«Mi sono spesso chiesto, strada facendo, da dove sarebbe arrivata la soluzione al problema che affrontiamo, quello dell’umanità che mi sembra stia annaspando nella sua ricerca di una soluzione a quello che non va.
Una volta, attraversando in nave lo stretto di Malacca, in una di quelle belle serate in cui si stava sulla tolda della nave a guardare il tramonto, vidi all’orizzonte decine di splendide isolette e mi venne la divertente idea che la soluzione sarebbe arrivata da una congiura di poeti. Perchè soltanto la poesia mi pareva potesse ridarci una spinta di speranza. Identificai un’isola lontanissima, insignificante, che non era segnata su nessuna carta, ma in cui immaginavo crescesse una generazione di giovani poeti che aspettavano il momento di prendere in mano le sorti del mondo. Avevo in qualche modo il sentimento che non c’era una soluzione nei partiti, nelle istituzioni, nelle chiese, dove tutti ripetono le stesse cose, oggi per giunta senza neanche più quella carica ideologica che c’è stata nel passato. Finchè venisti tu a dire una cosa che mi colpì.
Dicesti che vivendo in India o in California o viaggiando ti capitava di incontrare gente nuova, mai vista, e di renderti conto, nel mezzo del discorso, che usava un linguaggio in cui ricorrevano parole che vi legavano. Allora venisti fuori con un’idea che trovai brillante: che esiste nel mondo quella che tu chiamavi l’Organizzazione.
Ma il bello è che non è una organizzazione. È la cosa più disorganizzata, più informale, più inesistente che ci sia, che però attraverso strane vie lega tutta una serie di persone a delle stesse idee, delle stesse intenzioni, delle stesse aspirazioni. E questo mi pareva coincidere anche con la mia congiura dei poeti.
Un gesto, un darsi la mano in un certo modo, una sorta di mistica massoneria, nel mondo dei giovani in particolare, in cui in qualche modo si trovano nuove vie, o si sente che c’è qualcosa di nuovo nell’aria.
L’organizzazione è anche una bella chiave, perchè spiega la fine della politica, cioè spiega perchè la politica non risponde più ai problemi e perchè si sta andando verso altre soluzioni: la religione, la spiritualità, eccetera. Infatti non c’è più un partito a cui uno va e dice: “Eccomi! Voglio la tessera, voglio lavorare con voi. Ditemi cosa posso fare. Devo attaccare volantini per le prossime elezioni?” Questo non c’è più, ma c’è la sensazione che tutti partecipano a una cosa misteriosa di cui ci sono i fili, ci sono i capi, ci sono i coetanei, gli amici. Lo trovo molto bello e fa parte di una visione positiva che voglio lasciare ai giovani.»
«Ti svegli una mattina e senti che fai parte di questa cosa, senza sapere bene cosa sia, dove abbia la sua base, chi ne faccia parte…»
«È vero. C’è questa voglia di appartenere a qualcosa che valga la pena. A una cosa grande».
«E che esprima una volontà di migliorare, di agire, di fare quel che è giusto. È molto difficile sentire che, da soli, si possono cambiare le cose. Sai, a cosa serve consumare di meno e non creare spazzatura se gli altri fanno il contrario? Sembra un po’ inutile, no? Se invece si crea un grande movimento che dice: “Via, oggi si parte!” Tutto diventa possibile».
«Non si va alle riunioni, non si parla, non c’è da parlare, è tutto istintivo. C’è qualcosa che ci lega perchè insieme si ritorni al giusto. Perchè il giusto c’è e la gente lo sente. Sente dove c’è il bene, dove c’è il male; di chi si può fidare di chi non si può fidare. Sente che cosa è giusto, giusto nella vita di tutti i giorni; cosa vale la pena e cosa non vale la pena; dove sei preso per il culo dal sistema e dove invece ti puoi salvare».
«[Il richiamo] viene dall’istinto, non dalla ragione. Lo vedi? La ragione sragiona. È arrivata al limite di se stessa, non ti puoi più fidare della ragione. Pensa a cosa vuol dire: “capire”. Pensaci bene! Non capisci con la ragione. C’è un capire della ragione che rimane in superficie. E soltanto quando fai l’esperienza tu – intima, intuitiva – di quel capire, che capisci davvero.
In tutte le cose. Come capisci i tuoi rapporti umani, il tuo posto nella vita e nella società? Capisci dove stai con la ragione, ma non capisci. La vera comprensione è quella che va al di là della ragione e che si fonda sull’istinto, sul cuore.
Questo cuore noi ce lo siamo dimenticati. Lo prendiamo per una roba che levi, che rimetti, che sostituisci con una pompa. Invece è uno strumento incredibile di comprensione.
Tiziano Terzani
Tratto dal libro La fine è il mio inizio, 2006