Abramo il capostipite e il Giudaismo

Il termine Giudaismo fa riferimento alla tribù di Giuda
intorno alla quale si raccolse il popolo ebraico
dopo la dispersione delle dodici tribù di Israele.

Il Giudaismo nasce con Abramo, il primo uomo ad essere chiamato ebreo, 4000 anni fa quando Dio si rivolse ad Abramo per stringere un’Alleanza con il suo popolo.
Abramo fu il capostipite delle tre grandi religioni monoteistiche (Ebraismo, Cristianesimo e Islam) e patriarca della Bibbia.

La religione ebraica è sia religione, sia stile di vita, il cui credo si fonda su un unico Dio (Yahweh). Dio, dopo avere creato il mondo si è manifestato agli uomini attraverso una Rivelazione, tramandata per mezzo dei Libri Sacri (per questo motivo il Giudaismo è chiamato anche Religione del Libro). Nella Bibbia sono narrate le vicende storiche del popolo ebraico, l’Alleanza instaurata tra il popolo e il suo Dio, e i princìpi che gli ebrei devono seguire per non rompere l’Alleanza.

Gli Ebrei sono un popolo, ed ebreo secondo la legge ebraica è chiunque sia figlio di madre ebrea, anche se non religioso. Il termine “popolo eletto” ha il più delle volte dato luogo ad errate interpretazioni, inteso come segno di superiorità sugli altri popoli. In realtà Dio sollecita il popolo ebraico ad essere “luce delle nazioni“, attesta quindi la responsabilità ad esso affidata per il bene dell’umanità.
L’appartenenza al popolo ebraico non è mai stata esclusiva, poiché la conversione al giudaismo permette a qualunque persona di fare parte del “popolo eletto”, con i doveri che questa scelta comporta.

I Testi Sacri: la Bibbia ebraica e il Talmud

La Bibbia ebraica (Antico Testamento) è composta da 24 libri, testi sacri dettati da Dio secondo diversi livelli di ispirazione. La Torah (o Pentateuco, i primi 5 libri della Bibbia ebraica) è il testo più vicino alla voce divina; seguono i Nevi’im (i Profeti) e i Ketuvim (Scritti o Agiografi).

Il Talmud (che significa insegnamento) è il grande libro sacro considerato come la “Torah orale”, rivelata sul Sinai a Mosè e trasmessa a voce, di generazione in generazione, fino alla conquista romana.
Il Talmud si suddivide in una parte legislativa, chiamata Halakhah, in cui sono registrate le norme che regolano la vita quotidiana di ogni ebreo praticante e una parte narrativa, chiamata Aggadah, in cui gli insegnamenti rabbinici assumono la forma di leggende e di racconti.

 

ABRAMO

Abramo era un uomo coraggioso che viveva nella città di Ur, la sera saliva sul terrazzo della sua casa e al chiarore della luna comunicava con Dio.
Una sera Dio gli disse che doveva partire per andare nella terra che gli avrebbe indicato! Avrebbe benedetto lui, i suoi figli e i figli dei suoi figli, rendendoli una grande nazione.
Lasciare tutto e avventurarsi in un viaggio senza sapere la meta non era facile e Abramo esitò per un momento. Ma egli amava Dio e credeva nelle sue promesse e si preparò a partire con sua moglie Sara e suo nipote Lot. Ad essi si unirono i famigliari, i servi, le pecore, le capre, e tutti seguivano Abramo.
Spostandosi da un luogo all’altro Abramo e suo nipote Lot divennero uomini ricchi, possedevano greggi così numerosi che i pastori litigavano fra loro per procurare cibo e acqua agli animali. Ciò accadeva così di frequente che Abramo si sentì costretto a prendere la decisione di separarsi dal nipote Lot. Lo invitò a scegliere la terra che desiderava, egli si guardò intorno e scelse la vallata verdeggiante attraversata dal fiume Giordano, mentre Abramo e i suoi si stabilirono nel paese di Canaan.

Passarono gli anni, Abramo e Sara ancora non avevano figli. Sembrava che Dio non avesse mantenuto la sua promessa, così Sara consigliò ad Abramo di unirsi con Agar, la sua schiava egiziana per avere un figlio da lei, in quanto la legge ebraica del tempo lo permetteva. Quando Agar si accorse di aspettare un figlio ne fu felice, ma tra le due donne si accesero presto contrasti.
Il bambino nato da Abramo e Agar fu chiamato Ismaele, che significa “Dio ha ascoltato”.

