La bicicletta. Ciclismo e turismo

L’INVENZIONE DELLA BICICLETTA

La prima grande teorizzazione della bicicletta risale a Leonardo da Vinci nel 1490, che ha lasciato schizzi molto significativi sull’argomento. Questi progetti contemplavano ruote dello stesso diametro con un sistema di trasmissione a pedali e cinghia che ricalcava fedelmente il nostro concetto di catena. L’unica cosa fondamentale che mancava era lo sterzo.

Nel 1790 nasce il celerifero del Conte Mede de Sivrac, di legno, senza sterzo e catena, con avanzamento a spinta.
La draisina di Von Drais (barone tedesco) risale invece al 1818 ed era costituita da un manubrio per dirigere la ruota anteriore e un sellino; l’avanzamento era sempre a spinta, così come il materiale: il legno.
La prima “vera” bicicletta fu inventata verso il 1839 da un maniscalco scozzese: Kirkpatrick Mac Millan e consisteva in una “draisienne migliorata”, alla quale Mac Millan aveva installato un sistema abile di pedali. Contrariamente alla draisienne, diventava possibile rotolare senza che i piedi toccassero il suolo.

Il primo velocipede (così battezzato dal francese Michaux nel 1855) modello Michaudina aveva i pedali innestati direttamente sul mozzo anteriore, la cui ruota era molto grande (circa 3 metri). Il telaio era in ferro e il freno a pattino si trovava sulla ruota posteriore.
Questa bicicletta ebbe un grande successo, e si passo dai due esemplari del 1861, ai 4 esemplari del 1865. La funzione di una ruota anteriore grande, era quella di aumentare lo spazio percorso in funzione del tempo, e quindi di incrementare la velocità. L’altezza della ruota anteriore costringeva il ciclista ad usare uno scalino per poter montare in sella.

Durante questo periodo nacquero anche le prime corse in bicicletta, le quali avevano la funzione di promuovere questo mezzo e quindi i fini erano di tipo commerciale.
Nel 1868 fecero la loro apparizione telai e forcelle di acciaio forgiato, ruote di legno cerchiate in ferro, rivestimenti delle ruote in caucciù.
Nel 1869 nasce in Francia la Parigi – Rouen (prima grande corsa ciclistica su strada, da Parigi a Rouen sulla distanza di 126 chilometri, con la partecipazione di 304 concorrenti), vinta dal veterinario inglese Moor, il quale percorse la distanza a circa 15 km/h.

La prima gara in Italia risale invece al 1870 (Firenze – Pistoia); 33 km percorsi in poco più di 2 ore.
Intorno al 1875 apparve in Inghilterra la “grande B” detta anche “il ragno”, con la ruota anteriore di 1,5 m di diametro, al cui mozzo erano posti i pedali, mentre la minuscola ruota posteriore serviva solo da punto di appoggio.
La prima classica italiana (1876) fu vinta da Maghetti, che percorse 150 km da Milano a Torino.
Nel 1877 Rousseau inventa gli ingranaggi moltiplicatori applicati alla ruota anteriore, con trasmissione a catena.
Tra il 1876 ed il 1879 Shergold, Vincent e Lawson applicano gli ingranaggi nella ruota posteriore.

Nel 1880 a New York in America, nasce la prima 6 giorni di corsa su pista.
Nel 1883 in Inghilterra Starley introdusse sulla sua “safety” la trasmissione a catena, oltre a rimettere in uso il sistema a raggi tangenziali e non perpendicolari al mozzo, per una migliore ripartizione del carico.
Nel 1888 Dunlop inventa il pneumatico; con l’arrivo del pneumatico di Dunlop si risolse soprattutto il problema delle strade accidentate di allora, rendendo così più confortevoli e pratiche le biciclette.
Tra il 1889 e il 1890, rispettivamente Michelin e Pirelli apportano delle modifiche sul pneumatico inventato da Dunlop.
Nel 1890 nasce la Parigi-Brest-Parigi: 1260 Km no stop da pedalare giorno e notte.
1896: ecco la prima classica francese denominata Parigi-Roubaix.
Nel 1897 nasce la prima ruota libera.
Nel 1898 vengono installati i mozzi forniti di freni “retro-pedale” alla bicicletta.
Tra il 1900 e il 1912 aumenta il numero di biciclette in Italia, fino ad arrivare a circa un milione di esemplari.

