IL TORNEO DI WIMBLEDON
“La tradizione sopra ogni cosa”
C’è una targa, affissa su un muro del residence Manor Court a Royal Leamington, piccola cittadina inglese a trenta chilometri da Birmingham. Liberamente tradotta recita così:
“Nel 1872 il sindaco Harry Gem e il suo amico Mr. J.B.A. Pereira insieme al dottor Frederic Haynes e al dottor A. Wellesley Tomkins fondarono il primo circolo di tennis sull’erba nel mondo, e giocarono la prima partita nei prati qui attigui”.
È da lì che indirettamente nasce Wimbledon, il più antico e prestigioso torneo tennistico del mondo; da quella cittadina dello Warwickshire, contea famosa per aver dato i natali a William Shakespeare e per i suoi bellissimi paesaggi che hanno fatto da set per le riprese della famosa serie per bambini “Teletubbies”.
LA STORIA DEL TENNIS
In realtà il tennis giocato nel loro match inaugurale dai quattro esimi personaggi sopra citati, era sport ben lontano da quello che oggi noi tutti conosciamo, visto anche il fatto che il vero e proprio gioco del tennis fu “brevettato” dal maggiore inglese Walter Clopton Wingfield, il 23 febbraio del 1874, cioè solo due anni più tardi. L’antenato era il “jeu de paume”, letteralmente “gioco del palmo”, in cui si usava, appunto, il palmo della mano al posto della racchetta e le cui regole furono codificate nel 1592 a Parigi. Solo successivamente si iniziarono ad utilizzare rudimentali racchette in legno.
In Italia, praticata già nel XIII secolo, esisteva la pallacorda chiamata così in quanto bisognava mandare la palla nel campo avversario facendola passare sopra una cordicella tesa a metà dello stesso. In ogni caso nel maggio del 1875 vennero stabilite venticinque regole di gioco e il primo campionato di tennis della storia si svolse due anni più tardi a Wimbledon, un quartiere periferico di Londra.
LE ORIGINI DEL TORNEO
Ad organizzare il torneo dal 1877 fu l’All England Lawn Tennis & Croquet Club, oggi uno dei più esclusivi club del mondo. I membri permanenti potevano essere al massimo 375, non uno di più. Per entrare a farne parte e sorseggiare il tè con gli altri membri nella Club House, bisognava essere invitati da almeno quattro soci previa approvazione del Consiglio direttivo.
Sulla porta del Club è scritta una frase tratta dalla poesia “ If ” del poeta Rudyard Kipling:
“Se saprai affrontare il successo e la sconfitta,
e trattare questi due impostori allo stesso modo”
Henry Jones, uno dei fondatori del club, ebbe l’idea di affiancare al croquet il gioco del tennis. L’iniziativa piacque anche a J.H. Walsh, proprietario della rivista Field, che nell’edizione del 9 giugno 1877 pubblicò quanto segue:
«L’All England Croquet and Tennis Club Wimbledon propone l’organizzazione di un torneo di tennis, aperto a tutti i dilettanti, lunedì, 9 luglio e nei giorni seguenti. Tassa d’ingresso una sterlina e uno scellino. Due premi vengono assegnati, uno in oro al vincitore e uno in argento al secondo classificato»
Il giornale, di suo, mise in palio una coppa del valore di 25 ghinee. Per l’occasione fu sistemato il terreno e furono varate alcune regole, valide ancora oggi con qualche eccezione. Il campo prese la forma rettangolare e la rete venne abbassata al centro a 0,99 m, portando così il dislivello rispetto all’altezza dei paletti a circa 53 cm. La linea del quadrato del servizio venne portata a 7,32 m dalla rete. Le palle furono codificate per quanto riguarda peso e misura.
LA PRIMA EDIZIONE
Al via del torneo il giornale The Times dedicò all’evento otto righe alla pagina undici. Gli iscritti furono 22, quindi le gare si svolsero rapidamente e appena quattro giorni dopo l’inizio, già i due finalisti erano stati individuati in Spencer Gore, abilissimo giocatore di jeu de paume, e William Marshall, giunto in finale per forfait dell’avversario.
