Attività subacquea

 

Le origini delle esplorazione dei fondali marini in apnea si perdono nella notte dei tempi e si sono trovati testi risalenti all’antica Roma che parlavano della presenza di corpi specializzati di “Urinatores“, per la cronaca uomini che vanno sott’acqua, che venivano impegnati per azioni di sabotaggio alle navi nemiche o per recupero di carichi in navi affondate.
Nel tempo l’uomo ha utilizzato la pratica dell’apnea per effettuare pesca e raccogliere tutto ciò che poteva essere di interesse economico dalle conchiglie al corallo, dalle spugne alle perle.


Quando noi ci immergiamo per scattar foto e girare film con gli uomini polinesiani, siamo bardati di bombole, tubi, maschere, lampade, pinne; al nostro fianco i nostri amici pescatori guizzano seminudi, completamente a loro agio 一 le labbra serrate e la lunga asta del patià tra le mani. La nostra impressione, in queste condizioni, è quella di sentirci dei terrestri artificialmente immersi in un altro mondo, mentre loro sono anfibi, pesci tra i pesci.

di Folco Quilici dal libro Fratello Oceano, Minerva Italica ed. 1973


In epoca moderna è divenuta un’attività agonistica, ovvero quella legata ai record di profondità, resa popolare nel mondo dalle mitiche imprese di Enzo Maiorca e di Jacques Mayol negli anni Sessanta. Le tecniche sono in continua evoluzione e la fisiologia umana nell’apnea è sempre più conosciuta e sviluppata.

Col tempo si cercò degli strumenti che permettessero all’uomo di prolungare la permanenza sott’acqua. Nel quarto secolo avanti Cristo Aristotele ci racconta che era in uso andare in acqua utilizzando contenitori capovolti pieni d’aria al fine di consentire all’uomo di potere respirare sott’acqua, era un primo tentativo di utilizzo del principio della campana subacquea.
Nel quarto secolo dopo Cristo il romano “Flavius Renatus” parla di immersioni subacquee dei sui contemporanei attraverso l’utilizzo di un otre pieno di aria per respirare sott’acqua.

Nel quattordicesimo secolo dopo Cristo i persiani utilizzavano gusci di tartaruga per immergersi.
Nel quindicesimo secolo Leonardo da Vinci disegnò un paio di pinne ed uno snorkel (boccaglio) e descrisse la prima campana subacquea in Italia nel suo Codice Atlantico utilizzata per respirare artificialmente sott’acqua. Nell’opera vi sono disegni di respiratori, mute e maschere subacquee, che costituirono la base per lo scafandro da palombaro che riceveva l’aria dalla superficie tramite un tubo di gomma.
Nel 1849 venne istituita la Scuola palombari a Genova.
Nel 1906 vengono studiate le cause e i sintomi riscontrati dai palombari colpiti dalla malattia da decompressione.

Nel 1930 l’uso di maschere subacquee, pinne e snorkel diventano comuni nel Mar Mediterraneo e con essi anche la pesca con la fiocina e la pratica amatoriale con rebreather (autorespiratore a ossigeno) in dotazione alla Marina Militare Italiana e utilizzati dagli uomini rana (così erano denominati i sommozzatori) della Decima Flottiglia MAS, impegnati in missioni subacquee durante la Seconda guerra mondiale.

Nel 1933 a San Diego (California) nasce il primo diving club (centro immersioni) col nome di Bottom Scratchers, e tre anni dopo sulla Costa Azzurra viene fondato il primo diving club sportivo, nel frattempo l’attrezzatura viene sempre più ottimizzata.
Nel 1943 Jacques Cousteau e Emile Gagnan inventano e costruiscono il primo Aqua-Lung (il primo autorespiratore subacqueo moderno) rimasto segreto fino alla liberazione del sud della Francia. In quegli anni la subacquea si diffonde anche in ambito civile.

