Il medico di famiglia

Spesso, avendo a che fare coi miei medici dell’MSKCC (Memorial Sloan-Kettering Cancer Center), tutti specializzati, tutti bravi, tutti frutto di una dura selezione che portava lì da tutto il mondo i migliori di ogni settore, pensavo al dottor Macchioni, quello che da piccolo, quando ero malato, veniva a visitarmi a casa: il medico di famiglia.

Mia madre, aspettandolo, metteva su una seggiola una bacinella piena d’acqua, una saponetta nuova in un piattino e un asciugamano fresco e profumato sulla spalliera. Lui arrivava, elegante, con gli occhiali cerchiati d’oro, posava sul letto la sua valigetta di cuoio, si faceva raccontare le ultime novità, mi metteva lo stetoscopio di legno sul petto e sulla schiena, mi faceva respirare profondamente, dire «trentatré», mi guardava negli occhi, mi faceva tirare fuori la lingua, contava i battiti del polso, si lavava le mani e poi asciugandosele con grande cura, dito per dito, dava il suo responso. Per me, bambino, c’era qualcosa di magico nel suo modo, sicuro e pacato, di muoversi e di parlare. Lui stesso era una medicina.
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Purtroppo, quella figura di medico che conosce bene non solo la sua materia, ma anche la vita, che ha una solida formazione scientifica, ma concepisce ancora la medicina come un’arte, in Occidente non esiste più e non viene più prodotta. I medici che oggi escono dalle nostre università pensano ormai esclusivamente in termini di malattie, non di malati. Il paziente è il «portatore» di un male; non è una persona inserita in un suo mondo, con o senza una famiglia, felice o infelice del suo lavoro. Nessun medico va più a casa dell’ammalato, vede la sua quotidianità, capisce i suoi rapporti affettivi. Non ne ha più il tempo. Non ha più la curiosità, l’atteggiamento.

Per questo il malato sia in Europa che in America si sente sempre meno capito dal nuovo medico-funzionario che fa domande soprattutto per riempire dei formulari, o dal medico-specialista che è esperto solo di un pezzo del suo corpo e che di quel pezzo si occupa come se non fosse parte di qualcuno.

di Tiziano Terzani

Tratto da Un altro giro di giostra – Viaggio nel male e nel bene del nostro tempo, 2004


Il medico di campagna (2016)

*Immagine Pixabay.com

 

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