Premessa: in breve sul Blues…

La musica blues è la vera star di tutti i tempi. Tutti, dai musicisti hard rock a quelli country, ai cantanti di teatro, sono passati per il blues e hanno affermato con un’espressione convinta di aver suonato questo tipo di musica.
Ascoltando un brano di musica blues potete gustare tutti i tipi di ingredienti musicali; ma come è possibile sapere se si tratta di vero blues o di qualche cosa di diverso?

Per capire che cos’è il blues bisogna prima capire che cosa non è, e, nel farlo, sbarazzarsi anche di alcune idee preconcette.
Negli anni il blues è stato dipinto come una lenta e triste musica ricca di desolate immagini di disperazione personale (“la mia ragazza mi ha lasciato, mi sento a terra, e la mia vita non ha più senso“); più che una musica, un lamento. Naturalmente, è tutto falso. Il blues è un mezzo di espressione di sé, una sorta di catarsi, possiamo dire. Questo aiuterà a sollevare l’artista, e di conseguenza l’ascoltatore, dalle pene della vita.

Ascoltando un brano, come si fa a sapere se si tratta di blues?
La risposta è concentrandosi su alcuni dei suoi elementi chiave.

Uno dei principali ingredienti del sound blues è il beat (il tempo, nel particolare significato di attitudine ritmica). Anche nelle varianti acustiche (opposte a quelle elettronicamente amplificate) del blues è possibile notare un ritmo accentuato. La ragione è semplice, il blues è sempre stato una sorta di danza, sia che il tempo fosse quello di uno strascicato boogie o quello di uno stridulo blues lento.

Il secondo ingrediente chiave del blues è il canto. Fortemente radicato nella tradizione dei gospel, il canto blues è colmo di vivide emozioni ed espressioni autentiche rappresentate in modo diretto e onesto.
Non è facile dire come dovrebbe essere utilizzata la voce nel blues. Il canto blues può essere dolce come quello di Bobby “Blue” Bland o cattivo e minaccioso come quello di Howlin’ Wolf, e si tratta sempre di blues. Il canto blues non ha nulla a che fare con tonalità rotonde e vellutate e con note perfettamente centrate, ma piuttosto con la proiezione di emozioni genuine (dalla tristezza alla gioia e tutti gli stati d’animo che stanno nel mezzo) direttamente in musica.

Un altro elemento del blues è la strumentazione. Come recitava un vecchio detto, se un animale cammina e fa qua qua come un’oca, probabilmente è un’oca, così se un complesso blues appare e suona come un complesso blues, probabilmente è un complesso blues. Nel complesso del vostro Blues club locale non troverete violoncelli, oboe e timpani, ma chitarre, batterie, un’armonica e forse, se siete in Louisiana, una o due assi per lavare. (bluesandblues.it)

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“La gente continua a domandarmi dove nacque il Blues. Tutto quello che posso dire è che, quando io ero ragazzino, nelle campagne, cantavamo sempre. In realtà non cantavamo, gridavamo, però inventavamo le nostre canzoni raccontando le cose che ci stavano succedendo in quel momento. Credo che fu allora quando nacque il Blues.”

Eddie Son House

Se c’è una musica che rappresenta il centro di gravità della popular music, questa è certamente il blues.
Nato in America tra il 19° e il 20° secolo, è stato ed è tuttora una fonte d’acqua viva da cui hanno attinto tutti i generi musicali successivi… e una miriade di musicisti. Grazie al suo potere generativo e alla sua capacità di attrarre, influenzare e comprendere altre musiche, a lungo andare si è conquistato un appellativo forte: la madre di tutte le musiche.

Raccontare la sua storia equivale a raccontare la storia e l’emancipazione del popolo afroamericano. Un popolo che nel corso dei secoli ha vissuto il dramma della deportazione, della schiavitù, dell’oppressione e della discriminazione.
Il termine blues è legato all’espressione “to have the blue devils” ovvero “avere i diavoli blu“. Era un modo di dire spregiativo utilizzato dai bianchi che associavano il colore blu al senso di malinconia e tristezza che attribuivano a quella musica sconosciuta.


BB KING Best Solo Guitar King of Blues

Origine del termine Blues

Possiamo dire che il blues è nato nella seconda metà dell’800 e con ogni probabilità la sua culla si trova nella regione del delta del Mississippi in Louisiana.
Certamente una data decisiva è il 1865: con la fine della guerra di Secessione, viene dichiarata l’abolizione della schiavitù in tutti gli Stati Uniti d’America. In realtà ci sarà ancora molta strada da fare prima che la popolazione afroamericana riesca a conseguire i suoi diritti, ma intanto è stato posto il primo mattone per le fondamenta di una musica che conquisterà il mondo.
Prima di quella data, agli schiavi era solitamente proibito parlare nella loro lingua d’origine, suonare le percussioni e praticare danze e riti religiosi. Inoltre gli schiavi venivano da comunità e zone dell’Africa differenti. Molto spesso non riuscivano a comunicare tra loro se non utilizzando i rudimenti della lingua inglese. Queste difficoltà favorirono la nascita di forme linguistiche e musicali originali.

La conversione al Cristianesimo della Chiesa protestante aveva portato nel corso dell’ 800 allo spiritual, unione della sensibilità musicale del nero coi precetti religiosi.
Il faticoso lavoro nei campi di cotone veniva scandito dalle work song, canti di lavoro caratterizzati dalla forma call-and-response che avevano la funzione di elevare lo spirito e trasmettere forza e speranza.
E clandestinamente, si svolgeva il ring shout, danza rituale eseguita in circolo e contraddistinta da ritmi sincopati con canto e battito delle mani.
Sono tutte manifestazioni di una cultura che ha assorbito e sintetizzato in maniera creativa l’influsso di America, Europa e Islam attorno alla propria radice africana. E’ un terreno fertile nel quale in breve tempo germoglia un fiore chiamato blues.

