Lo scimmione e il varano

Il mio racconto rotola e va a fermarsi in un villaggio
dove vivevano, tra tanti, due animali,
lo scimmione e il varano…

Da sempre lo scimmione e il varano erano buoni amici e lo rimasero fino al giorno in cui capitò questa storia.
Secondo quanto raccontano gli anziani, il varano andò a visitare il suo amico scimmione proponendogli di accompagnarlo fino al villaggio dove abitava una ragazza che gli era molto piaciuta. Il varano era un po’ timido, per questo aveva chiesto allo scimmione di andare con lui a chiedere la mano della ragazza.
Lo scimmione fu senz’altro d’accordo. Allora il varano gli disse:
«Amico mio, prima di partire devo farti notare una cosa. Prova a specchiarti in questa pozzanghera. Non vedi come sono profonde le orbite dei tuoi occhi? Io ci sono abituato, ma degli estranei potrebbero anche spaventarsi».
Lo scimmione si specchiò nella pozza e fu d’accordo col varano. Era davvero brutto.
«Allora che cosa dovrei fare?» chiese
«Ti do un consiglio – disse il varano – mettiti sugli occhi delle palle fatte di colla, così ti presenterai molto meglio».
«Se è tutto qui quello che vuoi, accetto volentieri» disse lo scimmione.
Il varano andò a cercare la colla, le diede forma, poi prese a truccare il suo amico e lo rese molto, molto bello. Così poterono finalmente presentarsi al villaggio della ragazza.
Una volta giunti dalla giovane, però, lo scimmione se ne invaghì perdutamente. Non lasciò al varano nemmeno il tempo di dire una parola e chiese alla ragazza:
«Guardaci bene: chi di noi due è il più bello e a quale dei due vorresti concedere la tua mano?»
«Il varano è il più bello» rispose la ragazza senza aver osservato a sufficienza il volto truccato dello scimmione.
Allora questi la incalzò: «Il varano? Ma non vedi com’è ridotto male? Guarda me, invece, come sono bello».
A queste parole la giovane ragazza fissò meglio il volto dello scimmione e cambiò idea. Ora preferiva lo scimmione al varano.
Il varano non credeva ai suoi occhi. In un sol colpo aveva perso l’amico di sempre e la ragazza dei suoi sogni. Tutto confuso, se ne andò via da solo. Arrabbiato com’era, avrebbe voluto prendersi una sonora rivincita, ma non sapendo da che parte cominciare si mise l’animo in pace.
Ecco che cosa accadde un bel giorno. Mentre tutto il villaggio dormiva, il tetto della capanna dei suoceri dello scimmione prese fuoco.
«Aiuto, al fuoco!» gridavano tutti.
Lo scimmione accorse per aiutare a spegnere le fiamme. Il fuoco in breve tempo fu circoscritto e si estinse. Lo scimmione però si trovò con la cenere negli occhi e andò a cercare dell’acqua per ripulirsi. Si lavò dunque per bene gli occhi ma, che sfortuna, le palle di colla che nascondevano le sue orbite profonde si sciolsero. Che fare? Lo scimmione andò a sedersi in un angolo della capanna pensando a una soluzione appropriata.
Mentre era lì a riflettere, d’un tratto la sua amata entrò per portargli il pranzo. Senza trucco non lo riconobbe affatto e così uscì di corsa chiamando aiuto. I suoi genitori, non riconoscendo neppure loro il marito della figlia, presero a bastonarlo fino a farlo fuggire molto lontano.
Lo scimmione si guardò bene dal chiedere al varano di rifargli il trucco e non ebbe mai più il coraggio di ripresentarsi alla ragazza.
È per questo che i vecchi saggi dicono che un bene acquisito con l’inganno non dà mai profitto. Lo scimmione aveva strappato la ragazza al varano solo perchè le aveva fatto vedere i suoi occhi finti. Del resto è anche vero che la bellezza fisica non è tutto. Chi cambia idea così velocemente come quella ragazza, si merita senz’altro un marito scimmione.

Tratto da: La papaia di Senan – Favole del Benin di Paolo Valente, EMI 2006

 

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