Il barbiere di Siviglia

Il barbiere di Siviglia è un’opera lirica in due atti di Gioachino Rossini, su libretto di Cesare Sterbini.
È il 1815 quando a Gioacchino Rossini viene commissionata un’opera dall’impresario del Teatro Argentina di Roma, il duca Francesco Sforza Cesarini che intende rappresentare nell’imminente stagione romana del Carnevale.

Il libretto d’opera, tratto dalla commedia francese “Le Barbier de Séville ou la Précaution inutile” di Pierre de Beaumarchais, era già conosciuto poichè posto in musica da vari compositori tra cui gli italiani Francesco Morlacchi e, ancor prima, nel 1782 da Giovanni Paisiello, uno dei più noti operisti della fine del 18° sec..

Il giovane pesarese, che ha solo 23 anni ma sta cominciando a farsi strada, accetta la commissione e la prima dell’opera va in scena il 20 febbraio 1816 al Teatro Argentina di Roma  con il titolo Almaviva, o sia l’inutile precauzione, ma è un vero fiasco. Tuttavia le successive rappresentazioni registrano un grande successo che continua anche ai giorni nostri.

Personaggi:

Il Conte d’Almaviva (tenore)
Don Bartolo (basso)
Rosina (contralto)
Figaro (baritono)
Don Basilio (basso)
Berta (soprano)
Fiorello (baritono)
Ambrogio (basso)

 

ATTO I

Siviglia

Il giovane conte d’Almaviva vuole conquistare il cuore della bella Rosina e le dedica una serenata sotto la sua finestra, accompagnato dai musici che il suo fido servitore Fiorello ha provveduto a radunare. Ma la canzone “Ecco ridente in cielo”  non sortisce l’effetto desiderato, e la fanciulla non s’affaccia alla finestra. Egli, ricompensati lautamente i musici decide di andarsene.
È l’alba quando sopraggiunge lo spavaldo Figaro, “il barbiere di qualità (di qualità)”, factotum della città “tutti mi chiedono, tutti mi vogliono… Figaro qua, Figaro là, Figaro sù, Figaro giù…”
Egli sta per andare a bottega quando il conte d’Almaviva, che conosce da tempo, lo incontra e lo mette al corrente delle sue intenzioni verso la fanciulla. Figaro che frequenta la casa dove Rosina è tenuta segregata dall’attempato don Bartolo, il suo geloso tutore, si offre di aiutarlo.
Mentre i due parlano, s’affaccia alla finestra improvvisamente e per pochi attimi la fanciulla, che lascia cadere un biglietto e i due, lesti, lo raccolgono. Ella è interessata a sapere il nome del giovane, il suo stato e le sue intenzioni, ma egli vuole assicurarsi che lei sia interessata all’uomo e non al conte di Almaviva. Su consiglio di Figaro il giovane con una canzone le dice di chiamarsi Lindoro.
Figaro allettato dal largo compenso promessogli, canta “un vulcano la mia mente già incomincia a diventar!” ed escogita un piano suggerendo al conte/Lindoro di travestirsi da soldato di un reggimento che sta per giungere in città; egli chiederà al colonnello, suo amico, il favore di trovar per lui alloggio presso la casa di don Bartolo così avrà modo di conoscere Rosina. Gli suggerisce inoltre di fingersi ubriaco “perché d’un ch’è poco in sè che dal vino casca già, il tutor, credete a me, il tutor si fiderà”.
I due, uno allettato dall’idea di avvicinare la fanciulla e l’altro “All’idea di quel metallo…” (le monete d’oro), una volta accordatisi si apprestano a congedarsi.
La giovane Rosina d’altro canto non intende lasciarsi sfuggire il giovane : “Sì, Lindoro mio sarà. Lo giurai, la vincerò”. Ella è docile e rispettosa, ma non è una sprovveduta e decide di scrivere una lettera. Ora deve trovare chi e come consegnarla a Lindoro, spera in Figaro, il barbiere, ed è proprio lui che le fa visita nella casa, ma i due vengono interrotti da don Bartolo, che si era momentaneamente assentato, e indispettito la interroga circa la presenza del barbiere.
In casa fa il suo ingresso don Basilio, il maestro di musica di Rosina, al quale don Bartolo confida di volere l’indomani sposare per forza o per amore la fanciulla; il maestro è proprio lì per avvertirlo che da Madrid è giunto l’ammiratore della sua “pupilla”, il conte d’Almaviva. Per porre rimedio a ciò il maestro suggerisce di inventarsi qualche cosa che metta in cattiva luce il conte. Egli sibila ciò che intende fare nell’orecchio del tutore, il quale ne rimane scandalizzato: mettere in atto una calunnia!
Alla fin trabocca e scoppia, si propaga, si raddoppia e produce un’esplosione come un colpo di cannone…
Don Bartolo deciso rifiuta, ma non vuole perdere tempo e insieme a don Basilio si ritira nella sua camera per stendere subito un contratto di nozze.
Nel frattempo Figaro, non visto, ha udito il discorso e mentre acconcia i capelli a Rosina le svela il piano del tutore. Ella non gli dà importanza, è più interessata a sapere del giovane Lindoro, che scopre essere innamorato di lei “Dunque io son, tu non m’inganni? Dunque io son, la fortunata! e affida la lettera a Figaro.
Di ritorno l’astuto tutore intuisce la tresca, invita la sua pupilla a confessare e le dà della “gatta morta”, ma poi colto da un malore si ritira.
Subito dopo nella casa irrompe il conte nel doppio travestimento: da Lindoro e da soldato ubriaco, esibendo il foglietto con cui gli è stato assegnato l’alloggio in quella casa ed è deciso a farlo valere nonostante le proteste di don Basilio, il quale afferma di essere esentato dall’obbligo di ospitare militari.
Lindoro dopo essersi fatto riconoscere da Rosina le passa un biglietto, ma il tutore già irritato lo scopre e ne nasce un parapiglia a cui tentano inutilmente di mettere freno Figaro e don Basilio, fino all’arrivo delle Guardie che intendono arrestare Lindoro. Ma alla vista di un documento che Lindoro mostra all’ufficiale tutti rimangono allibiti, per poi incalzare sull’ufficiale delle guardie mentre  Lindoro e Figaro prendono la via della fuga.