Ora che la strada è aperta, l’incontro con nuovi strumenti musicali permette di ampliare il raggio d’azione. Particolarmente importante è l’utilizzo della chitarra, uno strumento erede del banjo che si affaccia in quel periodo sulla scena, e da cui i bluesman estraevano sonorità assolutamente inedite.


Riding With the King – Eric Clapton & B.B. King (2000)

Diffusione

Agli inizi del secolo il blues è una musica pienamente compiuta e riconoscibile. E’ in questo periodo che avviene il passaggio dalla forma originaria di musica tramandata oralmente a musica di intrattenimento.

Nella prima decade del ‘900 si forma una generazione di musicisti veri e propri che codificano e impongono la musica blues. Contemporaneamente, la migrazione degli afroamericani verso le grandi metropoli come Memphis, New York, Chicago, Detroit e Dallas contribuisce a diffonderne il verbo su scala nazionale. Nel 1910 nelle grandi città americane si calcola che 1/3 della popolazione è nato all’estero e 1/3 è figlio di immigrati.
Nonostante i profondi problemi sociali ed economici della nazione, il carattere cosmopolita dell’America d’inizio secolo non fa altro che esaltare l’espansione e la contaminazione del blues. Dagli anni ‘20 l’editoria e la discografia si interessano al blues, standardizzandolo nella tipica struttura base di 12 battute.

Le prime pubblicazioni su spartito risalgono al 1912, mentre nel 1920 “Crazy blues” di Mamie Smith è il primo brano blues ad essere inciso su disco ed ottiene subito un enorme successo.
In seguito, negli anni ‘30 e ‘40 si vanno formando diverse ramificazioni tutte comunque profondamente radicate nello spirito e nella struttura del blues. Si va dal blues rurale a quello elettrico, dal boogie-woogie al rhythm & blues e dal jazzistico al gospel.
Giunto alla soglia degli anni ‘50, il blues ha tracciato un’impronta indelebile nella storia ed è ormai pronto a diventare davvero “la madre di tutte le musiche”. Senza la sua presenza, tantissime musiche non sarebbero mai esistite (rock’n’roll, rock, soul, funk, punk, rap) e molte altre sarebbero state profondamente diverse da come le conosciamo oggi (jazz, pop, country, folk, reggae).
Il suo potere è attivo ancora oggi sia direttamente nella sua forma originale, sia indirettamente nella moltitudine di generi e stili che circolano attorno alle nostre orecchie.


Scuttle Buttin’ – Stevie Ray Vaughan (1984)

Il feeling

Come “feeling”, come sentimento, il blues è espressione di dolore, di pena, un modo per esorcizzare i propri demoni, il miglior antidoto per allievare le sofferenze. Diceva Josh White:“…solo suonando un blues riesci a toccare ed a volte scacciare la malinconia…” ).
Tuttavia, già prima di identificarsi con la musica neroamericana, il termine “blues” si identificava con l’espressione “to have the blue devil” (avere i diavoli blu), ovvero essere in uno stato di profonda malinconia ed intenso malessere.

Le stesse sensazioni si esprimono attraverso le parole cantate dai musicisti.
L’espressione delle proprie angosce ed inquietudini esistenziali:
“when a woman gets the blues she hangs her head and cries but when a man gets the blues he kept a freight train and rides…”
(quando a una donna vengono i blues si prende la testa tra le mani e piange ma quando a un uomo vengono i blues salta su un treno merci e va…).


Life Is Hard – Johnny Winter (1991)

Per sottolineare e lenire eventi dolorosi ed amori perduti:
“blues about a man are worse i ever had I’ve been disgusted and confused. Every time I look around yonder come the blues”
(I blues per un uomo sono i peggiori che io abbia mai avuto provo una sensazione schifosa e mi sento confuso. Ogni volta che mi guardo intorno, da laggiù arrivano i blues);
“lay down at night you don’t know where you’re going to sleep where on earth you’re next meal to meet that make you a blues man”
(quando scende la notte e non sai dove andare a dormire quando non sai dove e come consumerai il tuo prossimo pasto questo fa di te un vero bluesman).

Ma il blues diventa anche espressione di intensa vitalità nei sottintesi erotico-sessuali:
“I’ve got Ford engine movement in my hips ten thousand miles garantied Ford is a car everybody likes to ride”
(ho un motore Ford tra le cosce diecimila miglia garantite la Ford è una macchina che tutti amano cavalcare).


Boom boom – John Lee Hooker (1962)

E soprattutto il blues è strettamente legato alle credenze ed alle pratiche magiche:
“the devil came and grabbed my hand took me way down to that red hot land…mean blue spirits stuck their forks in me demons wid their eyelids dripping blood”
(il diavolo è arrivato e mi ha preso per mano e mi ha portato in quel luogo così rosso e caldo spregevoli spiriti blue mi infilzavano con le loro forche esseri satanici sprizzavano sangue dalle palpebre).
Non si racconta forse che Robert Johnson è entrato compiutamente nel mondo del blues dopo aver venduto l’anima a Papa Leg, il demone che presiede i crocicchi (“crossroads”)? Che Peetie Weathstraw, in seguito ad iniziazione satanica, era chiamato “Devil’s son in law” ( il genero del diavolo)?

a cura di Falconer

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Tecniche e interpreti blues

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