Gabriela Mistral , poetessa cilena

Dame la mano

                     A Tasso de Silveira

Dame la mano y danzaremos,
dame la mano y me amarás.
Como una sola flor seremos,
como una flor, y nada más…

El mismo verso cantaremos,
al mismo paso bailarás.
Como una espiga ondularemos,
como una espiga, y nada más

Te llamas Rosa y yo Esperanza
pero tu nombre olvidarás,
porque seremos una danza
en la colina,y nada más..

Dammi la mano

                      A Tasso de Silveira

Dammi la mano e danzeremo;
dammi la mano e mi amerai.
Come un solo fiore saremo
Come un fiore, e niente più.

La stessa canzone canteremo,
allo stesso passo ballerai.
Come una spiga ondeggeremo,
come una spiga e niente più.

Ti chiami Rosa e io Speranza;
ma il tuo nome dimenticherai,
perché saremo una danza
sulla collina, e niente più.

Gabriela Mistral
poetessa cilena premio Nobel per la letteratura 1946.

 

Gabriela Mistral (1889-1957) è lo pseudonimo di Lucila de María del Perpetuo Socorro Godoy Alcayaga, poetessa cilena, educatrice e femminista che fu la prima donna latinoamericana a vincere il Premio Nobel per la letteratura, nel 1945. I temi centrali delle sue opere sono l’amore, l’affetto per la madre, le proprie memorie dolorose, la tristezza e la guarigione.

Gabriela Mistral nasce a Vicuña, in Cile, dove prosegue la sua formazione scolastica fino alle secondarie. Suo padre, Juan Gerónimo Godoy Villanueva, abbandona la famiglia quando la Mistral ha appena tre anni. A quattordici, è già in grado di sostenere finanziariamente sia se stessa che sua madre, Petronila Alcayaga, lavorando come aiuto-insegnante. Grande sarà sempre l’affetto tra lei e la sua genitrice, tant’è che alla morte di quest’ultima, nel 1929, Gabriela arriverà a dedicarle la prima sezione del suo libro “Tala.

Nel 1904 pubblica alcuni tra i suoi primi poemi, come ad esempio “Ensoñaciones”, “Carta Íntima” e “Junto al Mar”, nel locale giornale El Coquimbo de La Serena, usando vari pseudonimi.
Nel 1906, proprio mentre lavora come insegnante, incontra Romeo Ureta, un lavoratore delle ferrovie, che però si suiciderà nel 1909. La presenza del dolore nella poetica della Mistral, già ampiamente dedicata al tema della morte, giungerà, a causa di tale evento, ad assumere una consistenza ben maggiore di quella di qualsiasi altro suo predecessore all’interno della poesia latino-americana. Altra influenza prepotente è quella dovuta al modo estremamente appassionato con il quale, sempre, la Mistral porterà avanti le proprie amicizie, tanto maschili che femminili.

I primi segni del successo coincidono con il Dicembre del 1914, allorquando viene insignita del primo premio in una competizione letteraria nazionale, denominata Juegos Florales svoltasi a Santiago del Cile, per la composizione “Sonetos de la Muerte”. Da quel momento in avanti, adotterà sempre lo pseudonimo di Gabriela Mistral pressoché in tutti i suoi scritti. La spiegazione di questo suo pseudonimo risiede nell’unione dei nomi dei suoi due poeti preferiti: Gabriele d’Annunzio e Frédéric Mistral.

Nel 1922 viene invitata in Messico dal locale Ministro dell’Educazione, come parte di un piano di riforma scolastica e libraria con l’intento di far decollare l’istruzione di quel Paese.
Pubblica “Desolación”, e con esso arriva anche la fama internazionale. Un anno più tardi giunge “Lecturas para Mujeres”, testo in prosa e versi dedicato all’esaltazione dei temi della maternità, della cura dell’infanzia, e del nazionalismo.

Tornata in Cile, le viene conferito il titolo accademico di Professore di lingua spagnola presso l’Universidad de Chile.
La sua statura internazionale le fa compiere un giro di letture, dapprima negli Stati Uniti d’America, e poi in Europa, nel 1924, continente quest’ultimo che visita per la prima volta, ma con il quale stabilisce da subito un legame potente, tanto da pubblicare a Madrid il suo nuovo volume, “Ternura”, una collezione di composizioni scritta principalmente per i bambini, ma che spesso si concentra sul corpo femminile.

