Un po’ fisico, un po’ filosofo, un po’ inventore: questo è Isaac Newton (1642-1727), lo scienziato inglese che formulò la legge di gravitazione universale, spiegò il fenomeno della dispersione della luce attraverso un prisma, costruì il primo telescopio a riflessione. La sua opera si può considerare come il momento conclusivo della rivoluzione scientifica del Seicento. Pochi hanno lasciato, come lui, un’orma così profonda in tanti campi della ricerca.

Egli era abile a trarre ispirazione dagli eventi di tutti i giorni per tentare di trovare delle spiegazioni ai fenomeni, come quello della dispersione della luce, un fenomeno ben noto fin dall’antichità: “Perché un raggio di sole che incide su un prisma mostra, come l’arcobaleno, una gamma di sette colori?

Newton osservò che facendo passare un raggio di luce bianca attraverso un prisma di vetro essa si scompone nei vari colori. Si accorse per primo che cambiando la direzione dei raggi colorati con una lente, in modo che convergessero in un secondo prisma, si riotteneva la luce bianca. Invece isolando un raggio colorato e facendolo passare per un prisma esso rimaneva invariato. Newton concluse che la luce bianca è composta da ‘colori puri’ dello spettro che possono essere separati, a causa di differenti rifrangibilità. Su questa basi costruì con le proprie mani il primo telescopio a riflessione, che risultò più piccolo e potente degli altri telescopi di allora e nel 1672 ne inviò un modello insieme alla nuova teoria sulla luce e sul colore, alla Royal Society di Londra, della quale nel 1703 divenne presidente. Il suo trattato Optkis in cui descrive le leggi dell’ottica geometrica, i fenomeni della riflessione e della rifrazione della luce fu pubblicato nel 1704.

La Teoria del colore di Newton

Un raggio di luce bianca che attraversa un prisma triangolare e si rifrange e si scompone in una dispersione cromatica per poi ritornare ancora un raggio di luce bianca, è quello rappresentato sulla copertina dell’album The Dark Side of the Moon dei Pink Floyd: quasi un portale, che la Musica attraversa scomponendosi in onde sonore che si espandono…

Oppure un prisma temporale, come quello suggerito ne Il Carnevale di Gerti, una delle prime composizioni di Eugenio Montale (1928) contenuta nella sua raccolta di poesie “Le occasioni” (1928-1939). Una poesia dedicata a Gertrude Frankl, austriaca di origini ebraiche nata a Graz nel 1902, fotografa d’arte e di reportages di viaggi che egli conobbe in Italia in casa di amici.

Il poeta cita un mondo fantastico a cui presume l’amica anelasse quando la notte di Capodanno gettò piombo fuso nell’acqua, un rituale scaramantico per predire il futuro che si apriva sul 1928. Un mondo sospeso in cui l’amica spera, aspettando ora che la magia si avveri (ma egli prevede che il suo Carnevale sarà più triste del suo, se rimarrà chiusa fra i doni natalizi destinati agli assenti).

È Carnevale o il Dicembre s’indugia ancora?
Penso che se tu muovi la lancetta
al piccolo orologio che rechi al polso,
tutto arretrerà dentro un disfatto prisma
babelico di forme e di colori…

La invita a riavvolgere il tempo, e tutto sarà possibile… momenti felici dove si annullano le assenze, tutto si ritroverà, anche quel Carnevale che sta sfuggendo, rendendo il tutto immortale.  “Chiedi tu di fermare il tempo sul paese che attorno si dilata?”
Ma il disincanto la porta a dire: “Come tutto si fa strano e difficile, come tutto è impossibile“. La realtà della quotidianità la precipita in un mondo dove è difficile ritrovare, realizzare l’immaginato. “…e nulla torna se non forse in questi disguidi del possibile”, dove può accadere l’impossibile, dove il tempo non esiste e non esiste la morte.
E le dice di tornare là dove non giunge il gorgo dell’umana fatica, “torna alla via dove con te intristisco, quella che additò un piombo raggelato alle mie, alle tue sere: torna alle primavere che non fioriscono”.

La Royal Society di Londra

È l’Accademia nazionale inglese delle scienze, fondata ufficialmente nel 1660, è una delle accademie più antiche ancora esistenti. I suoi inizi risalgono al 1645, quando studiosi o “filosofi” si incontravano liberamente per discutere la nuova filosofia del promuovere la conoscenza delle cose naturali attraverso l’osservazione e la sperimentazione, oggi chiamata Scienza. Un sodalizio fra scienziati, la cui libertà era compito del presidente proteggere, carica che inizialmente veniva assegnata anche a non scienziati, oggi è conferita ad un membro della comunità scientifica del Commonwealth britannico per cinque anni ed è uno dei più grandi onori ottenibili da uno scienziato. Tra i membri famosi i premi nobel Rita Levi Montalcini e Carlo Rubbia.
Nel 2009, in occasione dei 350 anni dell’istituzione, la Royal Society ha aperto i propri archivi mettendoli on line.