CAMPIONATO EUROPEO DI CALCIO
Il Campionato europeo di calcio UEFA (in francese Championnat d’Europe des Nations), indicato comunemente come Europeo o, più raramente, come Coppa Henri-Delaunay, dal nome del suo ideatore, è un torneo che si svolge dal 1960 con cadenza quadriennale e che mette a confronto le migliori squadre nazionali di calcio a livello europeo.
Le squadre a sorteggio vengono suddivise in 6 gruppi nei gironi di qualificazione, sfidandosi, le squadre vincitrici vengono ammesse alla fase finale, alla quale la squadra del paese ospitante è l’unica ad essere ammessa d’ufficio (curiosamente non lo è la squadra detentrice del titolo).
Dall’edizione 1984 la UEFA ha abolito la finale per il terzo posto.
Nella fase finale le squadre qualificatesi si affrontano in un torneo della durata di circa un mese suddiviso in una prima fase a gironi eliminatori seguita da una griglia ad eliminazione diretta.
Le prime edizioni ebbero luogo dal 1960 con un numero ristretto di squadre, ma la continua e costante diffusione del calcio, in ogni singolo paese europeo, ha provocato un notevole incremento di partecipanti sia della manifestazione che delle fasi di qualificazione, tanto che dal 2016 il numero delle squadre partecipanti alla fase finale è salito a 24.
La squadra che vince il Campionato europeo ha il diritto, ma non l’obbligo, di partecipare alla FIFA Confederations Cup (Coppa delle Confederazioni FIFA). È un torneo calcistico organizzato dalla FIFA a cui partecipano squadre nazionali: i campioni delle confederazioni continentali (UEFA, CAF, CONMEBOL, AFC, OFC e CONCACAF), i campioni mondiali in carica e la nazione ospitante la successiva Coppa del Mondo. Si svolge con cadenza quadriennale nell’anno precedente la Coppa del Mondo FIFA e viene giocato nel medesimo Stato che ospiterà il torneo mondiale.
IL TROFEO
ll trofeo assegnato alla squadra vincitrice degli Europei si chiama ufficialmente Coppa Henri Delaunay in onore del primo segretario generale dell’UEFA e promotore della prima edizione della manifestazione.
Originariamente realizzato dall’orafo Chobillon su progetto di Arthus Bertrand, il trofeo assegnato dall’edizione del 1960 fino a quella del 2004, su decisione della UEFA è stato rinnovato aumentandone le dimensioni e il peso per segnalare il suo prestigio e la sua importanza, in quanto simbolo del massimo torneo continentale organizzato dalla stessa UEFA.
A partire dall’edizione 2008 la Coppa in palio è in argento puro, pesa 8 kg ed è alta 60 cm, è stata forgiata dalla Asprey London, nota casa orafa che vanta una lunga tradizione nell’ambito dei trofei, risalente alla creazione dell’America’s Cup (disegnata dalla consociata Garrard nel 1848).
Il trofeo è simile a quello iniziale, si differenzia per la mancanza della base a forma di parallelepipedo quadrato su cui in passato venivano inseriti i nomi delle nazioni vincitrici, mentre nella nuova versione vengono incisi sul retro del trofeo; in compenso la base è stata leggermente allargata per dare maggior stabilità al trofeo. A livello decorativo la piccola figura con il pallone che campeggiava nella parte posteriore del trofeo è stata rimossa.
SCELTA PAESE OSPITANTE
In passato dopo che si erano svolte le qualificazioni, si decideva di disputare la competizione in uno dei quattro paesi la cui nazionale era riuscita a qualificarsi.
Dall’edizione del 1980, svolta in Italia, non è più così, in quanto ogni federazione può presentare la propria candidatura ed i rappresentanti dell’UEFA votano a scrutinio segreto uno dei paesi candidati.
LA MASCOTTE
Tutte le edizioni dei Campionati Europei di calcio, a partire dal 1980, hanno avuto la propria mascotte. Essa cerca di rappresentare, con un pupazzo, l’intero paese e questo diverte i bambini che si avvicinano così al calcio e allo sport in generale.