LA STORIA DEL CICLISMO

Nel 1903 nasce il Tour de France che fu vinto da Maurice Garin, spazzacamino valdostano.

Sei anni dopo il primo “Tour de France”, nel 1909, l’Italia si adegua e organizza il primo “Giro” della penisola, grazie all’inventiva di Uccio Costamagna de “La Gazzetta dello Sport”.
Sono 127 i corridori al via della corsa che non aveva ancora come simbolo del primato la maglia rosa e la classifica non era redatta in base al tempo impiegato da ciascun corridore, ma in base ad un punteggio assegnato al termine di ogni arrivo di tappa.
E già nella prima frazione il “Giro” perse due dei probabili favoriti: il “diavolo rosso”, l’astigiano Giovanni Gerbi e il francese Lucien Mazan che si faceva chiamare Petit Breton (in omaggio alle sue origini) entrambi coinvolti in due differenti cadute. La classifica finale vide primeggiare Luigi Ganna che precedette di due punti Carlo Galetti e di 15 Giovanni Rosignoli.
Infine, nel 1912 nasce il professionismo.

CLASSIFICAZIONE DELLE SPECIALITÀ NEL CICLISMO

Una prima classificazione distingue le gare ciclistiche più importanti in: corse su strada, corse in pista e corse campestri (es. ciclocross).

Le principali specialità su pista sono rappresentate da:

1. gare a cronometro (km da fermo, inseguimento individuale e inseguimento a squadre)
2. gare in gruppo (a punti, americane, eliminatorie e dietro motori)
3. gare di velocità

Principali specialità su strada:

1. gare a cronometro (individuali, a coppie e a squadre)
2. gare in gruppo (in linea e a tappe)

Altre gare di velocità:

1. tandem
2. keirin

Gare su percorsi speciali:

1. ciclocross
2. mountain bike
3. BMX
4. trialsin

La ‘Sei giorni’

La gara su pista più popolare è la “Sei giorni”, gara articolata su diverse prove che si svolgono appunto nell’arco di sei giorni di gara. I corridori gareggiano a coppie e si affrontano in diverse specialità.

La Sei giorni si disputa in varie città europee soprattutto nel periodo invernale e costituiscono un circuito al quale partecipano i migliori specialisti. In passato erano coinvolte molte più città, tra cui anche Milano dove venne sospesa dopo che un’eccezionale nevicata nel 1985 causò il cedimento della copertura del tetto del Palasport di San Siro, un’arena coperta tra le più grandi del mondo che sorgeva a fianco dello stadio Giuseppe Meazza; anche parte della pensilina di copertura degli spalti al velodromo Vigorelli di Milano cedette sotto la neve.

La Sei giorni milanese venne quindi sospesa in mancanza di una sede adatta, visto che la struttura rimase inspiegabilmente abbandonata ed esposta alle intemperie fino alla demolizione totale, in vista della costruzione sulla stessa area di un nuovo impianto più grande e più moderno, idea che cadde nell’oblio.

Sulla base della classificazione delle specialità del ciclismo è possibile distinguere le specialità in gare di lunga durata (a prevalente impegno aerobico, come per esempio le gare a tappe), gare di media durata (con impegno aerobico – anaerobico massivo, per esempio le gare a punti) e gare di breve durata (a prevalente impegno anaerobico, esempio: il chilometro da fermo).

 

La bicicletta rappresenta un mezzo per spostarsi sano, naturale ed economico, incentiva a fare attività fisica ed è anche un mezzo per recarsi sul luogo di lavoro o di studio, per viaggiare senza inquinare l’ambiente, per essere più a contatto con la natura.

