Incontri ravvicinati del terzo tipo

«Volevo che “Incontri ravvicinati del terzo tipo” fosse una storia molto semplice, vissuta da una persona qualunque, che doveva essere testimone di un evento straordinario, un’esperienza sconvolgente e ossessionante, di quelle che cambiano completamente la vita».

Steven Spielberg

Una serie di strani fenomeni luminosi annunciano il possibile arrivo sulla Terra di un’astronave extraterrestre. Gli esperti della NASA guidati dallo studioso francese Lacombe, localizzano il punto di contatto nel Wyoming nei pressi del monte conosciuto come la “Torre del diavolo”. Ma nonostante tutti gli accorgimenti per tener lontano i civili alcune persone, tra cui l’elettricista Roy Neary e la casalinga Jillian Guiler, sapranno trovare quel posto spinti dalla loro ossessione, ed assistere alla discesa della nave extra terrestre sulla terra.

Con quella frase Spielberg, commentava il film al termine delle riprese. Proprio così, semplicemente, attraverso una narrazione simile alla favolistica più classica che solitamente il regista utilizza nel raccontare le sue storie, che viviamo nell’evento straordinario, l’incontro ravvicinato con un’intelligenza extraterrestre, partecipando all’insieme di stupore e dubbi che ne scaturiscono. Si realizza il sogno di bambino che tutti gli uomini cresciuti nel mondo moderno, il mondo delle macchine e dell’ultra-tecnologia, e sicuramente Spielberg, hanno. Lo stesso regista che prende spunto proprio da un’esperienza personale per inventare la storia.

Come ogni favola il lieto fine è d’obbligo e gli alieni, proprio perché intelligenza superiore, non sono venuti a conquistare e distruggere, ma vengono in pace, ribaltando un’immagine classica del cinema di fantascienza postbellico.

L’immagine perfetta di questo incontro pecca forse di eccessivo buonismo nel presentarci una collaborazione fra potenze mondiali e una tranquillità delle alte sfere dell’esercito americano nell’affrontare una situazione così insolita.
Da sottolineare l’ottima interpretazione di Richard Dreyfuss, uomo toccato dall’incontro e ossessionato dalla ricerca di una risposta, e la bellissima trovata dello stesso regista sul possibile metodo di comunicazione: il linguaggio universale della musica e dei colori.
La pellicola, uscita timidamente nel 1977, presenta un nuovo approccio al genere dominato dal capolavoro di Kubrick “2001: Odissea nello spazio” e raggiunge incassi record negli Stati Uniti e all’estero, arrivando con otto nomination a vincere due Oscar come Miglior Fotografia e Migliori Effetti Speciali e segnando una tappa importante del cinema di fantascienza.

a cura di Andrea Peresano (cinemadelsilenzio)

Commento: Un bel film, che ha lasciato letteralmente a bocca aperta, non si era abituati allora agli effetti speciali cui siamo abituati oggi. Ricordo che quel giorno alla biglietteria c’era una lunga fila per cui persi le prime scene del film, così una volta terminato rimasi in sala per recuperarle durante la seconda proiezione (a quel tempo si poteva fare tranquillamente), ma poi non c’è stato nulla da fare, troppo ipnotico, ti prendeva così tanto che lo rividi tutto per intero. Lo andai a rivedere anche una terza volta poiché rimase a lungo nelle sale, era davvero fantastico!
Il fatto è che trasmetteva un messaggio nuovo, positivo e inusuale per quel tempo, in cui si dava per scontato che tutto quello che non faceva parte del nostro mondo fosse a priori cattivo. Forse per certi aspetti, e per come la pensiamo oggi, può sembrare un po’ buonista, ma credo che ce ne fosse davvero bisogno in piena Guerra fredda, per cambiare certe mentalità, e il fatto che ha fatto discutere molto lo conferma.

E poi, buonista che cosa vuol dire?

buonismo: deriva da buono – Ostentazione di buoni sentimenti, di tolleranza e benevolenza verso gli avversari, o nei riguardi di un avversario, spec. da parte di un uomo politico; è termine di recente introduzione ma di larga diffusione nel linguaggio giornalistico, per lo più con riferimento a determinati personaggi della vita politica.
(Vocabolario Treccani)

Spesso è un’etichetta che si vuol dare per sminuire, ma di fronte all’intolleranza, all’aggressività e alla cattiveria di cui siamo spesso spettatori, a volte anche protagonisti o vittime involontarie, credo che si dovrebbe recuperare il sentimento della bontà, ridarle dignità, perché è più facile essere cattivi che buoni, e di bontà ne abbiamo tutti un gran bisogno per restare umani in un mondo così pieno di egoismo.

E poi la parola “alieno”, indica qualcosa di diverso, che non ci appartiene, di estraneo;
così come alienato: è ciò che è reso estraneo, ridotto a cosa o natura, senza libertà. Un malato di mente;
alienazione?

Alienazione: è lo stato di estraniazione, di smarrimento dell’uomo che, nell’odierna società e civiltà tecnologica, e nell’organizzazione dei ritmi della vita, si sente ridotto a oggetto, e pertanto colpito nella propria identità e strappato alla propria autenticità. (Vocabolario Treccani)

È una parola che si è caricata di significato negativo, ma c’è da chiedersi: chi  sono i veri alieni?

Il fatto che Spielberg abbia rappresentato questi esseri come bambini, forse va interpretato come qualcosa che abbiamo perso, reso estraneo, lontano nel nostro mondo di adulti, e cioè la fiducia nell’altro, l’amore per il prossimo, la genuinità e l’autenticità dell’essere bambino, privo di pregiudizi. Non a caso si usa dire dei bambini che “sono la bocca della verità”.
Essi prendono per mano Roy, che sentiva forte il richiamo, come a volerlo ricondurre, accompagnare, ricongiungersi con la sua parte spirituale, la sua vera essenza di uomo.

