Coerenza esteriore,
coerenza interiore
Adempiere agli obblighi esteriori non è sufficiente per meritare la fiducia. Presentarsi puntuali agli appuntamenti, rispettare gli impegni, mostrare sempre lo stesso atteggiamento, conferisce un’apparenza di impeccabilità, ma facilmente incrinabile: fa trapelare la preoccupazione di voler fornire un’immagine di sé professionale e rigorosa e di non voler investire nella relazione anche un lato più umano di sé.
Meritare la fiducia non implica aderire ad una linea rigidamente coerente, ma richiede autenticità e congruenza tra i sentimenti manifestati e quelli effettivamente provati.
Nell’ambito dell’insegnamento la freddezza del docente si ripercuote negativamente sulla motivazione ad apprendere e sull’interesse dello studente verso la materia. In ambito psicoterapeutico il formalismo del dottore impedisce al paziente di essere completamente se stesso e in generale nelle relazioni umane porsi come modello di perfezione a cui l’altro debba ispirarsi e dai cui l’altro debba dipendere rende tesa la relazione e la snatura, facendole perdere la sua essenza paritetica e facendole assumere connotati gerarchici.
Le conseguenze di una società assurda come quella odierna sono talmente imprevedibili che il professore, che una volta era un maestro di certezze, oggi deve parlare dell’incertezza dando allo stesso tempo fiducia nella vita! E’ diventato un mestiere molto difficile, appassionate ma difficile.
LA FIDUCIA
Si parla tanto di fiducia; fiducia in sé stessi, fiducia nell’altro o negli altri, nelle proprie capacità o qualità, tutte queste sono sfaccettature della parola “fiducia” che ha un significato molto più vasto ed interessante e che deriva dalla più allargata “fede”.
La prima cosa è quindi cercare di definire che cosa è la fiducia.
Si tratta di un sentimento ed appartiene, secondo la classificazione di Assagioli a quelli superiori e positivi, insieme alla felicità, alla speranza, all’appagamento all’amore, all’ottimismo e all’estasi.
Se naturalmente possiamo accedere a questi sentimenti significa che l’evoluzione, nella sua saggezza, ci ha predisposti a vivere sensazioni positive, a maggior ragione se si tratta di qualcosa di “innato” significa che hanno un preciso scopo, una funzione importante in ordine alla sopravvivenza.
Avere fiducia significa non “difendersi”, significa ridurre altri sentimenti quali la paura e la diffidenza; significa pensare che siamo attrezzati di tutto ciò che ci serve per affrontare la vita e il mondo.
La fiducia è l’anticamera di un altro sentimento ancora più profondo che è “l’affidamento” a qualcosa di superiore che nei momenti di difficoltà ci sosterrà e ci darà la forza per superare gli ostacoli.
Ma per potersi “affidare” è necessario avere fiducia nelle proprie capacità e risorse.
La fiducia attenua le asperità, dona al carattere una naturale tendenza a sperimentare le cose e ad adattarsi ai cambiamenti, certi che saranno portatori non solo di problemi ma anche di opportunità.
Le persone che hanno fiducia sono più rilassate, fanno una vita migliore e trovano attorno meno resistenza.
Guardano gli individui nell’insieme, possiamo però notare che non tutti sono dotati di fiducia e neppure vivono i sentimenti superiori come prevalenti, anzi, molti sono attestati sulla gamma detta “inferiore o negativa” che comprende la paura, il pessimismo, la tristezza, la diffidenza, l’ostilità e il risentimento, che non portano certo ad appagamento ma a situazioni di graduale e crescente disagio.
C’è un ramo della psicologia il cui massimo esponente è Martin Seligman che si interessa delle “emozioni positive” o meglio ancora di come si possono coltivare e, nel caso di totale mancanza, come costruirle.
L’autore, nel suo bel libro “La costruzione della felicità” spiega perché ha iniziato questo tipo di ricerca che lo ha portato a considerazioni interessanti. Racconta che…
Un giorno, mentre stava strappando le erbacce nel suo giardino, la figlioletta continuava a giocare e a buttarle in aria, cantando e ridendo. Questo lo faceva arrabbiare molto perché mentre lui le raccoglieva, la figlia le disperdeva, facendogli perdere un sacco di tempo.
Così lui si spazientì, la sgrido’ e lei si allontano’. Dopo un po’ di tempo la bambina tornò e gli disse: “ti ricordi che dai tre ai cinque anni ero una vera barba, in quanto piangevo sempre e facevo un sacco di capricci? Ebbene — continuo’ la bambina — quando ho compiuto cinque anni ho deciso che non l’avrei mai più fatto. E’ stato difficilissimo, però, se io sono riuscita a smettere di fare i capricci, tu potrai smetterla di essere così musone”!
Seligman fu letteralmente colpito dalle parole della figlia e ritenne questa affermazione assolutamente geniale; come tutte le persone intelligenti però quelle parole continuarono a girare nella sua testa fino a che comprese di essere stato sempre musone e, come tale, portatore di atmosfere cupe che bloccavano la solarità dei suoi figli e della sua casa. Comprese in un flash che in realtà non sapeva apprezzare quasi nessuna delle grandi opportunità che la vita gli aveva messo a disposizione perché era sempre triste e insoddisfatto e questo suo modo di essere contaminava sia il campo privato che quello professionale…
Fu in quel momento che decise di smettere di essere così e di allevare i propri figli non più cercando di contenere i loro limiti, ma lavorando per sviluppare le loro potenzialità.
La fiducia è dunque qualcosa che si può imparare ad avere, ma principalmente si trasmette con i comportamenti e l’educazione. Gli ottimisti in genere nascono in famiglie in cui regna una certa fiducia, e chi vive in un clima di positività ha anche una certa differenza costituzionale di chi vive di depressione, rabbia e paura.
In un ambiente affettivo e ottimistico un bambino ha molte più chance di poter diventare un soggetto fiducioso in se stesso, e ad utilizzare questa potenzialità per sè e per gli altri.
Essere fiduciosi non vuole dire essere incoscienti ed incauti ma saper affrontare le difficoltà con uno stato d’animo diverso, con la coscienza che si posseggono delle carte da giocare, senza necessariamente partire dal presupposto che non ci sarà nulla là fuori per noi.
È provato che le persone fiduciose hanno un modo di pensare creativo, generoso e tollerante e queste qualità le applicano a tutti i rami della vita, trovando attorno maggiore disponibilità come premio per la loro apertura nei confronti della vita.
Spesso si usa impropriamente la frase “fidarsi degli altri”, ma la fiducia è sempre un sentimento personale che deve nascere dall’interno, e fornire quel senso di tranquillità che origina dal sapere che si possiede ciò di cui si ha bisogno, per poter conquistare ciò che si desidera e ciò a cui si aspira.
Estratto da: L’angolo della psicologia, di Lidia Fassio
Stai vicino a quelli che non hanno timore di essere vulnerabili, perché hanno fiducia in loro stessi e sanno che ad un certo punto nella nostra vita tutti inciampiamo, e non interpretano ciò come un segno di debolezza, ma di umanità.
Paulo Coelho, Il Manoscritto Ritrovato ad Accra
TEST DELL’OTTIMISMO E PESSIMISMO
Datti del tempo, e dallo anche a chi ti circonda. Dai a te stesso fiducia ed amore perché nulla ci è più caro della nostra stessa essenza.
Se chi ti circonda non capirà, guarda oltre, dietro l’angolo c’è sempre una nuova scoperta.
yaza78