Si definisce amnesia la perdita parziale o totale della capacità di richiamare alla mente esperienze o eventi accaduti nei secondi immediatamente precedenti (memoria immediata), nel tempo compreso tra pochi secondi e pochi giorni precedenti (memoria intermedia) o quelli ancora più lontani nel tempo (memoria remota o a lungo termine).

L’eziologia dell’amnesia (il come e il perchè essa avviene) è nota solo in parte. Un trauma cerebrale può determinare amnesia degli eventi accaduti immediatamente prima (amnesia retrograda) o subito dopo (amnesia post-traumatica).
A seconda della gravità delle lesioni, l’amnesia può durare da qualche minuto ad alcune ore e scomparire senza alcun trattamento. Tuttavia, nel caso di lesioni gravi, può essere permanente.

L’apprendimento richiede memoria. Le aree cerebrali di deposito delle informazioni e della capacità di ricordarle sono situate soprattutto a livello dei lobi temporale e frontale.
Le emozioni che nascono nel sistema limbico possono influenzare sia il deposito dei ricordi sia il loro recupero. Il sistema limbico è inoltre strettamente connesso alle aree responsabili dell’attenzione e della consapevolezza.

Il sistema limbico è un sistema di fibre nervose, che controlla la percezione e l’espressione delle emozioni, oltre alle funzioni corporee spontanee. Attraverso le emozioni (come paura, collera, piacere e tristezza), il sistema limbico permette a una persona di comportarsi in maniera tale da favorire la comunicazione e sopravvivere a turbamenti fisici e psicologici. Grazie al sistema limbico, i ricordi emotivamente significativi sono più facili da ricordare rispetto a quelli meno importanti.

Poichè la memoria coinvolge molte funzioni collegate tra loro, praticamente qualsiasi tipo di danno cerebrale può causare amnesia.

L’amnesia globale transitoria è una perdita improvvisa e temporanea della capacità di immagazzinare nuovi ricordi, con conseguente oblio e confusione temporo-spaziale e, talvolta, incapacità di riconoscere le persone.
Questo tipo di amnesia può essere provocato da una temporanea ostruzione delle arterie che irrorano il lobo temporale nei soggetti con aterosclerosi, soprattutto negli anziani. Inoltre, può essere causata dall’epilessia del lobo temporale. Spesso, la causa è sconosciuta.
Nei giovani adulti l’emicrania, che temporaneamente riduce l’irrorazione cerebrale, può causare amnesia globale transitoria.
In genere si verifica un solo episodio nel corso della vita (circa il 10% va incontro a ripetuti episodi). Può durare da 30 minuti a 12 ore circa. La confusione in genere scompare rapidamente e di solito il recupero è totale.

La sindrome di Wernicke-Korsakoff è una rara forma di amnesia che può svilupparsi negli alcolisti e in altri soggetti malnutriti.
La sindrome è l’associazione di due malattie: uno stato confusionale acuto (encefalopatia di Wernicke) e un’amnesia (sindrome di Korsakoff). Entrambe possono derivare da una carenza di tiamina (vitamina B¹) necessaria per il metabolismo degli zuccheri.
L’assunzione di grandi quantità di alcol riduce l’apporto cerebrale di questa vitamina. Nei soggetti malnutriti l’encefalopatia di Wernicke può essere improvvisamente causata dall’ingestione di un pasto ricco di carboidrati (come gli spaghetti), di liquidi molto zuccherati o di una grande quantità di glucosio (uno zucchero) somministrato per via endovenosa per trattare la disidratazione.
La sindrome di Wernicke-Korsakoff può anche essere determinata dal danno al lobo temporale dovuto a un trauma, un ictus, un tumore o un’infezione cerebrale (encefalite).

Nell’encefalopatia di Wernicke, oltre alla confusione, i sintomi comprendono perdita di equilibrio, sonnolenza, tendenza a barcollare e alterazioni dei movimenti oculari. All’inizio l’amnesia è spesso grave.

La sindrome di Korsakoff può essere permanente. L’amnesia grave è spesso accompagnata da agitazione e delirio; la memoria immediata è conservata, mentre si verifica la perdita di quella intermedia e di quella legata a eventi relativamente remoti (di settimane o mesi precedenti). Tuttavia, la memoria remota a volte non è compromessa.

