Il lago di Carezza è un lago alpino che si trova nell’alta Val d’Ega (termine ladino che significa acqua), una valle dell’Alto Adige che prende il nome dal torrente omonimo, affluente dell’Isarco.
Il lago si trova a 1.520 m di altitudine nel comune di Nova Levante in provincia di Bolzano. È celebre per le sue acque cristalline dove si specchia il massiccio del Latemar, e per i suoi meravigliosi colori che mutano dal verde smeraldo al rosso scarlatto, dal colore blu del cielo a quello dorato, richiamando i colori dell’iride, per questo è stato battezzato il “Lago dell’Arcobaleno”.
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Ossia “Lec de Ergobando” in lingua ladina, che è l’idioma neolatino parlato nella parte centro-orientale dell’arco alpino.
Alimentato da sorgenti sotterranee il lago è privo di immissari in superficie, per cui la sua estensione e la sua profondità variano a seconda della stagione e delle condizioni meteorologiche.
È possibile percorrere un sentiero che costeggia il lago, ma non è consentito accedere alle sue rive.
Carezza al lago (karersee in tedesco) è anche una frazione di Nova Levante che si trova a 1.069 m di altitudine, un piccolo borgo di montagna abitato da poco più di 100 abitanti.
Qui nella Val d’Ega soggiornò Elisabetta imperatrice d’Austria e regina d’Ungheria nell’estate del 1897 per trascorrere un periodo di cura e riposo al Grand Hotel Carezza. Sissi in quel tempo era una donna malinconica e molto sola, amava fare lunghe passeggiate nei prati e tra gli splendidi boschi, fino a salire alle malghe di Nova Levante e al maso Zenay. In suo onore questo sentiero escursionistico è stato ribattezzato “Passeggiata Elisabetta” e nella radura di Zenay, nei pressi dei resti dell’antico maso, le è stato dedicato un monumento commemorativo.
La zona di Carezza con il Grand Hotel Karersee inaugurato nel 1896, divenne una meta ambita dalla nobiltà d’Europa, specie quando ai primi anni del Novecento fu costruito un campo da golf a 1680 m di altitudine, considerato il più antico dell’Alto Adige.
Il Grand Hotel Karersee, fu uno dei più importanti alberghi alpini della Belle Époque, un luogo affascinante in cui negli anni Venti fu ospite anche Agatha Christie. La scrittrice inglese probabilmente fu ispirata dai luoghi per la conclusione del suo romanzo “Poirot e i quattro” (titolo originale The Big Four), tanto da ambientare la scena finale nel “Labirinto del Latemar”, un singolare percorso fatto di pietre e rocce alquanto simile ad un paesaggio lunare.
Un altro ospite illustre fu il primo Ministro britannico Sir Winston Churchill, che nel 1949 soggiornò con la moglie e il suo seguito. Rapito dalla magica bellezza dei luoghi potè dedicarsi alla pittura, una passione che aveva scoperto in età adulta.
Oggi la struttura è stata convertita in condominio abitativo con appartamenti per le vacanze.
Foto di yasemin ck da Pixabay
Verso i gruppi dolomitici del Catinaccio e del Latemar innumerevoli sono le escursioni che si possono fare, con percorsi adatti a ogni grado di preparazione attraversando malghe e alpeggi, raggiungendo i molti rifugi e bivacchi alpini da sentieri quasi tutti facilmente percorribili.
E per gli sport invernali numerosi sono gli impianti a Carezza e al Passo di Costalunga, valico alpino che si trova in confine fra la provincia autonoma di Trento e quella di Bolzano, entrambi fanno parte del comprensorio sciistico della val di Fassa.
Fin dagli anni Trenta spesso per il Passo di Costalunga è passato il Giro d’Italia nelle tappe di montagna, in quanto permette il collegamento dalla val d’Adige alla zona delle Dolomiti con i passi più celebri, come: Pordoi, Sella, Gardena o Rolle. Passi che negli anni Quaranta diventeranno il palcoscenico privilegiato per le celebri battaglie tra Bartali e Coppi nel contendersi la maglia rosa.
Da Merano, infatti, l’area dolomitica è collegata da La Grande Strada delle Dolomiti che attraversando i passi Costalunga, Pordoi e Falzarego porta fino a Cortina d’Ampezzo. Un ottimo percorso da fare a cavallo di una moto, regala innumerevoli punti panoramici e aree di parcheggio da cui godere di una vista mozzafiato sulle principali vette circostanti.
La Grande Strada delle Dolomiti (guidedolomiti.com)
Un paesaggio da favola che ha ispirato molte leggende ladine tramandate dalla tradizione popolare, come quella del “Lec de Ergobando”.
Si narra che le acque del lago fossero abitate da una bellissima ninfa di nome Ondina. Un giorno lo stregone del Latemar la vide e subito se ne innamorò. Per conquistarla chiese consiglio alla strega Masarè del Catinaccio, che gli suggerì di far apparire sopra il lago un bellissimo arcobaleno. Lo stregone così fece, e perchè fosse ancora più bello lo ricoprì di perle lucenti. Non si era mai visto un arcobaleno così bello tra le montagne!
La ninfa riemergendo dalle acque appena lo vide rimase rapita dalla bellezza dei suoi colori. Ma come si accorse della presenza dello stregone subito sprofondò nel lago e non riemerse più.
Allora il mago deluso e infuriato distrusse l’arcobaleno scagliandolo nelle profondità del lago.
Da quel giorno i sette colori dell’arcobaleno risplendono nelle sue acque: dal viola all’indaco, al blu, al verde e al giallo, all’arancione e al rosso. Per questo in lingua ladina è noto come Lec de Ergobando.
Nella Bibbia l’arcobaleno è il simbolo dell’alleanza che Dio fa con l’umanità dopo il diluvio universale. Per alcune filosofie orientali, come il buddhismo, l’arcobaleno è il ponte di cui si serve la divinità per scendere dal cielo alla terra.
A causa della tempesta Vaia anche attorno al lago di Carezza lo scenario è profondamente cambiato.
Lago di Carezza – Foto di Elena Centin da Pixabay
Anche in questa zona infatti si sono avuti migliaia di alberi abbattuti tra il Catinaccio e il Latemar, i due gruppi montuosi dolomitici che circondano il lago, riconosciuti Patrimonio mondiale dall’UNESCO.