Tra il 12 e il 14 luglio non venne disputato alcun incontro per dare spazio ad un incontro del più popolare cricket, e solo lunedì 16 circa duecento persone, pagando ciascuna una sterlina e uno scellino, poterono assistere alla finale. Vinse Spencer Gore per 6-1, 6-2, 6-4, ed il Field, sponsor ufficiale della manifestazione scrisse:
«Spencer Gore ha condotto una gara molto vivace. Ha coperto una vasta zona del campo e ha ribattuto palle che sembravano impossibili. Egli gioca anche molto con la testa »
Gore, visto che le possibilità di giocare efficacemente da fondo campo erano assai ridotte, si piazzò a rete intercettando la maggior parte delle palle del suo avversario, concludendo rapidamente l’incontro. Tutti gli addetti ai lavori contestarono la validità del gioco al volo, e nacque una lunga controversia. Infine la volée venne accettata, a patto che non si toccasse la rete o non la si oltrepassasse con la racchetta.
L’unico evento disputato allora fu il Torneo di singolare maschile, sette anni più tardi venne aggiunto il singolare femminile e il doppio maschile. Il doppio femminile e quello misto vennero aggiunti nel 1913.
GLI EVENTI
Ci sono cinque eventi principali a Wimbledon:
− singolare maschile − singolare femminile
− doppio maschile − doppio femminile − doppio misto
In aggiunta esiste un Torneo junior con quattro categorie:
− singolare e doppio maschile e femminile.
Infine esiste un Torneo a inviti in quattro categorie:
− doppio maschile over35
− doppio maschile over45
− doppio femminile over35
− doppio maschile in carrozzina.
Le partite dei tornei doppio e singolare maschile sono al meglio dei cinque set, tutte le altre al meglio dei tre. Tutti i tornei sono ad eliminazione diretta; sfuggono a questa regola i doppi over35 e over45, che prevedono un girone all’italiana.
A causa della Prima guerra mondiale il torneo venne sospeso inevitabilmente fino al 1919. Due anni dopo la ripresa del torneo, fu decisa l’abolizione del cosiddetto Challenge Round, vale a dire che fino al 1921 i vincitori dell’edizione precedente, eccetto che per i tornei di doppio femminile e misto, venivano ammessi direttamente alla finale. Questo consentì ad alcuni atleti di vincere numerose edizioni consecutive, in quanto affrontavano avversari stanchi per aver giocato in tutti i turni precedenti.
Foto del 1964 che riprende una giudice di linea addormentata: lo scatto guadagnò la prima pagina dei giornali dell’epoca e causò considerevole imbarazzo agli organizzatori.
I CAMPI
Nel 1922 il torneo si spostò nella sede attuale, nei campi vicino a Church Road. La Seconda guerra mondiale lasciò qualche ferita visibile su Wimbledon: in mezzo al campo centrale si aprì una voragine e le zone circostanti non erano in condizioni migliori. Questo non impedì però che il torneo ripartisse nel 1946.
Il campo principale venne chiamato Centre Court, e lì che si svolgono sempre gli incontri finali del torneo. Attualmente può ospitare 18.000 spettatori tutti seduti.
Il Campo N.1 fu soggetto a una notevole ristrutturazione nel 1997; in origine era adiacente al Centre Court ma venne poi sostituito da una nuova arena con un maggior numero di posti per gli spettatori. Si dice che il vecchio campo N.1 avesse un’atmosfera unica e fosse il preferito da molti giocatori, cosicché la sua sostituzione venne rimpianta da molti. Anche il campo N. 1 ospita alcuni degli incontri più importanti del torneo, come i quarti di finale dei Tornei di singolo.
Il Campo N. 2 porta il soprannome “Il cimitero dei campioni”, poiché è qui che, storicamente, è accaduto a molti tennisti quotati di essere inopinatamente eliminati.
Complessivamente i campi in erba disponibili per il torneo sono 19.
La pioggia malauguratamente è sempre protagonista a Wimbledon. Quasi più caratterizzante dell’erba. Grazie alle bizze meteorologiche londinesi è diventato celebre Sir Alan Mills, un distinto signore sempre in doppiopetto che entra in campo insieme al giardiniere, si china a tastare il terreno, osserva il cielo, pensa, rimugina, ripensa, e poi dà l’ordine a un esercito di addetti di srotolare la coperta per proteggere i campi.
Dal momento in cui il giudice decide di sospendere l’incontro, i giardinieri sono in grado di stendere il telo in meno di trenta secondi. E ciò non deve sorprendere in quanto essere groundsmen in Inghilterra è un mestiere considerato molto qualificato e che necessita di una laurea.
Il telo coprente è tecnologico e lascia filtrare aria e luce; è così da quando nel 1996, tre giorni di campo coperto a causa della pioggia, resero il prato inutilizzabile. L’erba, piantata su uno strato di argilla che rende dura la superficie e permette alla pallina di rimbalzare, è ottenuta da una miscela di semi di varie qualità, per far sì che i fili rimangano verticali anche dopo essere stati calpestati.
