Clocks è una delle canzoni più popolari dei Coldplay ed è uno dei maggiori successi della band. La musicalità suggerisce un’affannosa corsa… orologi, il tempo che passa, “Tu sei. Tu sei. Tu sei” sembra voler dire, io non ce l’ho fatta ma tu cogli l’attimo. “Tu sei. Tu sei. Tu sei e nient’altro è paragonabile” e una luce dorata illumina il palco. Sembra voglia incoraggiare le nuove generazioni presenti nella sala, a credere di più in se stesse.
“Maledette occasioni perse. Sono parte della cura o sono parte della malattia?”
Il batterista beve un sorso d’acqua e la bottiglia vola via, sulla mano vicino al polso di Chris Martin si vede una scritta: “Make Trade Fair-Co…”, una Campagna sociale per il Commercio equo e solidale che i Coldplay sostengono insieme ad altri progetti sociali.
Make Trade Fair
La Make Trade Fair è una Campagna promossa dalla Oxfam, una delle più importanti confederazioni internazionali nel mondo specializzata in aiuto umanitario e progetti di sviluppo, composta da 17 organizzazioni di Paesi diversi che collaborano con quasi 3.000 partner locali in oltre 90 paesi per individuare soluzioni durature alla povertà e all’ingiustizia.
L’iniziativa auspica al cambiamento del mercato globale, i cui attuali meccanismi vanno a discapito dei Paesi in via di sviluppo. Da tempo Make Trade Fair aiuta la popolazione di tali Stati mediante l’acquisto diretto dei prodotti locali, garantendo ai lavoratori un guadagno netto senza nessuna intermediazione commerciale. Tali prodotti si possono trovare nei negozi e nei mercatini equo solidale ormai presenti dappertutto.
E’ una nobile iniziativa, visto che in molti casi il Fondo Mondiale Monetario chiede ai governi debitori d’importare dall’estero e di porre restrizioni ai contadini, cosicché non vendano le proprie merci. Vengono esportate soltanto le eccedenze, ma a prezzi ridicoli e che fruttano ai lavoratori guadagni bassissimi.
Nel 2003 Chris Martin si pronuncia contro l’inizio della Seconda Guerra del Golfo.
Home, home where I wanted to go.
A casa, a casa è dove volevo andare.
Il mondo potrebbe essere una casa per tutti se solo fosse più giusto, facendoci guidare dall’amore anzichè dal profitto e dallo sfruttamento.
Nel 2004 dopo aver raggiunto il nono posto nella classifica dei singoli inglesi e il ventinovesimo in U.S.A. ha vinto il Grammy Awards come “Record of the Year”. Nell’ottobre 2007 Peter Van Wood ha preteso un milione di euro di risarcimento al gruppo dei Coldplay, sostenendo che la canzone Clocks sia plagiata dalla sua “Caviar and Champagne”.
A detta degli stessi Coldplay il tour mondiale che segue la pubblicazione di A Rush Of Blood To The Head è la cosa più estenuante che abbiano mai fatto. Anche in Italia si fanno vedere più volte. E il delirio che li accoglie è lo stesso in ogni angolo del mondo. Ecco spiegata la pubblicazione di un live dopo appena due album in studio. Operazione solo sulla carta superflua, ma in verità più che appagante per la qualità di quanto espresso dal vivo dalla band londinese.
Live 2003 fotografa il gruppo durante i concerti tenuti il 21 e il 22 luglio all’Hordern Pavilion di Sydney. Nel Dvd sono presenti 17 canzoni, compreso l’inedito “Moses“, e in più quaranta minuti di “dietro le quinte”, in cui si può gustare tutta la genuinità dei quattro ragazzi londinesi. Sul cd, un “riassunto” di 70 minuti.
Dall’intensità delle interpretazioni, dal carisma di Chris Martin, dal calore con cui il pubblico accoglie i primi secondi di ogni singolo brano si capisce che i Coldplay sono gli unici possibili successori degli U2 al trono di miglior rock band da stadio.
