A volte le parole non bastano.
E allora servono i colori. E le forme.
E le note. E le emozioni.
Emozioni a scuola servono come (e più) della ragione
Ruler, cioè righello. Come nome per un’iniziativa che dovrebbe migliorare la vita scolastica non suona invitante: sembra invochi il ritorno alle bacchettate sulle mani. In realtà, il metodo Ruler è la bandiera di un gruppo di psicologi della Yale University, diretti dal professor Marc Brackett, e propone l’esatto contrario: introdurre nella scuola una nuova alleanza fra intelligenza razionale e intelligenza emotiva, quella che ci permette cioè di comprendere gli stati emozionali nostri e degli altri. Ruler è infatti l’acronimo di Recognizing, Understanding, Labeling, Expressing and Regulating emotion (riconoscere, comprendere, definire, esprimere e gestire le emozioni) e spinge, appunto, a riconoscere le emozioni in se stessi e negli altri, comprenderne cause e conseguenze, definirle con un vocabolario più vasto, esprimerle in modo appropriato nei vari contesti, gestirle per raggiungere i propri obiettivi.
Ora il metodo approda in Italia grazie a una psicologa dell’Università di Firenze, Laura Artusio, che “seguendo, appunto, le emozioni” nel 2009, dopo la laurea specialistica, è andata alla Yale University (Connecticut) per convincere i ricercatori ad appoggiare un progetto italo-spagnolo-americano sull’intelligenza emotiva. C’è riuscita, ha studiato il metodo a Yale per sei mesi collaborando anche alla sua applicazione in alcune scuole. Qualche settimana fa ha portato Brackett e il “padre” del concetto di intelligenza emotiva Peter Salovey, rettore della Yale University, a parlare in un convegno ad Alba, in Piemonte. E ora, grazie all’interesse del ministero dell’Istruzione e dell’Università di Firenze, si sta preparando ad applicare il metodo per la prima volta in Europa, in una scuola toscana. Sarà per il 2013.
“Nel 1990 Salovey e Jack Meyer cominciarono a parlare dell’intelligenza emotiva come parte essenziale delle capacità cognitive umane. Prima, le emozioni erano considerate un fenomeno mentale minore, se non addirittura un disturbo nei processi cognitivi, da reprimere nei luoghi di lavoro e nelle scuole”
spiega Artusio. Eppure che questo approccio danneggi sia la nostra vita di relazione sia le capacità di apprendimento l’aveva già capito Aristotele:
“Educare la mente senza educare il cuore non è affatto educare…”
Una vera svolta ci fu negli anni Novanta, con gli studi dello psichiatra Antonio Damasio su persone che, a causa di danni cerebrali, pur mantenendo il loro quoziente intellettivo, avevano perso la capacità di emozionarsi. Non solo non riuscivano più a capire le motivazioni degli altri, ma per loro era difficile anche prendere velocemente decisioni logiche: senza emozioni non intuivano più la scelta giusta. Per Damasio, quindi, la nostra intelligenza non riesce a funzionare in modo appropriato senza gli input inconsci che arrivano dal “cervello emotivo”.
In seguito la risonanza magnetica ha mostrato come la zona prefrontale del cervello, sede del ragionamento, e quella limbica, sede delle emozioni primarie, siano collegate da importanti fasci nervosi e si scambino continuamente informazioni. In sintesi, crediamo di essere “freddi ragionatori”, ma in realtà, abbiamo una silenziosa guida emozionale, che ci indica la strada da prendere. “Aiutare studenti e insegnanti a ragionare sulle proprie emozioni, imparando a gestirle, può dunque essere di grande aiuto alla vita scolastica“.
Il metodo Ruler propone una serie di attività e di strumenti, che, dove sono stati applicati, hanno portato in media a un aumento dell’11 per cento nei rendimenti, del 19 per cento dell’impegno e a un calo del 17 per cento nei problemi di comportamento.