 

 

ATTO II

Don Bartolo non si dà per vinto e indagato sull’identità del soldato, sospetta che sia stato il conte d’Almaviva a spedir lì quel signore “ad esplorar della Rosina il cuore…”.
Bussano alla porta e si presenta nuovamente il Conte, travestito questa volta da don Alonso, un maestro di musica venuto a sostituire don Basilio che fa credere si sia ammalato. Ma Don Bartolo non si fida, e per guadagnare la sua fiducia don Alonso gli mostra e gli consegna un biglietto contraffatto, di cui è venuto in possesso per caso, scritto da Rosina.
Anche questa volta durante la lezione di musica Lindoro/don Alonso svela il suo travestimento a Rosina, che una volta superata la sorpresa si appresta a cantare un’aria dell’opera L’Inutile precauzione. Giunge anche Figaro che con la scusa di fare la barba a don Bartolo, trama per sottrarre dal mazzo la chiave della gelosia (porta-finestra che permette di guardare dall’interno senza essere visti dall’esterno; l’origine del nome sarebbe dovuto a motivi di gelosia, in quanto tale sistema permette alle donne di stare alle finestre togliendole però alla vista degli estranei).
Proprio allora arriva don Basilio, e perchè non si scopra l’inganno viene persuaso a sentirsi male e con la medicina (un sacchetto di monete) viene convinto ad andare a letto a riposare.
Mentre Figaro distrae il tutore, Lindoro informa Rosina  del piano che vuol mettere in atto, ma il travestimento in don Alonso viene scoperto da don Bartolo che li mette in fuga.
Il tutore improvvisamente si ricorda del biglietto contraffatto scritto da Rosina e realizza di avere un’arma nelle proprie mani  per convincere Rosina di essere stata raggirata e che Lindoro in realtà trama per consegnarla al Conte Almaviva. Ella ferita acconsente di sposare don Bartolo e gli svela il piano di fuga ordito dai due malfattori.
Lindoro e Figaro all’ora prestabilita s’introducono nella casa attraverso la porta-finestra, ma vengono accusati di tradimento da Rosina. Ed è qui che si viene a svelare la vera identità di Lindoro.
Nel frattempo arrriva don Basilio con il notaio per siglare il contratto nuziale, e infine don Bartolo con le Guardie, ma non può fare altro che prendere atto che l’amore vince su tutto.

