I Giochi olimpici

GLI ANTICHI GIOCHI OLIMPICI

Furono celebrazioni atletiche e religiose che si tennero ad Olimpia, città dell’antica Grecia, e ripetute ogni quattro anni tra il 776 a.C. e il 393 d.C., durante le quali le guerre erano sospese da una tregua. Tali celebrazioni furono usate da vari storici di lingua greca come riferimento cronologico per datare gli eventi.

Sebbene la loro origine sia andata persa nel corso dei secoli, esistono molte leggende che raccontano dei Giochi.
Nella prima metà del II millennio a.C. viene documentata all’interno della civiltà minoica (fino al 1500 a.C.) un’attività intensiva finalizzata al culto del corpo, tra cui spicca la ginnastica acrobatica (il celebre volteggio sopra i tori, la taurocatapsia), ma pure lotta e pugilato; disputato quest’ultimo precedentemente di sicuro nell’antico Egitto e ritrovato in seguito nelle isole dell’Egeo praticato da “fanciulli”.
Durante la civiltà micenea (1500-1200 a.C.) pugilato e lotta passarono da Creta al continente, divenendo rapidamente discipline tra le più popolari.

Omero, almeno cinque secoli dopo il 1200 a.C., descrive nell‘Iliade otto gare disputate per le celebrazioni funerarie di Patroclo, l’amatissimo amico di Achille e da questi istituite: l’agòn-competizione è accompagnata da un athlon (da cui “atleta”), un premio dato al vincitore per sottolinearne l’eccellenza-areté. Vengono inoltre citate la corsa dei cavalli con cinque carri, la corsa nei campi, una disfida in armi, il lancio di un oggetto pesante (il solos), il tiro con l’arco al bersaglio, infine il giavellotto.
Anche nell‘Odissea sono descritte gare sportive che si svolgono nella mitica isola dei Feaci, dove il solos è divenuto un lancio del disco. La novità è invece costituita dall’halma-salto in lungo.

Pindaro, autore del V secolo a.C., compose 14 odi olimpiche e riferisce alcune delle origini mitiche dei giochi.
Una di queste racconta di Pelope, una figura mitologica greca:
giunto alla corte di Enomao, re di Pisa (città greca), Pelope acconsentì a gareggiare con lui in una corsa di quadrighe da Pisa (Grecia) a Corinto. In palio era la mano della giovane figlia del sovrano, Ippodamia. Pelope vinse la gara slealmente corrompendo Mirtilo che tolse i perni degli assali del carro di Enomao e li sostituì con dei pezzi di cera, staccandosi le ruote durante la corsa causarono la morte del re. Successivamente Mirtilo, scaraventato in mare in punto di morte lanciò una maledizione alla sua intera stirpe, per sfuggire alla quale Pelope, istituì i “giochi in onore di Zeus”.
Divenuto re, il domino di Pelope si estese a tutta la penisola greca, che da lui prese il nome di Peloponneso.
In altre versioni si racconta che a partecipare ai giochi fossero déi e semidei.


Pelope e Ippodamia

Il primo documento scritto che può riferirsi alla nascita delle Olimpiadi parla di una festa con una sola gara: lo stadion (gara di corsa). Da quel momento in poi tutti i Giochi divennero sempre più importanti in tutta la Grecia antica, anche per la loro importanza religiosa, in quanto si svolgevano in onore di Zeus, re degli dèi. Successivamente altri sport si aggiunsero alla corsa con il numero delle gare che crebbe fino a venti, per durare sette giorni, quali: pugilato, la corsa, il pentatlon – cioè un insieme di 5 gare come il salto in lungo, la corsa, il lancio del disco, il lancio del giavellotto, la lotta – e faceva parte dei giochi olimpici anche la corsa dei cavalli.

Le gare erano riservate ai cittadini greci maschi liberi, in genere membri delle classi più facoltose essendo necessario dedicare molto tempo agli allenamenti, essi provenivano dalle varie città stato della Grecia, ed anche dalle colonie. I vincitori delle gare, venivano fatti oggetto di ammirazione e immortalati in poemi e statue, e fregiati di una corona di alloro.
Con l’aumentare del potere romano in Grecia, si presume che i Giochi olimpici fossero ritenuti espressione del culto pagano perciò destinati a perdere la loro importanza.

GIOCHI OLIMPICI DELL’ERA MODERNA

In epoca moderna vari furono i tentativi per recuperare i Giochi Olimpici. A riportarli in vita fu il barone Pierre de Coubertin, convinto assertore dell’importanza dell’educazione sportiva nello sviluppo personale delle nuove generazioni. Nel 1894 organizzò un congresso internazionale a Parigi esponendo la propria idea. Si decretò quindi la restaurazione dei Giochi Olimpici che ebbero luogo per la prima volta nel 1896 ad Atene. Con frequenza quadriennale le Olimpiadi dell’era moderna prevedono competizioni tra i migliori atleti del mondo in quasi tutte le discipline sportive praticate nei cinque continenti.

Simbolo ufficiale delle Olimpiadi sono i cinque cerchi intrecciati della bandiera olimpica adottata nel 1914, che rappresentano l’unione dei cinque continenti e l’universalità dello spirito olimpico.

Documento ufficiale è la Carta Olimpica, il cui prototipo pubblicato per la prima volta nel 1908 è stato progressivamente modificato, la quale afferma i valori del Movimento olimpico e contiene un insieme di regole e linee guida per l’organizzazione e il governo dei Giochi.

Nel 1924 vennero istituiti anche i Giochi olimpici invernali con gare sportive su ghiaccio o neve che si disputavano nello stesso anno delle Olimpiadi estive, questo fino al 1994, anno in cui l’edizione venne sfasata di due anni.

Nel 1960 a Roma si disputarono i primi Giochi paralimpici, detti anche Paralimpiadi, che sono l’equivalente dei Giochi olimpici per atleti con disabilità fisiche. Nel 1976 si tennero le prime Paralimpiadi invernali.
Pensati come Olimpiadi parallele, la denominazione “Giochi paralimpici” venne riconosciuta posteriormente, nel 1984 dal Comitato Olimpico Internazionale.

 

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