“Negli Stati Uniti ho visitato molti istituti, dalle materne alle superiori, da ricche scuole private a problematiche scuole dei quartieri poveri, e in tutte il coro di insegnanti e studenti è stato unanime: il metodo Ruler migliora il clima in classe, favorendo partecipazione, empatia e fiducia tra le persone, mentre fa diminuire bullismo, uso di alcol e droghe, ansia, iperattività e distrazione. E se nelle materne si ottengono i risultati più veloci, nelle superiori gli studenti diventano parte attiva del progetto, offrendo riflessioni e suggerimenti di grande creatività e profondità
Eppure gli strumenti sembrano poca cosa.
C’è il “Contratto emozionale“, che impegna per iscritto ragazzi, insegnanti e genitori a dare la giusta importanza a quello che provano per creare un ambiente di vita migliore. Il secondo strumento si chiama Mood Meter, ed è una sorta di grafico cartesiano da tenere in classe. I suoi due assi corrispondono alle due componenti principali di uno stato emotivo: l’energia che si sente di avere e lo stato del proprio umore. Su di esso, ogni giorno, insegnanti e studenti collocano i propri nomi, per far conoscere agli altri il proprio stato emotivo. Per esempio: chi si sente depresso attaccherà il suo nome in basso a sinistra.
““Gli insegnanti, condividendo le proprie emozioni con gli studenti, usando esercizi di respirazione, e, se serve, anche una breve passeggiata, cercheranno di portare la classe in uno stato intermedio, di buon umore ed energia moderata, per evitare sia l’indifferenza sia l’eccesso di eccitazione“. “.
Ci sono poi i “meta-momenti“, cioè i momenti in cui ognuno ragiona, trovando le parole migliori, sulle proprie emozioni, sulle loro cause, su cosa comporterà il restare di un certo umore. “È una fase fondamentale” di Artusio “in cui si sviluppano strategie per migliorare le pratiche riflessive e le abilità di risoluzione dei problemi e di gestione delle emozioni“.
Tra gli strumenti del Ruler c’è poi il blueprint, un questionario per dirimere i conflitti. Se due studenti litigano, l’insegnante chiederà a entrambi di rispondere alle domande del blueprint, esplicitando così le ragioni emotive del conflitto. Le risposte di uno verranno poi fatte conoscere all’altro, e questo permetterà a entrambi di capire il punto di vista dell’avversario.
““Quando l’abbiamo applicato durante un corso di formazione tenuto nel 2011 al Centro di riabilitazione Giovanni Ferrero di Alba, abbiamo constatato una diminuzione dei conflitti sul lavoro. Nelle scuole il blueprint porta i bulli e le loro vittime a riflettere su ragioni e conseguenze dei loro comportamenti. Non dico che funzioni sempre, ma i dati dimostrano che aggressività e ostilità vengano ridotti significativamente”.
Laura Artusio e il professor Vincenzo Majer sono adesso impegnati nella realizzazione di un Laboratorio di intelligenza emotiva all’Università di Firenze e, dal 2013, il Ruler verrà impiegato in via sperimentale all’Istituto comprensivo delle Cure di Firenze (dalla scuola d’infanzia alla secondaria di primo grado), con la speranza di recuperare fondi per le spese anche da sponsor privati. Per due anni saranno coinvolti nel programma dirigenti, personale docente e non docente, genitori e studenti. Vedremo così se il Ruler avrà successo in un Paese dove, a differenza di quelli anglosassoni, le emozioni si esprimono anche troppo.
Articolo di Alex Saragosa
Tratto da: Periodici di Repubblica
Sentire è percepire al tatto. Quando tocchi qualcosa di fisico, lo percepisci, lo senti, usando i tuoi sensi fisici. Ma si sente anche a livello mentale, quando percepisci (interpreti) idee e intuizioni. E’ come se le percepissi con il tuo intelletto e ti dicessi (o dicessi ad altri): “Si, questo lo sento logico… oppure… sì, sento che questo è giusto”.
Nella nostra società le emozioni in generale vengono scoraggiate. Benché senza dubbio il pensiero creativo, come ogni altra attività creativa, sia inseparabilmente legato alle emozioni, è diventato un ideale pensare e vivere senza emozioni. Essere emotivo è diventato sinonimo di instabile e squilibrato.
L’EMPATIA