La mascotte dell’Europeo attualmente viene scelta direttamente dal pubblico votandone una tra quelle proposte.
Infine viene scelta anche una canzone ufficiale.
PARTITA ITALIA – SERBIA SOSPESA
allo stadio Ferraris di Genova
ottobre 2010
[…] Si è conclusa dopo pochi minuti Italia – Serbia, iniziata con 35′ di ritardo per il reiterato lancio di fumogeni in campo. E poi annullata dall’arbitro dopo che un petardo ha rischiato di colpire il portiere azzurro Viviano. Inutili i tentativi dei giocatori serbi, il capitano Stankovic in testa, di calmare gli animi dei criminali sistemati nel settore ospiti dello stadio di Marassi; la tensione era palpabile soprattutto sui volti dei giocatori della squadra balcanica, dopo l’episodio dell’aggressione del portiere titolare della Serbia, Stoikovic, che ha dovuto addirittura cercare riparo nello spogliatoio azzurro… articolo completo
Fonte: cittadellaspezia.com
Riflessioni: Lo sport per prima cosa dovrebbe essere divertimento …non strumento della “politica” o un’occasione di sfogo per i repressi-depressi.
Va anche detto che a volte sono gli stessi giocatori o, cosa inammissibile, persino gli arbitri a non comportarsi correttamente e ad esacerbare gli animi, a rompere gli equilibri, quando invece dovrebbero dare l’esempio perché lo sport è sì una passione, ma anche una disciplina.
Non a caso pediatri e insegnanti spesso invitano noi genitori a indirizzare i nostri figli verso i giochi di squadra perchè possano sperimentare la dinamica di gruppo, in cui ci sono delle regole precise che vanno rispettate, in cui ognuno dà del suo per contribuire a un risultato condiviso. Anche se, devo ammettere, a livello amatoriale spesso ho visto allenatori capaci da un punto di vista tecnico, ma incapaci nel gestire le tensioni tra i giocatori, nel stimolare i ragazzi a incanalare la loro energia nel gioco di squadra, anziché esprimersi con gesti aggressivi o di esibizionismo.
E per quanto riguarda quei genitori che seguono i propri figli nei campi da gioco, esibendosi a loro volta sbraitando di continuo, dovrebbero rendersi conto che arrecano fastidio a tutti, specie il loro intento di rendere il gioco solo una cruda competizione, anziché un’occasione di crescita.
Leda
MONDIALI DI CALCIO
Il campionato mondiale di calcio (in lingua inglese FIFA World Cup, Coppa del Mondo FIFA), è il massimo torneo calcistico per squadre nazionali maschili.
Nato nel 1930 da un’idea del dirigente sportivo francese Jules Rimet, si disputa ogni 4 anni, sotto l’egida della FIFA, ed è l’evento sportivo più seguito al mondo. La squadra vincente è proclamata “campione del mondo”.
CITTÀ DEL MESSICO 1970
La partita del secolo
Italia-Germania 4-3
Il 19 giugno 1970 resterà una data indimenticabile nella storia del calcio: allo stadio Azteca di Città del Messico veniva giocata una partita che per intensità, qualità, emozioni e capovolgimenti può essere considerata la “madre di tutte le partite”!
Pensateci bene: cosa vorreste vedere in una partita di calcio? Gol? Capovolgimenti di fronte? Giocatori che corrono e lottano gettando il cuore oltre l’ostacolo? Bene, Italia-Germania rappresenta tutto questo e anche di più.
Siamo ai mondiali messicani del 1970, il Brasile parte col favore dei pronostici, l’Italia non ha brillato nel girone di qualificazione (due pareggi a reti inviolate con Israele e Uruguay e una vittoria di misura sulla Svezia) e dopo essersi sbarazzata agevolmente dei padroni di casa nei quarti (4-1), si trova di fronte i lanciatissimi tedeschi. La Germania viene, infatti, da 4 brillanti vittorie (contro Marocco, Bulgaria, Perù ed Inghilterra) e viene pronosticata vincente sugli azzurri.
