Nel mondo medievale più che di vecchiaia, la maggior parte della gente moriva per le epidemie, per le guerre e per le carestie.
A quel tempo accadeva spesso che il termine “peste” definisse anche altre malattie epidemiche ad alto alto tasso di mortalità ancora sconosciute, come il colera, il tifo, il morbillo, il vaiolo

Peste, dal latino pestis sta a significare “distruzione, rovina, epidemia”, è una parola entrata anche nel linguaggio comune a indicare qualcosa di eccessivo e incontrollabile (cattivo come la peste, dire peste e corna…).

Ma nel 1348 quella che viene chiamata Peste Nera venne identificata come tale per i sintomi visibili descritti dai contemporanei, e colpì il continente quando la popolazione era indebolita dalle frequenti carestie, come quella del 1315.

Per approfondire: La peste – informazioni generali

LA GRANDE CARESTIA (1315-1317)

In seguito al periodo caldo medievale si ebbe una crisi nell’approvvigionamento di cibo che i governi medievali non furono in grado di gestire e che portò alla Grande carestia del 1315-1317.

Per  carestia s’intende quando, in un’area geografica più o meno vasta, viene a mancare l’elemento principale dell’alimentazione per la popolazione: per lo più il grano, ma anche il riso, molto importante nella dieta dei paesi asiatici.

Nelle società antiche e in età preindustriale la disponibilità di cibo poteva essere condizionata da numerosi fattori:
• da cause naturali: come siccità, grandine, malattie delle piante, invasioni di insetti
• da cause umane: come guerre, rivoluzioni, abbandono o eccessivo sfruttamento della terra, o una cattiva gestione delle risorse.

Una carestia può avere delle conseguenze sul commercio e sull’industria sia interna che estera, che possono essere più o meno immediate. Errate direttive economiche dei governi possono causare la scarsezza delle derrate alimentari inceppandone la regolare circolazione.
Gravi possono essere anche le conseguenze sociali: lo scarso e malsano nutrimento porta alla morte le persone più deboli, e può dar luogo allo sviluppo di vere e proprie epidemie e a un aumento della la mortalità. Si può manifestare una maggior frequenza dei delitti contro la proprietà, e, a seconda del grado di civiltà del paese, contro la persona.
Un’amministrazione pubblica imprudente, può mutare una semplice penuria di grano in carestie temporanee e non essere in grado di saperle arrestare in tempo. L’ambiente diviene sempre più favorevole ai disordini sociali, il malcontento pubblico può essere abilmente sfruttato per ottenere rivolgimenti sociali, ingrandendo e travisando aspetti che possono indurre il popolo alla rivoluzione.

Già in epoca antica i Greci per limitare le drammatiche conseguenze di una carestia adottavano un sistema di rifornimento con i depositi di cereali a cura dello Stato, con soprintendenti che vigilavano sul mercato e sulla distribuzione di grano a prezzi controllati o gratuitamente.
Nella Bibbia, l’episodio di Giuseppe e i suoi fratelli racconta di una carestia durata sette lunghi anni, che costrinse la gente di Canaan a recarsi in Egitto per acquistare il grano.
Le Annonarie romane provvedevano all’approvvigionamento del grano e di altri viveri che provenivano dalle province romane. Anche le migliorie alla navigazione, alle strade e ai porti giovarono ad alleviare, e talvolta a evitare le carestie, almeno fino al decadere dell’organizzazione statale e alle invasioni barbariche.

Nel Medioevo e anche in età moderna i governi e gli Stati impararono a provvedere all’alimentazione pubblica per impedire aumenti ingiustificati dei prezzi del pane o accaparramenti del cibo da parte dei mercanti. Una delle conseguenze più pericolose delle carestie, infatti, erano le rivolte e i tumulti per il pane, così frequenti nell’Europa del Cinquecento e del Seicento.

La fame che perseguita

Erisittone, superbo principe figlio di Triopa, il re di Tessaglia, incurante della sacralità del bosco assai caro alla dea Demetra, per affare proprio volle abbattere alcuni alberi. La dea per punire siffatto oltraggio condannò l’empio a una fame inesauribile, per placare la quale Erisittone finì ben presto per divorare tutte le sue ricchezze e alla fine anche se stesso.

Erisittone (in greco antico: Ἐρυσίχθων) è un personaggio della mitologia greca, il cui mito è narrato nelle Metamorfosi, il poema epico-mitologico di Ovidio e viene citato da Dante nel canto XXIII del Purgatorio.
È una metafora che mette in guardia l’uomo dalla noncuranza delle leggi della Natura e dei rischi a cui può andare incontro. 

La peste del 1348 comunque non scomparve dall’Europa, ma tornò a colpire ripetutamente, così come le carestie.

La Grande Carestia irlandese

In Irlanda si ebbe una grande carestia tra il 1845 e il 1850, periodo in cui gli Irlandesi consumavano prevalentemente patate poichè i prodotti di maggior pregio (carni, frumento, formaggi) venivano esportati in Gran Bretagna, che dominava sull’isola ed esercitava uno stretto controllo sulla produzione alimentare irlandese.

In quel periodo una malattia delle piante di patata colpì l’Irlanda, determinando per gli abitanti dell’isola una drastica riduzione del principale alimento della loro dieta. Tale malattia fu causata dalla peronospera, nome comune di funghi parassiti spesso molto dannosi a piante coltivate di notevole importanza, nello specifico dalla Phytophthora infestans che colpisce in particolare le piante della famiglia delle Solanaceae. Dapprima le foglie si ricoprono di una muffetta bianca e finiscono poi per cadere, successivamente i tuberi che appaiono macchiati irregolarmente di bruno, finiscono per marcire.

Dopo cinque anni di carestia il bilancio fu terribile: oltre un milione di morti e quasi due milioni di abitanti che emigrarono soprattutto negli Stati Uniti.