Quelle come me – Alda Merini

Io non ho bisogno di denaro.

Io non ho bisogno di denaro
ho bisogno di sentimenti
di parole
di parole scelte sapientemente
di fiori detti pensieri
di rose dette presenze
di sogni che abitino gli alberi
di canzoni che facciano danzare le statue
di stelle che mormorino
all’orecchio degli amanti.
Ho bisogno di poesia,
questa magia che brucia
la pesantezza delle parole
che risveglia le emozioni e dà colori nuovi.

Alda Merini

 

Alda Merini, poetessa, aforista e scrittrice italiana, nasce a Milano il 21 marzo 1931 in una famiglia di origini modeste.
Esordisce come autrice a soli quindici anni, l’anno successivo (1947) ella incontra quelle che definirà come “prime ombre della sua mente” e viene internata per un mese all’ospedale psichiatrico di Villa Turro.
Nel 1951, su suggerimento di Eugenio Montale e di Maria Luisa Spaziani, l’editore Giovanni Scheiwiller stampa due sue poesie inedite in Poetesse del Novecento. In questo periodo frequenta Salvatore Quasimodo per motivi di lavoro ma anche per amicizia.
Sposa Ettore Carniti, proprietario di alcune panetterie di Milano, nel 1953, pubblica alcune raccolte di poesie e nel 1955 nasce la prima figlia Emanuela.

Nei primi anni Sessanta inizia per lei un difficile periodo di silenzio e di isolamento, viene internata nell’Ospedale Psichiatrico Paolo Pini di Milano dove rimane fino al 1972 potendo rientrare più volte in famiglia e dà alla luce altre tre figlie, che in seguito verranno affidate ad altre famiglie.
In un alternarsi di periodi buoni e di periodi difficili, Alda Merini nel 1979 ricomincia a scrivere, nei suoi scritti intensi e drammatici racconta la sua esperienza, gli orrori e i maltrattamenti a cui l’internamento al manicomio esponeva.
Rimasta vedova nel 1983, decide di dare in affitto una camera della sua abitazione a un amico pittore per poter far fronte a una precaria situazione finanziaria; inizia un’amicizia con il poeta Michele Pierri che dimostra di apprezzare i suoi suoi lavori, i due si sposano nel 1983 e Alda si trasferisce a Taranto dove rimarrà per circa quattro anni.

Un periodo di tranquillità che non durerà a lungo, dopo aver nuovamente sperimentato gli orrori del manicomio, questa volta a Taranto, nel 1986 ritorna ai suoi amati Navigli di Milano, riprende a scrivere e riallaccia le amicizie di un tempo. Sono anni molto fecondi per la poetessa, per la sua produzione letteraria, i suoi interventi pubblici, diversi premi le vengono assegnati e una laurea honoris causa dall’Università di Messina. Il suo indomabile spirito e la sua fragilità emotiva conquistano una nuova serenità.
Alda Merini muore a Milano il giorno 1 novembre 2009 nel reparto di oncologia dell’ospedale San Paolo a causa di un tumore.
In memoria della sua persona e della sua opera, le figlie hanno dato vita a un sito internet in ricordo della poetessa, un elogio all’ ”ape furibonda”, alla sua figura di scrittrice e madre.

Quelle come me

Quelle come me stanno in silenzio
Quelle come me regalano sogni,
anche a costo di rimanerne prive…
Quelle come me donano l’Anima,
perché un’anima da sola è come
una goccia d’acqua nel deserto…
Quelle come me tendono la mano
ed aiutano a rialzarsi, pur correndo il rischio
di cadere a loro volta…
Quelle come me guardano avanti,
anche se il cuore rimane sempre qualche passo indietro…
Quelle come me cercano un senso all’esistere e,
quando lo trovano, tentano d’insegnarlo
a chi sta solo sopravvivendo…
Quelle come me quando amano, amano per sempre…
e quando smettono d’amare è solo perché
piccoli frammenti di essere giacciono
inermi nelle mani della vita…
Quelle come me inseguono un sogno…
quello di essere amate per ciò che sono
e non per ciò che si vorrebbe fossero…
Quelle come me girano il mondo
alla ricerca di quei valori che, ormai,
sono caduti nel dimenticatoio dell’anima…
Quelle come me vorrebbero cambiare,
ma il farlo comporterebbe nascere di nuovo…
Quelle come me urlano in silenzio,
perché la loro voce non si confonda con le lacrime…
Quelle come me sono quelle cui tu riesci
sempre a spezzare il cuore,
perché sai che ti lasceranno andare,
senza chiederti nulla…
Quelle come me amano troppo, pur sapendo che,
in cambio, non riceveranno altro che briciole…
Quelle come me si cibano di quel poco e su di esso,
purtroppo, fondano la loro esistenza…
Quelle come me passano inosservate,
ma sono le uniche che ti ameranno davvero…
Quelle come me sono quelle che,
nell’autunno della tua vita,
rimpiangerai per tutto ciò che avrebbero potuto darti
e che tu non hai voluto…