Esiste un progetto italiano per realizzare la più lunga pista ciclabile del sud Europa: il progetto VENTO.
Collegando tratte di pista ciclabile già esistenti, alcune delle quali da mettere in sicurezza, altre in parte da realizzare, si creerebbe un’infrastruttura leggera lunga 679 km che metterebbe in comunicazione città artistiche meravigliose come Venezia, Ferrara, Mantova, Sabbioneta, Cremona, Pavia, Valenza, Casale Monferrato e Torino. Oltre a valorizzare le nostre terre ancora genuine, coinvolgerebbe 12.000 aziende agricole attraversate dal progetto, 300 attività ricettive e oltre 2.000 attività commerciali.

PROGETTO VENTO:
in bicicletta da Venezia a Torino lungo il Po

È un progetto senza committente, nato in un Dipartimento universitario grazie a un gruppo di ricercatori multidisciplinare. Un progetto “offerto al territorio nel rispetto di quello spirito di servizio civile che le istituzioni possono ancora avere in questo Paese”.

Un’occasione per incrementare il cicloturismo che è un settore in continuo sviluppo in Europa, una green economy capace di riportare benessere e incrementare le visite al nostro prezioso patrimonio artistico-culturale.

Altre piste ciclabili già esistenti, come quella del Brennero-Peschiera-Mantova, la Torino-Nizza, la Mantova-Ferrara-Adriatico e altre ancora potrebbero essere collegate al progetto VENTO, potendo anche raddoppiare il percorso sulla sponda opposta del Po.

Vi sono infinite potenzialità considerando che il progetto VENTO è anche collegato al treno e alla navigazione fluviale.

VENTO s’inserisce nel Progetto Eurovelo8, Mediterranean Route. L’ottavo fra gli itinerari Eurovelo, è dedicato all’esplorazione del Mediterraneo, o perlomeno della sua costa nord: partendo dallo stretto di Gibilterra si attraversano Spagna, Francia, Italia, Slovenia, Croazia, Montenegro, Albania e Grecia per arrivare infine a Cipro, visitando entrambe le parti di questa isola purtroppo divisa in due dal 1974.

Per un tratto, nei pressi di Pavia, si sovrappone a Eurovelo 5, Via Romea Francigena, la via usata da secoli dai pellegrini europei per arrivare a Roma, itinerario che unisce Londra con il sud dell’Italia, arrivando fino a Brindisi dopo 2900 chilometri.

A Mantova incrocia Eurovelo7, Percorso del Sole, uno dei percorsi più lunghi della rete ciclistica ideata dalla ECF (European Cyclists’ Federation), in più di 7400 chilometri si va da Capo Nord in Norvegia fino all’isola di Malta nel Mediterraneo, passando per Finlandia, Svezia, Danimarca, Germania, Repubblica Ceca, Austria e Italia. Uno dei percorsi più belli di Eurovelo dal punto di vista naturalistico, per la varietà di paesaggi molto ampia che si incontrano lungo il tragitto .

VENTO e l’evoluzione in chiave infrastrutturata e con elevati gradi di sicurezza di Bicitalia2, Ciclovia del Po il cui percorso va dalla sorgente al Delta del Po.

Bicitalia è il corrispettivo di EuroVelo per la realizzazione di una rete nazionale italiana di percorribilità ciclistica, che si integra pienamente in termini di standard e qualità dell’infrastruttura con quella europea.

VENTO è un’esperienza itinerante nel paesaggio italiano, il continuum fra i monumenti e le città, dischiudendo agli occhi del turista luoghi che la consuetudine dello spostamento veloce e motorizzato ha via via marginalizzato. Un invito a perdersi tra la natura, il paesaggio, l’arte, la cultura e il cibo tipico di ogni luogo.

Tutto ciò, se ben pianificato, ovvero con un’idea di cicloturismo alta e inclusiva, può divenire una inedita e sostenibile idea di sviluppo locale e territoriale, una concreta e stabile occasione di occupazione e di rilancio economico anche della navigazione fluviale.

LE TAPPE PRINCIPALI DELLA STORIA DI ‘VENTO’

 

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