Il triplice colpo di cannone è il segnale inequivocabile che a Viareggio inizia la festa. Sparato dal mare, dà ogni volta il via alla sfilata dei carri. Come per magia i giganteschi mascheroni prendono vita tra movimenti, musica e balli. Uno spettacolo sempre nuovo, entusiasmante ed affascinante.
Cinque i Grandi Corsi Mascherati, concentrati in un mese unico di grandi festeggiamenti.
Le origini e la storia
Viareggio era la città dei marinai, dei maestri d’ascia e dei calafati, delle sabbie e delle torbiere, del porto. Nel febbraio del 1873, ai tavoli del caffè del Casinò, tra i giovani bene della Viareggio d’allora sbocciò l’idea di una sfilata di carrozze ricoperte di fiori, per festeggiare il carnevale, all’aperto, in piazza, fra la gente.
Primi segnali di uno spirito scanzonato e aperto allo scherzo ma franco e sincero, l’anno seguente nasce la Società del Carnevale.
Il 17 febbraio 1874 è il giorno del primo Carnevale “ufficiale”, il sindaco dà l’autorizzazione per poter bruciare, in Piazza Vittorio Emanuele, una statua di Re Carnevale ripiena di polvere pirica. È un martedì grasso, e a Viareggio si svolge una sfilata di maschere, tra le quali registra un gran successo quella sull’agente delle tasse Alfonso Piatti, che sarà il primo storico episodio di satira politica del Carnevale di Viareggio.
A partire dal 1883 a Viareggio inizia l’era dei carri allegorici, che sostituiscono le carrozze fiorite: non c’è ancora la cartapesta, ma le costruzioni (di dimensioni ridotte) sono fatte di ferro, legno, scagliola (gesso fine) e juta, modellati da scultori e messi insieme da carpentieri e fabbri che nella darsena sono abili costruttori di robuste imbarcazioni. E’ un forte segnale di controtendenza: da fenomeno d’èlite uscito dagli eleganti caffè frequentati dall’alta borghesia cittadina, il baccanale diventa un fenomeno di massa, una festa fatta dai viareggini per i viareggini.
Per la cronaca, il primo carro allegorico di cui si ha attestata l’esistenza è “I quattro mori” del 1883, un chiaro riferimento allo storico monumento che simboleggia la città di Livorno e che rappresenta le quattro età della vita dell’uomo. Successivamente, nel 1901, la sfilata si sposta dalla Via Regia al Lungomare.
Dopo cinque anni di interruzione dovuti allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, che sembrò distruggere insieme alla belle époque in Europa anche il Carnevale a Viareggio, nel 1921 invece rifiorì più splendido e più grandioso. Indescrivibile la grande voglia dei viareggini di ricominciare a festeggiare e di recuperare in fretta il tempo perduto. Ripresero le sfilate dei carri mascherati sui due meravigliosi viali, paralleli fra loro e alla spiaggia, che in estate erano il ritrovo della mondanità nazionale e internazionale.
È proprio nel 1921 che il Carnevale di Viareggio si dota di un suo inno ufficiale: si chiama “Il Carnevale a Viareggio”, meglio noto come “Su la coppa di champagne”, come recita il primo verso della seconda strofa.
Nasce inoltre la rivista ufficiale “Viareggio in maschera” e si ha l’introduzione delle bande musicali a bordo dei carri e di un galà di ballo notturno al Piazzone.
Nel 1925, per iniziativa di alcuni costruttori, fu introdotta la cartapesta, per realizzare i carri, che da allora ha consentito costruzioni colossali ma leggerissime.
Nel 1926 nasce il manifesto ufficiale del Carnevale viareggino, il cui primo esemplare è un Pierrot che danza su una chitarra firmato dal fiorentino Lucio Venna.
1930 – Nasce Burlamacco. Come tutte le altre città in cui ha luogo una festa, anche il piccolo borgo di marinai e di calafati vuole una sua maschera.
L’arduo compito viene affidato a Uberto Bonetti, pittore futurista, che si ispira alle altre maschere d’Italia per dare vita al simbolo della festa viareggina: un cappello rosso acceso preso a prestito da Rugantino, il lungo mantello nero di Balanzone, il costume a scacchi bianchi e rossi ispirato ad Arlecchino, la gorgiera di Capitan Spaventa e il pon-pon bianco del Pierrot.
Al buffo pagliaccio viene dato il nome di Burlamacco, che nasce dall’unione tra il canale della città, il Burlamacca, ed il personaggio boccaccesco di Buffalmacco. Grazie a Bonetti, anche Viareggio ha la sua maschera che appare nel manifesto del 1931, sullo sfondo dei moli, protesi sul mare, in compagnia di Ondina, bagnante simbolo della stagione estiva. Oggi Burlamacco trova posto tra le maschere italiane a Roma presso il museo del Folklore e della tradizione ed è esposta a Parigi presso il Musée de l’Homme.
