Antartide

L’Antartide è un’area ben definita e, al contrario dell’Artide, è un continente, il quarto in ordine di grandezza dopo Asia, Africa e America.
Occupa il Polo sud ed è opposta all’Artide, è dunque situata nell’emisfero australe della Terra e quasi interamente compresa entro il circolo polare antartico.

L’Antartide è poco più grande dell’Europa, è circondata da tre oceani: Pacifico, Atlantico e Indiano e comprende un ampio numero di isole. È il continente più freddo e inospitale del pianeta e rappresenta la maggior riserva di acqua dolce del mondo.
Il 98% del suo territorio è coperto per tutto l’anno dai ghiacci, che sono più spessi nella calotta glaciale antartica. La vasta superficie non si presenta del tutto continua in quanto i monti Transantartici la attraversano interamente, ed è considerata un deserto con precipitazioni quasi nulle e forti venti che hanno spesso l’intensità di un uragano, specialmente in inverno. Gli iceberg che si staccano dalla calotta possono avere dimensioni imponenti, anche di chilometri, si vanno a sciogliere nelle acque più calde dei mari temperati e possono rappresentare un serio pericolo per la navigazione.
Intorno a tutto il continente si estende la banchisa antartica, una massa di ghiaccio galleggiante costituita da acqua di mare ghiacciata.

Nella zona antartica vivono solo piante e animali che si sono adattati al clima rigido, tra cui licheni, muschi e piante erbacee in estate quando le ore di luce sono maggiori, e uccelli, pinguini e foche che vivono sulla banchisa.
L’oceano presenta estese popolazioni di varie specie di pesci e di krill, piccoli crostacei che compongono lo zooplancton, cibo primario di balene, squali balena, pesce azzurro e uccelli acquatici. Progressive restrizioni sono state disposte per la caccia alle balene e alle foche, e la pesca di altre specie sono regolate da vari trattati.

L’Antartide è ricca di risorse minerarie, con grandi giacimenti di carbone e ferro e grandi quantità di nichel e manganese. Sono presenti anche giacimenti di petrolio e gas naturale.

Esplorazioni antartiche

Il continente antartico rimase a lungo uno dei luoghi più sconosciuti e inesplorati della Terra fino a quando cominciò ad essere avvistata dagli equipaggi delle navi. Ciò accese l’interesse degli esploratori che compirono diverse missioni esplorative, come quelle del capitano James Cook nel 1772 su incarico della Royal Society, scoprendo alcuni arcipelaghi intorno al continente antartico. E quella dell’ammiraglio russo Fabian Gottlieb von Bellingshausen che nel 1820 scoperse alcune isole per conto dello zar Alessandro di Russia.
Anche in Italia sul finire del 1800 si cercò di organizzare una spedizione italiana nelle regioni antartiche. Nel 1880 l’esploratore Giacomo Bove  con il sostegno di Cristoforo Negri, primo presidente della Società Geografica Italiana, progettò una spedizione che prevedeva la circumnavigazione dell’intero antartico. Pur incontrando grande entusiasmo, all’epoca fu considerata troppo onerosa e non si trovarono finanziatori disposti a sostenere questo progetto importantissimo dal punto di vista scientifico.

Le esplorazioni si limitarono per molto tempo alle terre lungo la costa antartica, la poca conoscenza e le alte mura di ghiaccio impedivano di penetrare all’interno del continente.

La prima spedizione a raggiungere il Polo Sud nel 1911 fu quella  guidata dall’esploratore norvegese Roald Amundsen, il quale partito dalla Norvegia a bordo della Fram puntò a sud-ovest per raggiungere il porto naturale della Baia delle Balene, che utilizzò come base della spedizione. La baia che era stata scoperta nel 1908 dall’esploratore britannico Ernest Shackleton durante la missione esplorativa Nimrod, venne chiamata così per il gran numero di balene presenti.
Amundsen attraversando il ghiacciaio Axel Heiberg, scoprì un nuovo percorso raggiungendo l’altopiano (o plateau) antartico e da lì il Polo Sud, l’estremo punto meridionale dell’asse terrestre.

Poche settimane più tardi anche il britannico Robert Falcon Scott raggiunse il Polo Sud a bordo della nave Terra Nova. L’esplorazione fu finanziata dalla Royal Geographical Society, una società scientifica con sede a Londra, Sir John Franklin fu tra i soci che la fondarono nel 1830, e il cui scopo era promuovere l’avanzamento della ricerca geografica. Purtroppo nel durissimo viaggio di ritorno al campo base, Scott e i membri della sua spedizione morirono tutti per la fame e per il freddo.

