L’umiliazione e la paura

I fascisti erano organizzati in modo professionale. Come delinquenti professionali. I loro argomenti politici erano le spranghe di ferro, le catene e i coltelli. Quando non saltavano fuori le pistole. Bastava passare per via Sparano, dalle parti della chiesa di San Ferdinando, considerata zona nera, con il giornale, il libro, o addirittura l’abito sbagliato, per finire nel mezzo di pestaggi bestiali.
Capitò anche a me.
Avevo quattordici anni e portavo sempre un eskimo verde di cui ero molto fiero. Un pomeriggio stavo facendo una passeggiata in centro con due amici poco più che bambini, come me, quando da un momento all’altro ci trovammo circondati. Erano ragazzi di sedici, diciassette anni, ma sembravano uomini. A quell’età due anni di differenza sono una vita.
Fra di loro un tipo biondo, alto e magro, con una faccia da David Bowie. Portava occhiali scuri Rayban, anche se era già buio. Sorrideva con labbra sottili, in un modo che mi fece gelare il sangue.
Uno basso e robustissimo, con un incisivo spezzato, si avvicinò di più e mi disse che ero un bastardo rosso. Dovevo togliermi subito quell’eskimo di merda, altrimenti ci avrebbero pensato loro a darmi l’olio di ricino che mi meritavo.
Nel terrore ottuso di quel momento trovai il modo di chiedermi cosa volesse dire quella frase. Fino ad allora non avevo mai sentito parlare di olio di ricino, purghe fasciste e cose del genere.
Il mio amico Roberto si fece la pipì addosso. Non metaforicamente. Vidi la traccia del liquido che si diffondeva sui suoi jeans scoloriti mentre io, con un filo di voce, chiedevo perchè me lo dovevo togliere, l’eskimo. Quello mi diede un ceffone fra la guancia e l’orecchio. Molto forte.
«Toglitelo, compagno di merda».
[..]
Sulla strada piango. Non tanto per il dolore delle botte, ma per l’umiliazione e la paura. Poche cose si ricordano bene come l’umiliazione e la paura.
Maledetti fascisti.
E piangendo, tirando su col naso dico a voce alta che però l’eskimo non me lo sono tolto. Questo pensiero mi fa raddrizzare la schiena, e mi fa smettere di piangere. Non me lo sono tolto l’eskimo, fascisti di merda. E mi ricordo le vostre facce.
Un giorno ve la farò pagare.

da: Ragionevoli dubbi, di Gianrico Carofiglio

 

*Immagine Pixabay.com

 

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