I NARCISI
Vagabondavo solo come una nuvola
Che alta fluttua su valli e colline,
Quando a un tratto vidi una folla,
Una schiera di dorati narcisi
Lungo il lago e sotto gli alberi
Una miriade ne danzava nella brezza.
da ‘I Narcisi’ di William Wordsworth
Nel 1804 il poeta britannico moderno William Wordsworth dedicò una lirica ai narcisi, ricordando l’emozione provata durante una passeggiata nei pressi del villaggio di Grasmere con sua sorella Dorothy, alla visione di una distesa di diecimila di questi fiori che dondolavano al vento sotto gli alberi in riva al lago Ullswater.
Il lago Ullswater si trova nella contea della Cumbria, a Nord-ovest dell’Inghilterra ed è il secondo lago per estensione del Lake District National Park, una regione montuosa e una località turistica famosa per i suoi laghi e le sue montagne (chiamate fells). Nelle zone più a nord sono visibili parti del Vallo di Adriano.
Località di cultura prevalentemente celtica fino a tempi non lontanissimi, è una delle più belle zone del Regno Unito e per secoli ha fornito ispirazione a generazioni di artisti britannici. È nota per i suoi legami con la poesia dell’inizio del XIX secolo, in particolare gli scritti di William Wordsworth e dei cosiddetti Poeti del lago (Lake Poets), che pur non seguendo nessuna “scuola” specifica di pensiero o pratica letteraria allora conosciuta, sono considerati parte del movimento romantico.
Il narciso (Narcissus) è un bulbo di origine europea, di cui esistono centinaia di specie diverse.
L’origine del nome non è chiara, c’è chi pensa derivi dalla parola greca narkao, stordisco, in riferimento al gradevole ed inebriante odore che emettono alcuni fiori di questa specie (da cui si ricava anche la parola narcotico); c’è chi invece pensa sia di origine persiana, che deriverebbe da Nargis.
In Cina durante il Capodanno cinese, è tradizione esporre simbolicamente dei fiori, tra cui il narciso, simbolo di fortuna e di prosperità per l’anno nuovo. Il narciso (shuixian) viene utilizzato per preparare una varietà di tè Wulong del Fujian, considerato uno dei migliori tè della Cina.
Nell’arte tradizionale del tatuaggio cinese, il significato del narciso è simbolo di buon auspicio che induce ad emergere il talento nascosto in se stessi e ad assicurare il giusto riconoscimento nella carriera, quale premio per il duro impegno nel lavoro.
Una leggenda della mitologia greca narra di Narciso e della ninfa Eco.
NARCISO
Figlio della ninfa Liriope e del dio del fiume Cefiso, alla sua nascita l’indovino Tiresia aveva vaticinato che Narciso sarebbe vissuto a lungo, solo a patto che non conoscesse mai se stesso.
Egli era un giovane bellissimo che destava l’ammirazione e l’interesse di tutti coloro che incontrava, sia uomini che donne.
Tra gli innamorati di Narciso ci fu la Ninfa Eco che per una maledizione, era stata privata della parola dalla dea Era, e poteva soltanto ripetere le parole degli altri. Eco era quindi incapace di esprimere il proprio amore a Narciso, il quale la respinse. La ninfa morì di crepacuore.
Gli dei adirati, allora, decisero di punire Narciso per la durezza con cui aveva trattato la Ninfa facendolo innamorare della sua immagine. Fu così che un giorno Narciso passeggiando presso Danacone, si avvicinò a una fonte chiara e limpida e non appena sedette sulla sponda di quella fontana s’innamorò all’istante del proprio riflesso. Dapprima tentò di abbracciare e baciare il bel fanciullo che gli stava davanti, poi quell’amore che gli veniva al tempo stesso concesso e negato, cominciò a struggerlo di dolore e insieme a farlo godere del suo tormento, fino a quando non morì di languore trasformandosi in un narciso, il fiore che cresce ai bordi delle fonti.
Il mito è narrato da Ovidio ed è argomento frequente di pitture pompeiane.
Narcissus di Caravaggio (1594-96)
Narciso è anche il 30° vescovo di Gerusalemme, nato nel 96 da famiglia non israelita, aveva quasi cent’anni quando venne eletto. Nonostante l’età, governò a lungo e con fermezza, presiedette il Concilio in cui si decise che la Pasqua dovesse cadere di domenica. Per il suo rigore furono sparse calunnie sul suo conto, si allontanò da Gerusalemme e, creduto morto, vennero eletti uno dopo l’altro due successori, alla morte del secondo egli ricomparve. Proprio nell’estrema vecchiaia seppe conquistarsi fama e affetto. L’ultima notizia su di lui è in una lettera del coadiutore sant’Alessandro: si dice che aveva compiuto 116 anni.