Un giorno mentre Abramo nell’ora più calda del giorno se ne stava seduto all’ingresso della sua tenda presso le Querce di Mamre, alzò gli occhi e vide avvicinarsi a lui tre uomini. Egli andò verso di loro e offrì ospitalità invitandoli a riposarsi all’ombra degli alberi, offrì loro acqua per lavarsi i piedi e un buon pasto.
I tre uomini si sedettero e mentre mangiavano gli chiesero: «Dov’è Sara, tua moglie?». «È là nella tenda», rispose Abramo mentre cominciava a intuire che i tre non erano visitatori comuni. «Prima di un anno tornerò da te e allora Sara, tua moglie, avrà un figliolo» disse uno di loro.
Sara che stava dietro la tenda e aveva sentito la conversazione, rise dentro di sè. Un figlio alla sua età! Lei e Abramo erano vecchi e avevano perso la speranza di avere figli.
«Perché ridi – le disse l’uomo – nulla è impossibile a Dio.»
Trascorso il tempo fissato, Sara partorì il figlio promesso da Dio e Abramo lo chiamò Isacco che significa “colui che ride”.

Isacco cresceva e giocava volentieri con Ismaele, ma ciò non era gradito a Sara che disse ad Abramo di allontanare Agar e suo figlio. Alzatosi di buon mattino Abramo prese il pane e un otre di acqua e li accompagnò verso il deserto. La cosa dispiacque molto ad Abramo, ma Dio lo confortò dicendogli di non preoccuparsi perchè avrebbe fatto di Ismaele il capo di una grande nazione.

 

Da Abramo quindi discendono:
Ismaele che ebbe 12 figli, che l’Antico Testamento indica come i progenitori delle tribù arabe. Più tardi l’Islam, ispirandosi al racconto biblico, assunse Ismaele come progenitore del popolo arabo, affermando che egli morì alla Mecca e ivi, nel luogo della Ka’ba, fu sepolto;
e Isacco, da cui discende Giacobbe, chiamato anche Israele, che fu il padre degli eponimi (da lui deriva il nome) delle 12 tribù israelitiche. Gli ebrei divennero schiavi in Egitto e quindi liberati da Mosè che attraversando il deserto ricevette da Dio le Tavole della Legge (i Dieci Comandamenti).

L’Alleanza di Dio con il popolo ebraico viene rinnovata quando gli ebrei osservano nella vita pratica le leggi di Dio: alla base del sistema etico ebraico ci sono i Dieci Comandamenti che Dio consegnò a Mosé sul Monte Sinai.
Nel patto tra Dio e il suo popolo, il premio per la buona condotta è dato dal possesso della terra, che innanzitutto appartiene a Dio. Ogni volta che il popolo trasgredisce alle leggi di Dio, rompendo l’Alleanza, Dio lo esilia. La speranza di un ritorno nella Terra Promessa, più per volontà di Dio che per la diretta azione dell’uomo, ha dato luogo in certi periodi alla credenza nell’arrivo di un messia, e cioè di un capo carismatico che avrebbe ricondotto il popolo nella Terra d’Israele.
Un aspetto molto rilevante della religione ebraica è l’importanza che essa attribuisce alla lettura e allo studio della Torah e del Talmud. Non si può essere un buon credente se non si studia, e studiare significa interrogare incessantemente i Testi, ricercandone tutti i significati possibili.

Etica ebraica:

Ogni vita è santa: il valore della vita umana è enfatizzato dal fatto che la Bibbia descrive l’uomo come un essere creato “a immagine di Dio”. Secondo l’Ebraismo, ciò non significa che l’uomo è “fisicamente” uguale a Dio (anche perché gli ebrei non attribuiscono a Dio alcuna rappresentazione fisica), ma che ogni essere umano, come Dio, è depositario di un valore infinito. Il Talmud afferma:
Chiunque attenta a una singola vita, è come se attentasse al mondo intero”.