A partire dall’edizione del 2009, il Centre Court è stato dotato di un tetto retraibile per evitare interruzioni molto lunghe del torneo. È necessaria comunque una pausa per far sì che esso ricopra completamente sia la superficie di gioco che gli spalti. Questo tetto è stato sfruttato per la prima volta il 29 giugno 2009, quando l’incontro degli ottavi femminili tra Dinara Safina e Amélie Mauresmo fu interrotto da un acquazzone nel corso del secondo set, ma potè riprendere dopo meno di tre quarti d’ora.
È luogo comune, forse neanche tanto inventato, dire che gli inglesi sono tradizionalisti. Se questo è vero, Wimbledon ne è l’esempio più evidente. È luogo comune anche dire che gli inglesi sono un popolo ricco di contraddizioni. Se questo è vero, Wimbledon ne è ancora l’esempio più evidente. In poche parole Wimbledon è l’Inghilterra.
Ogni anno a cavallo tra giugno e luglio, il Paese intero segue con passione le vicende sportive dei propri beniamini, che in realtà non trionfano sull’erba locale da oltre settant’anni (dai tempi di Fred Perry nel 1936, e dell’ultima vittoria di Virginia Wade nel 1977), e quelle di tutti i campioni internazionali che si sfidano per vincere il trofeo in palio in un tabellone che conta 128 iscritti, il tutto condensato nelle due settimane in cui la pallina gialla schizza da una parte all’altra sull’erba del circolo.
In nessun evento sportivo al giorno d’oggi vi è un profumo di “antico” come quello che i giocatori respirano varcando i Doherty Gates, la celebre entrata del campo centrale. Profumo di “antico”, ma anche anacronistici problemi organizzativi che ogni anno irritano la gran parte degli atleti partecipanti.
LE TRADIZIONI
Verde e viola sono i colori tradizionali del torneo di Wimbledon, presenti nel logo e nella moltitudine di fiori disseminati per tutto il villaggio e gli impianti.
Il giudice di sedia quando annuncia il punteggio o presenta i contendenti, appella tutti i giocatori come “Gentleman” o semplicemente con il cognome, mentre le giocatrici sono chiamate “Miss” o “Mrs”. Gli atleti devono indossare divise di gioco di color rigorosamente bianco.
Il pubblico del torneo è solito mangiare fragoline del Kent annegate nello champagne, o sorseggiare il Pimm, un cocktail a base di gin, limonata e frutta. Si calcola che i 500 mila appassionati che accorrono ogni anno consumino complessivamente ventisette tonnellate di fragole, dodicimila bottiglie di champagne e ottantamila bicchieri di Pimm.
Il torneo si disputa ogni anno sei settimane prima del primo lunedì di agosto e ne dura due. Tradizionalmente non si gioca nella “middle sunday”, salvo tre eccezioni nella storia del torneo (l’ultima nel 2004) quando la pioggia insistente costrinse a giocare anche in quel giorno per recuperare alcuni incontri. Durante la prima settimana si disputano i primi turni del tabellone, mentre nella seconda tocca a ottavi, quarti, semifinali e finale.
I TROFEI
Il vincitore del singolo maschile riceve un trofeo in argento dorato alto più di 45 centimetri. Il trofeo del singolare femminile è un vassoio d’argento, di quasi 50 centimetri di diametro, comunemente chiamato “Rosewater Dish” o il “Venus Rosewater Dish”; altri trofei vengono consegnati ai vincitori degli altri eventi.
Dal 2007 il torneo di Wimbledon prevede un montepremi uguale sia per il torneo maschile che quello femminile.
Tra le leggende del tennis mondiale, per quello femminile ricordiamo Martina Navratilova, cecoslovacca naturalizzata in seguito americana, e la tedesca occidentale Steffi Graf.
In campo maschile, il ventennio compreso tra gli anni 1970 e 1980 fu “la crème de la crème” della storia del tennis: Jimmy Connors, Arthur Ashe, Bjorn Borg, John McEnroe, Boris Becker. Basterebbero questi nomi, senza aggiungere altro.
Tratto da instoria.it
IL MUSEO
Nell’impianto Centre Court è aperto tutto l’anno il Museo del tennis, forse unico al mondo, in cui è conservato un volume stampato a Venezia nel 1535, “Trattato del giuoco della palla” che descrive minuziosamente un antenato del tennis, praticato nel Rinascimento nei cortili dei monasteri o nelle prigioni.
Nel museo gestito da una elegante signora, Honor Godfrey, è presente persino un tagliaerba del 1830 con il quale venivano rasati i prati per i giochi antenati del tennis.