1946 – Dopo l’esperienza del ventennio fascista e le brutalità della Seconda Guerra Mondiale in Italia si torna a vivere. Anche a Viareggio c’è voglia di ritornare a sorridere, pur in mezzo a mille difficoltà. Quell’anno due maestri della cartapesta e abili carristi, Antonio D’Arliano e Alfredo Pardini, arrivano ex aequo al primo posto, rispettivamente con “Serenata al chiaro di luna” e “Bando alla tristezza, evviva l’allegria”.
La irrefrenabile voglia di riscatto dell’intera città traspare anche dall’incipit della canzone ufficiale: “Risorgi ancor più bella viareggina, di gioia e amore il tempo si avvicina…”.
Due anni dopo vede la luce un altro importante evento – satellite del Carnevale, destinato a crescere con il passare degli anni: è la Coppa Carnevale, inizialmente nato come trofeo calcistico cittadino (vinto per la cronaca dal Bar Lencioni) e successivamente diventato il più importante torneo internazionale di calcio giovanile, al quale prendono parte le squadre “Primavera” dei più prestigiosi club di calcio italiani e mondiali e da dove sono passati i più affermati calciatori italiani ed internazionali.
Anni ‘50 – sono portatori di altre grandi novità per la festa dei viareggini, nel 1953 i buoi che trainavano i carri finiscono in soffitta, per fare spazio ai ben più moderni trattori.
Nel 1954 la neonata RAI, la tv di Stato, festeggiando la sua prima diretta esterna, via etere fa entrare Viareggio e il Carnevale prima nelle case degli italiani e poi ovunque con l’Eurovisione (1958).
In una calda notte del giugno 1960, il sonno di Viareggio viene bruscamente interrotto da un incendio che divora in pochi minuti il complesso degli hangar di via Machiavelli, la fabbrica del Carnevale. L’edizione 1961 del Carnevale rischia di saltare. Ma ancora una volta Viareggio rialza prontamente la testa, e a tempo di record vengono costruiti nuovi hangar, più grandi e nel 1961 i viali a mare sono regolarmente invasi dalle costruzioni in cartapesta.
Nel 1973 è l’anno molto atteso dai viareggini, il Carnevale festeggia il secolo di vita. Un evento unico, per il quale il mago Arnaldo Galli impegna tutte le sue forze per deliziare ancora una volta la platea dei viali a mare. La sua, una creazione decisamente spettacolare e innovativa, fuori concorso, che passerà alla storia come il carro del secolo: “Guerra e pace”, ma per tutti i viareggini è meglio noto come “La bomba”. Al centro del carro un obice che improvvisamente si apre e fa uscire cinque cerchi, simbolo delle Olimpiadi, al cui interno roteano altrettanti pagliacci.
Al Carnevale di Viareggio, Carnevale d’Italia e d’Europa, ogni anno si celebra lo splendore di un mese intero di feste diurne e notturne, con sfilate di carri spettacolari, feste rionali, veglioni in maschera e rassegne di ogni genere. Gli anni ’70 passeranno alla storia anche come quelli delle censure della RAI ai carri ritenuti politicamente scomodi e dell’inchiesta milanese che definì Viareggio la capitale dei vizi e del sesso facile.
Sul finire degli anni 70 per tre anni si sperimenta l’entrata gratis al Carnevale viareggino, ma già dal 1979 il bilancio è tutt’altro che roseo e tornano i cancelli agli ingressi. Dal 1984 Viareggio avrà una sua lotteria, che funge da ulteriore serbatoio di liquidi alle casse di Burlamacco. A ciascun carro di prima categoria sarà abbinato un biglietto della Lotteria del Carnevale, ciò attirerà maggior interesse da parte degli italiani.
Il 1988 è l’anno di un simpatico esperimento, destinato però a morire: il Treno delle Maschere, ovvero un convoglio di circa 400 figuranti mascherati che parte da Bruxelles, sede della Federazione dei Carnevali d’Europa, per poi arrivare a Viareggio passando un po’ da tutta l’Europa. Nello stesso anno, il Carnevale ha anche i suoi primi vincitori stranieri: si tratta della coppia francese Gilbert Lebigre-Corinne Roger, primi classificati con “Madonna Ciccone, un successo da leone”, dedicato alla popolare cantante USA di origini italiane.
I carristi viareggini vengono incaricati a svolgere lavori di ogni genere: per il Carnevale di Detroit, per alcuni film di Federico Fellini, per varie mostre e per la cerimonia d’inaugurazione dei Mondiali di Calcio italiani del 1990. Indimenticabile è anche l’episodio della ‘cena delle beffe’: è quella che va in scena al ristorante “Le sposine” (peraltro inesistente) in via Coppino a Viareggio, dove una delegazione di Bastia è vittima di un simpatico scherzo di alcuni professori viareggini, che si improvvisano cuochi e camerieri di una cena da film comico e realizzata in pieno spirito carnevalesco.