La musica è l’espressione di un linguaggio comune, una via di comunicazione comune che non conosce confini. La sequenza di cinque note volute da Spielberg, pare fosse per riprodurre l’equivalente musicale della parola inglese Hello (Ciao).

È un film importante che non bisogna mancare di vedere.

Leda

Close encounters of the third kind
di Steven Spielberg
USA, 1977
Genere: Fantascienza
Cast:Richard Dreyfuss, François Truffaut, Teri Garr,
Melinda Dillon, Bob Balaban, J. Patrick McNamara,
Warren J. Kemmerling, Roberts Blossom
Sceneggiatura: Steven Spielberg, Matthew Robbins,
John Hill, Hal Barwood, Jerry Belson
Produzione: COLUMBIA PICTURES CORPORATION, EMI FILMS
Distribuzione: Columbia Tristar Films

 

Roy Neary (Richard Dreyfuss) dice alla moglie Ronnie (Teri Garr)
mentre sta gettando piante, terra e altri oggetti
nella cucina attraverso la finestra che da sul giardino:

«Ronny se non faccio, è allora
che avrò davvero bisogno di un dottore»

 

Claude Lacombe (François Truffaut) dice a Wild Bill che
cerca di dare un senso a quello che sta accadendo:

«È un evento sociologico.»

 


Uno dei pochissimi veri capolavori cinematografici

di Roy
venerdì 29 dicembre 2006

Quando Spielberg si occupa direttamente della sceneggiatura dei suoi film (o almeno quando se ne occupava), i risultati saltano subito all’occhio. Un film pensato e realizzato (titanicamente) nel 1977 che ancora oggi resiste senza un granello di polvere addosso. Decisamente un buon anno per la fantascienza: nello stesso periodo uscì anche un certo “Guerre Stellari” di un tal George Lucas, forse qualcuno se ne ricorderà.
Da amante di questo film (lo ritengo senza alcun dubbio uno dei migliori lavori di Spielberg, anche migliore di alcuni titoli più blasonati e acclamati) posseggo l’edizione speciale in DVD, con alcuni minuti di film in più, scene tagliate ridoppiate e inserite nel film, le interviste a Spielberg, Dreyfuss, Balaban, Rambaldi, filmati di repertorio sulla realizzazione, materiale scartato, ecc… Ebbene, consiglio spassionatamente a tutti gli amanti di tale capolavoro la visione del DVD. La qualità restaurata è perfetta, e le scene inedite inserite direttamente nel film rendono alcuni passaggi più chiari e comprensibili. Unico neo, purtroppo le voci sono state ridoppiate. Concludo consigliando a tutti di vedere questo capolavoro, girato in un periodo in cui tutti i film in America erano cupi e pessimisti, perché risentivano della particolare situazione politica-economica che attanagliava l’America (e non solo). Guerre Stellari, e soprattutto il messaggio di pace e speranza racchiuso nelle cinque note di benvenuto di I.R.D.T.T., hanno tirato fuori l’America dal tunnel di soffocante pessimismo in cui il cinema rischiava di avvitarsi. Un buon motivo per ripetere l’esperienza oggi, dato che le cose non sembrano essere cambiate poi molto, anzi sono ben peggiori di allora.

p.s.: È possibile vedere R2-D2 di “Star Wars” sottosopra in parte della grande astronave che vola sopra la Devil’s Mountain. Questo è visibile quando Jillian vede la nave-madre dal suo nascondiglio fra le rocce.

Fantascienza con la “f” maiuscola!

di Renato Corriero
mercoledì 11 marzo 2009

Negli anni ’50 il cinema di fantascienza mostrava gli extraterrestri come invasori, scientificamente più eruditi, che volevano conquistare e poi dominare il nostro pianeta. In questo film gli extraterrestri sono più che mai pacifici e vengono in segno di amicizia! Buoni e simpatici “rapiscono” il bambino per farlo divertire facendolo volare e poi lo restituiscono alla madre. Le autorità invece, temendo di diffondere un panico da “guerra dei mondi” tengono tutto nascosto! Solo persone extrasensoriali come Dreyfuss e la madre del bambino capiscono che c’è qualche cosa; e Dreyfuss lo capisce in modo tale che quel “qualche cosa” diventa la cosa più importante della sua vita! Per il suo desiderio di conoscenza è disposto anche a perdere moglie (la bella protagonista di Frankenstein Junior!) ed i figli! Da quanto si vede al cinema si nota che la mentalità americana raramente mette la famiglia al primo posto, ma la subordina alla realizzazione di se stessi e dei propri ideali. L’abbraccio ed il bacio di Dreyfuss con la madre del bambino dimostra chiaramente che anche gli affetti vanno nella direzione di interessi comuni! Mentalità un po’ diversa da quella di noi latini! Il finale del film dimostra chiaramente anche che Dreyfuss in questa storia fa uscire il “bambino” che c’è in lui! Molto più chiaro nella versione del 1980 in cui si vede che entra nell’astronave col volto di chi ha raggiunto la felicità assoluta mentre in sottofondo si ascoltano le note del Pinocchio di Walt Disney! Un film che va più sul sentimento che sulla fantascienza e che Spielberg realizzerà al 100% in “E.T.” Ottima l’idea di mettere in circolazione il DVD con le tre versioni!

Tratto da: mymovies.it

 

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