Alda Merini

 


L’altra verità, di Alda Merini

di Roberto Russo

Cosa ci separa dalla follia? Quale sottile percezione si accende, o si spegne, nel malato mentale? Alda Merini, una delle massime voci poetiche della moderna letteratura italiana, affida a una prosa diretta, semplice all’apparenza, la descrizione del suo personale passaggio in manicomio, fra i pazzi, per citarla.

Quando venni ricoverata per la prima volta in manicomio ero poco più di una bambina, avevo sì due figlie e qualche esperienza alle spalle, ma il mio animo era rimasto semplice, pulito, sempre in attesa che qualche cosa di bello si configurasse al mio orizzonte; del resto ero poeta e trascorrevo il mio tempo tra le cure delle mie figliole e il dare ripetizione a qualche alunno, e molti ne avevo che venivano a scuola e rallegravano la mia casa con la loro presenza e le loro grida gioiose. Insomma, ero una sposa e una madre felice, anche se talvolta davo segni di stanchezza e mi si intorpidiva la mente.”

Il lettore medio ha un’idea spesso imperfetta della malattia mentale interpretata di sovente come la perdita dell’equilibrio, del controllo, del senso del limite.

La follia è una condizione umana. Legge Basaglia


Alda Merini nel 1996 strinse un profondo sodalizio con il musicista e cantautore toscano Giovanni Nuti, scrivendo numerosi testi perché fossero da lui musicati. Insieme hanno registrato diversi album e singoli in cui Nuti si presenta nella duplice veste di compositore ed esecutore, hanno condiviso il palco in spettacoli memorabili fino alla morte della “musa dei Navigli”, candidata più volte al Premio Nobel per la Letteratura.

Nel 2014 Giovanni Nuti e Monica Guerritore hanno messo in scena lo spettacolo Mentre rubavo la vita folle e commovente con testi di Alda Merini, musiche dello stesso Nuti e regia di Mimma Nocelli.

Il regno delle donne

Il regno delle donne
C’è un regno tutto tuo
che abito la notte
e le donne che stanno lì con te
son tante, amica mia,
sono enigmi di dolore
che noi uomini non scioglieremo mai.
Come bruciano le lacrime
come sembrano infinite
nessuno vede le ferite
che portate dentro voi.
Nella pioggia di Dio
qualche volta si annega
ma si puliscono i ricordi
prima che sia troppo tardi.
Guarda il sole quando scende
ed accende d’oro e porpora il mare
lo splendore è in voi
non svanisce mai
perché sapete che può ritornare il sole.
E se passa il temporale
siete giunchi ed il vento vi piega
ancor più forti voi delle querce e poi
anche il male non può farvi del male.
Una stampella d’oro
per arrivare al cielo
le donne inseguono l’amore.
Qualche volta, amica mia,
ti sembra quasi di volare
ma gli uomini non sono angeli.
Voi piangete al loro posto
per questo vi hanno scelto
e nascondete il volto
perché il dolore splende.
Un mistero che mai
riusciremo a capire
se nella vita ci si perde
non finirà la musica.
Guarda il sole quando scende
ed accende d’oro e porpora il mare
lo splendore è in voi
non svanisce mai
perché sapete che può ritornare il sole
dopo il buio ancora il sole.
E se passa il temporale
siete prime a ritrovare la voce
sempre regine voi
luce e inferno e poi
anche il male non può farvi del male.

