Siamo noi, siamo in tanti,
ci nascondiamo di notte per paura degli automobilisti,
dei linotipisti, siamo i gatti neri,
siamo pessimisti, siamo i cattivi pensieri
e non abbiamo da mangiare…
com’è profondo il mare

 

 

E’ Gino Paoli a scoprire Lucio Dalla e ad avviarlo alla carriera solista: in lui vede il primo cantante soul italiano. Debutta a Sanremo nel 1966 a fianco degli Yardbirds, leggendario gruppo-culla del blues rock britannico di Jeff Beck. Nel 1967 è spalla di Jimi Hendrix nel concerto Piper di Milano.
Nel 1974 inizia la sua collaborazione con Roberto Roversi, poeta e intellettuale bolognese fondatore con Pasolini e Fortini della rivista letteraria di poesia “Officina”. La “canzone politica” di Dalla e Roversi dà voce alle ansie di quella Italia che non si piega alle “verità ufficiali”, che vuole bucare il muro di gomma del potere e del perbenismo, che reclama un cambiamento profondo della società.
In seguito sarà lui stesso a scrivere i testi delle sue canzoni e Dalla si rivela autore sensibile e fantasioso, mescolando idealismo politico e sentimenti, eccentricità e humour.

 

 

In una sera buia sporca fredda
brutta come questa
forse ti chiamerò perché vedi
io credo che l’amore è l’amore che ci salverà

 

 

Ci guardi e splendi,
di cercarti io non smetterò,
abbiamo tutti voglia di parlarti
mi senti…mi senti
Ah! Sono Tuo figlio anch’io, Dio
Sono Tuo figlio anch’io, Dio, Dio

 

 

Con il bizzarro pseudonimo di Domenico Sputo, Dalla ha partecipato in vesti di corista, tastierista e sassofonista a diversi album degli Stadio, Ron, Luca Carboni fino ad autocitarsi nel brano “Domenico Sputo” presente nell’album Luna Matana.
Negli anni ’90 viene insignito anche della laurea ad honorem in Lettere e Filosofia (Discipline di arte musica e spettacolo) dall’Università di Bologna.
Nel 2001 è stato il direttore creativo di My-Tv, la prima web-tv italiana.
Ha collaborato con molti artisti, parolieri e arrangiatori, sempre pronto a rinnovarsi, sempre pronto a rimettersi in gioco.

Lucio Dalla muore il 1° marzo 2012 nella sua camera d’albergo a Montreux, in Svizzera, stroncato da un infarto. Era nel mezzo di un tour europeo di successo e niente lasciava presagire la fine. I funerali non possono non svolgersi il 4 marzo, il giorno in cui avrebbe compiuto 69 anni. La sua vita privata è rimasta sempre avvolta da un velo di riservatezza.

 

È eterno ogni minuto, ogni bacio ricevuto
dalla gente che ho amato.

Lucio Dalla

 

Da giovani, si piangeva e si sorrideva a sentire Lucio Dalla.
Sembrava lontano, perché era troppo bravo e diverso;
sembrava vicino, perché era un vero artista.
Quelle emozioni da giovani però sono particolari:
non invecchiano mai.

Luca De Biase

Ciao Lucio.
Grazie.
Lucio Dalla è stato una delle persone più libere fra quelle che hanno fatto canzoni nella nostra storia.
Era libero di seguire tutti i doni che gli sono stati fatti.
Prima di tutto quello di una musicalità che gli usciva da ogni poro. Bastava che posasse le mani su un pianoforte o soffiasse su un sax o un clarinetto e ne usciva subito MUSICA. Poi la sua voce che, naturalmente, era così piena di MUSICA che tante volte era costretto a inventare linguaggi e suoni perché la lingua italiana non gli bastava.
E finalmente le parole, quando ha cominciato a scriverle – da Come è profondo il mare in poi – sono sempre state piene di malinconia, meraviglia, ironia, gioco, stupore.
E tutto è sempre stato all’insegna di un’enorme, instancabile vitalità.
Durante l’anno più difficile della mia vita – quando mi sono ritrovato a fare l’artigliere da montagna a Belluno – le poche volte che mi hanno dato una licenza, non più di cinque/sei, sul mangianastri della mia vecchia Opel girava sempre “Dalla”, l’album con Balla Balla Ballerino, Il parco della luna, La sera dei miracoli, Meri Luis, Cara e altre meraviglie. In uno stato emotivo come quello era incredibile l’effetto che mi facessero quelle canzoni. Chiaramente, al rientro in caserma, le stesse canzoni avevano il compito di passarmi un po’ di forza ma succedeva sempre che su Futura, l’emozione diventasse quasi insostenibile. Amarezza e speranza, malinconia e gioiosità, attaccamento al passato e spinta verso il futuro, in quel pezzo (insieme a chissà quanti altri stati d’animo) c’erano e ci sono tutti.
Era il terzo album di una trilogia di capolavori: “Come è profondo il mare”, “Lucio Dalla”e “Dalla” che, cosa più unica che rara nella nostra storia, erano uno dietro l’altro. Un filotto di gioielli.
Parecchi anni fa, mi arriva una chiamata sul telefono. Io rispondo ed era proprio lui. Non c’eravamo mai sentiti prima. Mi dice “Guarda, scusa se ti disturbo, ma avevo bisogno di dirti una cosa velocissima. Ho sentito la tua nuova canzone per radio e vedrai che con quella vendi settecentomila copie”. Io non feci neanche in tempo a ringraziarlo per la sorpresa che lui aveva già messo giù. Dentro di me pensavo “See, settecentomila copie… ma quando mai…”. La canzone, appena uscita, era Certe notti.
Concludo dicendo che fra le tante cose che ammiro in lui c’è la sua anomalia. Lo classificano fra i cantautori ma è un’etichetta che non lo inquadra bene.
Lui era ed è Lucio Dalla.

Ligabue

Un grande innovatore. Un artista coraggioso, un uomo pieno di ironia che sapeva commuovere. Gli piaceva prendere tutti in contropiede. Lo ha fatto anche oggi.

Enrico Ruggeri

 

Lucio Dalla: Poesia e Verità