Intanto in Italia l’opinione pubblica si divide: è la staffetta tra Rivera e Mazzola l’argomento caldo. C’è chi vorrebbe l’abatino subito in campo, mentre un’altra parte dell’opinione pubblica è schierata con Mazzola e la sua maggiore esperienza.
In semifinale il Ct (Valcareggi) ripropone in attacco Mazzola e la scelta sembra dargli ragione: la squadra parte subito con un atteggiamento aggressivo e non sembra risentire del dualismo fra i due giocatori di punta della nostra squadra.
Dopo 8 minuti letteralmente scatenati da parte dei nostri, arriva il gol: è Boninsegna a sbloccare il risultato.
La partita va avanti con continui rovesci di fronte, con gli italiani che cercano il gol della sicurezza ed i tedeschi a rincorrere il pareggio.
Mancano pochi secondi alla fine della partita, gli italiani sono ormai convinti di avere la finale in pugno: ma come una doccia fredda arriva il pareggio tedesco. Schnellinger segna una rete che per galvanizza la Germania e gela gli azzurri.
E’ qui che la partita lascia i binari del semplice spettacolo sportivo per percorrere quelli della leggenda.
E’ il sesto minuto del primo tempo supplementare quando, grazie ad un malinteso della nostra difesa, Muller trova la via del gol: siamo sotto 2-1 e gli azzurri in campo appaiono distrutti.
Ma c’è un calciatore italiano che non ha nessuna intenzione di gettare la spugna: è Rivera, che tre minuti dopo la rete di Muller, batte una punizione verso Riva. Il terzino tedesco entra male e sbaglia il tempo dell’intervento, spalancando la via del gol a: è il 2-2.
E sempre Rivera da il “la” all’azione del terzo gol italiano: lancio a Domenghini, cross di quest’ultimo per Riva, tiro e rete: 3-2 nel giro di pochi minuti gli azzurri sono passati dall’inferno al paradiso.
Ma questa straordinaria partita aveva ancora emozioni da regalare all’estasiato pubblico messicano e ai milioni di spettatori televisivi.
Beckenbauer gioca con un braccio fasciato lungo il corpo, stringe i denti e guida in avanti i suoi: i tedeschi prendono esempio dal loro capitano e impiegano le energie residue in un rabbioso attacco alla porta azzurra.
Al 5′ del secondo tempo supplementare Muller riporta ancora in parità la partita: 3-3 e i messicani sugli spalti sono conquistati dalle due squadre, dai 22 in campo che lottano ancora su ogni pallone anche se sono passati più di 110 minuti di gioco!
La Germania attacca, crede nel risultato, ma in contropiede l’Italia completa la sua partita capolavoro: Boninsegna parte in progressione e salta Schultz, palla a Rivera che, smarcato dal passaggio si trova faccia a faccia con Maier (portiere tedesco), finta di corpo e palla depositata in rete di piatto: Italia-Germania 4-3!!
Dicevamo del pubblico: se capitate in Messico, fate un salto allo stadio di Città del Messico e potrete osservare la grande lapide di marmo che i messicani fecero deporre a immortale memoria degli eroi dell’Azteca.
Eroi, si, perché i giocatori delle due nazionali diedero vita quella sera di giugno ad uno spettacolo divino, conquistando il cuore di milioni di appassionati nel mondo.
E anche se gli italiani vinsero la gara, l’onore va equamente diviso con i loro avversari, che diedero sul campo prova di coraggio e orgoglio pari a quella degli azzurri.
L’avventura mondiale degli azzurri finì malamente in finale contro il Brasile di Pelè… ma questa è un’altra storia!
SPAGNA – Coppa del mondo 1982
Spagna ’82 fa subito venire in mente ricordi stupendi a tutti i tifosi italiani: il Mondiale tornò in Europa dopo otto anni e venne completamente cambiato il regolamento, con sei gironi da quattro squadre nel primo turno, una seconda fase con gironi a tre, semifinali e finale. Grandi sorprese, in questa edizione, furono la partecipazione dell’Honduras e della Nuova Zelanda, oltre alle meteore Kuwait e Algeria. Importante, infine, il ritorno dell’Inghilterra.
