Walk the Line – Quando l’amore brucia l’anima


“WALK THE LINE”
Quando l’amore brucia l’anima
di James Mangold

di Valeria Marinaccio

La musica… Una passione che scorre nel sangue e che scandisce la vita del grandissimo Johnny Cash, protagonista di questo bellissimo ed intenso “biopic”, che ripercorre le tappe salienti dell’esistenza e della carriera del grande cantante e musicista.
Nato in Arkansas durante l’epoca della Depressione e figlio di un mezzadro dal carattere molto duro ed aspro − soprattutto dopo la morte del suo primogenito − J.R. Cash imparò a cantare grazie ai gospel di sua madre.
A metà degli anni 50, provato dalla perdita del suo caro fratello e dall’atteggiamento pesante del padre, dopo essersi arruolato in aviazione e trasferito in Germania, rientra negli States e decide di gettarsi nel mondo nella musica, quasi per gioco, senza neppure immaginare che sarebbe divenuto una leggenda e che il suo sound avrebbe segnato e cambiato la storia della musica, e avrebbe avuto un forte impatto nella cultura americana.

Divenne il rappresentante di un genere originale tutto suo, che mescolava il country al rock, al blues, al folk e molto altro, con i suoi accordi rapidi e trascinanti, una voce profonda ed oscura, il suo abbigliamento dark, il suo modo di stare sul palco ed agitare la chitarra − quasi stretti in un ballo vorticoso − e le sue canzoni biografiche, che parlano di vita reale, di sopravvivenza, di malinconia, completamente diverse da tutto ciò che si era sentito fino ad allora, canzoni che sottolineano (anche nel film) le varie fasi della sua vita, dalla sua infanzia dolorosa, al presente pieno di successo, alla speranza in un futuro migliore accanto alla donna che ama.

Impegnato in tour scatenati con pionieri del rock and roll come Elvis Presley, Carl Perkins, Roy Orbison, Jerry Lee Lewis e Waylon Jennings e affiancato dalla sua collega e artista June Carter − poi compagna di vita e moglie in seconde nozze − Johnny diviene schiavo della droga e dell’alcool ed entra in un vortice che lo porterà ad un’abissale discesa negli inferi: il disprezzo sempre più grande del padre, la fine del suo primo matrimonio, la sua carriera in crisi…
Il film è un’operazione biografica intensa che racconta vita e carriera dell’artista, ma anche l’amicizia, l’affetto ed il grandissimo amore di June grazie al quale Johnny imparerà a “rigare dritto” (Walk the Line, titolo del film nonchè di uno dei brani più famosi di Cash). La pellicola traccia un solco credibile tra la distruzione e la redenzione di Cash, il quale avrà la forza di rinascere e di ritornare sulle scene con l’indimenticabile concerto del 1968 alla prigione di Folsom − da cui fu tratto uno dei suoi dischi più celebri, Johnny Cash At Folsom Prison − divenendo così un narratore senza tempo, una voce unica nell’oscurità.

Protagonista è la musica ed insieme a questa l’amore, un difficile, doloroso, ma grandissimo amore, portato sulle scene dai due bravissimi attori Joaquin Phoenix e Reese Witherspoon − che sono il vero fulcro e la vera ricchezza della pellicola − entrambi candidati all’Oscar per questo film e diretti in maniera eccelsa da James Mangold.

Phoenix si è sottoposto ad una lunghissima preparazione, non solo recitativa ma anche vocale (così come la Witherspoon): infatti è proprio lui a cantare “I Walk the Line”, “Jackson”, “Ring of Fire” e gli altri celebri brani di Cash, senza affidarsi al playback. Poco rilevanti invece le controfigure degli altri grandi della musica, come Elvis e Jerry Lee Lewis. Bellissima ed evocativa, naturalmente, la colonna sonora.
Tratto da: occhi sul cinema

Titolo originale: Walk the Line
di James Mangold
USA, 2005
Genere: Biografico/Musicale
Colonna sonora: T-Bone Burnett
Produzione: Fox 2000 Pictures, Tree Line Films,
Catfish Productions, Konrad Pictures
Distribuzione: 20th Century Fox Italia

Ti vesti di nero perchè non hai trovato
nient’altro da mettere,
hai scoperto il tuo sound perchè non suoni bene,
e hai cercato di baciarmi perchè non volevi…
dovresti prenderti qualche responsabilità una volta ogni tanto John.

