Villa Barbaro – a Maser, Treviso

Villa ‘Barbaro’  Maser ~ TREVISO
di Andrea Palladio

 

Risplende del genio e della creatività di tre fra i più grandi protagonisti del Rinascimento italiano, la meravigliosa Villa Barbaro di Maser, a pochi chilometri da Asolo, nel trevigiano.
Il progetto per la costruzione della residenza per il fine umanista Daniele Barbaro Patriarca di Aquileia (uomo colto e raffinato, appassionato di architettura) e il fratello Marcantonio, ambasciatore della Repubblica di Venezia (influente personaggio politico, spesso coinvolto nelle scelte architettoniche della Repubblica di Venezia) si deve ad Andrea Palladio che qui realizzò, fra il 1550 e il 1560, uno dei suoi più grandi capolavori trasformando il vecchio palazzotto medievale dei Barbaro in una raffinatissima residenza signorile.

All’estro del Palladio si aggiunse quello di Paolo Veronese, cui fu assegnato il compito di provvedere alle decorazioni pittoriche, e quello di Alessandro Vittoria, autore delle sculture e di tutte le decorazioni in stucco degli interni.
All’interno della Villa, Paolo Veronese realizza quello che è considerato uno dei più straordinari cicli di affreschi del Cinquecento veneto. Ogni stanza prende il nome dalle scene affrescate.
Una delle scene più celebri si ammira nella volta del salone principale: da un balcone immaginario, donna Barbaro Giustinian, moglie di Marcantonio, con la nutrice e i tre figli, accoglie gli ospiti.

 

Il ninfeo

Nel fianco della collina poi, fra vigneti e alberi d’alto fusto, Palladio fece scavare un ninfeo con una peschiera dalla quale, grazie a un sofisticato sistema idraulico, l’acqua raggiungeva gli ambienti di servizio e il parco. Un ricco giardino in forme geometriche fu ricavato nell’appezzamento di terreno antistante l’edificio, ma le aree verdi proseguono alle sue spalle, attorno alla fastosa esedra che chiude il ninfeo. Alle sculture del “giardino segreto” lavorarono Alessandro Vittoria, i suoi allievi e forse lo stesso Marcantonio Barbaro.

 

Il tempietto

Nel giardino fu edificato nel 1580, ultima opera del Palladio, il Tempietto che nelle intenzioni di Marcantonio Barbaro doveva fungere, oltre che da oratorio privato, anche da chiesa del villaggio. Costruito sul tema classico del Pantheon romano, fu la sola occasione offerta al Palladio di realizzare un chiesa in quella “forma rotonda” che egli riteneva ideale per gli edifici sacri.

Il Museo delle Carrozze allestito in rustico è alle spalle della villa e si raggiunge attraversando i rigogliosi vigneti della tenuta. Attorno alle carrozze originarie dei Barbaro, si è costituita un’interessante collezione di mezzi di trasporto dei secoli scorsi.

Aperta al pubblico è anche la cantina storica, che testimonia l’antichissima vocazione vinicola del luogo. Vini come i Doc del Montello e dei Colli Asolani, prodotti nella tenuta, invecchiano nel piano sotterraneo.

La Villa nel 1996 assieme alle altre ville palladiane del Veneto, è stata dichiarata dall’UNESCO patrimonio dell’umanità.

Fantasia ed esuberanza del Veronese

I dipinti, vivaci e luminosi, coprono le pareti e le volte, in un continuo gioco di rimandi, illusioni ottiche e prospettiche: finte porte, arcate, finestre e balaustre da cui si affacciano personaggi appartenenti alla stessa famiglia Barbaro, ritratti con sorprendente realismo, ma anche figure animali, mitologiche e divine.

Nel proporre uno scenario architettonico alternativo al reale, Veronese fu tanto audace da guadagnarsi una malcelata ostilità da parte del Palladio.

In molte scene, fra cui l’immagine stessa di Paolo Veronese che si ritrae nelle vesti di cacciatore, è il brillante cromatismo dell’artista a dar vita alle illusioni. I colori animano le figure, conferiscono realismo ai paesaggi, al cielo e ai finti elementi architettonici.
Combinandosi al genio del Palladio e all’estro del Vittoria, i dipinti del Veronese fanno della villa di Maser un capolavoro assoluto dell’ultima stagione del Rinascimento.

 

Sala dell’Olimpo: la volta

 

“…Questi amenissimi poggi,
difesi dalle tramontane, e aprichi, di mite temperatura,
d’aere salubre e puro, di ampio orizzonte,
acconci alla vite, al castagno, a tutta sorta di frutta…”

 

Fonte: marcadoc.it

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