“Io non sono pacifista, sono contro la guerra!”
Gino Strada
Sono un chirurgo. Ho visto i feriti, e i morti di vari conflitti in Asia, Africa, Medio Oriente, America Latina e Europa. Ho operato migliaia di persone, ferite da proiettili, frammenti di bombe o missili, molti bambini feriti dalle cosiddette “mine giocattolo”, piccoli pappagalli verdi di plastica grandi come un pacchetto di sigarette. Sparse nei campi queste armi aspettano solo che un bambino curioso le prenda e ci giochi per un po’, fino a quando esplodono: una, o due mani perse, ustioni su petto, viso e occhi. Bambini senza braccia e ciechi.
Una “strategia di guerra” può includere prassi come quella di inserire tra gli obiettivi i bambini e la mutilazione dei bambini del “paese nemico”? Può includere armi progettate non per uccidere, ma per infliggere orribili sofferenze a bambini innocenti?
È quindi questo “il nemico”?
Chi paga il prezzo della guerra?
La guerra non significava altro che l’uccisione di civili, morte, distruzione. La tragedia delle vittime è la sola verità della guerra.
“Salvare le future generazioni dal flagello della guerra, che per due volte nel corso di questa generazione ha portato indicibili afflizioni all’umanità, riaffermare la fede nei diritti fondamentali dell’uomo, nella dignità e nel valore della persona umana, nell’uguaglianza dei diritti degli uomini e delle donne e delle nazioni grandi e piccole”.
In realtà, questa era la speranza condivisa in tutto il mondo all’indomani della Seconda guerra mondiale. Tale speranza ha condotto all’istituzione delle Nazioni Unite, come dichiarato nella Premessa dello Statuto dell’ONU.
Il legame indissolubile tra diritti umani e pace e il rapporto di reciproca esclusione tra guerra e diritti erano stati inoltre sottolineati nella Dichiarazione universale dei diritti umani, sottoscritta nel 1948. “Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti” e il “riconoscimento della dignità inerente a tutti i membri della famiglia umana e dei loro diritti, uguali ed inalienabili, costituisce il fondamento della libertà, della giustizia e della pace nel mondo”.
All’inizio del nuovo millennio non vi sono diritti per tutti, ma privilegi per pochi.
La più aberrante in assoluto, diffusa e costante violazione dei diritti umani è la guerra, in tutte le sue forme. Cancellando il diritto di vivere, la guerra nega tutti i diritti umani.
La guerra è un atto di terrorismo e il terrorismo è un atto di guerra: il denominatore è comune, l’uso della violenza.
Sessanta anni dopo, ci troviamo ancora davanti al dilemma posto nel 1955 dai più importanti scienziati del mondo nel cosiddetto Manifesto di Russel-Einstein:
“Metteremo fine al genere umano o l’umanità saprà rinunciare alla guerra?”.
È possibile un mondo senza guerra per garantire un futuro al genere umano?
Il fatto che la guerra abbia segnato il nostro passato non significa che debba essere parte anche del nostro futuro.
Gli scienziati atomici con il loro Orologio dell’apocalisse, stanno mettendo in guardia gli esseri umani: “L’orologio ora si trova ad appena tre minuti dalla mezzanotte [1:29 dieci anni dopo, nel 2025] perché i leader internazionali non stanno eseguendo il loro compito più importante: assicurare e preservare la salute e la vita della civiltà umana”.
La guerra, come le malattie letali, deve essere prevenuta e curata. La violenza non è la medicina giusta: non cura la malattia, uccide il paziente.
Lavorare insieme per un mondo senza guerra è la miglior cosa che possiamo fare per le generazioni future.
EMERGENCY, Una goccia nell’oceano, si potrebbe dire, ma quella goccia ha fatto la differenza per molti.
Perchè la guerra?
Scambio epistolare tra Albert Einstein e Sigmund Freud
Muri e confini