Nel 1953 la National Geographical Society Magazine pubblica un articolo sulle ricerche di archeologia subacquea di Cousteau sull’isola Grand Congloué vicino a Marsiglia, e un film chiamato Épaves (Relitti) viene distribuito nei paesi di lingua francese. Questo da il via ad un enorme interesse riguardo la subacquea, sia in Francia che in America.
Nel 1957 negli Stati Uniti arriva la serie televisiva ‘Sea Hunt’ che renderà popolare la subacquea al grande pubblico.

“Eravamo giovani quando ci siamo dedicati alla scoperta, all’esplorazione. Quando quello che ci interessava era scendere più profondo e vivere sul fondo del mare, recuperare i resti di una grande galera romana, affrontare gli squali, terrificanti e misteriosi mostri marini. E la gioventù è grintosa, entusiasta, totale, egocentrica, estremista, spericolata. Eravamo giovani e pensavamo a noi stessi, alla realizzazione dei nostri sogni. Poi siamo diventati adulti. Dunque più altruisti, più riflessivi. Allora l’interesse maggiore è diventato quello di raccontare le nostre esperienze, di coinvolgere gli altri nella nostra avventura. Lo scopo della vita è divenuto quello di infiammare gli animi, di accendere gli entusiasmi. Ci siamo resi conto che un uomo da solo non è nulla, se non si rapporta a quelli che lo circondano. Attraverso le immagini, attraverso i racconti, le esperienze vissute cambiavano forma, acquistavano spessore. Solo attraverso la divulgazione, la crescita dei singoli poteva diventare la crescita dell’intera umanità. Solo così il patrimonio di ognuno poteva entrare a far parte della cultura di tutti. Oggi abbiamo percorso il mondo in lungo e largo, ne abbiamo svelato e raccontato i segreti. Ora bisogna impegnarsi per conservare tutto questo. Ora si deve far sì che le immagini dei film, le storie dei libri non rimangano fine a se stesse. Bisogna lottare perchè tutti abbiano diritto ad una vita felice in un pianeta ancora integro.”

Jacques-Yves Cousteau

 

Jacques-Yves Cousteau (1910-1997) verrà ricordato negli anni a venire come esploratore, navigatore, regista, fotografo, oceanografo, ma soprattutto uomo che ha permesso a noi tutti di poter apprezzare le meraviglie del mondo sommerso.
Nel 1960 organizzò una campagna pubblica per fermare lo scarico in mar Mediterraneo di un grosso quantitativo di scorie radioattive da parte del Commissariato per l’energia atomica (CEA). L’impatto con la grande platea fu impressionate a tal punto che il treno che trasportava le scorie venne bloccato da donne e bambini seduti sulle rotaie, e rispedito indietro. Il rischio venne evitato. Si prodigò affinchè la pesca subacquea non fosse più praticata a livello agonistico e creò la Cousteau Society (1974) per la protezione della vita oceanica tutt’ora attiva. (biografia completa)

“Continuo a inseguire una bellissima balena bianca, e là dove si immerge viene fuori l’arcobaleno. Il mio arcobaleno non viene fuori dalle pendole d’oro, ma da questa balena che si va spostando nel mio mare”

Enzo Maiorca

 