I pazienti con sindrome di Korsakoff cronica possono interagire socialmente e conversare in modo coerente sebbene non ricordino ciò che è avvenuto nei giorni, mesi, anni o perfino nei minuti precedenti. Confusi per la mancanza di memoria, tendono a inventare (confabulare) piuttosto che ad ammettere di non poter ricordare. Di conseguenza, non riescono più a distinguere i ricordi reali da quelli inventati. Inoltre sono persone particolarmente suggestionabili; per esempio, possono affermare di vedere cose che in realtà non ci sono. Possono leggere il medesimo giornale continuamente, ogni volta come se fosse la prima.
Nel caso degli alcolisti, la tiamina viene somministrata appena possibile dopo la comparsa dei sintomi. Questo trattamento può correggere l’encefalopatia di Wernicke che, se non trattata, può essere letale. Il trattamento precoce con tiamina previene la sindrome di Korsakoff, che si sviluppa in caso di ritardo della terapia. Anche quest’ultima se non trattata precocemente può risultare letale.
Talvolta la sindrome di Wernicke-Korsakoff si risolve gradualmente con l’astinenza e una dieta corretta. Tuttavia, nel caso in cui la sindromesia dovuta a lesioni del lobo temporale, il recupero è graduale e può essere incompleto.

Tratto da: Il manuale della salute per tutta la famiglia – Merck, Raffaello Cortina editore, Springer 2004

UNA STRANA ILLUSIONE: IL DÉJÀ VU

Il tema baudeleriano della “vita anteriore”, quello dell’eterno ritorno di Nietzsche, così come la teoria platonica della reminiscenza traspongono nel linguaggio mitologico questo fatto psicologico che è l’illusione del già visto.
Succede a volte che scoprendo un paesaggio, ascoltando una melodia musicale anche sconosciuta, si provi la sensazione di avere già visto quel paesaggio o ascoltato quella musica.
Delacroix cita parecchi esempi di questa banale illusione, presi dalla letteratura. Alfonso Daudet scriveva per esempio: «Ci sono dei giorni in cui tutto ciò che mi accade ha l’aria di essermi già accaduto, o tutto quello che faccio mi sembra di averlo fatto tempo fa, in un’altra vita, in un sogno».
Tale è la paramnesia: il presente si dà a noi come se fosse il passato. È ciò che il dottor Delay chiama “l’allucinazione del presente”. Come spiegare la paramnesia?
Per Pierre Janet essa corrisponde ad una semplice stanchezza nervosa, ad un abbassamento della tensione psicologica. Il soggetto depresso non è più capace di agire. Ora, si capisce che uno psichismo esaurito, troppo indebolito per rispondere alle esigenze del presente, vive spontaneamente questo presente come in un sogno, come se fosse del passato.
La celebre spiegazione Bergsoniana dell’illusione del già visto si colloca nella stessa prospettiva. Ci sono due modi di vivere il presente. O siamo pronti ad agire, spronati verso l’avvenire e viviamo intensamente gli avvenimenti del presente. O allora si attenua l’attenzione alla vita, sogniamo la nostra vita invece di viverla e gli avvenimenti presenti ci sono dati come già passati.
E accordiamo facilmente a Janet e a Bergson che il soggetto depresso e distratto vive il reale come se vivesse un sogno, egli si adatta male all’azione, all’attualità.
Ma questo implica forse che il presente venga confuso con del passato?

Tratto da: Enciclopedia della Psicologia diretta da Denis Huisman – Trento Procaccianti Editore, 1973

L’Amnesia psicogena e patologie correlate

L’Amnesia psicogena e le patologie correlate sono classificate dagli psichiatri come disturbi dissociativi. La dissociazione è un meccanismo di difesa in cui il soggetto affronta i conflitti emozionali o i fattori stressanti interni o esterni attraverso il sovvertimento delle funzioni normalmente integrate della coscienza, della memoria, della percezione di sè, dell’ambiente o del comportamento senso-motorio.
Le patologie dissociative sono spesso scatenate da forte stress, che può essere provocato dall’aver vissuto o assistito a un evento traumatico, a un incidente o una calamità. In alternativa, un soggetto può manifestare un conflitto interno così profondo da indurre la mente a dissociare le informazioni incompatibili o non accettabili e i sentimenti dal pensiero cosciente.