L’organizzazione dell’evento
La FIFA assegnò la competizione alla Spagna già nel 1966 quando, per svariate ragioni, vennero selezionati i paesi ospitanti delle edizioni successive, fino al 1982.
Il clima politico in cui si svolse questo campionato mondiale era abbastanza disteso, nonostante un tentativo di colpo di stato del colonnello Tejero circa un anno prima. Tentativo abortito sul nascere e che provocò l’ilarità della stampa britannica circa la proverbiale inaffidabilità dei Paesi latini.
La grande novità di questi Mondiali fu senza dubbio l’incremento del numero delle formazioni partecipanti: da 16 a 24 squadre.
Ciò permise a ben 14 Paesi europei di prender parte alla competizione e per la prima volta scesero in campo le rappresentanti di tutti i 5 Continenti e delle 6 Confederazioni.
Grazie all’incremento del numero di squadre partecipanti, che consentì a tutte le formazioni più forti del momento di prender parte al torneo, i Mondiali in Spagna furono teatro di un calcio di alto livello e di una ricca parata di stelle internazionali. Tra tutte: il francese Michel Platini, l’ex Pallone d’oro Oleg Blochin, i tedeschi Kalle Rummenigge, Hansi Müller e Pierre Littbarski. La Polonia schierava, oltre ai collaudati Grzegorz Lato e Wladyslaw Zmuda, anche la stella internazionale Zbigniew Boniek, fresco di ingaggio da parte della Juventus insieme al citato Platini.
Fece il suo esordio nella competizione mondiale anche uno dei giocatori più forti della storia del calcio: Diego Armando Maradona, il cui talento esplose nell’edizione successiva in Messico.
L’incremento del numero delle formazioni partecipanti comportò anche uno stravolgimento nell’organizzazione del torneo.
La fase dei gironi, infatti, prevedeva 6 gironi composti di quattro squadre ciascuno. Le prime due squadre classificate di ciascun girone venivano inserite in ulteriori quattro gironi, composti, a loro volta, di 3 squadre ciascuno.
Le vincitrici di questa seconda fase, avrebbero dato vita alla due semifinali che definivano le partecipanti alla finalissima.
La Nazionale contestata
La squadra azzurra era ancora sotto la guida del CT Enzo Bearzot, fortemente contestato dalla stampa per aver escluso dalla rosa dei convocati giocatori di livello come l’interista Beccalossi e il romanista Pruzzo e per aver invece deciso di portare ai mondiali in Spagna Paolo Rossi, reduce da due anni di squalifica in quanto coinvolto nello scaldalo del calcio scommesse.
Gli Azzurri parteciparono a questi Mondiali tra innumerevoli incognite e polemiche e con scarsa fiducia da parte dei giornalisti del Bel Paese.
La rosa della squadra italiana era formata al completo da: 1 Zoff, 2 Baresi, 3 Bergomi, 4 Cabrini, 5 Collovati, 6 Gentile, 7 Scirea, 8 Vierchowod, 9 Antognoni, 10 Dossena, 11 Marini, 12 Bordon, 13 Oriali, 14 Tardelli, 15 Causio, 16 Conti, 17 Massaro, 18 Altobelli, 19 Graziani, 20 Rossi, 21 Selvaggi, 22 Galli.
Il CT Enzo Bearzot decise quindi di rimanere fedele al suo blocco Juve come nel Mondiale in Argentina del 1978, rinforzato da giocatori di altissimo livello come il romanista Bruno Conti, l’attaccante Altobelli e difensori come Baresi e Bergomi.
La squadra italiana vantava una formazione di tutto rispetto, composto da individualità di elevato spessore tecnico.
Nonostante ciò la prima fase dei gironi fu alquanto deludente. Gli Azzurri vennero inseriti in un girone abbastanza ostico, insieme a Polonia, Perù e Camerun.
La Nazionale fece il suo esordio in questi Mondiali proprio contro la squadra polacca, portando a casa una brutta partita terminata col risultato finale di 0-0.
