Cartagine e le Guerre puniche

Cartagine (in fenicio Qart Ḥadasht), venne fondata nell’814 a.C. da un gruppo di coloni provenienti dall’antica città di Tiro (Libano) divenendo una colonia fenicia.

Secondo uno dei numerosi miti sopravvissuti attraverso le letterature greca e latina, i coloni erano guidati da Didone, conosciuta anche come Elissa. Si narra che ella fosse destinata a salire al trono del regno fenicio di Tiro, ma fu costretta a lasciare la città per sfuggire al fratello Pigmalione che segretamente aveva ucciso Sicheo, suo marito per impadronirsi del trono. Dopo lunghe peregrinazioni Didone approdò sulle coste dell’Africa settentrionale e fondò la città di Cartagine divenendo la prima regina.

Cartagine fu una delle più importanti colonie fenicie del Mediterraneo per la sua posizione favorevole sulle sponde dell’odierno Golfo di Tunisi. All’epoca del suo massimo splendore divenne un piccolo impero con le sue colonie in Sicilia, in Sardegna, nella penisola iberica e in Nord Africa. I numerosi traffici commerciali la resero una grande e ricca città, indipendente dalla madrepatria e molto influente nel Mediterraneo, tanto da porsi a partire dal III secolo a.C. in contrasto con Roma, che sfociò in quelle che sono passate alla storia come Guerre puniche.

Cartagine fiorente in età antica, distrutta e ricostruita dai romani, l’antica città punica sorta sul territorio tunisino è oggi un ricco sobborgo di Tunisi. Possiede numerosi siti archeologici, per la maggior parte romani, ma anche punici.
Il 27 luglio 1979 è stata dichiarata Patrimonio dell’umanità dell’UNESCO.

LE GUERRE PUNICHE

Furono tre guerre combattute tra il III e II secolo a.C. fra Roma e Cartagine, che si risolsero con la totale supremazia di Roma sul mar Mediterraneo. Sono conosciute come puniche in quanto i romani chiamavano punici i cartaginesi.

Le due città quasi “coetanee” (Cartagine venne fondata nel 814 a.C. e Roma nel 753 a.C.) per lunghi secoli tennero un atteggiamento di reciproco rispetto e si caratterizzavano per essere Roma una potenza esclusivamente terrestre, mentre Cartagine era una potenza prevalentemente marittima.
Nella prima metà del III secolo erano divenute due grandi potenze del Mediterraneo Occidentale.
Roma era giunta ad espandersi conquistando le colonie greche dell’Italia meridionale facenti parte della Magna Grecia (le attuali Basilicata, Campania, Puglia e Calabria).
Mentre Cartagine contendeva ai greci la conquista di Siracusa e delle altre polis della Sicilia, che al pari della Magna Grecia era un centro di cultura greca.

Per combattere contro i cartaginesi, a favore della città di Siracusa intervenne Pirro re dell’Epiro, già chiamato in Italia da Taranto contro i romani. Ma dopo alcuni significativi successi dovette presto abbandonare la Sicilia, mentre i cartaginesi riuscirono a mantenere il loro dominio su gran parte dell’isola.
Siracusa sotto la tirannia di Gerone II (270) tentò di espandersi conquistando Messina dove si erano stabiliti i mamertini, fiero popolo italico di origine campana, i quali per difendersi chiesero aiuto prima a Cartagine e poi, per difendersi da quest’ultima, a Roma.
Le distanze tra Roma e Cartagine erano destinate inesorabilmente ad accorciarsi, aprendo la strada alle guerre puniche.

La prima guerra punica

Iniziò nel 264 a.C. quando i mamertini, decisi a liberarsi del presidio cartaginese chiesero l’intervento di Roma. I romani inviarono gli aiuti, ma dopo parziali successi si resero conto che per sconfiggere Cartagine doveva esser vinta dal mare, da cui riceveva continuamente rinforzi di mercenari dall’Africa. Roma seppe così trasformarsi rapidamente in una potenza navale, e per compensare la mancanza di esperienza equipaggiò le sue navi con uno speciale congegno d’abbordaggio, il corvo, che agganciava la nave nemica e permetteva così di combattere sul ponte delle navi, secondo le tecniche usate negli scontri a terra di cui i romani erano esperti.

Nel 256 a.C. allo scopo di porre fine alla guerra, il console Attilio Regolo sbarcò audacemente in Africa, ma le cose non andarono come previsto e insieme ai suoi legionari venne fatto prigioniero. Una sconfitta navale nel 249 a.C. aggravò il disastro. Roma si riorganizzò rapidamente e respinse di nuovo i cartaginesi, che nel 241 a.C. vennero sconfitti in una formidabile battaglia navale alle isole Egadi.
Cartagine perse così la Sicilia che venne annessa come provincia romana, e fu costretta a pagare un ingente debito di guerra; tre anni dopo perse anche la Corsica e la Sardegna che divennero la seconda provincia romana.