Nel 1992 primo classificato è il carro dal titolo “Attenti al lupo”, straordinaria costruzione perfettamente realizzata sotto ogni punto di vista da Carlo Vannucci con il figlio Enrico. È anche l’anno dei problemi economici e delle grandi polemiche con la Fondazione del Carnevale.
Nel 1996 si realizza il primo Carnevale estivo in tre serate, ma un violento acquazzone finisce per rovinare le costruzioni impregnandole d’acqua e salta la serata di chiusura.
La Cittadella del Carnevale. Nel 2001 viene inaugurato questo complesso polifunzionale di grande pregio architettonico che ospita i moderni laboratori per la costruzione dei carri e la scuola della cartapesta. Durante l’estate nella grande arena, si svolge la rassegna “Sotto le stelle alla Cittadella” con intrattenimenti, spettacoli, l’ormai tradizionale Festival di Gaber dedicato all’omonimo artista, concerti vari ed iniziative culturali.
La Cittadella ospita anche due Musei del Carnevale, un percorso multimediale proteso a valorizzare e diffondere la memoria storica e culturale del Carnevale di Viareggio e del Carnevale di tutto il mondo.
Il Carnevale di Viareggio momento ideale di incontro tra popoli e culture diverse, grazie all’imponente eco mass-mediatica è l’occasione per globalizzare questa festa che celebra oltre alla tradizione, anche valori universali di solidarietà e pace.
«La cosa che maggiormente invidio ai carristi di oggi è la Cittadella del Carnevale. Noi eravamo abituati a lavorare al freddo dei vecchi hangar di via Marco Polo e prima ancora nei baracconi di via Machiavelli. Oggi il modo di lavorare è radicalmente cambiato in meglio»
da un’intervista con Carlo Vannucci pubblicata su Viareggio in Maschera 2012, la rivista ufficiale della Fondazione Carnevale
Carlo Vannucci, detto “Bocco”, pittore e decano dei maestri costruttori dei grandi carri di cartapesta è venuto a mancare nel 2015 all’età di 95 anni. I figli Enrico e Roberto portano avanti il mestiere del padre nella realizzazione di carri e mascherate per il Carnevale di Viareggio.
“Con Bocco se ne va un pezzo importante della storia del Carnevale di Viareggio. Portano la sua firma alcuni dei giganti di cartapesta che più hanno emozionato il pubblico. Dagli anni Cinquanta fino al 1992 ha realizzato straordinarie costruzioni che tutti ricordano per bellezza, eleganza, brio, grande capacità comunicativa. Le sue opere hanno spaziato tra temi di fantasia, di satira di costume e politica, regalando suggestioni e ricordi”.
Il Commissario Straordinario della Fondazione Stefano Pozzoli
Nel 2014 Viareggio festeggia i 141 anni della sua manifestazione e lo fa in grande stile con cinque Corsi Mascherati sui Viali a mare. Per un mese la città si trasforma nella fabbrica del divertimento tra sfilate di giganti di cartapesta, feste notturne, spettacoli pirotecnici, veglioni, rassegne teatrali, appuntamenti gastronomici e grandi eventi sportivi mondiali.
DOLCI DI CARNEVALE
I Cenci
Chiamati anche “Donzelline” o “nastrini di monache”, i cenci sono i dolci tipici toscani per il Carnevale.
La preparazione avviene con farina, zucchero, lievito e insaporite con il Vin Santo. Tagliati con la rotella dentellata e fritti nell’olio caldo, a volte cosparsi di zucchero a velo, molto somiglianti alle chiacchiere. Sono serviti a fine pasto spesso accompagnati con dell’ottimo Vin Santo.
Data la loro bontà sono spesso preparati in famiglia durante tutto l’anno, non solo a carnevale.
La ricetta
Ingredienti:
250 gr di farina
2 uova
40 gr di burro
50 gr di zucchero
1 bicchierino di vin santo
1 arancia non trattata
1/2 bustina di lievito
olio di semi di arachidi
zucchero a velo
sale
Preparazione:
Versate la farina sul piano di lavoro e formate la classica fontana.
In una ciotola sbattete le uova con lo zucchero quindi aggiungete il lievito.
Versate al centro della farina e unite anche il vin santo, il burro ammorbidito, la scorza grattugiata dell’arancia e un pizzico di sale.
Inizialmente lavorate con una forchetta per far amalgamare gli ingredienti, quindi passate a lavorare a lungo con le mani fino a ottenere un impasto liscio e omogeneo che avvolgerete in pellicola e lascerete riposare per mezz’ora.
Dividete la pasta e stendete ciascun pezzo col mattarello in modo da ottenere delle sfoglie di 2 mm di spessore, con la rotella tagliapasta ricavate dei rettangoli di circa 10×6 cm e sempre con la rotella praticate due tagli al centro che siano paralleli al lato più lungo.
Friggete pochi per volta in abbondante olio di semi per circa 1 minuto per parte, devono risultare chiari ma ben croccanti.
Togliete e scolate prima di spolverizzare con lo zucchero a velo.
Le ricette di Mamy
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