L’elemosina (Tzedaka): il termine deriva da Tzedek, giustizia. Da qui la diversa connotazione rispetto all’uso comune: elemosina, per un Ebreo, non è un’offerta volontaria che esprime la generosità di chi la compie, ma una questione di “giustizia”, un obbligo fondamentale secondo il quale tutti devono dare una parte del proprio reddito per aiutare i poveri e i bisognosi.

L’ospitalità (Hachnasat orchim): nella tradizione ebraica, uno dei grandi modelli di ospitalità è il patriarca Abramo. La Bibbia narra come, pur dolorante in seguito alla circoncisione, Abramo si sedette all’ingresso della sua tenda, nel deserto, esposto al calore del giorno, per essere pronto nell’ospitalità verso chi passava per via. Quando arrivarono gli ospiti, egli li supplicò di restare e offrì loro il miglior cibo che la sua famiglia aveva da offrire. Oggi l’Hachnasat orchim (l’accoglienza degli ospiti), rimane un importante aspetto per la vita di un Ebreo; in molte famiglia il banchetto dello sabato e delle festività non è completo se non ci sono degli ospiti che uniscono e partecipano al pasto. Molte sinagoghe hanno dei veri e propri comitati dediti all’Hachnasat orchim, il cui compito è quello di assicurare che nessun ospite entra in sinagoga senza esser stato invitato a casa di qualcuno per il pasto.

La visita ai malati (Bikkur cholin): la vicenda di Abramo che accolse i suoi ospiti è presa come esempio dai rabbini anche per quanto concerne un altro importante valore della vita: la visita agli ammalati. Oltre a recitare preghiere per i malati, gli Ebrei ritengono che far visita ai sofferenti abbia un ruolo importante per la loro guarigione.

Evitare la maldicenza: la Bibbia invita i figli di Israele a non spargere calunnie contro il prossimo. Da qui nasce il principio del Lashon Hara (discorso malvagio) che proibisce di dire cose negative riguardo a un’altra persona, si applica anche quando il discorso corrisponde a verità. L’unica eccezione concerne chi ha legittimamente bisogno di ricevere informazioni positive e negative circa una determinata persona (come, per esempio, un datore di lavoro) o circostanza necessarie per prevenire un male maggiore. Una storia chassidica può aiutare a comprendere la severità con cui si proibisce i parlare male degli altri.

“Un uomo andava in giro per il villaggio raccontando bugie ingiuriose sul conto del suo maestro. Un giorno, sentendosi in colpa, andò dal maestro e lo pregò di perdonarlo, dicendogli che avrebbe fatto qualsiasi tipo di ammenda che questi gli avesse assegnato. Il rabbino disse all’uomo: “Prendi un cuscino di piumo, taglialo, aprilo e disperdi le piume al vento”. L’uomo fece come gli aveva ordinato il rabbino. Poi tornò da lui e riferì che aveva obbedito al suo invito. Il rabbino disse: “Devi fare ancora una cosa: ora raccogli le piume e rimettile nel cuscino”. L’uomo a questo punto capì che non c’era ammenda per il danno che le sue parole avevano provocato, proprio come era ormai impossibile raccogliere le piume disperse al vento”.

Il rispetto per i genitori e gli anziani: il rispetto per i propri genitori è un valore profondamente radicato in un Ebreo. La Legge precisa nel dettaglio quali sono gli obblighi fondamentali verso i genitori, non solo per assicurare loro le necessità di base, ma anche per onorarli in modo che non vengono umiliati o disonorati in pubblico.
Il rispetto per gli anziani non è un valore limitato ai propri genitori. La Bibbia invita ad alzarsi in piedi di fronte a un anziano e la Legge sottolinea che si deve non solo portar loro rispetto ma anche mostrare la stima che la loro veneranda età merita.

La milà (circoncisione) non è un atto operatorio qualsiasi, ma la consacrazione del patto stabilito tra il popolo d’Israele e Dio fin dai tempi di Abramo. E’ mitzwà sottoporre alla milà un bambino nell’ottavo giorno dalla nascita.

