SUI FIGLI
E una donna che reggeva un bambino al seno disse:
parlaci dei Figli.
E lui disse: i vostri figli non sono figli vostri,
sono figli e figlie della sete che la vita ha di se stessa.
Essi vengono attraverso di voi, ma non da voi,
e benché vivano con voi non vi appartengono.
Potete donare loro amore ma non i vostri pensieri,
essi hanno i loro pensieri.
Potete offrire rifugio ai loro corpi ma non alle loro anime,
esse abitano la casa del domani, che non vi sarà concesso visitare neppure in sogno.
Potete tentare di essere simili a loro, ma non farli simili a voi,
la vita procede e non s’attarda sul passato.
Voi siete gli archi da cui i figli, come frecce vive,
sono scoccate in avanti.
L’Arciere vede il bersaglio sul sentiero dell’infinito, e vi tende con forza
affinché le sue frecce vadano rapide e lontane.
Affidatevi con gioia alla mano dell’Arciere,
poiché come ama il volo della freccia così ama la fermezza dell’arco.
Questi versi li recitava il Giudice Tina Lagostena Bassi (1926-2008) a quei genitori che non lasciavano “volare” i propri figli.
Tina Lagostena Bassi è stata un avvocato, scrittrice, giudice, personaggio televisivo e sceneggiatrice italiana.
In particolar modo è stata l’avvocato delle donne e dei loro diritti spesso calpestati quando le donne non avevano una voce, quando erano considerate, loro, le provocatrici delle violenze, quando i diritti femminili non si erano ancora affermati. E quando lo stupro era considerato un reato contro il buoncostume.
Tina Lagostena Bassi si laurea in Giurisprudenza all’Università di Genova con il professor Giuliano Vassalli. Inizia la sua carriera nel 1966 come primo assistente alla cattedra di Diritto Penale sempre a Genova e diviene amica di Fabrizio De Andrè.
Dal 1973 inizia a lavorare all’Ufficio Riforme del Ministero di Grazia e Giustizia e nel 1983 è la rappresentante italiana al Convegno Mondiale per la Pace di Praga. Fonda e presiede il Coordinamento nazionale Giuriste. Per sottolineare il suo impegno nel campo dei diritti civili, l’ONU la chiama per partecipare ad un osservatorio per la tutela dei diritti umani.
Diventa molto nota nei tribunali italiani come uno dei principali e più agguerriti avvocati per la difesa dei diritti delle donne. Le sue arringhe passano alla storia: Lagostena Bassi è tra le prime a descrivere con termini asciutti, fino alla crudezza, la violenza subita dalle sue assistite vittime di violenza sessuale, rompendo così un muro di silenzio e di conformismo che esisteva tanto nella società quanto nei tribunali italiani. È stata lei tra le altre cose, a introdurre la parola ‘stupro’. Tra i suoi processi più noti, c’è la difesa di Donatella Colasanti contro Angelo Izzo e Gianni Guido nel famoso processo del Massacro del Circeo del 1 ottobre 1975.
Nell’arco della sua carriera, è sempre vicina ai problemi delle donne, e per questo fonda, tra le altre cose, il “Telefono Rosa”, “Differenza Donna” e il “Centro contro la violenza” di Roma. Nel campo giuridico, fonda e collabora a varie riviste.
Nel 1994 tenta la carriera politica tra le file di Forza Italia, diventa componente della commissione Giustizia della Camera e della Giunta delle Autorizzazione a procedere. Nel 1996, è coautrice della legge contro la violenza sessuale (Legge 15/02/1996, n. 66), approvata dal Parlamento nello stesso anno. Dal 1994 al 1995 è presidente della Commissione nazionale Parità e Pari opportunità uomo-donna istituita dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, oltre che di quella presso l’Unione Europea.
Durante la IV Conferenza mondiale dell’Onu per la donna, Lagostena Bassi è il capo delegazione per l’Italia e inoltre è membro della delegazione italiana alla Conferenza mondiale e sulla Famiglia di Berlino del 1995.
Nel campo della difesa delle donne e dei loro diritti ha scritto “L’avvocato delle donne – dodici storie di ordinaria violenza” che è stato trasformato in una miniserie tv per la Rai, interpretata da Mariangela Melato. Inoltre, ha collaborato alla seconda edizione delle “Pagine Rosa”, una vera e propria guida ai diritti delle donne.
Nel 1998, la Lagostena Bassi decide di portare la sua esperienza in televisione e di affiancare Santi Licheri come giudice d’arbitrato nel programma Forum.
Dal 2006 è nominata Rettore Magnifico Onorario dell’Università Popolare degli Studi di Milano.
Si è spenta la sera del 4 marzo 2008 in una casa di cura privata a Roma, dopo aver lottato contro una malattia.
