Dal patriarca Abramo nacque Isacco, da cui a sua volta nacque Giacobbe (chiamato anche Israele), il quale a causa di una lunga carestia emigrò con i propri figli in Egitto dove dimorarono e si moltiplicarono, prosperando in pace per lunghi anni. Questa è la storia di Giuseppe, il penultimo dei dodici figli di Giacobbe.
GIUSEPPE E I SUOI FRATELLI
Giuseppe dotato da Dio del potere di fare sogni rivelatori e capace di saperli anche interpretare, viveva a Canaan ed era il figlio prediletto dal padre. Invidiato dai fratelli, fu venduto da costoro a dei mercanti e giunto come schiavo in Egitto venne chiamato a interpretare un terribile sogno che il Faraone aveva avuto:
“…ed ecco salire dal Nilo sette vacche, di bell’aspetto e grasse, e mettersi a pascolare tra i giunchi. Dopo quelle, ecco salire dal fiume altre sette vacche brutte di aspetto e scarne, e fermarsi accanto alle prime sulla riva del fiume. Ora le vacche brutte di aspetto e scarne divorarono le sette vacche di bell’aspetto e grasse. Quindi il Faraone si svegliò. Poi si addormentò e sognò una seconda volta: ecco sette spighe spuntare da un unico stelo, grosse e belle. Ma ecco sette spighe vuote e arse dal vento d’oriente spuntare dopo quelle. Le spighe vuote inghiottirono le sette spighe grosse e piene. Poi il faraone si svegliò: era stato un sogno.” (Genesi 41,2-4)
Ascoltato il racconto del sogno, Giuseppe ne spiegò il significato: le sette vacche grasse e le sette spighe piene indicavano sette anni di grande abbondanza in tutto l’Egitto, a cui avrebbero fatto seguito sette anni di carestia rappresentati dalle sette vacche magre e dalle sette spighe arse. Il sogno rappresentava un monito affinché il faraone provvedesse a creare una riserva di cibo per affrontare gli anni di carestia.
Il Faraone colpito dall’intelligenza e dall’abilità di Giuseppe, lo nominò viceré d’Egitto affinché realizzasse ciò che aveva suggerito.
Durante i sette anni di carestia, come Giuseppe aveva visto in sogno, i suoi fratelli giunsero da Canaan per prostrarsi davanti a lui, senza riconoscerlo, per acquistare del grano.
L’episodio di Giuseppe e dei suoi fratelli è ben raccontato nel film di animazione del 2000 “Giuseppe il re dei sogni” prodotto dalla DreamWorks Animation uscito solo in videocassetta (VHS). Adatto sia per gli adulti che per i bambini è un film ricco di riflessioni e di saggezza.
Secondo la narrazione biblica i discendenti di Israele (o Giacobbe) erano divenuti così numerosi che il faraone, temendoli, dapprima li ridusse in schiavitù e poi ordinò che ogni loro figlio maschio dopo la nascita fosse gettato nel fiume.
Di nascosto il piccolo Mosè fu affidato, in una cesta fatta di giunchi intrecciati dalla madre, alla corrente del Nilo, venne trovato dalla figlia del faraone che lo volle adottare. Egli crebbe nello splendore del palazzo e fu educato alla sapienza degli egiziani insieme a suo fratello Ramses. Due fratelli: uno diventerà re dell’impero più potente della Terra e l’altro verrà scelto per salvare il suo popolo dalla schiavitù.
MOSÈ E GLI EBREI IN EGITTO
Mosè soffriva nel vedere la sua gente trattata come schiavi, oppresso al pensiero del compito che gli era stato affidato: condurre gli israeliti fuori dall’Egitto. Per l’ostinazione del faraone nel non concedere loro la libertà si abbatteranno sulla terra d’Egitto le dieci piaghe, l’ultima delle quali, la più terribile, causò la morte di ogni primogenito egizio.
La libertà conquistata, da quel giorno nei secoli a venire viene commemorata dagli ebrei attraverso la festa della Pesach.
Tratta dal Libro dell’Esodo, la storia di Mosè e degli ebrei in Egitto viene narrata ne “Il Principe d’Egitto”, un altro bel film della DreamWorks Animation, questa volta del 1998. Molto apprezzato dalla critica di tutto il mondo e dal pubblico, è un remake animato de “I dieci comandamenti” degli anni Cinquanta, in cui Mosè è interpretato da Charlton Heston.