Amnesia dissociativa

È un tipo di amnesia causato da traumi o da stress che determinano l’incapacità di ricordare informazioni personali importanti.
Se l’amnesia è provocata da un disturbo psicologico, piuttosto che da uno fisico, viene definita amnesia dissociativa. L’amnesia può anche essere un sintomo di altre patologie, come il disturbo da stress acuto, il disturbo post-traumatico da stress o il disturbo da somatizzazione.
Nell’amnesia dissociativa, la perdita di memoria spesso coinvolge informazioni che normalmente sono parte della coscienza o della memoria autobiografica, vale a dire: chi siamo, quali azioni abbiamo compiuto, in quali luoghi siamo stati, con chi abbiamo parlato, cosa è stato detto, pensato, quali sono le sensazioni vissute e così via. Talvolta l’informazione, sebbene dimenticata, continua a influenzare il comportamento del soggetto.
Soggetti con amnesia dissociativa spesso hanno una o più lacune di memoria, che si prolungano per minuti, ore o giorni, lacune che possono persistere anche per anni o addirittura per tutta la vita.
La maggior parte delle persone con amnesia dissociativa è cosciente di aver “perso del tempo“, ma alcuni acquistano tale consapevolezza solo quando si rendono conto di non riuscire a ricordare azioni compiute precedentemente. Altri dimenticano una parte, ma non tutti gli eventi di un determinato arco di tempo; altri ancora non riescono a ricordare completamente la vita precedente o dimenticano ciò che accade.
Tale patologia è più frequente tra i giovani adulti, più comunemente tra i soggetti coinvolti in guerre, incidenti o disastri naturali. Si dimenticano anche episodi di violenza sessuale avvenuti nell’infanzia, che vengono rievocati successivamente in età adulta.
L’amnesia dissociativa può presentarsi per un certo tempo dopo l’evento traumatico. Non si può sapere se tali ricordi recuperati riflettano eventi reali della vita passata del soggetto, finchè non sono confermati da altri.

Fuga dissociativa

È una patologia in cui si verificano uno o più episodi di allontanamento da casa improvviso, inatteso e senza scopo (fuga), durante i quali la persona non riesce a ricordare una parte o tutta la sua vita passata.
La fuga dissociativa interessa circa 2 soggetti su 1000 negli Stati Uniti. È molto più frequente nei soggetti che sono stati coinvolti in guerre, incidenti o disastri naturali. Le cause sono simili a quelle dell’amnesia dissociativa.
Spesso la fuga dissociativa viene scambiata erroneamente per una simulazione, poichè entrambe si possono verificare in circostanze in cui la persona può comprensibilmente desiderare di evadere. Tuttavia si verifica spontaneamente e non è simulata.
La simulazione della malattia è uno stato in cui un soggetto finge una malattia perchè questo gli permette di liberarsi dalla responsabilità delle sue azioni o gli fornisce una scusa per non assumerle e non esporsi a un rischio noto, come l’assegnazione di un lavoro pericoloso. Molte fughe sembrano rappresentare la realizzazione di un desiderio inespresso (per esempio, fuga da situazioni di profondo stress, come divorzio o rovina finanziaria). Altre fughe sono collegate a sentimenti di rigetto o separazione o possono impedire che il soggetto segua impulsi suicidi o omicidi.
Quando una fuga dissociativa si manifesta più volte, il soggetto spesso soffre di un sottostante disturbo dissociativo dell’identità.
Una fuga può persistere per ore o settimane o mesi o, talvolta, persino più a lungo, e in genere termina spontaneamente. Un soggetto in stato di fuga, avendo perduto la sua abituale identità, spesso abbandona i luoghi che abitualmente frequenta, lasciando la sua famiglia e il suo lavoro. Se la fuga dura alcuni giorni o più a lungo, il soggetto può allontanarsi molto dalla propria casa e iniziare un nuovo lavoro con una nuova identità, inconsapevole dei cambiamenti della sua vita.
Durante la fuga può apparire normale e non attirare l’attenzione; tuttavia, a un certo punto, il soggetto può rendersi conto della perdita di memoria (amnesia) o essere confuso circa la sua identità. Dopo la fuga può sentirsi depresso, avvertire disagio, angoscia, vergogna, conflitto intenso e impulsi suicidi o aggressivi.

