L’allattamento è una delle caratteristiche fondamentali di tutti i mammiferi. Nella specie umana un precoce e corretto attaccamento al seno, l’allattamento a richiesta (senza orari prefissati) e una certa tranquillità nei tempi e nei modi nel nutrire il neonato, sono fattori che favoriscono il salire della montata lattea.

Un tempo se la montata lattea non arrivava si ricorreva alla balia, una donna in età fertile che forniva continuamente latte ai neonati.
Oggi questa figura è rappresentata dalla Banca del Latte Umano Donato, raccolto da donatrici selezionate che poi viene sottoposto a pastorizzazione per renderlo microbiologicamente sicuro e congelato per mantenere le sue preziose proprietà nutrizionali. Viene utilizzato nell’alimentazione dei neonati, specie se pretermine, che non possono disporre immediatamente del latte materno.

 

L’ Associazione Italiana delle Banche del Latte Umano Donato (A.I.B.L.U.D.) è una Onlus che promuove l’allattamento e la donazione del latte materno operando di concerto con i Centri di Neonatologia e di Terapia Intensiva Neonatale.
AIBLUD svolge anche un importante ruolo di coordinamento di tutte le Banche del Latte Umano Donato (BLUD) esistenti in Italia, e promuove la costituzione di nuove Banche.

 

L’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) raccomanda l’allattamento al seno in maniera esclusiva fino al compimento del 6° mese di vita.
E’ importante inoltre che il latte materno rimanga la scelta prioritaria anche dopo l’introduzione di alimenti complementari, fino ai due anni di vita ed oltre, e comunque finché mamma e bambino lo desiderino.

 

L’allattamento al seno e la marsupio terapia nella società africana e sudamericana hanno un enorme valore culturale, e sono soprattutto una necessità biologica per i neonati, specie se nati pretermine.

Il latte materno è l’alimento ideale per i neonati, non solo fornisce i nutrienti necessari nella forma più facilmente digeribile e assorbibile, ma contiene anche anticorpi e globuli bianchi che proteggono il bambino dalle infezioni. Il latte materno modifica in modo favorevole il pH delle feci e la flora intestinale, proteggendo così il neonato dalla diarrea di origine batterica.

da Il manuale della salute per tutta la famiglia – Merck, Raffaello Cortina editore, Springer 2004

Una propaganda a fini commerciali portata avanti decenni fa a favore del latte in polvere nei paesi in via di sviluppo, ebbe conseguenze negative per la salute dei bambini spesso esposti (specie per la mancanza di accesso all’acqua, di oggetti sterili e impossibilità alla refrigerazione) a disturbi e malattie gastrointestinali, una delle cause più comuni di morte nei bambini.

Nel 1981 l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha elaborato il Codice internazionale sulla commercializzazione dei sostituti del latte materno per tutelare l’allattamento al seno e per “assicurare l’utilizzazione appropriata dei sostituti del latte materno, ove necessari, sulla base di informazioni adeguate e attraverso forme appropriate di commercializzazione e distribuzione”.
L’Italia si è dotata di un Regolamento con il decreto 9 aprile 2009, n. 82, in attuazione della direttiva 2006/141/CE.

Dopo il sesto mese di vita, nella fase dello svezzamento la quantità di latte materno tende a ridursi gradualmente in correlazione con il calo della richiesta da parte del bambino, ora attratto dalla diversa consistenza, gusto e aspetto dei cibi solidi che gradualmente vengono introdotti nella sua dieta. L’allattamento da fonte di nutrimento principale, ora diventa complementare.

Ma se il latte non arriva, è importante rassicurare i genitori, specie la madre affinchè affronti con serenità il periodo successivo al parto (puerperio). Fin dai primi mesi di vita è infatti possibile utilizzare il latte cosiddetto artificiale specifico per lattanti, si tratta di latte vaccino opportunamente lavorato e modificato per renderlo adeguato al bambino, e successivamente il latte di proseguimento.
Il latte di mucca comune non è un cibo adatto al bambino durante il primo anno di vita, nemmeno se viene diluito con acqua come si usava fare una volta.

Esistono anche formulazioni alternative per i bambini che hanno intolleranza al latte vaccino, tra cui anche le bevande vegetali.

 

INTOLLERANZA AL LATTOSIO

È l’incapacità di digerire lo zucchero lattosio (che è presente in tutti i prodotti caseari) a causa di una carenza dell’enzima digestivo lattasi, ciò comporta diarrea e crampi addominali.

Il lattosio, lo zucchero principale presente nel latte e in altri prodotti caseari, viene scisso dall’enzima lattasi, che è prodotto dalle cellule della mucosa dell’intestino tenue. Normalmente, l’enzima lattasi scinde il lattosio, uno zucchero complesso, nei suoi componenti: glucosio e galattosio. Questi zuccheri semplici vengono successivamente assorbiti nel circolo attraverso la parete intestinale.
In caso di deficit di lattasi, il lattosio non può essere digerito e assorbito. L’elevata concentrazione intestinale di lattosio che ne consegue, richiama i liquidi nell’intestino tenue, provocando diarrea. Il lattosio non assorbito quindi passa nel colon, dove è fermentato da batteri, che provocano flatulenza e feci acide.
Possono presentarsi intolleranze anche ad altri zuccheri, ma sono relativamente rare.

I sintomi che derivano dall’intolleranza al lattosio sono di solito lievi.
L’intolleranza al lattosio si può controllare attraverso la dieta evitando i cibi contenenti lattosio, soprattutto i prodotti caseari. L’enzima lattasi è disponibile in forma liquida e in compresse e può essere aggiunto al latte. Il latte e altri alimenti senza lattosio sono disponibili presso molti supermercati. I soggetti che devono evitare i prodotti caseari devono assumere supplementi di calcio per prevenire la carenza.

Tratto da Il manuale della salute per tutta la famiglia – Merck, Raffaello Cortina editore, Springer 2004

 

Nota bene: questa non è una testata medica, le informazioni fornite da questo sito hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, pertanto occorre sempre fare riferimento al proprio medico di famiglia.