla rara in mezzo a collane di plastica colorate di destra e di sinistra, belle ma senza valore, falsamente diverse e al cui interno custodiscono ipocrisie e interessi di parte.

Ai giovani questo io dico, e martello su questo punto, essi costituiscono l’avvenire del popolo italiano: battetevi sempre per la libertà, per la pace, per la giustizia sociale.
La libertà senza giustizia sociale non è che una conquista fragile, che si risolve per molti nella libertà di morire di fame.
Bisogna che la libertà sia unita alla giustizia sociale, sono un binomio inscindibile.
Lottate quindi con fermezza giovani che mi ascoltate, perchè lottate in questo modo per il vostro domani e per il vostro avvenire.
Ma siate sempre tolleranti.

Dico al mio avversario,
usando una frase di Voltaire:

«Io combatto la tua idea, che è diversa dalla mia, ma sono pronto a battermi fino al prezzo della mia vita perché tu, la tua idea, possa esprimerla liberamente»

Sandro Pertini

 

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