OLIMPIADI DI MONACO
5-6 settembre 1972
Triste avvenimento che ha segnato l’edizione delle Olimpiadi svoltesi a Monaco di Baviera (Germania) nel 1972, quando un commando di guerriglieri palestinesi (Settembre Nero) fece irruzione negli alloggi occupati dagli atleti israeliani nel villaggio olimpico. Uccisero subito due atleti che cercarono di opporre resistenza e presero in ostaggio altri nove membri della squadra olimpica di Israele. Dopo lunghe trattative per cercare di risolvere la spinosa questione, la polizia fece un tentativo per cercare di liberare gli ostaggi ma fallì e portò alla morte di tutti gli atleti sequestrati, di un poliziotto tedesco e di cinque membri del commando.
Si pensa che a far scattare la molla di una azione così eclatante possa essere stato il fallimento di un dirottamento aereo ad opera dell’organizzazione Settembre Nero avvenuto il giorno 8 maggio di quello stesso anno, un volo Vienna-Tel Aviv che si concluse con l’uccisione o la cattura dei dirottatori e la liberazione di tutti i passeggeri.
Settembre Nero
Organizzazione terroristica palestinese fondata nel 1970 da fedayyin palestinesi (plurale arabo del termine fidā’ī che letteralmente significa devoto), fu responsabile di dirottamenti aerei e attentati. È rimasta attiva fino al 1973.
Il nome deriva dal conflitto noto come Settembre nero in Giordania, che ebbe inizio il 16 settembre 1970, quando Re Husayn rispose a una serie di attentati operati dalla guerriglia palestinese insediatasi in Giordania. Il conflitto armato durò fino al luglio del 1971.
Pare che a contribuire a scaldare gli animi fu anche il fatto che la Federazione Giovanile della Palestina avendo fatto richiesta per partecipare con una propria delegazione ai giochi olimpici, non avesse ottenuto alcuna risposta dal Comitato Olimpico Internazionale. Ciò servì da pretesto per un’azione terroristica eclatante.
Circa un mese prima dell’inizio dei Giochi Olimpici un membro del commando si recò a Monaco per una prima ricognizione al villaggio olimpico. Due giorni prima dell’inizio dei giochi (24/08) i membri del commando arrivarono in Germania separatamente per poi ricongiungersi. All’interno delle valigie vi era il loro carico di armi: sei fucili d’assalto Kalashnikov, due pistole mitragliatrici e vari caricatori, nei giorni seguenti arrivarono altri due fucili mitragliatori Kalashnikov e alcune bombe a mano.
Ora dovevano trovare il modo di entrare all’interno del villaggio olimpico.
L’occasione arrivò per caso, videro la delegazione brasiliana e dicendo ad uno dei guardiani che uno di loro era brasiliano e aveva riconosciuto in uno degli atleti un compagno di scuola, chiesero se potevano incontrarlo per salutarlo. L’ingenuo guardiano li fece entrare e uno di loro riuscì a visitare la zona degli alloggi degli atleti sudanesi e sauditi. Potè così farsi un idea della planimetria del villaggio in quanto le strutture erano uniformi. Con lo stesso stratagemma riuscirono ad entrare anche il giorno successivo riuscendo addirittura ad arrivare agli alloggi della delegazione israeliana.
Poterono facilmente accedere al villaggio perchè il livello di sicurezza era minimo, i giochi olimpici di Monaco erano stati concepiti nell’idea che essi dovessero ridare lustro all’immagine della Germania del dopoguerra, in un’atmosfera rilassata e gioiosa, lontana da ricordi sgradevoli. La sorveglianza del villaggio fu affidata a volontari equipaggiati di sole ricetrasmittenti e addestrati solo a intervenire in caso di risse, ubriachezza o poco più.
La sera dell’attentato una parte della delegazione israeliana era uscita per andare a teatro. Verso le quattro del mattino il commando si avvicinò alla recinzione in attesa di qualche gruppo di atleti che rientrava. Il caso volle che di lì a poco arrivasse un gruppo di atleti americani, i quali credendo di trovarsi di fronte ad altri atleti, aiutarono i terroristi a scavalcare la recinzione con le borse contenenti le armi.
L’assalto ebbe inizio alle 4.30 del mattino. Uno degli atleti, svegliato dal rumore, si accorse degli uomini armati e riuscì a lanciare l’allarme che però servì a poco, solo un uomo riuscì, sfondando una finestra, a fuggire. Riuscirono a prendere cinque ostaggi, ferendone uno che aveva cercato di opporre resistenza. Due terroristi rimasero a guardia dei prigionieri mentre gli altri si spostarono in un altra palazzina, qui presero altri sei atleti. Uno di loro cercò di convincere i compagni alla ribellione ma uno dei terroristi capì e durante la colluttazione che seguì uccise uno degli atleti, uno però riuscì a fuggire, poco dopo venne ucciso un secondo atleta ed il suo corpo messo davanti ai compagni come monito per evitare altre ribellioni.