Sposami June, sei la mia migliore amica…”

Tu hai paura. Paura di innamorarti…
Paura di perdere il controllo…

Johnny Cash

 

 

“John, non puoi mettere quella camicia, è nera”
“È l’unica camicia colorata che abbiamo, che cos’ha il nero che non va”
“Che sembri uno che va a un funerale”
“Forse è così”

Così nasce la storia del cosiddetto “uomo in nero”. Quando saliva sul palco e diceva al microfono “Hello, I’m Johnny Cash”, era tutto ciò che la gente aveva bisogno di sentire. Johnny Cash, una delle stelle più luminose del firmamento musicale mondiale, padre della musica country, emerso da Memphis gomito a gomito con Elvis Presley, suo compagno di tour così come Jerry Lee Lewis. Tutta gente che ha reinventato la musica.
Tuttavia non è un film sulla musica di Johnny Cash, ma un film sulla rinascita di un uomo, un film sull’amore, quello che brucia l’anima (come da titolo italiano) e che apre gli occhi, quello che fa fare tanti passi indietro nella ricerca di se stessi, per il bene di entrambi. La magia riesce grazie alle straordinarie interpretazioni di Joaquin Phoenix, che riporta sullo schermo l’elettricità di Cash, e di Reese Whiterspoon (premio Oscar per lei), che ha con sé l’energia e la grinta di June Carter, oggetto del desiderio, musa e salvezza del cantautore americano.

Non è stata una vita facile quella di Johnny Cash: da bambino perde il fratello maggiore in un tragico incidente sul lavoro, il figlio preferito dal padre, che porterà i due ad un acceso conflitto mai davvero risolto. Il servizio militare lo allontana dalla famiglia e lo porta in aviazione, dove una chitarra permetterà a Cash di sfogare la sua amarezza verso il mondo esterno. Le sue sono storie di disadattati, di carcerati, di galera (Folson Prison Blues ne è un esempio), tuttavia la sua anima lo porta a cercare successo con il gospel.
Il gospel non vende” dirà il produttore della Sun Records di Memphis, ed è così che il “man in black” proporrà il suo sound costante come un treno e tagliente come un rasoio, trovando il successo tanto agognato.

Ma una volta in cima si è sempre sull’orlo del precipizio, e così la droga e i problemi matrimoniali con la prima moglie Vivian porteranno Cash alla disfatta, giorno dopo giorno, canzone dopo canzone, tour dopo tour, mentre intanto l’amore nei confronti di June brucia sempre di più.
La musica è al servizio del film, i successi di Johnny Cash accompagnano le sequenze della pellicola, talvolta nascendo dalle sequenze stesse, perché nella musica dell’uomo in nero c’è la difficoltà di una vita vissuta sempre all’eccesso, con il piede a spingere il pedale dell’acceleratore anche a rischio di fondere (ed è eloquente la scena del trattore impantanato durante il giorno del Ringraziamento).

June è l’ancora di salvezza, l’amica che lo fa star bene, l’amore che lo fa star male; i duetti sul palco sono l’occasione per averla vicino, per sentirla parte di sé, e i brividi scendono lungo la schiena quando i due si ritrovano a cantare It Ain’t Me Baby (meravigliosa canzone di Bob Dylan): il testo della canzone dice “Io non sono il tuo tipo, io non sono quello che cerchi”, ma quando la coppia intona il ritornello nei loro occhi c’è la grande contraddizione di due persone che si amano e che non possono stare lontane l’una dall’altra.

Quando l’amore brucia l’anima non resta che lasciarsi andare ad esso, nella ricerca di se stessi, nella ricerca dell’altro, nella fusione tra musica e sentimenti, in questo caso nella miscela tra musica, sentimenti e cinema che è ciò che serve per generare il capolavoro.
Stai tenendo questa gente sulla brace, John” afferma June nella scena più emozionante del film, perché in realtà a bruciare sulla brace siamo noi, e Johnny Cash risponde a nome di tutti, con il fiato sospeso: “Sei tu che mi tieni sulla brace”. E non è un caso se il cantante è scomparso nel settembre del 2003, quattro mesi dopo la morte della sua June. Un film indimenticabile, romantico e potente, su un uomo che ha raccontato per decenni la sua America, lasciandoci in eredità il grande vuoto di un artista che il mondo di oggi non riuscirebbe più a concepire.

di Alessio Trerotoli

Tratto da: Una vita da cinefilo.com

 

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