Tratto da Avvenire
GLI IRIS
Nella primavera della sua infanzia, Anselm scorrazzava per il verde giardino. Tra i fiori della mamma, ce n’era uno che si chiamava iris e che gli piaceva particolarmente. Accostò la guancia alle lunghe foglie verde chiaro, passò le dita sui bordi taglienti, aspirò a fondo il profumo delle splendide corolle, vi guardò dentro.
[..]
Quando affondava lo sguardo nel suo calice e, trasognato, seguiva il sentiero lucente e insieme i suoi pensieri, andando tra i gialli stupendi filari alla volta della crepuscolare intimità del fiore, la sua anima affondava lo sguardo oltre la soglia in cui ciò che appare diviene enigma, e il vedere si trasforma in intuire.
[..]
Ciascuna apparizione sulla terra è un’allegoria, e ciascuna allegoria una porta spalancata attraverso la quale l’anima quando sia pronta a farlo, può penetrare nell’Intimo del mondo, dove tu e io, giorno e notte, siamo, sono tutt’uno.
…per la maggior parte gli esseri umani dimenticano e abbandonano questo mondo interiore, il mondo di ciò che è davvero importante, e lo fanno assai prima e per sempre, e per tutta la vita errano nei policromi labirinti di preoccupazioni, desideri e mete, nessuna delle quali abita nel loro intimo, nessuna delle quali li riconduce alla loro interiorità, a casa.
Tratto da Iris, un racconto di Hermann Hesse
Conosciuto anche con il nome di giaggiolo, iris in greco significa “arcobaleno”.
Nella mitologia greca Iride, la messaggera degli Dei, figlia di Elettra e Taumante, per consegnare le sue missive si serviva dell’arcobaleno così da raggiungere la Terra dall’Olimpo e viceversa.
L’iris fu chiamato in questo modo proprio perché la vasta gamma di colori disponibile in natura, ricorda quelli dell’arcobaleno. Sulla base di una classificazione proposta nel 1961 dal botanico russo Rodionenko, si riconoscono infatti ben nove diversi generi di iris.
Si racconta che la prima specie di iris sia stata traferita dalla Siria in Egitto dal faraone Thutmosis, dove questo fiore fu amato soprattutto per la sua eleganza.
In Italia invece, in particolare nel corso dell’800, l’iris non era una tipologia di pianta particolarmente apprezzata da giardinieri e botanici. Nel nostro paese infatti l’iris pseudacorus, é una specie selvatica che cresce spontaneamente nelle paludi, lungo i canali e le strade.
É in America invece che l’iris fu molto apprezzato: ancora oggi infatti molte varietá dal profumo ricercato provengono da lì.
Fin dalle antiche civiltà alcune specie di iris erano utilizzate ad uso ornamentale, medicinale e in profumeria.
Iris (tra le tue poesie) – Biagio Antonacci (1999)
Una leggenda racconta che Re Luigi VII di Francia (1120-1180) mentre tornava da una battaglia, passó accanto ad un campo di iris. Per la bellezza dei colori ne rimase tanto incantato da scegliere questo fiore come simbolo della nazione.
Il fiore fu chiamato inizialmente “Fleur de Louis” che in seguito fu confuso con il “Fleur de Lis“, il giglio. Nel Medioevo si cominció a spargere erroneamente la voce che l’emblema di Francia fosse il giglio.
Lo stesso errore si fece anche in Italia: sullo stemma della cittá di Firenze comparve ben presto il giglio, che in realtá era peró un iris.
L’iris, come tanti altri fiori, a seconda del colore ha significati diversi.
Nel linguaggio dei fiori l’iris in genere porta la buona novella ed é simbolo di buon augurio e di fedeltá. Se giallo indica una grande passione amorosa mentre bianco rappresenta la purezza. L’iris blu rimanda alla fede e alla speranza; viola é l’emblema della saggezza. Proprio per questo spesso viene donato alle feste di laurea.
“Natura morta: Vaso di Iris” (1890) è una delle poche nature morte che Vincent van Gogh dipinse durante la sua permanenza al manicomio di Saint-Rémy.
Probabilmente il paesaggio nei dintorni di Saint-Rémy, dai boschetti di ulivi e cipressi slanciati, era molto più interessante per Van Gogh, che amava dipingere all’aperto.
I famosi dipinti di Vincent van Gogh prendono magicamente vita in Loving Vincent, un lungometraggio di animazione britannico-polacco diretto da Dorota Kobiela e Hugh Welchman. Il film ripercorre la vita tormentata, i luoghi fondamentali e le straordinarie opere del pittore olandese, attraverso il viaggio che intraprende il giovane Armand Roulin dopo aver ricevuto dal padre postino l’incarico di recapitare una lettera a Theo van Gogh, fratello del pittore olandese che da poco si è tolto la vita.
Primo film interamente dipinto su tela, rielaborando oltre mille dipinti per un totale di più di 65 000 fotogrammi realizzati da 125 artisti provenienti da varie parti del mondo, dopo un lungo e meticoloso lavoro uscirà nelle sale nel 2017 estasiando gli spettatori.