Nel 1914 Ernest Shackleton e i 27 uomini dell’equipaggio furono pronti per una nuova spedizione, nonostante le difficoltà per trovare i fondi necessari all’impresa. Partirono da Londra per l’Antartide a bordo della nave Endurance con l’intento di attraversarla a piedi con slitte trainate dai cani, da costa a costa: dal mare di Weddell (oceano Atlantico), al mare di Ross (oceano Pacifico), passando per il Polo.
Nonostante la grande esperienza, una volta raggiunti i mari australi Shackleton dovette fare i conti con l’imprevedibilità dei movimenti dei ghiacci. La nave infatti rimase bloccata nella banchisa, stritolata dai ghiacci venne quindi abbandonata quando cominciò ad affondare. Con temperature dai 22° ai 45° sottozero e provviste limitate, i 28 uomini rimasero accampati sulla banchisa per più di sei mesi, in attesa che il ghiaccio cominciasse a sciogliersi. Quindi a bordo delle lance che avevano portato con sé, affrontando una navigazione molto difficile alla fine riuscirono a raggiungere l’isola Elephant, ma questa era disabitata e lontana dalle linee di navigazione.
Shackleton non si arrese agli eventi e con caparbietà insieme a cinque uomini, affrontando condizioni estreme riuscì raggiungere l’isola della Georgia del Sud. Attraversando quindi montagne e ghiacciai inesplorati, giunsero infine nel versante abitato e alla stazione baleniera trovarono aiuto. Poterono portare così in salvo il resto dell’equipaggio nell’agosto del 1916.

Si ritiene che Ernest Shackleton sia stato l’esploratore che maggiormente ha contribuito a svelare i segreti del Polo Sud.
L’Endurance fu una spedizione anche a carattere scientifico, del materiale che Shackleton riuscì a salvare insieme all’esploratore e fotografo australiano Frank Hurley vi è un congruo numero di pellicole e di fotografie, entrambi consapevoli del fatto che sarebbero servite come prove dell’impresa. Così come i diari tenuti dall’equipaggio, che pare a tutt’oggi non siano ancora stati interamente pubblicati.

Nel 2002 è stata realizzata una miniserie televisiva in due puntate dal titolo “Shackleton”, scritta e diretta da Charles Sturridge che racconta la vera storia della spedizione Endurance. Alcune scene della miniserie sono state usate durante una puntata di Speciale Superquark andata in onda nel 2010 dedicata a “Shackleton, l’eroe dell’Antartide”.

Nel 2022 il relitto dell’Endurance è stato localizzato nel Mare di Weddell a una profondità di 3.008 metri, a circa sei chilometri dal luogo dove la nave si era inabissata nel 1915. Con l’ausilio di due droni sottomarini si è potuto constatare il buon stato di conservazione del relitto, dovuto all’assenza di organismi che si nutrono del legno e alla bassa temperatura delle acque antartiche.
Il relitto dell’Endurance è protetto in quanto Sito Storico e Monumento dal Trattato Antartico.

Quaggiù ci sentiamo importanti, i dominatori della Terra. Ma lassù ti accorgi che non siamo niente, una macchiolina in una distesa desolata”.

In questa epoca storica dell’esplorazione antartica definita “eroica”, ogni spedizione è stata un’impresa di resistenza che ha messo alla prova i limiti fisici e psichici delle persone.
Specie durante l’inverno australe, quando il sole tramonta e si hanno lunghi mesi di oscurità, nel silenzio totale, le temperature che precipitano arrivando anche a più di -50°, le tremende bufere di neve.

Nel 1989-90 i primi uomini a realizzare l’idea di Shackleton, cioè attraversare a piedi l’Antartide sono stati Reinhold Messner e Arved Fuchs. In tre mesi hanno percorso 2800 km, un tragitto molto lungo e difficile per il freddo con una media di 40 gradi sotto lo zero, e le bufere di neve in cui la visibilità è ridotta a zero.
E il whiteout: una particolare condizione meteorologica di luce diffusa, in cui non vengono proiettate ombre, non si distingue  l’orizzonte e non si hanno punti di riferimento visivi per orientarsi. Diventa molto difficile e faticoso muoversi, anche perchè si ha sempre la paura di cadere in un crepaccio, che è uno dei principali rischi per chi attraversa l’Antartide.

«La Natura non ha creato queste terre perchè fossero abitate»

I novellini della base Amundsen-Scott sono avvisati: «C’è solo un grande pericolo qui: il whiteout. Un terribile cocktail di condizioni meteo che convergono, e il mondo sparisce». Ma il pericolo può venire anche dalla natura oscura dell’uomo. C’è un mistero da risolvere prima che l’imminente inverno antartico avvolga tutto nelle tenebre per sei mesi.
E si rimane così, con il fiato sospeso durante il film “Whiteout – Incubo bianco” (2009) diretto da Dominic Sena ambientato in Antartide, ma girato in Canada.