I discendenti dei figli di Giacobbe, dunque, riuniti in dodici tribù nomadi furono liberati attraverso Mosè della tribù di Levi, che li condusse fuori dall’Egitto. Per quarant’anni attraversarono il deserto, e salito sul monte Oreb Mosè ricevette le Tavole della legge su cui erano incisi i Dieci Comandamenti.
A Mosè, capo del popolo d’Israele, succedette Giosuè della tribù di Efraim, egli continuò a guidare gli israeliti verso la terra di Canaan (o Cananea che corrisponde, grosso modo, al territorio attuale di Libano, Israele e parti di Siria e Giordania), dove le tribù nomadi si insediarono in varie zone e chiesero che a governarle fosse un re, perciò fu nominato re Saul appartenente alla tribù di Beniamino.
A Saul succedette re Davide o David figlio di Iesse appartenente alla tribù di Giuda, una tra le più importanti e le più popolose delle dodici tribù.
Davide è considerato una figura di particolare importanza nelle tre religioni discendenti da Abramo:
• per l’Ebraismo, Davide della tribù di Giuda è il re di Israele e da lui discenderà il Messia
• per il Cristianesimo discendente di Davide è Giuseppe, padre putativo di Gesù
• per l’Islam Davide è considerato un profeta
Secondo la Bibbia ebraica (primo Libro delle Cronache) intorno all’anno 1000 a.C. re Davide conquistò la fortezza sul Monte Sion su cui dominavano i Gebusei, una tribù canaanita.
Ivi, re Davide fondò la città di David (che successivamente prenderà il nome di Gerusalemme), sulla cui acropoli fece costruire un palazzo con il legno dei cedri di Tiro (Libano) e altri edifici, ripristinando le mura di cinta.
Iesse, Davide e Salomone, affresco di Michelangelo Buonarroti, Cappella Sistina
Da re Davide nacque Salomone che divenne (dopo Saul e Davide), terzo re d’Israele. Intorno al 970 a.C. nel centro dell’acropoli di Sion egli fece edificare il primo Tempio di Gerusalemme dove trasferì l’Arca dell’Alleanza che conteneva le Tavole della Legge (I Dieci Comandamenti), custodita nel Debir (il Sancta Sanctorum) e accessibile solo ai Leviti, membri della tribù di Levi eletti a custodi.
L’ARCA DELL’ALLEANZA
L’Arca dell’Alleanza viene descritta dettagliatamente nel libro dell’Esodo (secondo libro della Torah ebraica e della Bibbia cristiana) come una cassa di legno rivestita d’oro, la cui costruzione fu ordinata da Dio (in ebraico JHVH, o Jahvè) a Mosè. Essa costituiva il segno tangibile della sua presenza tra il popolo.
All’interno vi erano conservati un vaso d’oro contenente la manna, la verga di Aronne che era fiorita e le Tavole della Legge. Tuttavia, al momento dell’inaugurazione del Tempio di Salomone non conteneva altro che le Tavole della Legge.
Antica rappresentazione dell’Arca dell’Alleanza
L’Arca dell’alleanza era inaccessibile ai fedeli e alla maggioranza dei sacerdoti, non veniva mai esposta al pubblico, se non in casi eccezionali. Il compito di trasportarla, coperta, era riservato ai Leviti; a chiunque altro era vietato toccarla.
Al tempo di re Davide fu trasferita nella città di David, ma egli combattendo contro i Filistei (antico popolo che abitava sulla costa della regione storica della Palestina), venne sconfitto e l’Arca fu presa. Secondo la storia antica, tra i Filistei scoppiò una grave pestilenza che li convinse a restituirla.
Con Salomone trovò la sua collocazione definitiva nel Tempio di Gerusalemme da lui fatto costruire.
Successivamente, con l’arrivo dei Babilonesi Gerusalemme fu conquistata e saccheggiata (inizi del VI sec. a.C.), e dell’Arca già non vi è più traccia.
Il fascino esercitato da un tale manufatto ha, nel tempo, generato una molteplicità di ipotesi sul destino dell’Arca.
L’Arca dell’Alleanza è ciò che ostinatamente cercano i nazisti nel film di Steven Spielberg del 1981 “I predatori dell’arca perduta” il primo film della Tetralogia cinematografica di Indiana Jones, interpretato da Harrison Ford. Indimenticabile la sua trasformazione dal rocambolesco Indiana Jones a Henry l’affascinante e sobrio professore di archeologia, per non parlare della scena dei ragni…
L’ALLEANZA
L’alleanza è il patto che Dio (in ebraico JHVH, o Jahvè) fa con l’umanità dopo il diluvio universale raccontato nella Genesi, il cui simbolo è l’arcobaleno.