L’anno successivo, fa ritorno in America Latina, con visite in Brasile, Uruguay, e Argentina. Finalmente in Cile, le viene riconosciuta una pensione, ed abbandona l’insegnamento.
Tra il 1925 ed il 1934, vive in Francia e in Italia. Durante questi anni lavora per la League for Intellectual Co-operation della Società delle Nazioni. Tiene lezioni anche presso il Barnard College della Columbia University, nonchè presso il Vassar College e la University of Puerto Rico.

Al pari di molti artisti ed intellettuali dell’America del Sud, la Mistral diviene anche console del Cile dal 1932 fino alla sua morte, svolgendo tale compito nelle città di Napoli in Italia, Madrid in Spagna, Petrópolis in Grecia, Nizza in Francia, Lisbona in Portogallo, Los Angeles e Santa Barbara negli Stati Uniti, Veracruz in Messico, Rapallo e Napoli, nuovamente in Italia e, per finire, New York. Pubblica centinaia di articoli in periodici e giornali di vari Paesi di lingua Spagnola.

Nel 1938, a Buenos Aires, grazie all’aiuto dell’amica di lunga data e corrispondente Victoria Ocampo, una nuova opera, “Tala”, fa la sua comparsa. I ricavi delle vendite vengono devoluti ai bimbi resi orfani dalla Guerra civile spagnola. Questo volume include vari poemi che esaltano gli usi e il folklore del Sud America e dell’Europa mediterranea. La Mistral riesce a fondere in maniera unica questi due temi, cosa che ci fornisce una chiave sul perché ci si riferisca talora a lei con la locuzione “india vasca”, ossia “india basca”.

Nell’Agosto del 1943 anche Juan Miguel, suo nipote di soli 17 anni si suicida. Questa nuova perdita è causa d’enorme prostrazione per la Mistral, dato che l’aveva cresciuto come se fosse un figlio. Questa morte, così come l’esplodere delle tensioni in Europa ed America della così detta Guerra Fredda, sono l’oggetto del suo ultimo volume di poesie non pubblicato postumo, “Lagar”, che esce nel 1954. Un ulteriore volume di versi, “Poema de Chile” uscirà a cura della sua amica Doris Dana nel 1967 in cui racconta il suo ritorno in forma di spirito, in Cile in compagnia di un ragazzo Indio del deserto di Atacama e di un cervo delle Ande.

Il 15 novembre 1945, diviene la prima donna sudamericana a ricevere il Premio Nobel per la letteratura, cosa che l’accomuna ulteriormente ad un altro poeta cileno, Pablo Neruda, dato che già un altro legame esiste tra lei e quest’ultimo, e cioè quello di averlo spinto, proprio in qualità di sua insegnante, ad intraprendere la carriera artistica. Nel 1947, la Mistral riceve una laurea honoris causa dal Mills College di Oakland, in California. Nel 1951, le viene consegnato nel proprio paese il Premio Nazionale per la Letteratura.

La sua salute peggiora, limitandone la possibilità di viaggiare. Durante gli ultimi anni della sua vita, elegge New York come proprio luogo di residenza e lì morrà di cancro, a Long Island, il 10 gennaio 1957 a 67 anni. I suoi resti vengono traslati in Cile nove giorni più tardi. Il governo cileno dichiara tre giorni di lutto nazionale, e centinaia di migliaia di concittadini vengono a renderle l’ultimo omaggio.

Tra le sue poesie più apprezzate, vi sono “Piececitos de Niño”, “Balada”, “Todas Íbamos a ser Reinas”, “La Oración de la Maestra”, “El Ángel Guardián”, “Decálogo del Artista” e “La Flor del Aire”.


Gabriela Mistral

La sua vita e la sua poesia sono segnate da un avvenimento drammatico: il suicidio del suo primo e forse unico amore. Lei continuerà a cantare per tutta la vita «quel ragazzo dalla rosa rossa fra i capelli… che si allontana per l’eternità», soprattutto in Sonetos de la muerte (Sonetti della morte, 1914), a lui dedicati.