Ad aggiungere un pizzico di hype in più al gruppo, la love-story tra Chris Martin e l’attrice Gwyneth Paltrow: i due convoleranno a nozze nel dicembre del 2003 e daranno poi alla luce due figli, Apple e Moses.
Alla fine del 2003, i Coldplay mettono a disposizione sul loro sito la cover di “2000 Miles” dei Pretenders, che diviene in breve il download più venduto in Gran Bretagna in quell’anno. Tutti i proventi vengono devoluti dalla band per le campagne Future Forests e Stop Handgun Violence.
X&Y, il terzo album (2005), introduce una novità nel suono dei Coldplay: la spersonalizzazione.
Se Parachutes poteva vantare sincerità e freschezza e A Rush Of Blood To The Head guardava agli anni Ottanta con un percussionismo accentuato e chitarre wave nella direzione di una ricerca di maturità, X&Y, più che continuare su questa linea, suona semplicemente senile. Ed è esattamente lo stesso suono (guarda un po’) degli ultimissimi U2. L’introduzione di violini, synth (suona Brian Eno, ma non se ne accorge nessuno) e organo e la posizione di maggior evidenza concessa al basso avvengono nel contesto di una (sovrapproduzione iperlevigata. il disco si presenta meno immediato dei precedenti, con un lavoro maggiore sulle strutture melodiche dei pezzi.
Il titolo X&Y, spiega in un intervista Chris Martin, è un riferimento alle variabili incognite, ovvero tutte quelle cose che “sono sconosciute ma costanti ed importanti”, aggiungendo poi che “ci sono molti misteri al mondo che noi diamo per scontati, e non abbiamo la minima idea di quali siano le risposte ad essi.” Il cantante ha poi aggiunto che X&Y “ha a che fare anche con gli opposti e le tensioni tra gli opposti” aggiungendo che X&Y “è un modo migliore per dire jing e yang.
Infine, il titolo è anche un riferimento ai due cromosomi umani X e Y che furono scoperti da Nettie Stevens 155 anni fa proprio oggi. La biologa e genetista statunitense scoprì che la differenza tra il sesso maschile e quello femminile è determinato dalla configurazione dei cromosomi, le strutture contenute nel nucleo delle cellule e nelle quali è organizzato il materiale genetico.
Talk (Parlare) è la quinta traccia di X&Y, Il gruppo ha registrato tre versioni diverse del brano e la melodia principale è tratta da Computer Love un pezzo dei Kraftwerk, il cui testo narra della solitudine di una persona che finalmente trova la sua anima gemella attraverso un computer.
I Kraftwerk (centrale elettrica in tedesco) sono una band tedesca di musica elettronica formatasi a Düsseldorf nel 1970. Sono considerati i pionieri della musica elettronica.
Nei primi due album del 1970 e del 1972 che portano come titolo il nome stesso della band, lo stile della formazione è vicino alla musica cosmica tedesca, nonché, secondo quanto riportato, “ispirato ad angoscianti realtà metropolitane, con ostiche sonorità ai confini del rock“.
Il videoclip di Talk, diretto da Anton Corbijn girato in bianco e nero, mostra i Coldplay astronauti atterrare su un pianeta grigio e spoglio. Chris Martin con un megafono sembra parlare con il robot spedito sul pianeta, che la band trova disattivato e abbandonato lì, gli chiede che cosa vede, come sarà il suo futuro perchè ne è spaventato.