La seconda guerra punica

Cartagine cercò di compensare le perdite subite allargando il proprio dominio a sud della penisola iberica, dove i progressi compiuti dal generale cartaginese Amilcare con i figli Annibale e Asdrubale preoccuparono Roma, sotto il cui influsso era la costa mediterranea settentrionale.
Erano trascorsi più di vent’anni dalla Prima guerra punica, quando Sagunto, città che sorgeva entro i “confini” punici ma che era alleata di Roma, nel 219 venne presa d’assedio e distrutta da Annibale. Ciò fu la scintilla che dette inizio al secondo conflitto fra Roma e Cartagine.

Allora Annibale, considerato uno dei più grandi generali dell’antichità, al comando di un esercito di migliaia di uomini, cavalieri e più di trenta elefanti, partì dalla Spagna nel 218 per invadere la penisola italica, mettendo in atto un audace piano di guerra. La sua originalità tattica e il fascino che esercitava sui soldati gli assicurarono clamorose vittorie.

Attraversati i Pirenei e le Alpi, discesero sulla pianura padana accolti con favore dalle tribù della Gallia Cisalpina, già in lotta contro Roma; colte di sorpresa le legioni romane vennero sconfitte in due importanti battaglie sul Ticino e sulla Trebbia. L’anno successivo, una volta attraversato l’Appennino a queste sconfitte se ne aggiunse un’altra nella battaglia del lago Trasimeno. Annibale quindi si diresse in Puglia e poi in Campania con l’obiettivo di raccogliere attorno a sé le popolazioni del centro e del sud prima di giungere ad assediare Roma. Un’ennesima tremenda sconfitta fu inferta all’esercito romano nella battaglia di Canne (216 a.C.).
Annibale strinse un’alleanza con Filippo V re di Macedonia, il quale era interessato a ristabilire il controllo su alcune zone dell’Illiria e della Grecia, e a opporsi all’espansione romana nella parte orientale del Mediterraneo, poi stabilì anche dei contatti con Siracusa.

Nel frattempo a Roma si era instaurata la dittatura di Fabio Massimo detto Cunctator, (il Temporeggiatore) il quale avendo compreso la natura della tattica e il genio di Annibale, mise in atto una strategia di logoramento attuando rapidi colpi di mano ma evitando lo scontro diretto. Le legioni romane intanto sconfissero i cartaginesi in Spagna, che divenne la terza provincia romana, mentre in Italia con alterne fortune Roma perdeva e riconquistava diverse città, come Siracusa, Capua e Taranto.
Nel 215 fu decisa una ritorsione militare contro re Filippo V, dando così inizio alla prima guerra macedone, conclusasi nel 205 a.C. con la pace di Fenice. Ciò segnò l’ingresso di Roma nel mare Egeo e nella politica del Mediterraneo Orientale.

Il romano Publio Cornelio Scipione, noto in seguito come Scipione l’Africano, tornato vittorioso dalla Spagna e divenuto console in Sicilia nel 205 a.C., partì per l’Africa attaccando direttamente Cartagine.
Ad Annibale, senza rifornimenti e rinforzi, e senza riuscire ad attaccare Roma in un territorio a lui sempre più ostile, giunse l’ordine da Cartagine di tornare in Africa per portare aiuto contro Scipione l’Africano. Nel 202 a.C. nei pressi di Zama, Scipione usò contro Annibale la sua stessa tattica strategica e lo sconfisse, determinando la fine della seconda guerra punica.

La terza guerra punica

Cartagine sconfitta, fu costretta a rinunciare a tutte le conquista fatte in Spagna, a gravose indennità e al divieto di fare guerre senza il consenso romano. L’espansione di Roma verso Oriente comportò la conquista della Macedonia, che nel 148 a.C. diventò la quarta provincia romana consolidando così l’egemonia di Roma sul Mediterraneo.
Il territorio della Numidia, una vasta regione posta lungo i confini di Cartagine, precedentemente era suddivisa tra due grandi gruppi tribali: i Massili nella Numidia orientale comandati da Siface che si schierarono con Cartagine, e i Massesili nella Numidia occidentale con a capo Massinissa che mantennero fede all’alleanza con Roma. Alla fine della guerra questo territorio venne riunificato e concesso a Massinissa che si apprestò a trasformare il regno da pastorale ad agricolo aspirando a uno stato moderno.
Le sue mire espansionistiche provocarono le lamentele di Cartagine e a gestire la situazione fu inviato Catone detto il censore, un influente uomo politico la cui fazione al Senato mirava ad eliminare definitivamente la concorrenza commerciale dei cartaginesi. Cartagine esasperata decise di riarmasi e attaccò la Numidia violando così il trattato con Roma, che fu il pretesto per dare il via nel 149 a.C. alla terza guerra punica.

Cartagine fu distrutta, la popolazione deportata e venduta schiava. Alla fine della guerra nel 146 a.C. gli ex possedimenti di Cartagine furono dichiarati provincia d’Africa, la quinta provincia romana.

Toccherà poi all’Asia Minore a entrare a far parte dell’impero romano, una lenta e profonda opera di romanizzazione e di unificazione di tutto il mondo civile ha inizio.

 

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