Enzo Maiorca, siciliano doc, ha dedicato e dedica la sua vita con impegno forte e costante alla salvaguardia profonda ed efficace del patrimonio marino e naturalistico, associando ad essa un grandissimo amore per lo sport acquatico che lo ha reso celebre e un riferimento negli anni per chiunque si avvicini all’arte dell’apnea o delle immersioni subacquee in genere. Pur essendo già all’età di 4 anni un nuotatore provetto, sin da ragazzo il mare gli ha dava un po’ di apprensione, basti pensare che ha sempre ricordato nei suoi interventi quanto fosse importante avere di esso un sano timore e mai sottovalutarlo.
E’ importante ricordare che Enzo Maiorca è stato il primo uomo a scendere oltre i -50m, al di sotto dei quali il dottore francese Cabarrou riteneva che l’uomo non sarebbe potuto scendere, il siciliano con le sue imprese lo smentì clamorosamente. Mentre si dedicava a queste attività allenava e seguiva le figlie Patrizia e Rossana guidandole a strepitose imprese sportive al femminile di apnea profonda.
Nel 1994, nel corso della XII Legislatura, è stato senatore della Repubblica nelle file di Alleanza Nazionale e in questa sede, spinto dal suo grande amore per la natura, ha cercato di difendere con costante impegno le ragioni per una salvaguardia profonda ed efficace del patrimonio marino e naturalistico.
La grande avventura di Maiorca ha reso l’apnea un meraviglioso viaggio e si è reso, con le sue avventure, riferimento per tutti gli appassionati che si avvicinano al mare sportivo con la grande voglia di esplorare ed esplorarsi. (biografia completa)

 

Federazione Italiana Attività Subacquee

La FIAS (Federazione Italiana Attività Subacquee) è un’associazione italiana no-profit, nasce nel 1968 come ENAL-FIAS per poi diventare autonoma nel 1972, anno di nascita ufficiale dell’organizzazione ed è presente su tutto il territorio nazionale con Circoli, Sezioni Territoriali e Punti Mare.
Opera per lo sviluppo dell’attività subacquea con un’attività didattica che ama definire “Mediterranea” perchè è stata studiata per consentire un apprendimento adeguato alle caratteristiche dei nostri mari e dei nostri laghi che notoriamente presentano maggiori difficoltà dei mari tropicali, e dove la sicurezza ha la prevalenza su qualsiasi altro argomento.

La FIAS ha come obiettivo la salvaguardia del patrimonio florofaunistico, non promuove la pesca subacquea e con il progetto MAC (Monitoraggio dell’Ambiente Costiero), nato in FIAS ed ora esportato a tutto il mondo subacqueo, è riuscita a far collaborare il mondo scientifico con il mondo subacqueo.
È membro della CMAS (Confédération mondiale des activités subaquatiques) e della CIAS (Confederazione Italiana delle Attività Subacquee). Fa parte del Comitato ministeriale della protezione civile ed è iscritta nel registro nazionale CONI in quanto affiliata allo CSAIn (ente di Promozione Sportiva riconosciuto dal CONI).

 

Tutto questo è possibile solamente perchè c’è amore,
amore per il mare, amore per la subacquea.

Lo sapevate voi che, di notte, il mare sospira?

Sciacquio monotono all’apparenza tranquillo,
in ogni bolla della salata spuma che s’infrange a riva
sono raccolte le storie che ognuno di noi ha vissuto
in ogni ora della giornata appena trascorsa.

Ogni risata, ogni sospiro,
ogni lacrima, ogni imprecazione,
ogni pentimento, ogni spavento,
ogni finzione, ogni confessione,

ogni malvagità, ogni atto di bontà,
ogni vendetta, ogni gesto d’amore,
ogni perdono, ogni ansia, ogni abbandono,

ogni fiducia, ogni tradimento
ogni promessa, ogni perdita,
ogni sussurro, ogni alto grido,
ogni preghiera, ogni speranza, ogni passione

di giorno s’innalzano nel cielo
e si compattano formando grosse nubi rosa e grigie
gonfie di lacrime gioiose o disperate, quelle che non versiamo
mai su questa terra, ma tratteniamo orgogliosi dentro il cuore.

Spinte da scirocchi e maestrali fin sul mare
le nuvole liberano quella salata pioggia
che si mescola alla salata acqua del mare.

Ma giunta con l’onda alla sua madre terra,
l’acquea anima umana si distacca
e canta la sua storia infinita, da millenni uguale.

Ed è per questo che il mare, di notte, al posto nostro sospira.

© Mitì Vigliero
4 aprile 2011

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