Lo Shabbat è il settimo giorno della settimana (si comincia la settimana con la domenica). Comincia il venerdì sera al tramonto e finisce il sabato sera un’ora dopo il tramonto.
E’ uno dei principi fondamentali del giudaismo ed è riconosciuta come la festività più importante della vita ebraica. Siccome Dio ha creato l’universo e tutto ciò che contiene in sei giorni e si è riposato il settimo, gli ebrei devono smettere ogni tipo di lavoro fatto durante la settimana quando viene la notte il venerdì sera, per consacrarsi totalmente a Dio, corpo e spirito, il santo giorno dello Shabbat.
Il giorno dello Shabbat deve essere l’occasione di rallegrarsi in famiglia, di svuotare lo spirito delle preoccupazioni e dei doveri materiali della settimana, di studiare la Torah e di accogliere nella sua casa e nella sua mente l’Oneg Shabbat, il benessere dello Shabbat, regalo interno di D. agli ebrei affinché seguano sempre il cammino del Creatore per portare sulla terra il regno del Bene.

“Chi desidera entrare nella santità del giorno deve prima, deporre la profanità e il chiasso del commercio, il giogo della fatica. Deve allontanarsi dallo stridore dei giorni dissonanti, dal nervosismo e dalla furia dell’acquisire e dal tradimento perpetrato per prevaricare sulla sua stessa vita.
Deve prendere congedo dal lavoro normale e imparare a comprendere che il mondo è stato giù creato e sopravvivrà anche senza l’aiuto dell’uomo.
Per sei giorni della settimana noi lottiamo con il mondo, spremendo profitto dalla terra, il sabato ci interessiamo con cura speciale dei semi dell’eternità piantati nella nostra anima.
Al mondo diamo le nostre mani, ma la nostra anima appartiene a Qualcun Altro.
Per sei giorni della settimana noi cerchiamo di dominare il mondo, nel settimo cerchiamo di dominare il nostro io”.

Abraham Joshua Heschel, il Sabato, Rusconi

Il Rabbino (o rav in ebraico) è una guida spirituale ed un’autorità in materia di legge ebraica. Possiede una certa conoscenza, un giudizio e ha un ruolo di arbitrio e di consigliere. Il rabbino non ha un ruolo specifico nella liturgia sinagogale. Svolge i suoi studi in una scuola rabbinica (“yeshiva” o università ebraica) e riceve l’ordinazione da un altro rabbino che lo giudica pronto. Può essere legato ad una comunità, consacrarsi totalmente all’insegnamento o compiere le due funzioni insieme. Le sue attività sono diverse e si adattano a secondo del tipo e della taglia della comunità e dell’ambiente: organizzazione del culto, controllo della macellazione rituale, predicazione, insegnamento, presidenza del tribunale rabbinico (che si pronuncia inoltre sulle questioni di statuto personale come l’identità ebraica, il divorzio, la conversione).

I simboli religiosi del Giudaismo

LA KIPPAH

É il copricapo usato dagli uomini per ogni benedizione o cerimonia religiosa, alla sinagoga, al cimitero, in un luogo pubblico o privato (durante i pasti ad esempio). Non c’è nessun comandamento legato a questo obbligo, è una tradizione che ha preso forza di legge. Coprirsi la testa è un richiamo all’autorità divina sopra di noi. La kippah è un segno di umiltà e di riconoscenza della presenza divina nella vita quotidiana.

LA SINAGOGA

È un luogo ebraico di preghiere ed è anche il luogo di incontro e di studio, ciò che ne fa il centro della vita della comunità. In questo senso sostituisce il Tempio.
L’Arca dove vengono conservati i rotoli della Torah è ubicata contro il muro, generalmente in direzione di Gerusalemme e indica la direzione della preghiera. E’ spesso decorata da una tenda ricamata.
Vicino all’Arca si trova la luce eterna, spesso rappresentata con un candelabro a sette rami (“menorah”) o da una lampada, simbolo dell’eternità divina.
Le sinagoghe sono aperte ad ogni persona che desidera visitarle o assistere ad una funzione religiosa qualsiasi sia la sua religione.

IL MURO OCCIDENTALE

O Muro del Pianto, nome dato dagli europei al Muro occidentale, unico resto del tempio di Gerusalemme, costruito nel 10° sec. a.C., ricostruito da Erode nel 19 a.C. e distrutto nel 70 d.C. dai romani. È il monumento più sacro per l’ebraismo, nelle fessure del muro gli ebrei infilano dei foglietti con sopra scritte delle preghiere.
Dopo la guerra del 1967, quando Gerusalemme fu posta sotto la sovranità israeliana, davanti al sito è stata creata una spianata, sede di raduni e manifestazioni religiose.

 

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