Pensando ai Kraftwerk, alla loro musica, ai primi anni 70 a me vengono in mente i discorsi futuristici che si usava fare, veri sogni ad occhi aperti: avremmo presto usato aeromobili per spostarci, le macchine avrebbero fatto ogni cosa, anche quello che non era mai stato fatto, il cibo ad esempio sarebbe apparso dal niente in una scatola tipo microonde, ci saremmo impadroniti dello spazio… ma erano discorsi vaghi, sogni in bianco e nero come lo era la TV alla quale si aggiungeva uno schermo di plastica colorata perchè sembrasse a colori. L’idea un po’ richiama gli occhialini 3D anaglifici di oggi, come il mito di Marte (forse è quel pianeta?) su cui ancora oggi si investe anzichè pensare prima a risolvere gravi problemi ormai inaccettabili come la fame e le guerre.
“Dimmi come ti senti”
“Be, mi sento come se stessero parlando in una lingua che non parlo. E stanno parlando con me”
L’incomunicabilità, per certi versi di ieri, e per altri di oggi che la comunicazione è così facile e varia…
Una volta riattivato il robot, la band lo saluta salendo sull’astronave, parte, ma finisce col fare la fine del topo, o meglio di un biscottino…
Il brano conclude con
Niente ha un vero senso alla fine.
Parliamo, parliamo, parliamo.
A lungo atteso e promosso da un battage senza precedenti, Viva La Vida (2008) presenta una novità clamorosa: la produzione di Brian Eno. Come per i primi U2 e i Talking Heads della maturità, il Leonardo Da Vinci del rock ha raccolto i quattro giovani londinesi e li ha trasformati in freddi strumentisti pop che ripercorrono con nuovo vigore creativo tutta la storia del britrock.
Il testo di Viva la vida contiene molti riferimenti religiosi. Ad esempio, i “pilastri di sabbia” sono un chiaro riferimento alla parabola evangelica in cui Gesù parla dello stolto che costruisce la casa sulla sabbia, mentre il saggio la edifica sulla roccia; il vento che butta giù le porte fa pensare a Gerico che fu rasa al suolo dal suono delle trombe; San Pietro non chiamerà il mio nome, l’apostolo Pietro a cui Gesù affida le chiavi del Regno dei cieli; e Gerusalemme, i Romani…
La condizione dell’uomo spinto a sperare in un’altra vita, nell’immortalità, sprecando l’occasione di elevarsi nella sua parte divina, rinunciando alla sua libertà.
“Violet Hill”, il singolo di lancio, è una hit atipica (passo ska, chitarre apocalittiche, cori invocanti), aperta e chiusa da due minuscoli prodigi di produzione: un’aurora drone e un sottovoce alla Harold Budd. In scala ingrandita, pure l’album è aperto e chiuso da intro e outro analoghe, quasi una salmodia glitch che all’inizio si arricchisce di un motivo strumentale e in chiusa fa da sfondo al canto di Martin.
È un album dall’inedita robustezza di suono e di escamotage sonori, il filtro Eno, tra armature elettroniche, grumi digitali e armonie folgorate, impianta una dose più che generosa – e talvolta sprecona – d’istrionismo visionario.
Il videoclip del brano Violet Hill è stato girato a Catania. Il set principale del video è infatti l’Etna, e alcune riprese sono state realizzate anche all’interno del Palazzo Biscari di Catania e al Castello degli Schiavi di Fiumefreddo di Sicilia.
Il gruppo che avanza battendo sul tamburo a me ha fatto pensare per analogia al video Glósóli del gruppo islandese Sigur Ros dove un tamburino richiama e porta con sè altri bambini (come il Pifferaio magico e i bambini di Hamelin) e li conduce fino alla rupe per lasciarsi alle spalle un mondo effimero, che non li considera, fatto da adulti che si sono giocati tutto, anche il futuro dei loro figli, e spiccano il volo verso la vera felicità che i bambini sanno riconoscere e vivere.
È stata prodotta anche una seconda versione del video, diretta da Mat Whitecross, pubblicata sul sito ufficiale della band e sul canale ufficiale di YouTube, denominata “Dancing Politicians” in cui “personaggi che contano” ballano, saltellano, suonano scimmiottando una parvenza di felicità. Bush addirittura dirige un’orchestra… sembrano tutti felici in un mondo senza amore. Come se fosse possibile… Chi dà il diritto a pochi di decidere del futuro di tutti?