Il fortunato che riuscì a fuggire raggiunse una troupe televisiva e ancora sotto shock cercò di dare l’allarme ma non venne preso sul serio. L’allarme venne lanciato da una donna delle pulizie che disse di aver sentito dei colpi di arma da fuoco, venne inviato qualcuno della Sicurezza per un controllo e i terroristi lanciarono in strada il corpo di uno degli atleti ucciso.
Cominciò così la lunga trafila di richieste da parte dei terroristi; iniziava con la richiesta di liberazione di 234 detenuti nelle carceri israeliane e di due terroristi detenuti in Germania. Venne dato un ultimatum: se l’ordine non fosse stato eseguito entro le 9 del mattino avrebbero ucciso un ostaggio per ogni ora di ritardo.
Il Comitato Olimpico informato nel frattempo di ciò che stava accadendo decise che comunque le gare si sarebbero svolte secondo il calendario. Nel frattempo il campione di nuoto ebreo-americano Mark Spitz, vincitore di sette medaglie d’oro, veniva prelevato dalla Polizia e rimpatriato negli Stati Uniti d’America, nel timore che potesse costituire un obiettivo per i terroristi.
Il governo israeliano comunicò subito e in modo inequivocabile la sua posizione: nessuna concessione al ricatto dei terroristi. Nonostante tutto i terroristi spostarono l’ora dello scadere dell’ultimatum, una prima volta alle 12:00 (intanto le gare continuavano regolarmente) poi alle 15:00 e successivamente alle 17:00. Tutto questo probabilmente per fare in modo che crescesse la tensione e tutte le Tv collegate per i giochi dessero il maggior risalto all’attentato. Poco prima che scadesse l’ultimatum delle 17:00 i terroristi fecero una nuova richiesta, essere trasferiti al Cairo insieme agli ostaggi e da lì proseguire le trattative.
L’Egitto però non concesse il permesso d’ingresso nel paese e dai terroristi venne stabilita una nuova ora di scadenza dell’ultimatum: le 21:00 e rinnovarono la minaccia fatta in precedenza, di uccidere gli ostaggi. Le autorità decisero di accettare (fingere di accettare) le richieste di trasferimento, pensavano di uccidere i terroristi durante lo spostamento, durante il tragitto dalla palazzina agli elicotteri. Le autorità scoprirono che il commando era formato da otto terroristi, e non cinque come avevano creduto fino ad allora. Una squadra di Polizia venne imbarcata sull’aereo dotata di uniformi della Lufthansa, fra loro agenti con fucili di precisione che avrebbero dovuto uccidere i terroristi. Il piano però venne accantonato perchè si pensò che una sparatoria all’interno dell’aereo poteva risultare letale per tutti se i proiettili raggiungevano i serbatoi del carburante.
All’arrivo, sull’aereo i terroristi capirono che qualcosa non andava perchè era vuoto e cercarono di tornare agli elicotteri, fu allora che la polizia impreparata ad affrontare situazioni del genere, aprì il fuoco. Furono subito uccisi due terroristi, ed un agente. La sparatoria proseguì per un ora. Finalmente poco prima di mezzanotte, dopo vari inconvenienti, i mezzi corazzati raggiunsero l’aeroporto ed entrarono in azione. Uno dei terrroristi aprì il fuoco all’interno di uno degli elicotteri e uccise tre atleti e ne ferì un quarto e subito dopo lanciò una bomba a mano. Due dei terroristi si allontanarono correndo dall’elicottero sparando all’impazzata, ma vennero uccisi dagli agenti. Intanto all’interno del secondo elicottero si consumava l’altra parte della tragedia, uno dei terroristi dopo l’esplosione del primo elicottero cominciò a sparare uccidendo cinque atleti. Rimanevano ancora quattro terroristi, tre furono catturati e il quarto morì in un conflitto a fuoco.
All’01:30 del mattino del 6 settembre veniva posta la parola fine al tragico attentato con un tragico bilancio di 17 vite umane perse.
Gli atleti che persero la vita:
Yossef Gutfreund
Moshe Weinberg
David Berger
Ze’ev Friedman
Eliezer Halfin
Yossef Romano
Amitzur Shapira
Yakov Springer
Kehat Shorr
Mark Slavin
André Spitzer
L’agente della Polizia tedesca
Anton Fliegerbauer