Dio guardò il mondo e gli uomini che aveva creato e vide che si uccidevano, rubavano, imbrogliavano e litigavano. Si accorse, anche, che pensavano sempre meno a lui e sempre di più a se stessi. Erano diventati malvagi e Dio si pentì di averli creati. C’era solo un uomo diverso da tutti gli altri: Noè.
Il diluvio universale
Dio ordinò a Noè di costruire un’arca. Doveva essere fatta di legno di cipresso e ricoperta di catrame dentro e fuori perchè fosse impermeabile. Il Signore inoltre ordinò di far entrare nell’arca, oltre alla sua famiglia, una coppia di tutti gli animali: un maschio e una femmina. Doveva anche provvedere a ogni sorta di cibo necessario e riporlo nell’arca.
Noè con la sua famiglia si mise all’opera. E la gente, vedendoli così indaffarati, li prendeva in giro perché stavano costruendo una barca enorme a così grande distanza dal mare. Parlavano di diluvio! Ma quale diluvio? Dovevano essere impazziti! Ma Noè non si curò più di loro.
Poi cominciò a piovere, e pioveva sempre più forte. I fiumi strariparono e il livello dell’acqua si alzò sempre di più, fino a raggiungere la cima dei monti. Ma l’arca galleggiava sull’acqua con Noè e tutti gli animali, al sicuro e all’asciutto. Piovve per quaranta giorni e quaranta notti.
Poi un mattino, Noè si accorse che non pioveva più. Le acque inondarono la terra per centocinquanta giorni. Dio allora mandò un forte vento e le acque si ritirarono lentamente dalla terra, finché un giorno l’arca si fermò in cima a una montagna.
Trascorsero altri due mesi e allora Noè prese un corvo, aprì la finestra e lo fece volare. Se la terra fosse stata asciutta, il corvo non sarebbe tornato. E invece tornò.
Passarono sette giorni e Noè fece uscire una colomba, ma anch’essa tornò.
Attesero altri sette lunghi giorni, ancora una volta Noè fece uscire la colomba, che fece ritorno con una foglia di ulivo nel becco. Era il segno che la terra era asciutta. Furono tutti pieni di gioia.
Dio benedisse Noè e la sua famiglia. Il diluvio non avrebbe mai più distrutto la terra.
Ed ecco che nel cielo, splendente contro le nuvole nere, apparve un arco di colori stupendi. Era l’arcobaleno, segno della promessa eterna di Dio.
Tratto da: La Bibbia illustrata per ragazzi. Testo di Marjorie Newman, disegni di Michael Cood – San Paolo Edizioni, 1989
Il Patto fu rinnovato con la visione ricevuta da Mosè sul monte Sinai a conferma delle promesse già stabilite con i Patriarchi ebrei, tra cui quella di condurli alla Terra promessa.
Dopo la morte di Salomone (circa 931 a.C.) le dodici tribù discendenti dai dodici figli di Giacobbe si separarono, dando origine a due regni che entrarono spesso in conflitto tra loro:
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a sud il Regno di Giuda (o Giudea, da cui viene la parola “giudeo”), formato principalmente dalle due tribù di Giuda e Beniamino rimaste fedeli alla stirpe di David; ne divenne re Roboamo, figlio e successore di Salomone. Gravitò attorno alla capitale Gerusalemme e al suo tempio e i re che vi regnarono successivamente discendevano dalla dinastia davidica.
Il declino del regno fu progressivo fino alla conquista dei babilonesi nel 587 a.C., che distrussero completamente il tempio di Salomone e gli ebrei vennero deportati in Babilonia, epoca in cui si ritiene termini il primo regno di Giuda.
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a nord il Regno di Israele (o Regno di Samaria), che comprendeva tutti i territori delle altre tribù, che non accettarono Roboamo come successore al trono, riconoscendo loro re Geroboamo, appartenente alla tribù di Efraim. Si susseguirono diverse dinastie fino alla conquista assira nel 722 a.C., anno che segnò la fine del regno con la deportazione degli israeliti in Mesopotamia dove si fusero con le altre popolazioni.
Babilonia e la diaspora degli ebrei
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