Dopo un biennio costellato di trionfi i Coldplay si rimettono al lavoro alla ricerca di strade meno battute. Approdano dopo svariati tentativi a Mylo Xyloto (2011), album dal titolo misterioso ed esotico, dopo averne anticipato contenuti durante concerti e apparizioni.
All’interno poco più di dieci composizioni, oltre a qualche frammento strumentale, non certo dimentichi dell’ormai celeberrima ricetta. Eppure qualche sorpresa non manca: oltre al famigerato duetto con la sex symbol r’n’b Rihanna, cui è dedicata “Princess Of China“, le punteggiature elettroniche si fanno sempre più concrete fino a raggiungere i tipici passi dell’attuale discoteca. Altrove rendono i brani maggiormente onirici, come accade nelle iniziali “Hurts Like Heaven“, “Paradise” e “Charlie Brown“.
In occasione del San Diego Comic-Con 2012, il gruppo ha annunciato che l’album ha ispirato la pubblicazione di un’omonima serie di fumetti, scritta dal gruppo insieme al regista Mark Osborne, il quale ha dichiarato in merito:
«È la storia di Mylo Xyloto, giovane abitante dell’immaginaria Silencia sul fronte di una guerra per reprimere la musica e i colori nel suo mondo. Mylo scopre che quello per cui è stato addestrato a combattere e odiare non è del tutto un suo nemico».
Estratto da:
Ondarock Autori: di R. Mandolini, D. Capuano, C. Frattini, M. Saran
Contributi di Paolo Sforza (“A Rush Of Blood To The Head”)
Wikipedia
Il 9 settembre 2012 i Coldplay hanno partecipato alla Cerimonia di chiusura dei XIV Giochi paralimpici estivi a Londra. Il loro spettacolo, lungo tutta la cerimonia, è durato più di due ore e ha visto esibirsi con loro altri due cantanti quali Rihanna e Jay-Z.
Del 2013 è un brano inedito intitolato Atlas, inserito nella colonna sonora del film Hunger Games: La ragazza di fuoco diretto da Francis Lawrence. La pellicola è il sequel del film del 2012 Hunger Games, ed è l’adattamento cinematografico del romanzo La ragazza di fuoco, scritto da Suzanne Collins, ambientato in un futuro distopico post apocalittico.
Atlas è la prima canzone dei Coldplay ad essere stata composta appositamente per una colonna sonora di un film e farà parte del sesto album in studio, Ghost Stories pubblicato nel 2014. Magic sarà il singolo apripista dell’album, a cui seguiranno altri brani. Il gruppo intende tornare a uno stile che più appartiene loro, simile a quello dei primi due album.
Nel 2014 un brano inedito intitolato Miracles viene inserito nella colonna sonora del film Unbroken prodotto e diretto da Angelina Jolie uscito a Natale 2014. La pellicola è la trasposizione cinematografica del libro Sono ancora un uomo. Una storia epica di resistenza e coraggio, rieditato poi col titolo Unbroken, scritto nel 2010 da Laura Hillenbrand, che racconta la vera storia di Louis Zamperini, atleta olimpico, durante la Seconda guerra mondiale.
Poco dopo Chris Martin rivela il titolo del settimo album in studio dei Coldplay, ovvero A Head Full of Dreams che va considerato come il completamento di un qualcosa.
Commento: i Coldplay mi piacciono un sacco. Non so dire bene il perchè, ma hanno un effetto “tonificante” sul mio umore… mi ricaricano. Sarà per i suoni, per l’armonia… boh!.. ma quando li ascolto mi sento mooolto leggera.
Il pezzo che preferisco in assoluto è Don’t panic, il suono del mare all’inizio è il massimo per me e poi come attacca la musica ancora meglio!
Però mi piacciono un po’ tutte.
Leda
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