Scelse di firmare le sue poesie con uno pseudonimo, tratto dai nomi di due poeti che ammirava, il provenzale Federico Mistral (che aveva avuto il Nobel nel 1904), e l’italiano Gabriele D’Annunzio. A 33 anni, nel 1922 pubblicò la sua prima raccolta di versi “Desolacion” che pubblicata a New York, la fece conoscere ai lettori americani, e successivamente la raccolta “Ternura” (Tenerezza, 1924). Nel 1938 pubblicò “Tala” (Distruzione), la raccolta della maturità espressiva. Nelle sue poesie, la Mistral ha sempre affiancato, alle tematiche dell’amore e dell’infanzia, un sentimento panamericano che la portò a cantare non soltanto i grandi spazi cileni, ma tutta l’America Latina. In “Tala”, il dualismo del suo mondo spirituale, fatto di dolore e di pietà, di forza e di grazia, si compone in un’armonia personalissima di dialogo con il divino (era terziaria dell’ordine dei francescani) e l’universo.

Nel 1946 Gabriela vinse il Premio Nobel ed ebbe la carica di console del Cile, carica che esercitò in alcuni paesi d’America e d’Europa, tra cui l’Italia e precisamente Napoli. Molto famosa ed apprezzata da noi negli anni Cinquanta, oggi è conosciuta quasi solamente dagli amanti della poesia o da coloro che studiano la letteratura ispano-americana. Insegnò letteratura spagnola negli Stati Uniti alla Colombia University, all’Università di Middlebury, e all’Università di Puerto Rico.
Nel 1957 si spense, di una malattia incurabile, a New York. Fu sepolta, secondo le sue volontà, nel paesino natio.

Fonti: Finzioni e Archivio Bolano


Educare

Educare è equipaggiare il motore di una barca…
Serve prendere le misure, pesare, equilibrare…
e mettere tutto in funzione.
Ma per questo si deve avere nell’animo un po’ del marinaio…
un po’ del pirata… un po’ del poeta…
e un chilo e mezzo di pazienza concentrata.
Ma è consolante sognare, mentre si lavora,
che quella barca, quel bambino,
prenderà il largo, se ne andrà lontano.
Sognare che quel bastimento porterà il nostro carico
di parole verso porti distanti, verso isole lontane.
Sognare che quando si sarà messa a dormire
la nostra barca, nuove barche porteranno
inalberata la nostra bandiera.

Gabriela Mistral

La flor del aire

Yo la encontré por mi destino,
de pie a mitad de la pradera,
gobernadora del que pase,
del que le hable y que la vea.

Y ella me dijo: “Sube al monte.
Yo nunca dejo la pradera,
y me cortas las flores blancas
como nieves, duras y tiernas.”

Me subí a la ácida montaña,
busqué las flores donde albean,
entre las rocas existiendo
medio dormidas y despiertas.

Cuando bajé, con carga mía,
la hallé a mitad de la pradera,
y fui cubriéndola frenética,
con un torrente de azucenas.

Y sin mirarse la blancura,
ella me dijo: “Tú acarrea
ahora sólo flores rojas.
Yo no puedo pasar la pradera.”

Trepe las penas con el venado,
y busqué flores de demencia,
las que rojean y parecen
que de rojez vivan y mueran.

 

Piececitos de niño

Piececitos de niño,
azulosos de frío,
¡cómo os ven y no os cubren,
Dios mío!

¡Piececitos heridos
por los guijarros todos,
ultrajados de nieves
y lodos!

El hombre ciego ignora
que por donde pasáis,
una flor de luz viva
dejáis;

que allí donde ponéis
la plantita sangrante,
el nardo nace más
fragante.

Sed, puesto que marcháis
por los caminos rectos,
heroicos como sois
perfectos.

Piececitos de niño,
dos joyitas sufrientes,
¡cómo pasan sin veros
las gentes!

Piedini

Piedini di bambino,
azzurri per il freddo,
come possono vederli e non coprirli,
Dio mio!

Piedini feriti
da tutti i sassi,
oltraggiati dalla neve
e dal fango!

L’uomo cieco ignora
che dovunque passi,
un fiore di luce viva
lasci;

Che li dove hai messo
la pianta sanguinante,
nasce la tuberosa piú
fragrante.

Sii, poichè marci
lungo cammini diritti,
eroico come sei
perfetto.

Piedini di bambino,
due gioielli sofferenti,
come passa senza vederti
la gente!

Gabriela Mistral

☼♥☼

 

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