di Leonardo Sciascia
Genere: narrativa
Editore: Einaudi, 1961
“Io” proseguì don Mariano “ho una certa pratica del mondo; e quella che diciamo l’umanità, e ci riempiamo la bocca a dire umanità, bella parola piena di vento, la divido in cinque categorie: gli uomini, i mezz’uomini, gli ominicchi, i (con rispetto parlando) pigliainculo e i quaquaraquà. Pochissimi gli uomini; i mezz’uomini pochi, chè mi contenterei l’umanità si fermasse ai mezz’uomini. E invece no, scende ancora più in giù, agli ominicchi: che sono come i bambini che si credono grandi, scimmie che fanno le stesse mosse dei grandi. E ancora di più: i pigliainculo, che vanno diventando un esercito. E infine i quaquaraquà: che dovrebbero vivere come le anatre nelle pozzanghere, chè la loro vita non ha più senso e più espressione di quella delle anatre.”
Queste sono le parole che il siciliano don Mariano Arena, semianalfabeta, capomafia potente e spietato rivolge al “continentale” capitano Bellodi, emiliano di Parma, giovane, colto, ex partigiano, destinato ad una carriera di avvocato, ma rimasto in servizio in nome di alti ideali di giustizia. Due mondi a confronto, senza alcuna possibilità di mediazione o di conciliazione.
Sciascia ha scritto questo racconto nell’estate del 1960, quando il Governo negava in maniera perentoria il fenomeno della mafia. Ha impiegato circa un anno per renderlo più “corto” ed evitare possibili intolleranze di chi si potesse ritenere coinvolto. E questo perché in Italia “non si può scherzare né coi santi né coi fanti: e figuriamoci se, invece che scherzare, si vuol fare sul serio”.
Tratto da: Answers Yahoo
È il suo libro più famoso e più venduto, il primo a essere tradotto all’estero, a godere l’onore e l’onere di versioni teatrali e cinematografiche, a muovere entusiaste «calviniane» recensioni o interessate e malaccorte stroncature. Edito nel 1961 ha il vezzo dell’anticipazione storica e il pregio dell’azzardo letterario. Lo scrittore di Racalmuto, quando di certi «garbugli» si sussurrava appena o il cardinal Ruffini (Ernesto Ruffini, cardinale di Palermo dal 1946 al 1967, ndr) li liquidava come «un’invenzione dei comunisti», mette in prosa la mafia e la sua modernità. Così non l’avevano trattata De Roberto e Pirandello, agrigentino anch’egli. Verga e Capuana non s’erano accorti che esistesse, mentre Brancati volutamente l’aveva trascurata. Altri, dialettali minori, ne avevano dato ritratti vagamente apologetici. Sciascia invece ne fa motivo d’ispirazione civile e morale, di ricerca esistenziale nonchè fonte inesauribile di risorse narrative. E lo fa prediligendo spesso la forma descrittiva del giallo.
Tratto da: italialibri
Commento: un libro che ho letto quando ero a scuola e introduceva il discorso sulla mafia, un fenomeno di cui si negava l’esistenza. Infatti Il giorno della civetta di Leonardo Sciascia è passato più come un romanzo che non come una narrazione della realtà.
Perché le pagine di un libro
sono come le vele per un vascello,
e “nessun vascello c’è che, come un libro,
possa portarci in contrade lontane”
Emily Dickinson
Trame 2013: la lotta alla mafia a colpi di libro
Terza edizione del Festival dei libri sulle mafie, evento unico in Italia.
L’avventura di Trame inizia nel 2011, a Lamezia Terme (Cz), da un’idea di Tano Grasso, Presidente onorario della FAI (Federazione antiracket italiana). L’obiettivo di questa che è la prima rassegna di libri sulla mafia organizzata in Italia, è quello di “mettere insieme” le decine di opere con riferimento diretto o indiretto ai fenomeni mafiosi che ogni anno vengono pubblicate. Ciò che muove la macchina di questo evento culturale unico in Italia è la voglia di denuncia e di risveglio delle coscienze contro le mafie. Per farlo, durante il festival, si organizzano workshop e incontri con autori che la mafia la combattono in prima persona. Il pubblico ha così modo di sentire, dalla viva voce dei protagonisti e degli autori, cosa vuol dire fronteggiare quotidianamente i fenomeni mafiosi e quali siano le motivazioni che spingono ad andare avanti.
Come Don Giacomo Panizza, bresciano, autore di diversi libri su temi sociali e presidente della Comunità Progetto Sud che si occupa di disabilità e volontariato, più volte oggetto di intimidazioni mafiose.
O come Giovanni Impastato che prosegue, nel ricordo del fratello Peppino, quella lotta alla mafia iniziata il giorno della stesso dell’uccisione di Peppino con la rottura pubblica con la parentela mafiosa.
Sulla scia del successo della prima edizione, alla quale hanno partecipato, tra gli altri, Don Luigi Ciotti, Giancarlo Caselli, Pietro Grasso e Antonio Ingroia, l’esperienza si ripete ogni anno nella città della piana. Per garantire la stabilità del progetto è stata costituita dall’ALA Associazione Antiracket Lamezia ONLUS, con il sostegno dell’AIE Associazione Italiana Editori, la Fondazione Trame che diffonde la cultura dell’antimafia attraverso la promozione di autori di libri su Cosa nostra, ‘ndrangheta, camorra e tutte le mafie.
di Mariantonietta Noemi La Polla
Commento: essendo del nord non ne sapevo molto di mafia, ma quando nel 2009 ho iniziato a frequentare il web e a dialogare con persone del sud mi sono incuriosita e volevo capire. Avevo letto a scuola “Il giorno della civetta” di Leonardo Sciascia che per primo introdusse il discorso, anche se è passato più come un romanzo; ma è attraverso “Cose di cosa nostra” di Giovanni Falcone, libro interessante che ho acquistato anni fa, e recentemente, ascoltando l’audiolibro “Gomorra” di Roberto Saviano, che ho compreso quanto la mafia si sia ormai allargata in tutta la penisola e oltre, e quanto sia importante parlarne e capire.
Ho trovato in rete altro materiale, che forse necessita di qualche aggiornamento, ma che rende bene l’idea.
LE MAFIE IN ITALIA