Tratto da: fondazioneitaliani.it
“Tina Lagostena Bassi fu espressione di una capacità culturale di rovesciare, non solo sugli avvocati e sugli imputati ma pure sui giudici, la responsabilità di non tutelare la vittima dello stupro. Tant’è che poi si arrivò a una modifica della norma.”
Guido Calvi
«Un medico stregone (psichiatra) mi disse che violento le donne perchè ne ho paura e non mi sento in grado di stare al loro gioco. Un altro disse che sono incapace di rapporti sessuali normali perchè considero il sesso come nient’altro che uno sfogo di energia e non un modo di esprimere-condividere il mio amore per una donna particolare. Un altro avanzò la teoria che commettevo violenza per vendicarmi di mia madre.
In queste teorie c’è del vero, e sovente io le cito quando sorge la necessità di giustificare-razionalizzare il mio comportamento. Ma c’è una cosa di cui i più, compresi gli stregoni, non tengono conto: la ragione principale per cui faccio quello che faccio è che lo stupro ha un fortissimo potere stimolante ed eccitante. È un gran divertimento.»
JUNE BUNDY CSIDA E JOSEPH CSIDA, Rape, how to avoid it and what to do about it if you can’t, Chatsworth (California) 1974)
Tratto da “Noi e il nostro corpo – scritto dalle donne per le donne“, 1974
La violenza carnale (o stupro) “consiste nel costringere taluno (anche se di ugual sesso) con violenza o minaccia a congiunzione carnale”.
dal Dizionario enciclopedico italiano
La violenza è un crimine contro le donne e i bambini (che ne sono vittime assai più sovente di quanto non si creda), crimine che si può considerare come l’espressione estrema dell’atteggiamento negativo e del disprezzo per la donna di qualsiasi età.
La violenza carnale o stupro è la concretizzazione esasperata di alcuni stereotipi sulla donna, molto diffusi nella nostra società. La donna, secondo tali schemi, “appartiene” all’uomo e se non ne è visibilmente protetta rappresenta un’avventura facile, una “che ne va in cerca”. Sovente la donna è vista come oggetto sessuale passivo, “fatta per essere violentata”.
Il problema va assai al di là dell’autore materiale dello stupro e coinvolge molti individui che di persona non lo commetterebbero mai, ma che perdonano e giustificano la violenza altrui, uomini che danno spesso la colpa alla vittima e che non sentono la necessità di drastiche riforme delle procedure dirette a far osservare la legge.
Inoltre a livello più o meno inconscio, gli uomini si rendono conto che l’esistenza dello stupro tende a vincolare la donna alla “protezione” maschile, a una dipendenza che purtroppo molti di loro desiderano perpetuare.
Chi sono gli stupratori? Lo stupratore in gran parte ha l’aspetto e i modi della gente normale, e non è quindi facile distinguerlo. Spesso lo stupro è premeditato e sembra avere molte motivazioni diverse.
Secondo una psicologa di New York:
“In virtù del loro sesso, tutti gli uomini si può dire, sono stupratori potenziali; ma la definizione è generica. Per l’uomo pensieri e fantasie sulla violenza carnale sono “normali” [virgolette nostre], ma per l’uomo sano restano allo stadio della fantasia, mentre allo stupratore evidentemente la fantasia non basta”.
CAROL V. HOROS, Rape, New Canaan (Connecticut) 1974)
C’è una grossa differenza tra concedersi una fantasia e realizzarla: il fatto che tanti uomini si sentano liberi di realizzarla è un altro preoccupante esempio di come lo stupro sia spia di una piaga assai più grave dell’atto in sè, e rifletta un diffuso atteggiamento sociale che continua a incrinare la possibilità di rapporti più umani tra l’uomo e la donna.
Alcuni hanno bisogno di sentirsi potenti, altri di dimostrare la propria “virilità” a se stessi e ai propri simili; altri di “violare” la proprietà altrui; altri di essere fisicamente violenti per arrivare alla soddisfazione sessuale; altri credono di prendere semplicemente quanto è loro “dovuto” dalle amiche o dalle conoscenti.
Nessuna di queste ragioni giustifica l’atto della violenza carnale. Speriamo che venga il giorno in cui saranno in pochi ad avere delle esigenze così distorte.
Cosa importante da ricordare: pur offrendo aiuto, nè la polizia, nè il tribunale, nè gli uomini riusciranno a mettere fine alla violenza carnale. Saranno le donne a farlo.
Tratto da “Noi e il nostro corpo – scritto dalle donne per le donne“, 1974
Donna è: frenare il fenomeno della violenza carnale, infrangere i miti, sostenere le vittime ed educare i figli ad avere un giusto rapporto con il sesso.