Alda Merini

I poeti lavorano di notte

Forse li abbiamo incontrati qualche volta, i Poeti. Quelli con la lettera maiuscola. A volte non si rendono neanche conto di noi, ma c’è di che perdonarli, non hanno la stessa percezione del tempo e dello spazio che anima la maggior parte degli esseri viventi. Il loro è un “esistere teneramente diafano” anche nella più intensa delle passioni civili.

La “dittatura degli orologi e dei calendari” può costringerci a una corsa continua, ma non toglie loro il piacere dell’osservazione oltre il disincanto, non sottrae, alle infaticabili mani, il diritto di “disegnare archi profondi di parole altre”, e, soprattutto si configura come una dimensione superata dalla stessa esistenza, come ci ricordano gli splendidi versi della Merini.

di Sara Rania alias Kitsuné


I poeti

I poeti lavorano di notte
quando il tempo non urge su di loro,
quando tace il rumore della folla
e termina il linciaggio delle ore.
I poeti lavorano nel buio
come falchi notturni od usignoli
dal dolcissimo canto
e temono di offendere iddio
ma i poeti nel loro silenzio
fanno ben più rumore
di una dorata cupola di stelle.

Alda Merini


UNA POLEMICA E UNA POESIA

Qui c’è una poesia e una polemica. Voglio parlare della prima, non solo perché credo sia la più importante, la più vera e allo stesso tempo la più amabile delle poesie, ma soprattutto perché viene da lei. Da Alda Merini. Da colei che avrei tanto potuto ascoltare dal vivo. Da colei che inneggiava ai Navigli e che è stata emarginata proprio a causa di quella follia che forse, ci renderebbe tutti un po’ più sani.

La polemica è quella di Fabio Volo. E’ una specie di stoccata, verso tutti coloro che hanno un bel da fare a riempirlo di mail cariche di rabbia. Non si tratta di qualcosa di nuovo, anzi. E’ forse uno dei lamenti allo stesso tempo più antichi e più attuali, e in fondo anche uno di quelli più inascoltati. Ma ho voglia di lasciare che si perda tutto il resto, che si dissipi come l’odio gratuito, in quella dimensione globale di tolleranza creata voce della Merini.

di Sara Rania alias Kitsuné

L’amore è sofferenza, pianto, gioia, sorriso.
L’amore è felicità, tristezza e tormento.
Non si ama con il cuore
si ama con l’anima che si impregna di storia,
non si ama se non si soffre
e non si ama se non si ha paura di perdere.
Ma quando ami vivi, forse male, forse bene, ma vivi.
Allora muori quando smetti di amare,
scompari quando non sei più amato.
Se l’amore ti ferisce,
cura le tue cicatrici e credici, sei vivo.
Perchè vivi per chi ami e per chi ti ama.

Alda Merini

Il 21 marzo di ogni anno si celebra la Giornata Mondiale della Poesia, istituita nel 1999 dall’UNESCO, l’agenzia specializzata delle Nazioni Unite, al fine di riconoscere all’espressione poetica un ruolo privilegiato nella promozione del dialogo interculturale, della comunicazione e della pace.

 

Giornata mondiale della poesia 2012: tra L’Aquila, la Shoah e Alda Merini

di Roberto Russo

La poesia non è morta, anche se per alcuni può essere noiosa; non è morta anche se in molti scrivono poesie (a loro dire) ma poeti non sono. E che non sia morta lo testimoniano due eventi legati all’odierna giornata.

Da un lato abbiamo la Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO che ha scelto di celebrare la Giornata a L’Aquila, “eleggendola quale sede della Giornata Mondiale della Poesia per dare luce a questa città distrutta che, con il terremoto del 6 aprile del 2009, ha visto sbriciolarsi le proprie splendide architetture e le sue ricchezze artistiche e culturali”. Dall’altro lato abbiamo l’annuncio che a Torino verrà realizzato il Memoriale dedicato “ai poeti assassinati nei campi di sterminio nazisti, durante la Shoah”. Grazie all’associazione onlus Nessun uomo è un isola e al Gruppo EveryOne verranno ricordati.

Sono nata il ventuno a primavera

Sono nata il ventuno a primavera
ma non sapevo che nascere folle,
aprire le zolle
potesse scatenar tempesta.
Così Proserpina lieve
vede piovere sulle erbe,
sui grossi frumenti gentili
e piange sempre la sera.
Forse è la sua preghiera.

Alda Merini

 

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