Roberto Baggio, uno dei più grandi campioni che l’Italia abbia avuto, uno dei più noti a livello mondiale, nasce il 18 febbraio 1967 a Caldogno, in provincia di Vicenza.
All’età di 15 anni passa alla Lanerossi Vicenza, in serie C. Non ancora maggiorenne, nella stagione 1984/85, segna 12 reti in 29 partite e aiuta la squadra a passare in serie B.

Il talento di Baggio non sfugge alla serie A: il giocatore viene ingaggiato dalla Fiorentina. A causa di un grave infortunio Baggio rientra a fine campionato per segnare il suo primo goal in A, è il 10 maggio, e si tratta della punizione-goal contro il Napoli che dà ai viola la matematica salvezza. Tra Baggio e Firenze nasce un amore. Roby conclude la stagione calcistica a Firenze dove viene celebrato il suo matrimonio il primo luglio del 1989. Ma, alle 13.48 del 18 maggio 1990, la Fiorentina annuncia ufficialmente la cessione di Baggio alla Juventus per 18 miliardi (una cifra record per quei tempi), a Firenze scoppia la rivolta.

Arriva così il Mondiale di Italia ’90 e Roberto nelle prime tre partite viene lasciato in panchina, ma nella terza gara il ct Azeglio Vicini fa entrare Baggio per farlo giocare in coppia con Schillaci. Contro la Cecoslovacchia segna una rete memorabile e ci fa vivere le “NOTTI MAGICHE DI ITALIA ‘90”. L’Italia grazie anche ai gol di Baggio arriva in semifinale dove trova l’Argentina del temutissimo Diego Armando Maradona, che eliminerà gli azzurri ai calci di rigore.

L’avvio del campionato con la Juventus agli ordini di Maifredi non è dei più felici, Baggio viene accusato dalla stampa di essere incostante e di non saper essere un leader per la squadra; il 6 aprile 1991 torna per la prima volta a Firenze da avversario, si rifiuta di battere un calcio di rigore e la Juve perde 1 a 0. Uscendo dal campo raccoglie una sciarpa viola che gli viene lanciata dalla tribuna. Ma poi con il ritorno di Trapattoni le cose cominciano a migliorare.

Con la Juventus Baggio segna 78 reti in cinque campionati. Sono questi gli anni in cui raggiunge l’apice della sua carriera. Nel 1993 vince il prestigiosissimo Pallone d’Oro, nel 1994 il premio Fifa World Player. Con la maglia bianconera vince uno scudetto, una coppa Uefa e una coppa Italia.

Sulla panchina che guida gli azzurri ai mondiali USA ’94 siede Arrigo Sacchi. Baggio è attesissimo e non delude. Sebbene i rapporti con l’allenatore non siano felici, gioca sette partite segnando cinque reti, tutte importantissime. L’Italia arriva in finale dove trova il Brasile. La partita finisce in pareggio e ancora una volta il risultato viene affidato alla lotteria dei rigori. Baggio, uno degli eroi di quest’avventura mondiale che è sceso in campo in condizioni gravi, con uno stiramento alla coscia destra e che durante la partita ha subito due falli durissimi che hanno peggiorato le cose, è l’ultimo a dover tirare: il suo tiro finisce sopra la traversa. La coppa è del Brasile.

La Juventus decide di puntare sul promettente giovane Alessandro Del Piero e Baggio viene ceduto al Milan. Gioca solo due stagioni in rossonero, dove viene considerato solo un sostituto. Fabio Capello non riesce a inserirlo nei suoi schemi e anche se alla fine vincerà lo scudetto, il contributo di Baggio al Milan sembrerà trascurabile.

Baggio accetta così l’offerta che arriva da Bologna dove lì conquisterà il miglior record in campionato segnando 22 goals in 30 presenze e farà splendere il Bologna conquistando così la convocazione in azzurro per i mondiali di France ’98 a furor di popolo.

Ai mondiali di Francia ’98 Baggio è considerato riserva del fantasista Alessandro Del Piero che però delude le aspettative. Baggio gioca 4 partite e segna 2 reti. L’Italia arriva fino ai quarti dove viene eliminata dalla Francia che poi vincerà il prestigioso torneo.
Il grande Roberto viene fatto entrare in campo durante i tempi supplementari e farà tremare tutta la difesa francese in 5 minuti.

Baggio poi passa all’Inter per due anni, la sua squadra del cuore da quando era bambino.
Si avvicina così il 2000 e Baggio, come tutta l’Italia, si aspetta la convocazione in Nazionale per gli Europei. Roberto dimostra ancora una volta di saper giocare, ma il CT della Nazionale Dino Zoff non ne vuole sapere e lascia Baggio fuori dalla lista dei 25 convocati. Questa era, forse, l’ultima opportunità per Baggio di partecipare al suo primo Europeo, ma evidentemente “qualcuno” non gli ha concesso questo onore.

Dopo il divorzio con Lippi, Baggio si ritrova a dover cercare squadra, le offerte dall’estero non mancano, in particolar modo dalla Spagna. Roberto però al prezzo di un ingaggio meno alto preferisce rimanere in Italia e sceglie il Brescia dove con Mazzone spera di rinascere per l’ennesima volta.
Ma purtroppo Baggio deve fare i conti con gli infortuni, al rientro  contro la Fiorentina fa impazzire i tifosi, una strepitosa doppietta che fa esplodere il Rigamonti. Il Codino è tornato a segnare. I tifosi credono in lui e Baggio non li delude. Inizia la sua scalata di goals che porterà il Brescia alla salvezza. Un record per la società che fin a quel momento non era riuscita a rimanere in Serie A per due stagioni consecutive.