Brani celebri

Atto Primo
Ecco ridente in cielo, cavatina di Conte d’Almaviva
Largo al factotum, cavatina di Figaro
Se il mio nome saper voi bramate, canzone d’Almaviva
All’idea di quel metallo, duetto di Figaro e Conte
Una voce poco fa, cavatina di Rosina
La calunnia è un venticello, aria di Don Basilio
Dunque io son…  tu non m’inganni?, duetto di Rosina e Figaro
A un dottor de la mia sorte, aria di Bartolo

Atto Secondo
Pace e gioia sia con voi, duetto di Conte e Bartolo
Contro un cor che accende amore, aria di Rosina
Quando mi sei vicina, arietta di Bartolo
Don Basilio, quintetto di Rosina, Conte, Figaro, Bartolo, Basilio
Il vecchiotto cerca moglie, aria di Berta
Ah! Qual colpo inaspettato, terzetto di Rosina, Conte, Figaro
Cessa di più resistere, aria di Conte e coro

Questa di Rossini è un’opera buffa, che nella storia dell’Opera lirica si contrappose alla cosiddetta opera seria, il cui tema più portante è il dramma, più apprezzata dalla nobiltà. Per il suo carattere gioviale, quasi grottesco, l’opera buffa insieme all’opera comica si dimostrava più vicina alla gente comune che poteva identificarsi con le situazioni rappresentate e ridere, sdrammatizzando, sulle difficoltà della vita reale.

Difficile credere che nelle generazioni passate ci sia chi non ha mai sentito il celebre brano “Largo al factotum”…

Gioachino Rossini (1792-1868) compositore italiano, uno dei più grandi operisti della storia della musica, la cui attività spaziò tra vari generi musicali. Molto conosciuto e amato all’estero è autore di lavori famosissimi e celebrati quali Il barbiere di Siviglia, L’italiana in Algeri, La Cenerentola, La gazza ladra e Guglielmo Tell.
Il suo stile è caratterizzato da un’estrema brillantezza ritmica, contraddistinta da una sorta di frenesia, il famoso «crescendo rossiniano», dona alla sua musica un tratto surreale, quando non addirittura folle, che si combina perfettamente con il teatro comico, ma offre esiti altrettanto interessanti, e originali, a contatto con soggetti tragici. Il cigno di Pesaro, così era definito Rossini, aveva una particolarità: quella di riutilizzare brani musicati precedentemente e inserirli in nuove opere, come un collage di brani che il compositore prestava a se stesso in una sorta di auto-plagio.

La sua biografia è simile alla narrazione di due vite diverse: la prima parte quando a soli 14 anni compose la sua prima opera e il trionfo fu veloce e immediato; e la seconda più lunga in cui visse una vita appartata e oziosa.
Rossini, uomo dalle mille sfaccettature, è stato descritto in molte maniere: ipocondriaco, umorale e collerico oppure preda di profonde crisi depressive, ma pure gioviale bon vivant amante della buona tavola e delle belle donne; spesso è stato ritenuto afflitto da pigrizia, ma la sua produzione musicale, alla fine, si rivelerà incomparabile.

Le Opere di Rossini vissero una rinascita dalla fine degli anni 60 con le interpretazioni di Claudio Abbado (1933-2014) direttore d’orchestra e senatore a vita italiano, che fece conoscere parte della produzione rossiniana rimasta in ombra. Il Maestro infatti ebbe il merito di portare un profondo rinnovamento al Teatro alla Scala di Milano, ampliando moltissimo il repertorio, ospitando i maggiori direttori del panorama mondiale, divulgando il repertorio musicale creando nel 1972 i Concerti per studenti e lavoratori con l’obiettivo di trasformare il Teatro da luogo dedicato alla musica a luogo dedicato alla cultura in generale, un’opportunità accessibile a tutti.

La Cenerentola, ossia La bontà in trionfo di Rossini è un melodramma giocoso tratto dalla celebre fiaba di Charles Perrault.

Cenerentola è una delle più celebri fiabe popolari del mondo. Originaria probabilmente della Cina o, secondo altri, dell’antico Egitto, è stata narrata in centinaia di versioni in gran parte del mondo, ed è parte dell’eredità culturale di numerosi popoli. In occidente le versioni più note sono quelle di Charles Perrault (a sua volta basata su una precedente trascrizione di Giambattista Basile di un’antica fiaba napoletana) e dei fratelli Grimm; come versione standard moderna, però, si deve probabilmente indicare quella narrata nell’omonimo film d’animazione di Walt Disney del 1950.

La fiaba insegna che prima o poi la verità vien sempre fuori e che la vanità, la superbia e la prepotenza, in questo caso delle sorellastre, non sempre hanno la meglio. Invece l’umiltà, la semplicità e la sincerità dei sentimenti di Cenerentola porteranno alla realizzazione di quello che è il sogno di tutti: un amore reciproco.

 


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