Disturbo dissociativo d’identità

Nel disturbo dissociativo d’identità, in passato definito disturbo di personalità multipla, si alternano due o più identità o personalità.
Sembra essere piuttosto frequente negli Stati Uniti, mentre in Italia è di rarissimo riscontro. Può essere riscontrato nel 3-4% dei soggetti ricoverati per altre patologie psichiatriche e in una limitata percentuale di soggetti in cura presso strutture per il trattamento dell’abuso di sostanze stupefacenti. Tuttavia, alcuni specialisti ritengono che molti casi di questo disturbo riflettano l’influenza dei terapeuti su soggetti suggestionabili.
Il disturbo d’identità dissociativa sembra essere causato dall’interazione di vari fattori. Questi comprendono un evento profondamente stressante, abilità di separare ricordi, percezioni o identità dal pensiero cosciente, uno sviluppo psicologico anomalo e cure insufficienti durante l’infanzia.
Lo sviluppo umano richiede che un bambino sia capace di integrare informazioni ed esperienze complesse e diversificate. Una volta che i bambini raggiungono un’identità completa e articolata, attraversano fasi nelle quali le loro diverse percezioni ed emozioni sono tenute separate. Queste diverse percezioni ed emozioni sono implicate nella formazione di diversi sè, ma non tutti i bambini che subiscono maltrattamenti, grave perdita o trauma sviluppano personalità multiple. I soggetti con tale personalità, affrontano anche in modo normale le diverse situazioni e la maggior parte dei bambini interessati è sufficientemente protetta e rassicurata dagli adulti, pertanto il disturbo dissociativo d’identità non si sviluppa.
I sintomi somigliano a quelli di altre malattie mentali e di molti disturbi fisici, il disturbo dissociativo d’identità è cronico e potenzialmente invalidante o letale, sebbene le persone con tale malattia siano efficienti e conducano una vita attiva.
I soggetti con tale patologia possono arrecare danno a se stessi, possono auto-mutilarsi e molti tentano il suicidio. Alcune delle personalità del soggetto sono consapevoli delle informazioni personali, mentre altre sono inconsapevoli; alcune personalità sembrano conoscere e interagire con un’altra persona in termini di introspezione. Il passaggio da una personalità all’altra e la mancanza di consapevolezza dell’influenza dei propri comportamenti sulle altre personalità spesso rendono caotica la vita delle persone con disturbi dissociativi, che riferiscono di udire voci interiori o le altre personalità che commentano il loro comportamento o che si rivolgono a loro. Perdono la cognizione del tempo, con lacune e amnesie temporali. Avvertono un senso di distacco dal sè (depersonalizzazione) e la sensazione di vivere in un mondo irreale (derealizzazione). Spesso hanno preoccupazioni a proposito del controllo, dell’autocontrollo e del controllo da parte degli altri. Inoltre tendono a sviluppare gravi cefalee o altri dolori fisici e possono manifestare disturbi sessuali. Diversi insiemi di sintomi si verificano in tempi diversi.
Possono non ricordare quello che hanno fatto o non accorgersi dei cambiamenti nel loro comportamento. Spesso si riferiscono a se stessi con “noi”, “lui” o “lei”. Mentre la maggior parte delle persone non ricorda molto circa i primi 3-5 anni di vita, i soggetti con disturbi dissociativi possono manifestare profonda amnesia anche nel periodo tra i 6 e gli 11 anni.

Disturbi di depersonalizzazione

Il disturbo di depersonalizzazione è caratterizzato da una persistente o ricorrente sensazione di distacco dal proprio corpo o dai processi mentali (depersonalizzazione) e dalla sensazione di essere un osservatore della propria vita.
Il sintomo di depersonalizzazione è il terzo sintomo psicologico più frequente (dopo l’ansia e la depressione) e spesso si manifesta in seguito a esperienze pericolose per la vita del soggetto, come incidenti, aggressioni, gravi malattie o traumi. Questo disturbo non è stato ampiamente studiato e non si conoscono le cause e la percentuale d’incidenza nella popolazione.
La percezione di distacco ed estraneità rispetto alla propria identità, al proprio corpo e alla propria vita arreca disagio; sono sintomi che possono essere transitori, persistere o ripresentarsi per molti anni. I soggetti con tale patologia incontrano spesso grande difficoltà nel riferire i sintomi e possono temere o credere di andare incontro alla pazzia.
Il disturbo di depersonalizzazione può essere un disturbo minore, transitorio, con pochi effetti sul comportamento. Alcuni soggetti possono adattarsi oppure ridurne l’impatto sulla propria vita. Altri sono continuamente angosciati per la loro condizione mentale.

NOTA BENE: Questo tipo di patologie richiedono trattamenti e terapie specifiche, adeguate e diversificate da parte di personale medico specializzato.

Tratto da: Il manuale della salute per tutta la famiglia – Merck, Raffaello Cortina editore, Springer 2004


La memoria non è un meccanismo cerebrale, una funzione autonoma e isolata.
La memoria non è una collezione di ricordi anonimi.
È, come ha detto Gusdorf, l’espressione della persona concreta e vivente.

«Il ricordo vivente non deve prescindere dall’esistenza personale di cui è palese testimonianza».

Tratto da: Enciclopedia della Psicologia diretta da Denis Huisman – Trento Procaccianti Editore, 1973


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