Baggio ha dimostrando al mondo intero cosa significa essere una vero campione e quando non viene convocato ai Mondiali di Korea e Giappone, il mondo intero resta disgustato dal comportamento di Giovanni Trapattoni che porta con sè al posto di Baggio una bottiglia di acqua Santa che, ovviamente, gli servì a poco. L’Italia viene squalificata dal campionato del mondo perdendo contro la Korea ai tempi supplementari.

Chiude la sua carriera con il Brescia, Baggio lascerà il calcio a fine stagione. Roberto però ha ancora due obiettivi da concludere… non se ne andrà senza aver messo la sua firma.
Il primo lo raggiunge il 14 marzo 2004 contro il Parma. Baggio al limite dell’area di rigore spiazza un’intera difesa ed insacca il pallone alla sinistra del portiere e sigla il suo 200° goal in Serie A. Si alza una standing ovation da entrambe le tifoserie.

Il secondo è l’addio alla Nazionale. Il 28 aprile 2004 nell’amichevole contro la Spagna, Baggio ha i riflettori puntati su di lui. Lo stadio pieno di striscioni “pro Baggio” preparati dai tifosi. Molti con le lacrime agli occhi ad ammirare per l’ultima volta il codino con la maglia azzurra. A pochi minuti dalla fine della partita Baggio viene sostituito. Si alza per l’ultima volta una standing ovation che non avrà mai fine in onore di chi portò l’Italia al centro del mondo. L’uomo indiscusso che, se non fosse stato per infortuni e nemici, avrebbe battuto tutti i record dell’albo d’oro del calcio, ma per il resto del mondo Lui è un record in persona.

L’ultima stagione con le rondinelle si conclude il 16 Maggio a San Siro contro il Milan con la quarta salvezza consecutiva per il Brescia. Baggio esce dal campo a 15 minuti dalla fine. Parte l’ennesima e grandissima standing ovation in onore di Baggio. Non lo vedremo mai più correre per gli stadi di Serie A.

Devoto buddhista dai tempi di Firenze, ha inoltre scritto un’autobiografia dal titolo “Una porta nel cielo”, pubblicata nel 2001. Baggio nel libro racconta il superamento dei periodi difficili e come è tornato più forte in seguito ai gravi infortuni. Approfondisce poi i suoi difficili rapporti con i passati allenatori, elogiando anche le buone qualità di altri, come Giovanni Trapattoni, Carlo Mazzone e Gigi Simoni.

Commento: non sono molto esperta di calcio, ma Roberto Baggio l’ho sempre stimato per quello che ha saputo essere e per quello che ha saputo dare. Ho sempre percepito un certo rispetto e una certa stima verso di lui nei tifosi di qualsiasi squadra, è un personaggio del nostro tempo di un certo spessore e credo che questo sentimento condiviso riguardi proprio la sua onestà e la sua semplicità, la capacità di emozionarsi e di far emozionare, la sua determinazione nel raggiungere gli obiettivi che si è preposto senza mai tradire se stesso e senza cedere alla parte oscura del calcio.

Leda


L’esperienza non è ciò che succede a un uomo,
ma quello che un uomo realizza utilizzando ciò che gli accade.”

Aldous Huxley


Baggio vince il Premio della Pace:

“Lo divido con gli alluvionati veneti”

Roberto Baggio ha vinto il “World Peace Award”. Il “Divin Codino”, che ha definito il premio “meglio del Pallone d’Oro”, ha detto che dividerà il riconoscimento con tutta la brava gente della mia terra ferita a morte”. Roberto Baggio riceverà il Premio della Pace a Hiroshima, assegnatogli da una giuria di Premi Nobel, ma la sua soddisfazione per il riconoscimento è offuscata dalla “calamità che ha colpito il Veneto”.
“Cari amici, fratelli e sorelle, di Caldogno e di tutto il Veneto – ha affermato l’ex campione di Caldogno (Vicenza) – parto alla volta del Giappone con l’anima in tormento. Da un lato la grande felicità provocata dal fatto di trovarmi in viaggio per andare a ricevere un riconoscimento mondiale che mi inorgoglisce molto di più di quello che fu il Pallone d’Oro. Essere stati indicati come ‘ambasciatori attivi’ per la Pace nel mondo e per la difesa dei diritti umani non ha eguali e rende risibile ogni altro successo personale e professionale. Eppure malgrado ciò, ecco la mia anima soffrire atrocemente per quel che Baggio Roberto, ovvero l’uomo di tutti i giorni ed ex ragazzo di campagna, deve lasciare seppure per breve tempo. Una terra, la mia, devastata da una natura che probabilmente si è ribellata alle tante e troppe mortificazioni ricevute da un’umanità se non colpevole almeno colpevolmente distratta. Il mio Veneto sommerso. La gente che soffre e che piange chi non ha più e per quel che gli è stato portato via”.
”E’ esattamente l’immagine che mi porto dentro – prosegue l’ex calciatore azzurro ora presidente del settore tecnico della Figc – e che mi spingerà a tornare al più presto per tentare, nel mio piccolo, di fare qualche cosa di utile per rendere possibilmente meno pesanti gli effetti di questa calamità. Io, nella pratica quotidiana di cittadino consapevole dei suoi diritti e dei suoi doveri, ho un’idea ben precisa rispetto alla regola fondamentale che dovrebbe guidare l’esistenza di ciascuno: la felicità del singolo non può e non deve mai passare attraverso l’infelicità altrui. Sicché, per quel che può valere e per il momento, posso garantire che vi porto nel cuore e che dividerò il premio che mi verrà consegnato in Giappone con tutta la brava gente della mia terra ferita a morte”.

9 novembre 2010
Fonte: blitzquotidiano.it

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