In Antartide infatti non vi è una popolazione stabile, ma molti governi mantengono stazioni di ricerca permanenti il cui personale è l’unico ad abitarlo in modo abbastanza continuativo.

Trattato Antartico 1959

In base al Trattato Antartico stipulato a Washington nel 1959 l’Antartide non appartiene ad alcun Paese, il territorio può essere utilizzato esclusivamente per scopi pacifici e sono vietate attività di sfruttamento economico e di tipo militare.
Il trattato dunque sospende tutte le rivendicazioni territoriali dei vari Paesi, vieta le attività militari e ogni attività che implichi esplosioni nucleari o depositi di materiale radioattivo, impedisce le attività minerarie.
Il Trattato preserva la flora, la fauna e l’ecosistema del continente, e sostiene la ricerca scientifica nelle varie basi e stazioni dislocate sul continente.
L’Antartide assieme ai suoi ghiacci, ha un importante compito nell’equilibrio climatico-ambientale del pianeta poiché ogni variazione della calotta si ripercuote sull’equilibrio termico planetario, sulla circolazione oceanica e atmosferica, nonché sul livello del mare.

Nei primi anni Ottanta, rilevata una progressiva riduzione a livello globale dell’ozonosfera, si osservò nelle regioni dei due Poli  un preoccupante marcato assottigliamento dello strato di ozono, un fenomeno popolarmente noto come “buco nell’ozono”. L’ozono è un gas che avvolge la Terra nella regione della stratosfera formando uno strato protettivo in grado di schermare i raggi ultravioletti dannosi del Sole.

Al tempo si ritenne che la causa di ciò fosse dovuta al rilascio nell’atmosfera di alcune sostanze chimiche: i clorofluorocarburi, sostanze sviluppate a partire dagli anni Trenta del Novecento.

Trattato internazionale 1987

Con il Trattato internazionale sottoscritto a Montreal (Canada) nel 1987 si vietò la produzione e l’utilizzo dei clorofluorocarburi (CFC) largamente impiegati come refrigeranti nei frigoriferi, nei condizionatori d’aria, nei solventi per la pulitura a secco, o come propellenti nelle bombolette spray.
In prospettiva si voleva eliminarli del tutto insieme agli idroclorofluorocarburi (HCFC), altre sostanze dannose per l’ozono. Vennero sostituiti quindi con gli idrofluorocarburi (HFC), innocui per l’ozono ma, si sarebbe scoperto in seguito, contribuiscono all’effetto serra e per questo sono ora in fase di abbandono.

Lo strato di ozono si sta pian piano rigenerando, in particolare sopra l’Antartide e si ritiene che se si continuerà a rispettare i termini dell’accordo potrebbe ritornare a livelli normali.

L’Antartide è oggi un territorio di ricerche scientifiche portate avanti da diversi paesi del mondo.
In uno dei luoghi più estremi della Terra, in cui persino durante l’estate antartica (da dicembre a marzo) la temperatura di rado sale sopra i 30° sottozero, si studia il ghiaccio più spesso e più antico della Terra. Si praticano perforazioni nella calotta polare per estrarre dal fondo dei cilindri di ghiaccio, detti in gergo “carote”, che vengono analizzati per tentare di ricostruire la storia climatica passata della Terra e che ci possa aiutare a prevedere meglio quella futura.
È ciò che si pone come obiettivo il Progetto Europeo per il carotaggio di ghiaccio nell’Antartide conosciuto con l’acronimo EPICA – European Project for Ice Coring in Antarctica (1996-2005) che ha ottenuto ghiaccio fino a 800.000 anni fa, e BEYOND EPICA avviato nel 2019 con l’intento di estrarre ghiaccio dalla calotta polare Antartica fino ad un’età di 1.5 milioni di anni.

Sperando sempre di non riesumare qualcosa sepolto da secoli… come nel film “La cosa” (1982) diretto da John Carpenter ambientato in una base statunitense in Antartide, un luogo isolato e senza via di fuga che rende ancor più claustrofobico il film (dappertutto fu vietato ai minori fino ai 14 o ai 18 anni) tanto che al suo debutto durante la proiezione in sala, si videro parecchi adulti uscire in fretta e furia.
E se non bastasse, per gli appassionati di questo genere nel 2011 è stato prodotto un prequel, sempre con il titolo “La cosa” e diretto da Matthijs van Heijningen Jr. che racconta ciò che è accaduto al gruppo di scienziati norvegesi tre giorni prima degli eventi del film di Carpenter.
Entrambi i film sono liberamente tratti dal racconto horror-fantascientifico La cosa da un altro mondo (Who Goes There?) del 1938 di John W. Campbell. Già nel 1951 il racconto ispirò il film La cosa da un altro mondo diretto da Christian Nyby e (non accreditato) Howard Hawks.

Tre uomini, tre sfide. Shackleton, l’eroe dell’Antartide

 

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