Nella partita contro il Perù, l’Italia mostrò un buon gioco e nel primo tempo passò in vantaggio grazie alla rete di Conti. Nel secondo tempo Causio sostituì Paolo Rossi, decisamente non in perfetta forma, ma il Perù riuscì a rimontare siglando la rete del pareggio.
Contro il Camerun era sufficiente un pareggio per passare alla fase successiva. 1-1 fu proprio il risultato finale con i gol, rispettivamente per l’Italia, di Graziani e per il Camerun di M’Bida. La Nazionale passò alla seconda fase dei gironi con il deludente risultato di tre pareggi su tre partite disputate, e le polemiche da parte della stampa nostrana si fecero ancora più pesanti. Proprio per questo motivo Bearzot inaugurò il cosiddetto “silenzio stampa”, da quel momento in poi solo il capitano Zoff continuò a rilasciare interviste.
Dino Zoff
Il cammino vincente dell’Italia
Nella seconda fase dei gironi gli Azzurri dovettero affrontare due squadre di tutto rispetto: il Brasile e l’Argentina, campione in carica. E proprio nella partita contro i biancocelesti che l’Italia trovò la carica giusta per proseguire il torneo in maniera vittoriosa.
Nel primo tempo la partita non ebbe particolari colpi di scena, in campo si notava soprattutto l’asfissiante marcatura di Gentile ai danni di Diego Armando Maradona. Nel secondo tempo la Nazionale ritrovò il giusto vigore, efficace soprattutto nelle azioni di contropiede e si portò in vantaggio grazie alla rete di Tardelli. Maradona sfiorò il pareggio colpendo il palo su un calcio di punizione, ma solo 3 minuti dopo Cabrini con un tiro precisissimo alla sinistra del portiere, segnò il secondo gol azzurro. Passarella a pochi minuti dalla fine segnò il gol del 2-1, che non fu sufficiente a cambiare le sorti del match.
Contro il Brasile era necessaria una vittoria. I verdeoro, infatti, avevano battuto la squadra campione in carica col risultato di 3-1, e quindi in caso di pareggio, avrebbero passato il turno a scapito dell’Italia per differenza reti.
La partita fu piena di emozioni, con la Selecao in attacco e l’Italia abile a sfruttare i contropiedi. Dopo solo 5 minuti del primo tempo ci fu il vantaggio per gli azzurri ad opera di Paolo Rossi, seguito sette minuti dal pareggio di Sócrates. L’Italia si riportò in vantaggio grazie alla seconda rete di Rossi, che sfruttò un incredibile errore di Júnior al 25′. Gentile intanto fu costretto a marcare costantemente Zico, il più pericoloso fra i verdeoro, ottenendo una ammonizione che gli avrebbe poi fatto saltare la semifinale. Nel secondo tempo, il Brasile pareggiò al 69′ con Falcao, ma al 74′ minuto Rossi siglò la sua terza rete. Gli ultimi minuti della partita furono contraddistinti dalla parata sulla linea di porta di Dino Zoff, su colpo di testa di Leandro. Il risultato finale fu di 3-2 per l’Italia ed il Brasile venne eliminato. Fu un’autentica disfatta per i giocatori verdeoro, che fino a quel momento erano così sicuri di passare il turno al punto di aver già prenotato l’albergo a Madrid: questa partita, infatti, sarà ricordata dai brasiliani come “la tragedia del Sarrià”.
L’Italia si aggiudicò, quindi, la semifinale contro la Polonia.
Gli azzurri avevano già affrontato la squadra polacca nella prima fase dei gironi, disputando forse la partita più brutta di tutto il torneo.
Ma la Nazionale aveva sicuramente cambiato volto. Gli Azzurri dominarono la partita contro i polacchi, vincendo col risultato finale di 2-0.
Entrambi i gol furono segnati da Paolo Rossi, che assieme alla tripletta contro il Brasile, riuscì a portare a casa ben 5 gol in soli due match.
Nell’altra semifinale la Germania riuscì a vincere, ai rigori, la partita contro la Francia guidata dal campione Platini.